Percorsi di Fede

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Dal libro dei Fioretti di San Francesco d'Assisi

"Delle sacre sante istimate di Santo Francesco e delle loro considerazioni"

La prima considerazione sarà del modo come santo Francesco pervenne al monte santo della Vernia.

 

La seconda considerazione sì sarà della vita e conversazione, ch'egli ebbe e tenne con li suoi compagni

in sul detto santo monte.

 

La terza considerazione sarà della apparizione serafica e impressione delle sacratissime Istimate.

 

La quarta considerazione sarà come santo Francesco iscese del monte della Vernia, poi ch'egli ebbe ricevute le sacre Istimate, e tornò a Santa Maria degli Agnoli.

 

La quinta considerazione sarà di certe apparizioni e rivelazioni divine fatte dopo la morte di santo Francesco a santi frati e altre divote persone, delle dette sacre e gloriose Istimate.

 

 

Dalla prima considerazione delle sacre sante Istimate

"Tanto è il bene ch'io mi aspetto, che ogni pena m'è diletto". (vedi: Rom 8,18-25; 1 Cor 13,1-13; 15,1ss; 2 Cor 3,17-18)

 

Dalla seconda considerazione delle sacre sante Istimate

Appressandosi poi alla festa della Assunzione della nostra Donna, e santo Francesco cerca opportunità di luogo più solitario e segreto nel quale egli possa più solitario fare la quaresima di santo Michele Arcagnolo, la quale cominciava per la detta festa della Assunzione. Ond'egli chiama frate Leone e dicegli così: "Va' e sta' in sulla porta dell'oratorio del luogo de' frati, e quando io ti chiamerò, e tu torna a me". E va frate Leone e sta in sulla porta, e santo Francesco si dilunga un pezzo e chiama forte. E udendo frate Leone chiamare, torna a lui, e santo Francesco gli dice: "Figliuolo, cerchiamo altro luogo più segreto onde tu non mi possa udire così quand'io ti chiamerò". ...

Vegnendo adunque la festa dell'Assunzione, santo Francesco comincia la santa quaresima, e con grandissima astinenza e asprezza macerando il corpo e confortando lo spirito con ferventi orazioni, vigilie e discipline e in queste orazioni sempre crescendo di virtù in virtù, disponea l'anima sua a ricevere li divini misteri e li divini splendori, e 'l corpo a sostenere le battaglie crudeli delli demonii, con li quali spesse volte combattea sensibilmente. E fra l'altre fu una volta in quella quaresima, che uscendo un dì santo Francesco della cella in fervore di spirito e andando ivi assai presso a stare in orazione in una tomba d'un sasso cavato, della quale insino giù a terra è una grandissima altezza e orribile e pauroso precipizio, subitamente viene il demonio, con tempesta e con rovinìo grandissimo, in forma terribile, e percuotelo per sospignerlo quindi giuso. Di che santo Francesco non avendo dove fuggire e non potendo soffrire l'aspetto crudelissimo del demonio, di subito si rivolse con le mani e col viso e con tutto il corpo al sasso e raccomandossi a Dio, brancolando colle mani se a cosa nessuna si potesse appigliare. Ma come piacque a Dio, il quale non lascia mai tentare li servi suoi più che possano portare, subitamente per miracolo il sasso, al quale egli s'accostò, si cavò secondo la forma del corpo suo e sì lo ricevette in sé, a modo come s'egli avesse messe le mani e 'l viso in una cera liquida, così nel detto sasso s'improntò la forma delle mani e del viso di santo Francesco; e così aiutato da Dio, scampò dinanzi al demonio.

 

Dalla terza considerazione delle sacre sante Istimate

Giunto alla terza considerazione, cioè alla apparizione serafica e impressione delle sacre sante Istimate, è da considerare che, appressandosi alla festa della santissima Croce del mese di settembre, andò una notte frate Lione al luogo e all'ora usata per dire mattutino con santo Francesco; e dicendo da capo al ponte, com'egli era usato, "Domine, labia mea aperies" (Salmo 51/50,17), e santo Francesco non rispondendo, frate Lione non si tornò addietro, come santo Francesco gli avea comandato, ma con buona e santa intenzione passò il ponte ed entrò pianamente in cella sua, e non trovandolo, si pensò ch'e' fusse per la selva in qualche luogo in orazione. Di che egli esce fuori e al lume della luna il va cercando pianamente per la selva: e finalmente egli udì la voce di santo Francesco e, appressandosi, il vide stare ginocchioni in orazione con la faccia e con le mani levate al cielo, e in fervore di spirito sì dicea: "Chi se' tu, o dolcissimo Iddio mio? Che sono io, vilissimo vermine e disutile servo tuo?" (Salmo 22/21,7)...

 

"O Signore mio Gesù Cristo, due grazie ti chiedo che tu mi faccia, innanzi che io muoia: la prima, che in vita mia io senta nell'anima e nel corpo mio, quanto è possibile, quel dolore che tu, dolce Gesù, sostenesti nell’ora della tua acerbissima passione (=fa sentire nell'anima e nel corpo, per quanto è possibile, il dolore che tu sostenesti nella tua acerbissima passione); la seconda ch'io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quell’eccessivo amore del quale tu, Figliuolo di Dio, eri acceso a sostenere volentieri tanta passione per noi peccatori" (=fa sentire al mio cuore, per quanto è possibile, il fuoco di quell'amore che ti fece morire per noi).

 

E benché quelle piaghe santissime, in quanto gli erano impresse da Cristo, gli dessino al cuore grandissima allegrezza nientedimeno alla carne sua e alli sentimenti corporali gli davano intollerabile dolore. Di che costretto per necessità, egli elesse frate Leone, tra gli altri più semplice e più puro, al quale egli rivelò il tutto e quelle sante piaghe gli lasciava vedere e toccare e fasciare con alcune pezzuole, a mitigare il dolore e a ricevere il sangue che delle dette piaghe usciva e colava. Le quali fasciuole a tempo d'infermità egli si lasciava mutare ispesso, eziandio ognindì, eccetto che dal giovedì sera insino al sabato mattina, imperò che in quel tempo egli non volea che per veruno umano rimedio o medicina gli fusse punto mitigato il dolore della passione di Cristo, la quale portava nel suo corpo; nel quale tempo il nostro salvatore Gesù Cristo era istato per noi preso e crocifisso e morto e soppellito. Addivenne alcuna volta che, quando frate Lione gli mutava la fascia della piaga del costato, santo Francesco, per lo dolore che sentia in quello ispiccare della fascia sanguinosa, puose la mano al petto di frate Lione; per lo quale toccare di quelle sacrate mani, frate Lione sentia tanta dolcezza di divozione nel cuore suo, che poco meno e' cadea in terra tramortito.

E finalmente, quanto a questa terza considerazione avendo santo Francesco compiuta la quaresima di santo Michele Arcangiolo, si dispuose, per divina rivelazione, di tornare a Santa Maria degli Agnoli...

 

Dalla quarta considerazione delle sacre sante Istimate

Quanto alla quarta considerazione, è da sapere che, da poi che 'l vero amore di Cristo ebbe perfettamente trasformato santo Francesco in Dio e nella vera immagine di Cristo crocifisso, e avendo compiuto la quaresima di quaranta dì a onore di santo Michele Arcangiolo in sul santo monte della Vernia; dopo la solennità di santo Michele discese del monte l'angelico uomo santo Francesco, con frate Lione e con uno divoto villano, in sul cui asino egli sedea a cagione che per li chiovi dei piedi egli non potea bene andare a piede.

 

Dalla quinta e ultima considerazione delle sacre sante Istimate del beato santo Francesco

La quinta e ultima considerazione si è di certe apparizioni e rivelazioni e miracoli, li quali Iddio fece e dimostrò dopo la morte di santo Francesco, a confermazione delle sacre sante istimate sue e a notificazione del dì e dell'ora che Cristo gliele diede.

 

Vedi: Il testo con note

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