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Barbara Frale: una studiosa che è riuscita a decifrare

l’atto di sepoltura dell'Uomo della sacra Sindone di Torino  

 La prova regina per risolvere il caso più misterioso della storia?

 

>Sindone Parole Frale: i dettagli

Barbara Frale

Università Ca' Foscari

>La lingua segreta degli dei

 

Il metodo è quello tipico dei detective: l’ufficiale degli Archivi Segreti del Vaticano, Barbara Frale, archeologa specializzata nei mondo antico, procede per deduzione, confronto, ed esclusione. Passo dopo passo, inseguendo brandelli di verità sino a comporre uno scenario credibile. Dopo anni di studi arriva a una straordinaria conclusione: al lenzuolo in cui fu avvolto l’uomo della Sindone fu appeso un cartiglio recante l’ano di sepoltura di “Gesù il Nazareno”. I risultati delle sue scoperte sono stati pubblicati in un libro: La sindone di Gesù Nazareno (Il Mulino, 2009). Ma andiamo con ordine. Da oltre trent’anni è nota la presenza sulla Sindone di alcune parole. Si tratta di stringhe in caratteri latini, greci ed ebraici che circondano il volto dell’uomo raffigurato sul lenzuolo. Le scritte sono impresse in negativo e visibili solo -se si sovrappongono al colore rossastro che disegna l’imma­gine più controversa al mondo. Se ne accorse per primo nei 1978 un chimico, il professor Piero Ugolotti che chiese aiuto al classicista Aldo Marastoni per riuscire a decifrarle. In esse si leggeva il frammento “iber”, che poteva essere un moncone di “Tiberios”, nome dell’imperatore regnante al tempo della Passione. Poi “neazare”, che suggeriva ovviamente “nazarenos” e quel l”’innece(m)”, traducibile in “a morte”. Secondo l’ipotesi della studiosa si tratta del certificato di morte che un solerte burocrate del tempo appese con dei cartigli sul corpo dell’uomo della Sindone. Lo studio dei regolamenti necrofori giudaici suggerisce questa ipotesi: un corpo crocefisso dopo una condanna poteva essere riconsegnato ai parenti solo dopo un anno di “purificazione” nella fossa comune. Per identificarlo i necrofori utilizzavano cartigli incollati con colla di farina all’esterno del sudario avvolto attorno al corpo, a incorniciarne il volto nascosto dalla tela.

Ma non potrebbe essere una scritta apposta in una fase successiva? O addirittura un falso, creato per generare confusione su questo reperto? La professoressa Frale non ha dubbi. La scritta appartiene esattamente al periodo della morte di Gesù. Vediamo perché. Il nome di Gesù in greco, (l)esosu(s), non è accompagnato da “Cristo”: chi l’ha scritto, con tutta probabilità, non era suo discepolo. Sembra impossibile che il testo sia stato scritto da cristiani. L’appellativo “il Nazareno” era pressoché eretico per i fedeli dei primi secoli, perché troppo legato alla sola dimensione umana del Salvatore. Per ricostruire l’intera frase, la studiosa ha fatto ricorso a termini latini, greci ed ebraici: fatto che non deve sorprendere, perché Gerusalemme, allora, era un crocevia di lingue e culture e, quindi, è plausibile che il burocrate romano addetto agli atti di sepoltura abbia utilizzato tutte e tre le lingue, inserendo anche qualche errore o imprecisione. La scritta “nazarenos”, per esempio, presenta un raddoppio delle N, come se lo scriba fosse poco pratico dell’alfabeto greco. Ma ecco, alla, fine la proposta di lettura del testo da parte della studiosa. Il testo riferisce di un certo (l)esou(s) Nna­zarennos, che nell’anno 16 dell’impero di (T)iber(iou), una volta “deposto sul far della sera” (“all’ora nona”), (o)psékia(tho), dopo essere stato condannato “a morte”, in nece(m), perché trovato (“mw ms”’ oppure “ky ms’), colpevole di qualcosa secondo la denuncia di un’autorità che parlava ebraico, viene avviato a sepoltura con l’obbligo di essere consegnato ai parenti solo dopo un anno esatto, ossia nel mese ebraico di adar(r). Infine c’e ”l’io eseguo” del solerte burocrate. La ricostruzione coincide con la versione della storia dei Vangeli. “In necem” sarebbe la citazione delle parole della sentenza di Ponzio Pilato. L'anno 16 di Tiberio è il 30 dopo Cristo, il periodo è la primavera.

La tesi di Barbara Frale non ha mancato di sollevare obiezioni e critiche da parte di coloro, tra cui eminenti studiosi della Sindone, che reputano le sue conclusioni non sufficientemente fondate, quando non vere e proprie forzature. In particolare viene citato il fatto che delle scritte, già di per se difficili da identificare per la natura dell’oggetto e la sua antichità, non sembra esservi traccia sul lato esterno del sudano, quello dove sarebbero state apposte. Il mistero non conosce così risposta definitiva? Ancora una volta la Sindone ci interroga.

 

LE SCRITTE SUL VOLTO DELL'UOMO DELLA SINDONE

SECONDO L’INTERPRETAZIONE DI BARBARA FRALE

 

1. Gesù - 2. nazareno - 3. deposto all’ora nona

4. a morte - 5. io eseguo - 6. Tiberio - 7. sedici

8. condannato - 9. Adar: mese primaverile del calendario ebraico

>Parole Frale: i dettagli nell'Immagine

 

Fonte: Sindone, La presenza misteriosa, C’over tutta un’altra storia n. 1 in Edicola nel mese di Aprile 2010 (da Modena)

 

 

 

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