Percorsi di Fede |
Paolo trasferito da Gerusalemme a Cesarea marittima
con 470 militari romani
Il motivo del trasferimento di Paolo sotto scorta dei romani è legato al fatto che egli è "cittadino romano". Vi rimase due anni >Atti 26,27
Atti degli Apostoli 22,17-30[17]Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi [18]e vidi Lui che mi diceva: Affrettati ed esci presto da Gerusalemme, perché non accetteranno la tua testimonianza su di me. [19]E io dissi: Signore, essi sanno che facevo imprigionare e percuotere nella sinagoga quelli che credevano in te; [20]quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone, anch'io ero presente e approvavo e custodivo i vestiti di quelli che lo uccidevano. [21]Allora mi disse: Và, perché io ti manderò lontano, tra i pagani>>. [22]Fino a queste parole erano stati ad ascoltarlo, ma allora alzarono la voce gridando: <<Toglilo di mezzo; non deve più vivere!>>. [23]E poiché continuavano a urlare, a gettar via i mantelli e a lanciar polvere in aria, [24]il tribuno ordinò di portarlo nella fortezza, prescrivendo di interrogarlo a colpi di flagello al fine di sapere per quale motivo gli gridavano contro in tal modo. [25]Ma quando l'ebbero legato con le cinghie, Paolo disse al centurione che gli stava accanto: <<Potete voi flagellare un cittadino romano, non ancora giudicato?>>. [26]Udito ciò, il centurione corse a riferire al tribuno (Claudio Lisia ndr): <<Che cosa stai per fare? Quell'uomo è un romano!>>. [27]Allora il tribuno si recò da Paolo e gli domandò: <<Dimmi, tu sei cittadino romano?>>. Rispose: <<Sì>>. [28]Replicò il tribuno: <<Io questa cittadinanza l'ho acquistata a caro prezzo>>. Paolo disse: <<Io, invece, lo sono di nascita!>>. [29]E subito si allontanarono da lui quelli che dovevano interrogarlo. Anche il tribuno ebbe paura (rischio: pena di morte - caratteristiche del cittadino romano ndr), rendendosi conto che Paolo era cittadino romano e che lui lo aveva messo in catene. [30]Il giorno seguente, volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i sommi sacerdoti e tutto il sinedrio; vi fece condurre Paolo e lo presentò davanti a loro.
Atti degli Apostoli 23,[12](Siamo a Gerusalemme ndr) Fattosi giorno, i Giudei ordirono una congiura e fecero voto con giuramento esecratorio di non toccare né cibo né bevanda, sino a che non avessero ucciso Paolo. [13]Erano più di quaranta quelli che fecero questa congiura. [14]Si presentarono ai sommi sacerdoti e agli anziani e dissero: <<Ci siamo obbligati con giuramento esecratorio di non assaggiare nulla sino a che non avremo ucciso Paolo. [15]Voi dunque ora, insieme al sinedrio, fate dire al tribuno che ve lo riporti, col pretesto di esaminare più attentamente il suo caso; noi intanto ci teniamo pronti a ucciderlo prima che arrivi>>. [16]Ma il figlio della sorella di Paolo venne a sapere del complotto; si recò alla fortezza, entrò e ne informò Paolo. [17]Questi allora chiamò uno dei centurioni e gli disse: <<Conduci questo giovane dal tribuno (Claudio Lisia ndr), perché ha qualche cosa da riferirgli>>. [18]Il centurione lo prese e lo condusse dal tribuno dicendo: <<Il prigioniero Paolo mi ha fatto chiamare e mi ha detto di condurre da te questo giovanetto, perché ha da dirti qualche cosa>>. [19]Il tribuno lo prese per mano, lo condusse in disparte e gli chiese: <<Che cosa è quello che hai da riferirmi?>>. [20]Rispose: <<I Giudei si sono messi d'accordo per chiederti di condurre domani Paolo nel sinedrio, col pretesto di informarsi più accuratamente nei suoi riguardi. [21]Tu però non lasciarti convincere da loro, poiché più di quaranta dei loro uomini hanno ordito un complotto, facendo voto con giuramento esecratorio di non prendere cibo né bevanda finché non l'abbiano ucciso; e ora stanno pronti, aspettando che tu dia il tuo consenso>>. [22]Il tribuno congedò il giovanetto con questa raccomandazione: <<Non dire a nessuno che mi hai dato queste informazioni>>. [23]Fece poi chiamare due dei centurioni e disse: <<Preparate duecento soldati per andare a Cesarèa insieme con settanta cavalieri e duecento lancieri, tre ore dopo il tramonto. [24]Siano pronte anche delle cavalcature e fatevi montare Paolo, perché sia condotto sano e salvo dal governatore Felice>>. [25]Scrisse anche una lettera in questi termini: [26]<<Claudio Lisia all'eccellentissimo governatore Felice, salute. [27]Quest'uomo è stato assalito dai Giudei e stava per essere ucciso da loro; ma sono intervenuto con i soldati e l'ho liberato, perché ho saputo che è cittadino romano. [28]Desideroso di conoscere il motivo per cui lo accusavano, lo condussi nel loro sinedrio. [29]Ho trovato che lo si accusava per questioni relative alla loro legge, ma che in realtà non c'erano a suo carico imputazioni meritevoli di morte o di prigionia. [30]Sono stato però informato di un complotto contro quest'uomo da parte loro, e così l'ho mandato da te, avvertendo gli accusatori di deporre davanti a te quello che hanno contro di lui. Sta' bene>>. [31]Secondo gli ordini ricevuti, i soldati presero Paolo e lo condussero di notte ad Antipàtride. [32]Il mattino dopo, lasciato ai 70 cavalieri il compito di proseguire con lui, se ne tornarono alla fortezza. [33]I cavalieri, giunti a Cesarèa, consegnarono la lettera al governatore e gli presentarono Paolo. [34]Dopo averla letta, domandò a Paolo di quale provincia fosse e, saputo che era della Cilicia, disse: [35]<<Ti ascolterò quando saranno qui anche i tuoi accusatori>>. E diede ordine di custodirlo nel pretorio di Erode.
Atti degli Apostoli 25,[1] (Siamo a Cesarea marittima dove Paolo resterà in carcere per due anni (Atti 24,27) prima di essere trasferito a Roma ndr) Festo dunque, raggiunta la provincia, tre giorni dopo salì da Cesarèa a Gerusalemme. [2]I sommi sacerdoti e i capi dei Giudei gli si presentarono per accusare Paolo e cercavano di persuaderlo, [3]chiedendo come un favore, in odio a Paolo, che lo facesse venire a Gerusalemme; e intanto disponevano un tranello per ucciderlo lungo il percorso. [4]Festo rispose che Paolo stava sotto custodia a Cesarèa e che egli stesso sarebbe partito fra breve. [5]<<Quelli dunque che hanno autorità tra voi, disse, vengano con me e se vi è qualche colpa in quell'uomo, lo denuncino>>. [6]Dopo essersi trattenuto fra loro non più di otto o dieci giorni, discese a Cesarèa e il giorno seguente, sedendo in tribunale, ordinò che gli si conducesse Paolo. [7]Appena giunse, lo attorniarono i Giudei discesi da Gerusalemme, imputandogli numerose e gravi colpe, senza però riuscire a provarle. [8]Paolo a sua difesa disse: <<Non ho commesso alcuna colpa, né contro la legge dei Giudei, né contro il tempio, né contro Cesare>>. [9]Ma Festo volendo fare un favore ai Giudei, si volse a Paolo e disse: <<Vuoi andare a Gerusalemme per essere là giudicato di queste cose, davanti a me?>>. [10]Paolo rispose: <<Mi trovo davanti al tribunale di Cesare, qui mi si deve giudicare. Ai Giudei non ho fatto alcun torto, come anche tu sai perfettamente. [11]Se dunque sono in colpa e ho commesso qualche cosa che meriti la morte, non rifiuto di morire; ma se nelle accuse di costoro non c'è nulla di vero, nessuno ha il potere di consegnarmi a loro. Io mi appello a Cesare>>. [12]Allora Festo, dopo aver conferito con il consiglio, rispose: <<Ti sei appellato a Cesare, a Cesare andrai>>. [13]Erano trascorsi alcuni giorni, quando arrivarono a Cesarèa il re Agrippa (Erode Agrippa II) e Berenìce, per salutare Festo. [14]E poiché si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re il caso di Paolo: <<C'è un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice, contro il quale, [15]durante la mia visita a Gerusalemme, si presentarono con accuse i sommi sacerdoti e gli anziani dei Giudei per reclamarne la condanna. [16]Risposi che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l'accusato sia stato messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi dall'accusa. [17]Allora essi convennero qui e io senza indugi il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse condotto quell'uomo. [18]Gli accusatori gli si misero attorno, ma non addussero nessuna delle imputazioni criminose che io immaginavo; [19]avevano solo con lui alcune questioni relative la loro particolare religione e riguardanti un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere ancora in vita. [20]Perplesso di fronte a simili controversie, gli chiesi se voleva andare a Gerusalemme ed esser giudicato là di queste cose. [21]Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio dell'imperatore, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare>>. [22]E Agrippa a Festo: <<Vorrei anch'io ascoltare quell'uomo!>>. <<Domani, rispose, lo potrai ascoltare>>. [23]Il giorno dopo, Agrippa e Berenìce vennero con gran pompa ed entrarono nella sala dell'udienza, accompagnati dai tribuni e dai cittadini più in vista; per ordine di Festo fu fatto entrare anche Paolo. [24]Allora Festo disse: <<Re Agrippa e cittadini tutti qui presenti con noi, voi avete davanti agli occhi colui sul conto del quale tutto il popolo dei Giudei si è appellato a me, in Gerusalemme e qui, per chiedere a gran voce che non resti più in vita. [25]Io però mi sono convinto che egli non ha commesso alcuna cosa meritevole di morte ed essendosi appellato all'imperatore ho deciso di farlo partire. [26]Ma sul suo conto non ho nulla di preciso da scrivere al sovrano; per questo l'ho condotto davanti a voi e soprattutto davanti a te, o re Agrippa, per avere, dopo questa udienza, qualcosa da scrivere. [27]Mi sembra assurdo infatti mandare un prigioniero, senza indicare le accuse che si muovono contro di lui>>.
Atti degli Apostoli
26,[1]Agrippa disse a Paolo: <<Ti è concesso di parlare a
tua difesa>>. Allora Paolo, stesa la mano, si difese così: [2]<<Mi considero
fortunato, o re Agrippa, di potermi discolpare da tutte le accuse di cui sono
incriminato dai Giudei,
oggi qui davanti a te, [3]che conosci a perfezione
tutte le usanze e questioni riguardanti i Giudei.
Perciò ti prego di ascoltarmi con pazienza. [4]La mia vita fin dalla mia
giovinezza, vissuta tra il mio popolo e a Gerusalemme, la conoscono tutti i
Giudei; [5]essi sanno pure da tempo, se vogliono renderne testimonianza, che,
come fariseo, sono vissuto nella setta più rigida della nostra religione. [6]Ed
ora mi trovo sotto processo a causa della speranza nella promessa fatta da Dio
ai nostri padri, [7]e che le nostre dodici tribù sperano di vedere compiuta,
servendo Dio notte e giorno con perseveranza.
Di questa speranza, o re, sono ora incolpato dai
Giudei! [8]Perché è considerato inconcepibile fra di voi che Dio risusciti i
morti? [9]Anch'io credevo un tempo mio dovere di lavorare attivamente contro il
nome di Gesù il Nazareno, [10]come in realtà feci a Gerusalemme; molti dei
fedeli li rinchiusi in prigione con l'autorizzazione avuta dai sommi sacerdoti
e, quando venivano condannati a morte, anch'io ho votato contro di loro. [11]In
tutte le sinagoghe cercavo di costringerli con le torture a bestemmiare e,
infuriando all'eccesso contro di loro, davo loro la caccia fin nelle città
straniere. [12]In tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con
autorizzazione e pieni poteri da parte dei sommi sacerdoti,
verso mezzogiorno [13]vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più
splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio. [14]Tutti
cademmo a terra e io
udii dal cielo una voce che mi diceva in ebraico: Saulo,
Saulo, perché mi perseguiti? Duro è per te ricalcitrare contro il pungolo.
[15]E io dissi: Chi sei, o Signore? E il Signore rispose:
Io sono Gesù, che tu perseguiti. [16]Su, alzati e
rimettiti in piedi; ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone
di quelle cose che hai visto e di quelle per cui ti apparirò ancora. [17]Per
questo ti libererò dal popolo e dai pagani, ai quali ti mando [18]ad aprir loro
gli occhi, perché passino dalle tenebre alla luce e dal potere di satana a Dio e
ottengano la remissione dei peccati e l'eredità in mezzo a coloro che sono stati
santificati per la fede in me. [19]Pertanto, o
re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione celeste; [20]ma prima a quelli di
Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta la regione della Giudea e infine
ai pagani, predicavo di convertirsi e di rivolgersi a Dio, comportandosi in
maniera degna della conversione. [21]Per queste cose i Giudei mi assalirono nel
tempio e tentarono di uccidermi. [22]Ma l'aiuto di Dio mi ha assistito fino a
questo giorno, e posso ancora rendere testimonianza agli umili e ai grandi.
Null'altro io affermo se non quello che i profeti e Mosè dichiararono che doveva
accadere, [23]che cioè il Cristo sarebbe morto, e che, primo tra i risorti da
morte, avrebbe annunziato la luce al popolo e ai pagani>>.
[24]Mentr'egli parlava così in sua difesa, Festo a gran
voce disse: <<Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha dato al cervello!>>.
[25]E Paolo: <<Non sono pazzo, disse, eccellentissimo Festo, ma sto dicendo
parole vere e sagge. [26]Il re è al corrente di queste cose e davanti a lui
parlo con franchezza. Penso che niente di questo gli sia sconosciuto, poiché non
sono fatti accaduti in segreto. [27]Credi, o re Agrippa, nei profeti? So che ci
credi>>. [28]E Agrippa a Paolo: <<Per poco non mi convinci a farmi cristiano!>>.
[29] E Paolo: <<Per poco o per molto, io vorrei supplicare Dio che non soltanto
tu, ma quanti oggi mi ascoltano diventassero così come sono io, eccetto queste
catene!>>.
[30]Si alzò allora il re Agrippa e con lui il governatore
Festo, Berenìce, e quelli che avevano preso parte alla seduta [31]e avviandosi
conversavano insieme e dicevano:
<<Quest'uomo non ha fatto nulla che meriti la morte o le
catene>>. [32]E Agrippa disse a Festo: <<Costui poteva essere rimesso in
libertà, se non si fosse appellato a Cesare>>.
Ultimo aggiornamento Domenica 20 Maggio 2018 ore 06.53