Percorsi di Fede |
Convegno Nazionale dei Delegati diocesani per
l'Ecumenismo e il Dialogo interreligioso
CRONACA E IMMAGINI
Bari 26-29 Settembre 2004
Ultimo controllo Giovedì 3 Agosto 2017 ore 01.41
Sono stati pubblicati gli Atti:
"Il giorno del Risorto vita per le Chiese e pace per il mondo"
Quaderno CEI Anno IX n. 2 Marzo 2005 - Lettera collegamento n. 41
Settore per l'Ecumenismo e il Dialogo
Circonvallazione Aurelia, 50 - 00165 Roma - Tel. 06/663.981 - Fax 06/662.30.37
Domenica 26 pomeriggio - Hotel Sheraton Nicolaus
“San Nicola, Patrono di Bari e ponte tra Oriente ed Occidente è stata la motivazione della scelta di Bari come sede del Convegno Ecumenico”. Con queste parole Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, ha inaugurato i lavori dell’Assemblea, invitando ad una riflessione sulla Domenica Giorno del Signore.
Mons. Vincenzo Paglia, presidente della Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo, ha salutato i convegnisti e i fedeli intervenuti: “Questo convegno è arricchito da due importanti elementi: la vicinanza e la protezione di San Nicola e la convergenza verso il Congresso Eucaristico Nazionale che si terrà a Maggio 2005. È la prima volta che si sottolinea la dimensione ecumenica del giorno del Signore che unisce tutti i cristiani e ci costringe tutti a ripartire da Cristo risorto; il nostro non è solo un incontro di studio, ma un’occasione di comunione, preghiera, scambio fraterno. L’ecumenismo è un modo di vivere il Vangelo e la Chiesa, è tensione interiore drammatica: infatti il giorno del Signore è la meta verso cui incamminarci”.
Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia e noto personaggio del sabato pomeriggio di RAI UNO con la rubrica religiosa “A sua immagine”, ha illustrato la sua prolusione sul tema “IL GIORNO DEL SIGNORE: i discepoli gioirono nel vedere il Signore”. Il discorso è stato articolato in due parti: il quadro storico dell’origine e dello sviluppo della domenica come giorno del Signore: dalle prime comunità cristiane sino ad oggi con riflessioni pastorali suggerite dalla situazione attuale della Chiesa.
Dal discorso di P. Cantalamessa è emersa la necessità di non poter vivere la Domenica senza la celebrazione Eucaristica del Signore “La Messa domenicale deve essere annuncio della Resurrezione del Signore. Come San Serafino il cristiano di oggi è chiamato a dare agli altri un annuncio “Gioia mia: Cristo è risorto”. La morte di Cristo ne testimonia l’amore; la Resurrezione la verità di quanto Egli ha detto e fatto; è necessario riscoprire il senso escatologico della vita, legato al tema della domenica”.
Padre Marco Salvati docente di Teologia presso l’Università “San Tommaso” di Roma, ha relazionato sui giorni fissi, carichi di valenze differenti: “tre i punti fondamentali: presenza ed esperienza dell’eternità nelle coordinate di spazio e tempo; occasione per fare memoria di ciò che eravamo; passaggio da una condizione di peccato ad una di beatificazione. I Giorni di pace, festa e riconciliazione, sono come i raggi sempre nuovi che sempre brilleranno nel Regno dei Cieli”.
Dopo cena è seguito un approfondimento di Rav Giuseppe Laras sull'annuale Giornata ebraico-cristiana.
Bari - Lunedì mattina 27 Settembre 2004 - Hotel Sheraton Nicolaus Bari
“La celebrazione settimanale della Pasqua” è stato il tema della Tavola rotonda allo Sheraton Nicolaus Hotel di Lunedì 27 settembre. Hanno arricchito la discussione i punti di vista del Rabbino Capo Giuseppe Laras che ha parlato di “Shabat: tempo ed eternità” sviluppando il tema ebraico del sabato in base a due versioni: il precetto del sabato come osservanza ad imitazione di Dio e il precetto del sabato come osservanza in ricordo della liberazione dallo stato di schiavi nel paese d’Egitto allo stato di libertà.
“Il settimo è il giorno del Signore Tuo Dio, giorno di benedizione e di santità. È il giorno in cui ci rendiamo simili a Dio; come Dio ha cessato di parlare, anche tu cessa di parlare e dedica questo tempo alla riflessione sulla creazione del mondo, dono di Dio. Se noi salveremo il sabato, il sabato salverà noi”.
Il capo Rabbino ha anche esposto il concetto di santificazione del tempo: “per 6 giorni l’uomo conquista la natura e lo spazio circostante, ma un giorno settimanale deve dedicarlo a Colui che ha creato la natura: l’uomo deve passare per un giorno dallo stato di creatore allo stato di creatura”.
Alla tavola rotonda si è aggiunto il punto di vista protestante, ortodosso e cattolico.
Il Pastore Protestante Martin Ibarra ha sottolineato gli aspetti distintivi delle Chiese Evangeliche sul tema de “La domenica come celebrazione pasquale settimanale”. Ibarra ha fatto riferimento alla fase iniziale della riforma luterana occupandosi dei cambiamenti introdotti dai riformatori Lutero e Calvino secondo i loro interessi teologici: “C’è un interesse comune che porta le diverse riforme ad una stessa impostazione della questione di spiritualità che ispira le liturgie domenicali: la predicazione della parole, risposta umana alla Parola Incarnata. La parola di Dio viene a noi in tre modi: la Parola Incarnata in Cristo, la Parola Rilevata nella Scrittura santa, e la Parola Proclamata nella predicazione, è la vera Virus, dobbiamo amare la parola, ascoltarla sempre e diventarne testimoni, pur conservando la comprensione dell’Eucarestia ad opera di Lutero come veicolo della presenza reale di Cristo nella Chiesa.
Il Padre Domenicano Rosario Scognamiglio, in luogo del Professor Stavropoulos, impossibilitato a raggiungere il convegno, ha riflettuto sulla pastorale ortodossa della Domenica, presentando il risultato di un’inchiesta svolta ad Atene in qualità di docente presso la capitale ellenica. Egli è giunto ad interrogarsi circa la complementarietà tra Teologia e vita quotidiana dei fedeli greci: “Ci si deve chiedere: come è accettata la teologia? La chiesa ortodossa deve studiare e risolvere il problema della scarsa affluenza alle celebrazioni”.
L’ultimo punto di vista è stato affrontato dal Padre Giuseppe Piccinno, Direttore di "Temi di predicazione" e docente di Liturgia, che ha esposto la sua ricerca sulla Domenica articolandola in 4 punti fondamentali: l’origine, il riposo, il culto e la simbologia. Presentando alcune ipotesi vagliate da studiosi e, riprendendo in parte il discorso di P. Cantalamessa circa il ruolo che la Domenica aveva per i primi cristiani sino al decreto di Costantino, che l’ha dichiarata giorno di riposo fondamentale per l’Impero.
“Dobbiamo ritornare a perdere il nostro tempo per farne dono a noi stessi per una profonda riflessione agli altri sotto il segno della gratuità”: questo il commento di Mons. Francesco Cacucci durante la conferenza stampa svoltasi questa mattina; Mons. Vincenzo Paglia ha aggiunto all’intervento: “C’è bisogno di evitare che la Domenica diventi per i cristiani un momento in cui non prevale lo svago che l’industria di oggi ci prospetta ma torni ad essere il tempo giusto per valorizzare la vita dello Spirito e la festa del Risorto che trova la sua massima espressione corale nella Celebrazione eucaristica.
Bari - Lunedì pomeriggio 27 Settembre 2004 - Hotel Sheraton Nicolaus
Il pomeriggio di lunedì 27 settembre si è aperto con la commemorazione della Unitatis Redintegratio, il decreto sull’Ecumenismo promulgato dal Concilio Ecumenico Vaticano II il 21 novembre del 1964.
“Ci si è dimenticati del soffio dello spirito contenuto nel documento che oggi vogliamo che la Chiesa intera ricordi”questo il monito di Mons. Brian Farrel, Segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei cristiani che ha dato voce alle parole del Cardinale Walter Kasper contenute nel documento ”Unitatis Redintegratio: quarant’anni dopo”.
Il documento di Kasper afferma: ”Il decreto sull’Ecumenismo diede qualcosa di nuovo, ridiede inizio ad una Chiesa rinnovata che espresse con rimorso e pentimento come le varie divisioni storiche al suo interno non corrispondevano affatto alla volontà di Dio, tale divisione è stata definita come di scandalo al mondo e non conforme alla santissima causa della predicazione del Vangelo.
Il Concilio affermò che la Chiesa una e unica è in cammino, è il popolo di Dio in cammino. Si comprese allora, come la Chiesa fosse non una realtà statica, ma una realtà dinamica. Attraverso il suo lavoro missionario la Chiesa integra la sua vita con le ricchezze di altre culture, e grazie a ciò raggiunge sempre di più la pienezza della propria cattolicità". Mons. Kasper nel suo documento parla anche di “dialogo ecumenico” che definisce non come mero “scambio di idee, ma reale scambio di doni,un processo di reciproco apprendimento”. “Oggi non abbiamo ancora raggiunto la meta della piena comunione, rimangono aperte molte questioni e controversie, ma nonostante ciò abbiamo fatto passi in avanti. In questo clima generale una nuova enfasi sull’ecumenismo spirituale è la strada da percorrere. Non possiamo fare o organizzare l’unità della Chiesa, L’Unità della Chiesa è un dono dello Spirito per il quale possiamo ancora pregare. Ecco perché l’ecumenismo spirituale è il cuore del movimento ecumenico.La situazione ecumenica sta cambiando. I cambiamenti non devono però esser visti come negativi. Dobbiamo andare avanti con speranza che si concretizza nella perseveranza”.
Nella seconda parte del pomeriggio è intervenuto il vescovo luterano della Germania Jurgen Johannesdotter, il quale ha relazionato sul cammino e gli sforzi compiuti in questi quarant'anni dalla nascita della Unitatis Redintegratio: “Cosa si può fare per l’unità delle Chiese? L’aspirazione all’unità che Cristo ha promesso, continua a pervadere i nostri cuori. Il decreto ci ha consentito di riunificarci; e il Pontificato di Giovanni XXIII è uno dei requisiti per l’apertura verso il dialogo ecumenico. Un dialogo onesto ci aiuterà a non isolare gli aspetti della separazione, e nonostante tutto, il dolore per le differenze ci porta verso una bramosia di unità: abbiamo tutti la necessità di tornare a Lui. Sono grato alla Comunità di Sant’Egidio che ha proclamato due martiri protestanti, e sono sicuro che le Chiese che hanno martiri comuni, percorrono strade comuni: noi confidiamo nel cielo e vogliamo trovare la strada del futuro nell’unità”.
Alle ore 19.00 i partecipanti al Convegno si sono trasferiti alla Basilica di San Nicola per la Celebrazione Ecumenica. Alle 21.30 si è esibita la Corale Ecumenica "Anna Sinigaglia" di Bari in un Concerto con brani tratti dalle tradizioni eucaristiche delle tre confessioni cristiane (cattolica, ortodossa e protestante): 4 brani per ogni confessione (Mozart, Don A. Padovano, Migliavacca, Ignoto, Ghiulamia, Monastero S. Simone di Mosca, Bach, Cruger, Sommani Giampiccoli, Vivaldi, Sibelius, Negro Spiritual).
Bari - Martedì mattina 28 Settembre 2004 - Hotel Sheraton Nicolaus
“Eucaristia e martirio” è stato il tema iniziale della Terza Giornata del Convegno Ecumenico di Bari (martedì 28 settembre), argomento su cui ha relazionato S.E. Innokentij, Arcivescovo di Korsun, Responsabile dell’eparchia di Francia, Italia e Penisola Iberica. “Nessuno sa quante persone sono morte per la fede: solo Dio lo sa!Il sangue dei martiri rappresenta il sangue della Chiesa”. Queste le parole del presule ortodosso che ha aggiunto:“Ognuno dei martiri dopo Cristo ha potuto dare testimonianza di fede, nel celebrare l’Eucaristia ovunque possibile, nei boschi e nelle celle dei Lager, luoghi oggi di culto dove sono avvenute le più gravi fucilazioni di sacerdoti, tanto da arrivare a contare più di 900 nuovi martiri; essi sono la ragione per la quale la Chiesa non morirà mai e per cui nulla può separare Cristo dalla Chiesa: come scrive l’apostolo Paolo, - la Chiesa è Cristo e il suo corpo. La parola MARTIRE nella tradizione greca sta a significare testimone, Cristo ha chiamato i suoi martiri TESTIMONI: il martirio è dunque la testimonianza di Cristo nel mondo, che purtroppo proprio nel XX secolo ha visto il massimo periodo di persecuzioni; la situazione vissuta in Russia durante questo periodo è decisamente peggiore di quella dei primi cristiani. La preghiera deve comunque essere quella di mantenere accesa la fede in Cristo: noi pregheremo per questi martiri, che la Chiesa russa dovrà celebrare e recepire. In occasione di un nuovo genere agiografico saranno dipinte nuove icone e costruite nuove chiese che occuperanno il posto che meritano nella chiesa: San Giovanni Crisostomo scrive “ I santi che sono commemorati come morti intercedono per noi”, così i nuovi martiri intercederanno per noi portando salvezza”. Il secondo intervento della mattina ha visto protagonista S.E. Mons. Yannis Spiteris, docente di Teologia ortodossa – Arcivescovo di Corfù-Zante-Cefalonia, Amministratore Apostolico di Tessalonica sul tema “La domenica-eucaristia e il primato della carità”.
“In una della chiese della mia Diocesi del Nord della Grecia, ogni anno più di 40 battesimi di adulti stranieri che si aggiungono ai cattolici già presenti nel territorio, i quali però non sentono la gioia di accogliere nuovi fratelli, ma si sentono in minoranza e minacciati dagli stranieri: non sono ancora riuscito a far capire loro che non ci sono tra cristiani non ci sono “stranieri” e che l’Eucaristia non è un rito, ma un evento in cui si diventa Corpo di Cristo. Si ha l’impressione che sia prevalsa una pratica individualista a scapito dell’ aspetto comunionale, che si supererà solo nel momento in cui si prenderà coscienza che la presenza di Cristo è proprio di tutti i cristiani che prendono parte alla celebrazione: l’Eucaristia nutre e plasma la Chiesa, che vista come segno “efficace” di unità è uno dei temi comuni tra Oriente ed Occidente. Si può comunicare con Cristo Capo solo nella misura in cui si è anche in comunione con i fratelli!”
Mons. Spiteris ha fatto riferimento al documento di Giovanni Paolo II “Dies Domini” nel cap. IV: “La gioia pasquale che il cristiano vive nella domenica non è completa se non si condivide con i fratelli, e la domenica deve dare ai fedeli l’occasione di dedicarsi alle attività di misericordia. L’Eucaristia è evento e progetto della fraternità: se essa è gioia, il cristiano deve mostrare che con gli atteggiamenti che non si può essere felici da soli, e solo vissuta così, la domenica diventa una grande scuola di carità, quindi come noi cristiani possiamo celebrare la gioia dell’Eucaristia se non siamo uniti tra noi? Tra i cristiani non in piena comunione, l’eucaristia è il segno più evidente della divisione. Bisogna compiere un passo avanti. San Giovanni Crisostomo dice – l’eucaristia toglie di mezzo l’inimicizia, respinge l’orgoglio, elimina l’invidia, introduce nelle anime la carità, madre di tutti i beni.”
“Eucaristia e martirio” è stato il tema iniziale della Terza Giornata del Convegno Ecumenico di Bari (martedì 28 settembre), argomento su cui ha relazionato S.E. Innokentij, Arcivescovo di Korsun, Responsabile dell’eparchia di Francia, Italia e Penisola Iberica. “Nessuno sa quante persone sono morte per la fede: solo Dio lo sa!Il sangue dei martiri rappresenta il sangue della Chiesa”. Queste le parole del presule ortodosso che ha aggiunto:“Ognuno dei martiri dopo Cristo ha potuto dare testimonianza di fede, nel celebrare l’Eucaristia ovunque possibile, nei boschi e nelle celle dei Lager, luoghi oggi di culto dove sono avvenute le più gravi fucilazioni di sacerdoti, tanto da arrivare a contare più di 900 nuovi martiri; essi sono la ragione per la quale la Chiesa non morirà mai e per cui nulla può separare Cristo dalla Chiesa: come scrive l’apostolo Paolo, - la Chiesa è Cristo e il suo corpo. La parola MARTIRE nella tradizione greca sta a significare testimone, Cristo ha chiamato i suoi martiri TESTIMONI: il martirio è dunque la testimonianza di Cristo nel mondo, che purtroppo proprio nel XX secolo ha visto il massimo periodo di persecuzioni; la situazione vissuta in Russia durante questo periodo è decisamente peggiore di quella dei primi cristiani. La preghiera deve comunque essere quella di mantenere accesa la fede in Cristo: noi pregheremo per questi martiri, che la Chiesa russa dovrà celebrare e recepire. In occasione di un nuovo genere agiografico saranno dipinte nuove icone e costruite nuove chiese che occuperanno il posto che meritano nella chiesa: San Giovanni Crisostomo scrive “ I santi che sono commemorati come morti intercedono per noi”, così i nuovi martiri intercederanno per noi portando salvezza”. Il secondo intervento della mattina ha visto protagonista S.E. Mons. Yannis Spiteris, docente di Teologia ortodossa – Arcivescovo di Corfù-Zante-Cefalonia, Amministratore Apostolico di Tessalonica sul tema “La domenica-eucaristia e il primato della carità”.
“In una della chiese della mia Diocesi del Nord della Grecia, ogni anno più di 40 battesimi di adulti stranieri che si aggiungono ai cattolici già presenti nel territorio, i quali però non sentono la gioia di accogliere nuovi fratelli, ma si sentono in minoranza e minacciati dagli stranieri: non sono ancora riuscito a far capire loro che non ci sono tra cristiani non ci sono “stranieri” e che l’Eucaristia non è un rito, ma un evento in cui si diventa Corpo di Cristo. Si ha l’impressione che sia prevalsa una pratica individualista a scapito dell’ aspetto comunionale, che si supererà solo nel momento in cui si prenderà coscienza che la presenza di Cristo è proprio di tutti i cristiani che prendono parte alla celebrazione: l’Eucaristia nutre e plasma la Chiesa, che vista come segno “efficace” di unità è uno dei temi comuni tra Oriente ed Occidente. Si può comunicare con Cristo Capo solo nella misura in cui si è anche in comunione con i fratelli!”
Mons. Spiteris ha fatto riferimento al documento di Giovanni Paolo II “Dies Domini” nel cap. IV: “La gioia pasquale che il cristiano vive nella domenica non è completa se non si condivide con i fratelli, e la domenica deve dare ai fedeli l’occasione di dedicarsi alle attività di misericordia. L’Eucaristia è evento e progetto della fraternità: se essa è gioia, il cristiano deve mostrare che con gli atteggiamenti che non si può essere felici da soli, e solo vissuta così, la domenica diventa una grande scuola di carità, quindi come noi cristiani possiamo celebrare la gioia dell’Eucaristia se non siamo uniti tra noi? Tra i cristiani non in piena comunione, l’eucaristia è il segno più evidente della divisione. Bisogna compiere un passo avanti. San Giovanni Crisostomo dice – l’eucaristia toglie di mezzo l’inimicizia, respinge l’orgoglio, elimina l’invidia, introduce nelle anime la carità, madre di tutti i beni.”
Dopo la pausa ha preso la parola Stiepan Krasic, Ordinario di Storia della Chiesa presso l’Università “San Tommaso” di Roma con la testimonianza “Il giorno del Signore tra i cattolici croati”, sottolineando l’importanza della domenica quale punto di riferimento di vita religiosa e sociale.
“I predicatori della domenica predicavano l’importanza del terzo comandamento: anche i poeti aiutavano i predicatori nel diffondere la notizia che la domenica era la giornata più importante grazie alle produzioni culturali di libri e testi sacri; i partecipanti alle celebrazioni domenicali comprendevano meglio testi ascoltati o già imparati a memoria: tutta la loro vita era impregnata di cristianità. Gli incontri tra fedeli divennero gioiose relazioni, consacrando la domenica come giorno di gioia popolare e di partecipazione viva alla Messa. La libertà dal lavoro per la gente comune, che ormai abbandonava la celebrazione domenicale per motivi di lavoro e sussistenza, promossa dai sindacati e da associazioni (cattoliche e non), ha prodotto una legge a favore dell’astensione dal lavoro di determinate categorie la domenica, senza però suscitare polemiche. All’interno dell’Istituzione Europea è inevitabile affermare però che la domenica per secoli ha formato l’identità religiosa, culturale e politica dei croati, più di ogni altro giorno della settimana o di ogni altra istituzione.
Ultima relazione della mattinata è stata quella di James Puglisi, Generale dei Frati Francescani dell’Atonement e direttore del Centro “Pro Unione” presentando la settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani il prossimo 2005 che ha come tema “Cristo, unico fondamento della Chiesa”, scelto da chiese e comunità ecclesiali della Slovacchia.
“È stato il desiderio di comprendere un’esperienza di crescita in un momento di difficoltà che ha portato il gruppo ecumenico slovacco a scegliere come testo biblico la lettera di San Paolo ai Corinzi, perché ha potuto riconoscere un contesto simile, analizzando l’esempio che San Paolo ha utilizzato per aiutare la sua comunità nella crescita.
Uno dei problemi della Comunità di Corinto era un modello di comportamento all’interno della Comunità: i Cristiani erano divisi perché non erano uniti in una sola mente e in un solo corpo. La preghiera per l’unità pone come traguardo il riflettere sui doni e i servizi diversi ricevuti e le modalità di utilizzo al servizio del Vangelo, non in competizione l’uno con l’altro.
La lezione per noi oggi è che non siamo noi il Creatore, ma Dio: non noi l’architetto, ma solo i costruttori; non siamo noi il fondamento, ma Cristo”.
Bari - Martedì pomeriggio 28 Settembre 2004 - Hotel Sheraton Nicolaus
Il pomeriggio di martedì 28 settembre, penultimo giorno del Convegno Ecumenico di Bari, è stato interamente dedicato alla tavola rotonda sul tema “Immigrazione ed ecumenismo di popolo. La presenza di immigrati di altre confessioni e i nuovi problemi pastorali”, moderata da S.E. Mons. Michele De Rosa, Vescovo di Cerreto Sannita-Telese- Sant’Agata de’ Goti.
Dopo un saluto iniziale, il primo intervento è stato di Padre Angelo Negrini, componente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti presentando “Il quadro d’insieme delle presenze religiose in Italia”.
“Non bisogna creare una coalizione di Stati, ma una coalizione di uomini: è importante non dimenticare che nel processo di integrazione europea, il primato resta, nonostante tutto, all’uomo con la sua dignità. I cristiani sono chiamati ad impegnarsi nel promuovere iniziative che rinnovino i presupposti della tradizione europea: da quando poi l’Europa dei 15 si è allargata ai paesi dell’est, le chiese hanno iniziato a parlare di “riunificazione” dell’Europa”.
“Oggi si ha la tendenza ad identificare Paesi, nazionalità e culture, ma non si considera che in questi Paesi si trovano comunque cospicue minoranze etniche e religiose: afferma l’antropologo Levi-Strauss che la scoperta dell’alterità dell’altro non è la scoperta di una barriera, ma di un rapporto, per cui si deduce che l’uomo è fatto strutturalmente per il dialogo.”
“Nei confronti delle altre religioni, l’accoglienza è per noi cristiani un impegno primario nei confronti dei credenti delle altre religioni, sebbene non possiamo nascondere che, dopo gli ultimi atti terroristici, molti cristiani nutrono forti dubbi circa le reali volontà di dialogo dei musulmani, sebbene proprio il dialogo sia un’occasione importante per conoscere e possedere meglio anche la nostra identità: ad ogni modo, per risolvere questa situazione sarebbe necessario potenziare l’intervento educativo nelle parrocchie.”
“Il dialogo ecumenico è una soluzione da attuare dopo l’allargamento europeo ad Est – aggiunge Negrini – e lo stessi movimento ecumenico di pone come un grande esodo, un pellegrinaggio che si mescola con gli episodi di popolazioni alla ricerca di una condizione di vita meno precaria”.
“Il Papa ha comunque un suo progetto per l’Europa, che realizzi solidarietà e costruisca la pace del mondo: è un compito arduo, ma dall’Europa è nata la divisione tra le Chiese, ed è una nuova Europa che vogliamo creare: gli immigrati devono diventare parte di questo processo”.
La seconda relazione pomeridiana è stata quella di Don Marco Gnavi, direttore dell’Ufficio Ecumenismo e Dialogo Interreligioso e Segretario della Commissione Diocesana di Roma, che ha parlato circa i “Problemi pastorali e prospettive”.
“La presenza ortodossa in italia è divisa in comunità di antico radicamento e altre di nuova emigrazione. Negli anni ’20-’30 si sono registrati flussi di profughi russi e dai paesi balcanici: nostro compito è oggi il dover fare richiamo ad una identità storica, verso la quale dobbiamo rapportarci con una sorta di ‘intelligenza ecumenica’. La sfida ecumenica è giunta sino ai nostri confini, ed è per questo che si prevede un incremento a breve termine di presenze della Chiesa ortodossa in Italia. Ma qual è il peso di questa emigrazione? Quali sono le prospettive? Innanzitutto noi siamo interpellati circa l’ospitalità: il valore dell’ospitalità consente alle comunità ortodosse di essere Chiesa insieme con noi; in secondo luogo, ci si aspetta un alto profilo della loro presenza e si prospetterà un dialogo sempre più fitto tra cattolici ed ortodossi. Non è irragionevole pensare che in un futuro prossimo, al di là di noi (della nostra comunità), i nostri cappellani avranno accanto a loro cappellani ortodossi.”
Don Gnavi fa anche riferimento ad una particolare attenzione alla disciplina sacramentale poiché “la prudenza pastorale va accresciuta per le relazioni che già si instaurano tra le differenti comunità”. Egli fa cenno alla speranza di un futuro riconoscimento, da parte dello Stato, per la salvaguardia delle identità che prendono forma. “I figli della diaspora ortodossa dovranno divenire la sfida ecumenica per le nostre Diocesi”.
S.E.
Mons. Stanislav Hocevar, Arcivescovo di Belgrado, ha concluso la
giornata dei lavori con la relazione “L’
Europa multireligiosa”. “La
mia riflessione - ha detto - verterà su uno schema molto simile a quello dei 10
comandamenti, ovvero considerando 10 punti:
1) L’Unione Europea ha attuato un processo molto profondo di trasformazione, ma nonostante tutto sussiste una differenza tra Nord e Sud Europa.
2) Resta molto difficile promuovere una politica d’integrazione: dobbiamo accentuare ciò che è stato detto, quindi l’urgenza di un incontro e di un dialogo. Ma dove ci incontriamo? E come? Esiste in Serbia un grande movimento migratorio: molti giovani, infatti, vogliono uscire dalla Serbia verso l’Occidente ricco, nonostante i serbi abbiano paura della globalizzazione perché temono di perdere la loro identità etnica, religiosa e culturale.
3) Il numero di cristiani, cattolici e ortodossi, tende sempre più a diminuire per crescere verso altre religioni (es. Islam).
4) Differenza di comprendere le differenze tra le varie comunità come un momento di grazia.
5) Noi cristiani dobbiamo incontrarci e conoscerci meglio, scoprire ciò che abbiamo in comune e studiare maggiormente una dottrina sociale.
6) Se vogliamo cominciare con questa possibilità, dobbiamo formare i nostri fedeli con un programma di formazione da studiare insieme tra cristiani ed ortodossi.
7) Bisogna promuovere un coordinamento in campo informativo e celebrativo del Giorno del Signore; bisogna presentare una complementarietà celebrativa delle varie confessioni, studiare dei modi per conoscere le sensibilità dei nostri fratelli. Due le modalità: studio, per un calendario comune; possibilità di creazione di un centro ecumenico nei Balcani. Vi è un’urgenza di spiritualità, esperienze di senso, di trascendenza ed esperienze dei giovani di amare ed essere amati.
8) Coscienza per un dialogo storico alfine di abbattere pregiudizi a livello etnico e confessionale
9) Bisogno di interessi comuni e comuni giornate pastorali.
10) Essere coscienti che il giorno del Signore deve essere considerato come dono ricevuto da Dio e ciò deve provocare in noi inquietudine e dolore per le divisioni”.
A
conclusione del discorso di Mons. Hocevar l’uditorio ha accolto con un lungo
applauso la notizia della scarcerazione di Simona Pari e Simona Torretta, al
centro degli interventi di Mons. Paglia durante una precedente conferenza
stampa.
Dopo cena è stato proiettato il documentario "La Giornata dell'acqua" della Diocesi di Terni, sul valore inestimabile di questo elemento naturale. Nel filmato sono state coinvolte alcune categorie di persone, alcuni rappresentanti delle tre confessioni cristiane e di diverse religioni. Dopo il video è seguito il dibattito.
Bari - Mercoledì mattina 29 Settembre 2004 - Hotel Sheraton Nicolaus
Mercoledì 29 settembre: ultimo giorno per i delegati diocesani. Presiede i lavori S.E. Mons. Sotir Ferrara, Vescovo di Piana degli Albanesi. Mons. Vincenzo Paglia traccia un breve bilancio del Convegno. “È bello ricordare la grazia che dona il Signore a chi si riunisce nel suo nome, anche se di religioni diverse perché si sottolinea il Battesimo come grazia del Signore; ogni incontro fraterno riesce a far passare dalle parole ai fatti: le parole senza il volto di chi le pronuncia sono come un corpo senza carne. Un elemento che accomuna le Chiese consiste nel fatto che si è sempre celebrata la resurrezione di Cristo: si saranno moltiplicate le divisioni e i dibattiti, ma i cristiani hanno moltiplicato a loro volta “gli anticorpi” necessari a combattere le divisioni ricordando il giorno della Pasqua.
Quello che stiamo vivendo è comunque un momento difficile – continua il presule: il dialogo come stile di vita, che riguarda tutti, non gode di molta stima: questa mentalità è sottointesa, purtroppo , anche in molti credenti, nonostante l’ecumenismo necessariamente debba basarsi sul dialogo; non siamo più nell’ inverno di quale mese fa, e la stessa presenza ieri di S.E. Mons. Innokentij ne è la prova, così come l’incontro tra il patriarca Bartolomeo e il Papa che sancisce un grande miglioramento delle condizioni, ma certo ci sono stati momenti migliori, basti pensare a quando si prospettava l’unione della Chiesa ortodossa con quella cattolica addirittura prima della celebrazione giubilare del 2000.”
Dopo l'intervento iniziale del Presidente della Commissione Episcopale per l'Ecumenismo e il Dialogo, Mons. Vincenzo Paglia, la parola è passata a S.E.R. il Card. Tomas Spidlik, professore emerito di Teologia Spirituale presso il Pontificio Istituto Orientale che ha rallegrato l'assemblea con simpatiche riflessioni sul tema "Redimere il tempo", ispirate al testo di S. Paolo di Efesini 5,16 e sostenute da una profonda esperienza apostolica.
Mons. Paglia ha ripreso quindi la parola per un giudizio anche sullo svolgimento del convegno: “Poco spazio è stato dato alle nostre esperienze. Alcune dovrebbero essere fatte conoscere, perché importanti e perché questo scambio di esperienza deve essere noto a tutti: noi dobbiamo comunicar i miracoli dell’ecumenismo, non tenerli nascosti.” La conclusione del discorso è stata incentrata su una riflessione spirituale. “Credo che il fondamento del lavoro è la comune figliolanza di Dio. I cristiani, volenti o nolenti, sono fratelli, e quindi non solo possono, ma devono respirare l’aria ecumenica perché altrimenti verrebbero meno agli impegni del Battesimo. È necessario continuare a frequentarci: è una via centrale, anch’essa teologica, ed assolutamente irrinunciabile”.
Mons. Francesco Cacucci ha concluso i dibattiti con un riferimento a due suoi predecessori, Mons. Enrico Nicodemo e Mons. Mariano Magrassi, vescovo che ha coniugato Giorno del Signore ed Ecumenismo.
Ispiratore di tutto il convegno è stato il Padre Dalmazio Mongillo, Preside dell’Istituto di Teologia ecumenico-patristica Greco-bizantina “San Nicola”.
S.E. Mons. Vincenzo Paglia ha ringraziato i Padri Domenicani e ha concluso con una citazione del Vangelo di Marco relativa alla Resurrezione, “il più breve ma paradossalmente il più simile ai nostri incontri”
Da sinistra: Mons. Paglia, il Card. Spidlik, Mons. Sotir Ferrara, S.E. Mons. Cacucci |
Onofrio Schino e Annalisa Bux in redazione |
S.E.R. Card. Tomas Spidlik |
Adattamento web dei Comunicati stampa e immagini dell'Ufficio Diocesano Comunicazioni sociali
dell'Arcidiocesi
di Bari-Bitonto a cura di don Davide Arpe ssp
Direttore Ufficio Comunicazioni sociali dell'Arcidiocesi
Don Vito Marotta