Percorsi di Fede |
E C U M E N I S M O
Ultimo controllo Domenica 21 Gennaio 2018 ore 15.43
Don
Giacomo Alberione e l’Associazione “Ut unum sint”
L'unione
primaria Associazione "Ut unum sint", attiva fin dal 1935, è stata approvata da
SS.
Papa Roncalli, San Giovanni XXIII (>Santo dal 27 Aprile 2014)
con un "Breve
apostolico"
il 16 dicembre 1960, allo scopo di affiancare, con azione capillare,
il movimento ecumenico e di unione di tutti i cristiani. Promuovere
l'unità dei cristiani nell'unica Chiesa è lo spirito della preghiera
sacerdotale di Cristo:
"Ut unum sint" (Gv 17,22). I mezzi, oltre
alla preghiera, sono tanti: riunioni tra cattolici e non cattolici, studi
scientifici per approfondire la reciproca conoscenza, studio della Bibbia
come base comune d'incontro. Si richiede negli aderenti un particolare
impegno d'istruzione religiosa e di conoscenza e amore alla Chiesa. Da
tale centro dipendono i diffusissimi "Corsi Biblici" e
"Corsi di Teologia" per corrispondenza (Testo uso manoscritto).
I Genitori del Beato Don Giacomo Alberione
L'ASPIRAZIONE ALL'UNITA' DI DON GIACOMO ALBERIONE dopo l'Enciclica "Ut unum sint" del 25 Maggio 1955
il 29 Agosto 1963 egli scriveva dal Canada alla Società San Paolo
Oh! Domandare l’unione tra di
voi. Vedete: sento che lasciando i nostri, partendo dalle Case, dopo le
visite, credo che sia mio dovere fare come ha fatto Gesù. E cioè: quando
partì dal Cenacolo per andare a iniziare la passione, là, nel Getsemani,
fece quella preghiera che si divide in tre parti: la prima riguarda il
Padre, poi pregare per gli Apostoli, poi pregare per tutti quelli che
avrebbero creduto agli Apostoli. Ma quale è stata la grazia che Gesù
domandava di più in quella preghiera? L’unione, l’unione. “Ut unum
sint” e una volta, e poi “Ut unum sint”, la seconda e la
terza e la quarta volta: quando Gesù chiede quattro volte, nella stessa
preghiera, lo spirito di unione. Ecco: prendere ciò che viene da Roma,
essere uniti a Roma. Secondo, prendere in ogni Casa quello che il
Superiore... – che veramente è meglio che si chiami non Superiore ma
Maestro, ma, ad ogni modo, quello è il senso, quello che noi diamo anche
alla parola Superiore, cioè Maestro.
L’unione. “Ma, questo e quello”... Si fa quello che è detto! Si prendono
gli uffici che sono adatti e si segue l’indirizzo nella pietà, e nelle
scuole, e nella formazione, e poi in tutta la vita religiosa. Uno: “Si
dovrebbe far questo, si dovrebbe far quello”... Si possono fare tante
cose buone, ma intanto ce n’è una determinata, e non si può: “Io faccio
la cosa perché è buona” e l’altro dice: “Io faccio un’altra cosa perché
a me pare che sia buona”. Se ne prende una e si cammina! Diversamente
non c’è l’“unum sint”: unione di pensiero, unione di parole, cioè
lodare quel che è da lodare e lodare quel che è disposto. E poi il modo
formare gioventù, di far le scuole, di aver la pietà, e poi tutto quello
che riguarda l’apostolato e la vita dell’Istituto in generale e della
Casa in particolare. “Ut unum sint”, “ut unum sint”! Se Gesù ha
fatto così, come suprema sua preghiera, “Pater venit hora” ecc.,
– che è bene ripeterla questa nella visita –, se Gesù ha fatto così,
ecco, devo farlo anch’io, “ut unum sint”. E basta.
Il Signore ci illumini specialmente sopra il bisogno della preghiera e
ci dia le grazie, le disposizioni necessarie perché la preghiera sia
ascoltata.
Umiltà! Ho bisogno di Dio! Sotto ogni aspetto.
Secondo: e Dio mi ha preparato tutto, ma vuole che chiediamo, vuole che
chiediamo. Egli ci dà tutto, ma a condizione che abbiamo fede in Lui,
che abbiamo fede. Preghiera vera: quella del pubblicano. Preghiera vera:
ancora del pubblicano che ebbe fiducia in Dio e tornò a casa santo, cioè
giustificato. Pregare con le dovute disposizioni: umiltà e fede.
Adesso la santa Messa, tanta umiltà, portare alla Messa, e tanta fede
portare alla Messa. Sia lodato Gesù Cristo.
Fonte: Opera omnia
Ultimo controllo Domenica 21 Gennaio 2018 ore 10.01