Canai d nòta
Avau na ceduta
Ilò sora la gedia
gno ch'ió söi nasù
e öi inparó a stà in pes.
Con cla bruta transibra
cuante stmazade
du par chi aries.
Intorno a cla ceda
era tante bele piante
e zal saroio un bel orto dedante
gno chse samná patate
capuze e fadöì
salata, magui epò ravanöi.
Co la bolda a tracola
cuön ch'sarone canai
tornone da scola
a mangé patate e rai.
Dna banda dla ceda
opur là dedoi
era le bietole
con dute el so foi
e tance böi sdizes
con duce i portöi
corte dla grasa
e stalöte d porzöi.
E dlongo d intorno
barade d canai
ch'giré pi ortes
a robà fae e rai.
Giuseppe De Bernardin, "Bepo Stluch"
(1920-1982) |
Bambini di una volta
C'era una casa
vicino alla chiesa
dove sono nato
ed ho imparato a camminare.
Un sentiero sconnesso
buche da inciampare
e cadere.
Attorno a quella casa
molti alberi
ed un orto soleggiato
dove seminavamo
patate, cavoli, fagioli,
insalata, papaveri, ravanelli.
Con la cartella in spalla
da bambini
tornavamo da scuola
a mangiare patate e rape.
Nel dintorni
della casa
c'era molto fogliame
e cespugli
e qualche pollaio
con le porticine
letamai
e porcilaie.
E dovunque
frotte di bambini
che vagavano
per rubare fave e rape. |