Foglie d'ottobre
Ora sull'ippocastano le foglie
hanno un crocchiar secco
di pergamene accartocciate
sotto le azzurre dita della brezza
che palpita lievemente.
Tu guardi ridendo, ragazzo,
le foglie rogge maculate d'oro
pendule tremolare, e pensi
tutt'al più che s'avvicina
l'inverno. Felice te!
Felice te, fanciullo mio,
che puoi pensare soltanto
alla neve che viene quando
le foglie la stanchezza loro
abbandonano al vento.
Io sento il rimpianto
delle cose che se ne vanno
per sempre, malinconicamente
e l'inutile ansimare del tempo
verso le solitefate morgane.
Ma tu non ne sai nulla:
e batti le mani giulivo
alla funerea danza delle foglie
rogge maculate d'oro
che più non torneranno.
Come te, ragazzo, che terra riarsa
intrisa di pallido fogliame
sotto una corrosa croce
sarai per quelli che diranno
"egli era". E una languida rosa
sfatta cadrà a terra.
Monito per quelli che come me ieri,
oggi come te, domani, un'altra
volta ancora, per sé
solo per sé, s'illuderanno.
Silvio De Bernardin Stadoan