"TRISTEZZA
MI INVADE"
Memorie della vita militare
scritte da Celeste Casanova Fuga Bola
(dal 1913 al 1915)
VI - MARZO 1914
La temperatura cominciò
ad alzarsi un po' di più e quei grandi acquazzoni erano
più rari. Tutte le mattine si usciva dalle baracche con
lo zaino in spalla, facendo delle piccole marce, con un po' di
istruzione, più che altro in ordine di combattimento.
Così trascorse la metà del mese.
Una bella mattina, in cui tutti si era avvolti nei più
dolci pensieri del sonno, si sentì lo squillo della tromba,
che insolitamente si faceva sentire a quell'ora. Tutti cominciammo
a domandarci cosa c'era di nuovo e nessuno sapeva rispondere.
Infatti si cominciò a vestirsi in fretta: i cucinieri
cominciarono a passare per le camerate distribuendo carne per
il primo rancio, tutti sporchi come il fondo delle marmitte.
In un attimo tutti passammo in riga col tascapane pieno di cartucce
ed il fucile. Dove si va, dove non si va, nessuno sa rispondere.
Si partì tutti lieti come il solito e si marciò
per cinque ore consecutive attraverso quei grandi costoni e quelle
immense pianure. Finalmente diedero l'alt. Nello stesso posto
si consumò il primo rancio, sotto un sole che bruciava
e la borraccia per l'acqua era già vuota. Per fortuna
si avvicinò un conducente, che ci distribuì una
tazza ciascuno, con la quale si doveva servirsi fino ai baraccamenti.
Quindi, senza aver avuto nessun incontro volgemmo i nostri passi.
Lungo il viaggio di ritorno non si ebbe più pace; il sole
si faceva sempre più cocente ed i sintomi della sete si
facevano sentire sempre di più. La gola era tutta secca
e per ammorbidirla un poco si doveva prendere del pane, che a
forza di masticarlo riusciva ad umidirsi un poco. Si giunse alle
baracche tutti fradici di sudore, un poco stanchi, ma lieti ugualmente.
Gli ultimi giorni del mese passarono un po' malinconici, perché
il mio pensiero si volgeva più di frequente ai ricordi
tristi della mia infanzia. |