"TRISTEZZA
MI INVADE"
Memorie della vita militare
scritte da Celeste Casanova Fuga Bola
(dal 1913 al 1915)
XVIII - MAGGIO 1915
In mezzo al silenzio sepolcrale
della notte, un piccolo bastimento, in mezzo al grande bacino
di Tobruck, stava innalzando la sua bandiera di partenza, per
salpare per altri lidi della Cirenaica.
Dopo due lunghi giorni e due notti di ansiosa aspettativa, finalmente
la zona di Tobruck scompariva dai nostri occhi. Poiché
molti lavori di fortificazione erano stati costruiti e le forze
sovrabbondavano, al comandante della Cirenaica venne l'idea di
far cambiare di presidio due compagnie. Difatti fu sorteggiata
la nostra e d una del secondo battaglione misto, cioè
il 90.
Per due giorni interi navigammo sopra quel piroscafo, su cui
si stava malissimo, essendo addetto solamente per trasporti di
materiali e bestiame; non un giaciglio e infatti quelle poche
ore che si riposò, si dovette coricarsi sul lastrico sudicio
di ferro, con un odore nauseante di una latrina. Finalmente,
dopo un'ora dal secondo giorno, si sbarcò al porto di
Bengasi con una caldo terribile.
Dopo aver percorso qualche chilometro, si giunse ai nostri alloggiamenti.
Fu grande la nostra meraviglia appena giunti: dopo sì
lunghi mesi che ci trovavamo in quel deserto di Tobruck, all'osservare
tanta popolazione e anche la campagna ben fornita di piante di
varia qualità, dei bei campi di verdura e di grano.
La città era composta di alquanti edifici costruiti all'europea;
le strade erano larghe e spaziose, sicché il fiacre e
le carrozze parevano facessero a gara nel percorrerle, trasportando
di qua e di là i passeggeri. C'era anche una piccola ferrovia
per il trasporto di rifornimenti per le truppe.
Le giornate seguirono caldissime anche nei giorni in cui non
imperversava il ghibli, ma il servizio era poco e faceva sì
che i giorni passassero lieti ugualmente. Alla sera, ogni qual
volta si aveva la libera uscita, si faceva qualche passeggiata
in carrozza o a piedi, girando di piazza in piazza, di via in
via, dilettandoci nell'osservare di quanti costumi è addobbata
l'umanità.
Però di notte si soffriva assai più che di giorno,
poiché i nostri alloggiamenti erano stati disabitati per
lungo tempo ed il legname aveva prodotto una immensa quantità
di cimici (o lendini), ed appena la notte scendeva, questi schifosi
insetti uscivano dai loro nascondigli, tormentandoci per tutta
la notte. Tutti i giorni se ne distruggeva qualche centinaio,
ma poi era sempre idem. |