"TRISTEZZA
MI INVADE"
Memorie della vita militare
scritte da Celeste Casanova Fuga Bola
(dal 1913 al 1915)
I - SETTEMBRE-OTTOBRE 1913
Quantunque giunto al ventunesimo
anno di età, in cui un giovine ha compiuto di metter fuori
le sue penne e crede di poter volare come a lui talenta, quando
per lui scorrono i più bei giorni della vita e la sua
mente è fuori di ogni preoccupazione, non pensa che dopo
i giorni felici e spensierati vengono quelli cosparsi di spine,
non posso descrivere quanto fu inesprimibile la tristezza che
provai in quel funesto giorno che dovetti abbandonare per la
prima volta il caro suolo natio ed i miei diletti. E il triste
destino mi volle lontano, lontano e non avrei mai sognato che
il mio piede dovesse calpestare un suolo che, fino all'età
di diciannove anni non avevo mai sentito nominare.
Traversai tutto il bel suolo veneto, la bella regina dei mari,
I'incantevole Venezia, e fu grande la mia vaghezza nell'osservare
i suoi bei fabbricati, antichi e moderni, fiancheggiati dal loro
bel lido cosparso di gondole di ogni tinta e misura, ove centinaia
di pescatori e gondolieri le spingevano a colpi di remi.
Traversai pure le placide acque dell'Adriatico, giunsi nelle
Puglie, paese dai climi molto più caldi dei nostri, abitato
da popolazioni indifferenti, tanto per sentimenti, quanto per
usanze, molto gelosi dei loro diritti e delle loro donne, e trattano
i forestieri con quella solita indifferenza con cui trattano
un ladro; per i soldati poi non si parla nemmeno.
Lì cominciai ad assaporare la disciplina militare e quanto
sia dura l'assenza della famiglia in mezzo a tanta gente sconosciuta,
senza mai vedere uno sguardo compiacente. Ma presto questa mestizia
si sciolse e man mano che scorrevano i giorni cominciai ad abituarmi,
e già il quartiere mi divenne caro ed una stretta amicizia
era già formata tra noi, tanto coscritti come anziani.
Il secondo battaglione, a cui fui destinato io, aveva Taranto,
una città posta su di una piccola penisola, mezza costrutta
alla moderna, con le sue belle vie, pulite, fiancheggiate da
bei palazzi e l'altra parte all'antica, ove era costrutta pure
la nostra caserma. |