"TRISTEZZA
MI INVADE"
Memorie della vita militare
scritte da Celeste Casanova Fuga Bola
(dal 1913 al 1915)
PRESENTAZIONE
Sembra una leggenda uscita dai
ricordi annebbiati di una nonna: ritrovare nella soffitta di
una vecchia casa un oggetto prezioso di cui si ignorava l'esistenza
In questo caso non è un baule contenente scialli di seta
o camicie con bottoni d'argento, e nemmeno un cassetto nascosto
pieno di monili d'oro e collane di granati, ma una cosa di maggior
valore: un quaderno con la copertina nera ed i bordi dei fogli
rossi, scritto a mano da un giovane di vent'anni. All'interno,
segnati mese per mese, i ricordi, i sentimenti, le illusioni
di un ragazzo portato via dal suo paese, dalla sua terra per
essere intruppato con altri sfortunati compagni della stessa
età dentro una caserma, ad imparare a sparare col fucile
e uccidere altri uomini, costretti ad ubbidire ciecamente agli
ordini impartiti dai graduati, a fare la guerra.
Il quaderno è stato ritrovato tra le carte conservate
dalla mamma, Maria Bola, da Fortunato Casanova Borca Pulo di
Costalta.
Maria 1'aveva ricevuto da suo padre, Angelo Casanova Fuga Bola,
ed era l'unico ricordo, insieme ad una fotografia in divisa da
soldato, del fratello Celeste, nato il 21 settembre 1892 e morto
nel 1917 a venticinque anni non ancora compiuti, sul Carso.
Fino alla generazione dei giovani di fine Ottocento, in Comelico
e Cadore, i maschi non erano soggetti alla leva obbligatoria.
Qui non si sapeva cosa significassero violenza e guerra. Qualche
avvisaglia con l'invasione napoleonica, quando qualcuno finì
nella campagna di Russia, morendo nelle steppe gelate. Qualche
vento ai tempi delle guerre di indipendenza, quando il veneziano
Pier Fortunato Calvi raccolse qualche decina di valligiani per
opporre resistenza ai soldati tedeschi. Un eposodio minimo della
primavera del 1848. L'obbligo di fare la naja arrivò con
lo stato unitario dei Savoia, negli ultimi anni dell'Ottocento.
Da allora i giovani ventenni seppero cosa significava essere
costretti e doversene andare per qualche anno lontano da casa
a imparare un mestiere inutile ed assassino, quello del soldato.
Celeste Casanova Fuga Bola era uno di questi ragazzi, cresciuto
nei primi anni del Novecento, dopo aver frequentato qualche classe
delle elementari con il maestro Giobatta De Villa Palù
ed aver appreso molto bene a leggere e scrivere. Che sia stato
un bravo scolaro lo si capisce dalla bella grafia di questo quaderno,
ma soprattutto dal suo modo di scrivere, dai pensieri che depone
sulle righe delle pagine, dalla poeticità delle descrizioni
di paesaggi e di orizzonti sconosciuti. Avrà letto le
poesie di Carducci e Pascoli? Gli sarà capitato di accostare
gli scritti del più grande letterato di quegli anni, Gabriele
D'Annunzio? Sicuramente Celeste Casanova Fuga era una persona
che interiorizzava ciò che aveva modo di leggere e sapeva
scrivere con dignità nella lingua italiana. A scuola gli
era stato insegnato che l'ideale di un giovane uomo della nuova
Italia era fare il soldato e andare in guerra per allargare i
confini dello stato, credendo che la grandezza della patria stesse
nell'annientare il maggior numero di nemici. A Celeste toccò
in sorte di fare il soldato prima in Libia, per difendere le
postazioni militari dopo l'occupazione del 1911, in quella guerra
voluta per raggiungere il rango di potenza coloniale come altri
stati europei. Nel diario di Celeste si può capire quanto
misera e senza senso fosse stata l'occupazione della Libia, benchè
egli credesse nell'ideologia militaresca. Egli sperava di dimostrare
il suo valore di soldato in una guerra vera e, misero, fu ucciso
dai soldati nemici sulle rocce del Carso. Quella che è
stata definita "Grande Guerra" è stata, in queste
valli ladine delle Dolomiti, la prima vera manifestazione della
follia del potere sulla vita di intere generazioni.
Ci è parso giusto pubblicare le memorie di questo giovane
di vent'anni del secolo scorso, innanzitutto per far conoscere
a molte persone i suoi sentimenti e le sue vicende, così
ben descritte, e poi per cercare di far capire l'assurdità
della violenza e delle guerre ed il dovere di resistere contro
quelli che vogliono portarle tutt'oggi in giro per il mondo.
Comelico, primavera 2004
Gruppo Musicale di Costalta |