Tinuto: - Nemmeno oggi farà
bello, sai Carmela, non vedi le nuvole che non vogliono staccarsi dalle
montagne...
Carmela: - Siamo già ai primi di giugno e non c'è un
filo d'erba nemmeno a "Ciabalato". Non so ce ci conviene andare
in Visdende, Tinuto, abbiamo ancora fieno comperato che ci basterà
di sicuro fino al momento di monticare. Vorrei anche stare vicina al ragazzo
che ha gli esami a metà giugno, ho paura che si trascuri.
Tinuto: - Sì, sì, sta vicina al ragazzo, ho visto che
ce la mette tutta: che prenda il suo diploma e si trovi un buon posto sicuro,
non come noi, sempre nell'incertezza condizionati dai capricci del tempo.
Tinuto e Carmela avevano ragione di lamentarsi. Era proprio
povera la primavera di quest'anno. Essi vivevano con il lavoro della campagna,
non negli stenti, perchè al giorno d'oggi con dieci mucche in stalla
si può tirare avanti bene, ma si conoscono gli sforzi e le fatiche
dell'agricoltura in montagna... Inoltre, quest'anno, avevano la preoccupazione
del figlio Marco che frequentava l'ultimo anno di scuola e aveva gli esami.
Ma non era una primavera difficile solo per loro. Tutta la gente del paese
era preoccupata e non solo per il tempo. Si diceva che la Regione volesse
far parco in Val Visdende.
Dapprima nessuno aveva prestato attenzione alla legge regionale, tanto più
che la parola era incomprensibile, P.T.R.C., che significava Piano Territoriale
Regionale di Coordinamento e non significava niente, ma quando si è
sentito che parco significava chiudere Visdende, forse non poter più
andare a funghi, essere comandati dai forestali e non poter più andare
a caccia, si è incominciato a discutere. Nelle case, per le strade,
e soprattutto nei luoghi pubblici non si parlava d'altro. Era stata fatta
anche un'assemblea straordinaria della Regola, con solo quest'argomento
alI'ordine del giorno, e in quel giorno si è potuta conoscere l'opinione
dei regolieri. In dieci minuti tutto era deciso: no al parco, fuori i forestieri,
i boschi sono nostri! Ma soprattutto i cacciatori avevano preso a cuore
la questione. Avevano fatto riunioni e attaccato manifesti, ma, a causa
delle elezioni, sopra i loro manifesti erano stati messi quelli dei partiti.
Era di sabato, vigilia delle elezioni, Tinuto e Carmela stavano cenando,
quando sentono bussare alla porta. Entra Pierin, il più bravo cacciatore
di Costalta.
Tinuto: - Oilà, Pierin,
sei qui, siediti, vuoi mangiare con noi?
Pierin: - No, ho già cenato.
Carmela: - È già un po' che non ti si vede, come stai?
È passata anche a te la voglia di discutere del parco?
Pierin: - A me sarebbe passata la voglia di discutere?! Sono venuto
apposta per parlare del parco. Adesso a causa di "quei quattro di Roma"
sono mesi che non si sente parlare d'altro che di politica; accendi la televisione
e non vedi altro che Triibuna Elettorale tutte le sere. I muri sono pieni
di manifesti dei partiti. Non hai visto, Tinuto, che hanno coperto anche
i nostri? Domani, grazie a Dio, si vota e così finirà questa
storia; da lunedì ricommcieremo.
Tinuto: - Sì, è ora che ci facciamo sentire di nuovo,
che non pensino che sia tutto finito. Bisogna ricominciare io e te, perchè
se aspettiamo gli altri!... I cacciatori di Santo Stefano, quelli no che
non dormono!
Carmela: - Mah non lo so incominciare di nuovo con le discussioni
i Vi prego, stiamo in pace. Cosa volete che ci capiamo noi, sono cose troppo
grandi, lasciamo che decidano quelli che ne sanno di più. Faranno
certamente le cose per bene...
Pierin: - Ah, lasciamo che decidano gli altri sul "nostro"!
Che discorsi stai facendo, Carmela?
Tinuto: - Eh, mia moglie è sempre accomodante. Se tutti la
pensassero così, farebbero in fretta i "foresti" a disfare
quello che i nostri vecchi avevano conservato. Abbiamo tenuto duro con Venezia,
con i Tedeschi, anche al tempo di Mussolini, vuoi che ci laseiamo mandar
via da Visdende dai "foresti"?
Pierin: - Eh, dopo non manderesti più le mucche al pascolo
da sole!
Tinuto: - Nemmeno far legna si potrebbe, e andare a funghi. Avresti
finito anche tu, Carmela, di fare le tue "buone stagioni", di
guadagnare con i funghf.
Pierin: - Loro ce la raccontano, Tinuto. Vorrebbero confonderci.
"La protezione faunistica, la caccia di selezione", cosa abbiamo
sempre fatto noi, chi ha sempre salvato gli animali? Con gli inverni che
ci sono qui da noi... se non andassimo a mettere fieno e sale ne morirebbe
la metà.
Tinuto: - Se non ci fossimo noi cacciatori, ci sarebbero solo bracconieri.
Pierin: - Certo, a proibire la caccia succederebbe questo!
Marco, che era in disparte e leggeva un libro per prepararsi
agh esami, sentendo questi discorsi aveva incominciato a brontolare sottovoce,
ma sentendo le ultime battute, non ha più saputo trattenersi.
Marco: - Così i cacciatori
salverebbero gli animali! Questa non l'avevo mai sentita. A chi volete darla
a bere, ci credete tutti ignoranti?
Carmela: - Marco, cosa dici, non è vero che tuo padre è
andato in montagna per dare fieno alle povere bestiole?
Marco: - Sì, per mantenerle in vita fino all'apertura della
caccia: se morissero prima, non potrebbero più ucciderle loro.
Tinuto: - Cosa parli, moccioso, pensa a studiare, non contraddire
tuo padre! Eh, lo so, ti sei lasciato influenzare dai "pannelliani"
.
Marco: - Cosa centra Pannella adesso? Io ho le mie idee, sono contro
la caccia e, se vuoi proprio saperlo, domani voto per i Verdi.
Pierin: - Cosa, i Verdi?! Adesso ho capito. Tu saresti uno di quelli
che vogliono il parco? Che buona educazione gli hai dato, Tinuto.
Marco: - Certo, sono favorevole al parco, e non sono il solo.
Carmela: - Marco, forse è meglio che tu vada in "stua"
a studiare: qui non ci riesci, caro, lascia che parlino delle loro cose.
Marco: - Queste sono cose di tutti, è ora che la gente cominci
a capire cosa significa protezione dell'ambiente.
Tinuto: - Ma, se la maggior parte della gente è contro il
parco, significa che ha già capito!
Marco: - Alla gente non è stato spiegato bene cosa significa
far parco in Visdende: significa mettere ordine, lasciar fuori le macchine,
vedere cervi e caprioli pascolare con le mucche e i cavalli.
Pierin: - Senti, senti, che discorsi!...
Marco continuava a parlare a favore del parco in Visdende
portando valide argomentazioni e Pierin, che vedeva solo il suo punto di
vista e si rendeva conto che non riusciva a tenergli testa, aveva una gran
voglia di insultarlo, ma doveva trattenersi perché era in casa d'altri.
Tinuto e Carmela non sapevano più come fare per accomodare le cose.
Conoscevano le idee di loro figlio ma non avrebbero mai pensato che si infuocasse
tanto e fosse capace di contraddire e tener testa anche a suo padre. Pierin
era arrabbiatissimo e Tinuto e Carmela si vergognavano anche per la brutta
figura che Marco aveva fatto fare loro. Quando suo padre crede di dirgli
qualcosa, sbatte la porta e se ne va.
Tinuto: - Che peperino avvelenato!
Mandi a studiare i figli e poi tutto quello che insegni in casa è
niente. Chissà cosa insegnano a scuola!
Carmela: - Non parlare così, Tinuto. Sai bene quante cose
conosce Marco.
Tinuto: - Il troppo sapere trabocca... Come la mucca, che riempie
il secchio di latte e poi lo rovescia con un calcio...
Carmela: - Veramente, io in presenza di Pierin non ho voluto parlare
per non aggravare le cose ma, non ha poi tutti i torti il ragazzo, Tinuto.
Tinuto: - Come?! Dici davvero o lo fai apposta per provocarmi?
Carmela: - Senti un po', non hai visto l'anno scorso cosa c'era in
Visdende ? Nei giorni di festa sembrava la valle di Giosafat: macchine dappertutto,
anche in mezzo al prato, fuochi vicino alle piante e, alla sera quando se
ne andavano, lasciavano rifiuti clappertutto. E anche tanti dei "nostri",
che sparlano dei "foresti", ... li ho visti anch'io! Allora, se
mettessero un po' d'ordine, non sarebbe male. Bisogna pensarci su prima
di essere contrari.
Tinuto: - Pensarci su?! Tu, col cervello che ti ritrovi, che cambi
pensiero ogni cinque minuti, appena uno dice la sua. A cosa serve parlare
con te, cosa, con te! Sul "nostro" comandiamo noi e nessun altro
può venire a mettere ordine!
Tinuto era talmente arrabbiato da non parlare più
con Carmela né con suo figlio. In casa stava zitto andava a sfogarsi
nelle osterie dove trováva soddisfazione con chi la pensava come
lui e tornava a casa sempre un po' brillo. A Carmela tutto questo dispiaceva
ma non osava parlare per paura di innervosirlo ancora di più. Da
alcuni giorni c'era mutismo, finché, una mattina, Carmela, che era
andata a messa per i defunti del marito, torna a casa col cuore in gola,
apre la porta e, tutta agitata...
Carmela: - Quale grazia, quale
grazia, quale grazia...
Tinuto la guarda stupito e non capisce niente.
Carmela: - Il Papa, viene a
Val Visdende! Quando il prete l'ha detto in predica, credevo di sognare.
Quale grazia, quale grazia, il Papa a Val Visdende!
Tinuto: - Quale Papa?! Quello dei 'Tonde" ?
Carmela: - No, non meritiamo, non meritiamo una grazia così
grande!
Tinuto: - Dove, a "Ronco dla Zaina" a "la Fita"?
Andrà forse a "Val dla Gedia"!
Carmela: - Non posso crederci, proprio qui a due passi! Oh, caro,
benedetto questo Papa, fin qui ha voluto arrivare.
Tinuto: - Farebbe meglio a starsene a Roma!
Carmela: - Ma, cosa dici, Tinuto? Hai capito quello che ho detto?
Il Papa viene a Val Visdende domenica dodici luglio, e dice la messa a Pra
Marin, vicino alla nostra casera. Quel giorno voglio essere là; ci
andiamo la sera prima a dormire; uno di questi giorni vado a mettere tutto
in ordine!
Tinuto: - Questo Papa è sempre in giro. Quanti soldi! Farebbe
meglio a metterli dove c'è più bisogno!
Carmela: - Sei un luterano, ti prego non bestemmiare, non vai mai
in chiesa, taci, Tinuto, taci, perchè commetti sacrilegio e fai cadere
le maledizioni sulla nostra casa.
Tinuto tace e Carmela, piena di contentezza, ringrazia
il Signore e comincia a prepararsi per la grande giornata del dodici luglio
a Visdende. In quei giorni, nel paese, non si parlava d'altro che del Papa
in Visdende: tutti si meravigliavano di poter avere una personalità
così grande e vederla da vicino, non solo per televisione o a Roma,
chi poteva andarci. Soprattutto gli anziani, che erano abituati a considerare
il Papa tanto distante, pur sapendo che questo Papa viaggiava molto in tutto
il mondo, non potevano credere che venisse proprio nel prato di Pra Marin.
La maggior parte della gente era contenta ma, come in tutte le cose anche
più belle, qualcuno trovava da ridire. Pierin era uno di quelli e,
una sera che era in casa di Tinuto e Carmela, si sfoga.
Pierin: - Hai visto, Tinuto,
i forestali? Perfino il Papa fanno venire a Visdende per riuscire a fare
il parco.
Tinuto: - Anche tu hai pensato questo? Io l'ho pensato subito. L'hanno
studiata bene. Quel giorno ci sarà tanta gente, autorità,
la televisione a riprendere la messa, e tutti vedranno la nostra bella valle
e diranno che è giusto che si faccia il parco e che siano proprio
i forestali a farlo, visto che sono stati tanto bravi da chiamare perfino
il Papa.
Pierin: - Ho sentito che non hanno chiesto il permesso alle Regole,
hanno avvertito solo dopo. Se fossi capo Regola io, non avrei concesso il
permesso!
Carmela: - Senti che roba: il Papa dovrebbe chiedere al capo Regola
il permesso per celebrare la messa in Visdende?! Che assurdità dici
Pierin ? Un onore così grande pochi possono averlo: i nostri vecchi,
se fossero vivi, andrebbero in ginocchio a ricevere la benedizione del Papa!
Quelli avevano fede, non voi!
Tinuto: - Fede, la fede non c'entra: questa cosa e stata fatta con
furbizia, per convincere la gente che è bene che si faccia parco,
con la benedizione del Papa. Tu quando sei andata a messa...
Carmela: - Certo che ci vado, e stasera ho avuto una soddisfazione
ancora più grande: il Papa non viene solo a Val Visdende, si ferma
per alcuni giorni a Lorenzago, in un castello. Non vedo l'ora che sia domenica:
sapessi cos'hanno preparato. Ieri a Visdende ho visto: vicino alla chiesa
c'è un grande palco con la scalinata davanti e un altare di legno...
le piante d'intorno come colonne: mi sembrava di essere a piazza San Pietro
a Roma.
Tinuto: - Sì, sì, quel giorno arriveranno due-tremila
persone e finiranno per rovinare il prato.
Marco: - Sì, mamma, devo proprio dar ragione al papà:
come si fa a pensare di portare tanta gente a Visdende? Non so cosa abbiano
in testa i forestali! Questo significa rovinare l'ambiente, non proteggerlo.
Carmela: - Cosa vuoi che sia, ho visto, hanno tagliato alcune piantine
per far posto; di bosco ce n'è rimasto tanto! Non comincerai anche
tu, Marco, a metterti contro il Papa!
Marco: - Chi sta parlando male del papa? Mi lascia indifferente il
fatto che lui venga, ma siccome non viene da solo e quel giorno Ci saranno
non due-tremila persone come dice il papà ma trentamila di sicuro,
allora hai idea di quanto danno faranno? Hanno già cominciato in
questi giorni a far danno, tutti gli elicotteri che sono passati hanno messo
in fuga gli animali oltre la cima!
Pierin: - Finalmente la pensi anche tu come noi!...
Marco: - No, sono rimasto con le mie idee di prima...
Carmela: - Beh, anch'io sono rimasta con le mie idee e non vedo l'ora
di poter vedere il Papa.
Durante la settimana in cui il Papa era a Lorenzago, la
gente era presa da questo avvenimento: sembrava che nell'aria ci fosse qualcosa
di nuovo e di grande. Anche il tempo era migliorato. Su tutte lé
case del paese sventolavano bandiere gialle e bianche per far festa al Papa,
perchè le potesse vedere passando in elicottero verso la Val Visdende.
E quando si era saputo che lui, ogni giorno, faceva escursioni in montagna,
che era andato a Val Grande e sul Popera, la gente si era fatta particolarmente
attenta nello scoprire i suoi itinerari.
Era sabato, undici luglio, vigilia della festa di Pra Marino. Era una bella
giornata si sole, buona per fare il fieno. Quando Tinuto si alza trova Carmela
già pronta: aveva già preparato anche il pranzo; crede che
abbia cambiato idea e non sia più intenzionata ad andare in Visdende.
Tinuto: - Oggi, con questa giornata riusciremo a rastrellare tutto
quello che ho falciato ieri in "Barche". Sono contento, Carmela,
che tu abbia già preparato il pranzo, mangeremo lassù e avremo
il tempo per fare tutto con calma.
Carmela: - No, Tinuto, ti avevo detto di non falciare in questi giorni
perchè avevo intenzione di andare in Val Visdende per poter essere
fra i primi, domani mattina, a vedere il Papa vicino. E ci vado! Ho preparato
il pranzo per me ed ora, appena avrò preparato qualcosa anche per
te e per Marco, alle dieci, quando arriverà Dvane col trattore, sono
già d'accordo, andrò con lui fino davanti atla casera. Si,
ho diritto anch'io a una giornata di ferie, queste sono le mie uniche soddisfazioni,
una cosa del genere non capiterà mai più nella vita...Il Santo
Padre a Val Visdende. Non provarci nemmeno a farmi cambiare idea: questa
volta ho deciso e ci vado.
Tinuto: - E avresti il coraggio di lasciare me e il ragazzo lassù,
da soli, con tutto il fieno di "Barche" da raccogliere?!
Carmela: - Non insistere nemmeno, ti avevo avvertito, fa venire qualcuno
ad aiutarti .
Tinuto: - E chi? Il Papa verrà con me, quando tutti ne hanno
già abbastanza del proprio. Mi vergogno anche per la gente che ci
vedrà lassù da soli perche la stupida è corsa dietro
al Papa. Quello non è certo tanto stanco: ho visto ieri sera su Tele
Comelico, ha buona gamba, non era stanco neppure dopo esser stato sul Popera.
Sono più giovane di lui ma io non riesco ad avere quel passo quando
scendo da "Barche", alla sera, dopo aver fatto il fieno. Vai pure
a tenere le mani giunte ma anch'io so il Vangelo che dice: il lavoro è
preghiera !
Sentendo queste cose, Carmela si vergogna un po' ma, quel
giorno, niente avrebbe potuto fermarla; parte per Visdende come aveva deciso.
A Tinuto e a Marco non rimane altro da fare che prepararsi e partire anche
loro per andare a rastrellare. A Stamsöto, Madera, Varlonge, Paze e
Barche c'era gente sui prati. Il fieno rivoltato aveva preso colore e si
sentiva il buon odore dell'erba seccata riempire l'aria d'intorno. Le porte
del fienili erano spalancate e i fienili vuoti aspettavano i fasci di fieno.
Da un prato all'altro il vento portava le voci della gente contenta per
la bella giornata e le urla dei bambini che giocavano. Là dove a
lavorare erano in tanti si vedeva il fieno scendere e accumularsi mentre
i fasci venivano portati al fienile ed invece, nel prato di Tinuto, i due
poverini erano ancora in cima e stavano preparando il primo fascio.
Tinuto: - Porco... guarda a
Varapiön, Bruno sta già per finire. Sabina non è andata
a Val Visdende, solo tua madre era impaziente di andarci. Bel coraggio,
lasciarci qui soli nel bel mezzo del lavoro, quella bigotta !
Marco: - Finiscila, papà, nemmeno secondo me sarebbe stato
necessario andare a vedere il Papa, ma non serve a niente farsi il sangue
cattivo; prima di sera finiremo anche noi. Guarda, guarda lassù,
chi sono quei "foresti" che escono dal bosco?!
Tinuto: - Guarda è proprio vero e scendono in mezzo all'erba
e la calpéstano... "Oilà, dove credete di andare, nell'erba
fresca" . . .
Tinuto aveva messo via il rastrello per correre a fermarli
e a dirne quattro, quando Marco vede, con la coda dell'occhio, il prete
e il vescovo che arrivano ansimando dal paese.
Marco: - Papà, c'è
il Vescovo con il prete che arriva, deve essere successo qualcosa.
In quel momento si avvicina uno di quei "foresti"
e dice a Tinuto e Marco di continuare il loro lavoro, perchè tra
poco sarebbe passato il Papa a benedirli. Per Tinuto è stato come
una doccia fredda. Batticuore, le gambe che tremavano, senza parole, cade
in ginocchio mentre guarda quella bianca figura, come una vlsione, avvicinarsi
sempre più. Quando il Papa gli arriva vicino, gli mette una mano
sulla testa e gli dice "Benedico il vostro lavoro e la vostra famiglia",
a Tinuto viene un nodo alla gola, non riesce a trattenersi e si mette a
piangere come un bambino. Anche Marco è commosso, abbassa la testa
e bacia la mano al Papa. Intanto, nei prati d'intorno, tutti si erano accorti
di ciò che era successo. Lasciano i rastrelli e i fasci del fieno
appena raccolto e corrono incontro. Il Papa si ferma a parlare con tutti.
Col bastone in mano scendeva davanti come un pastore e la gente faceva corteo
dopo di lui. Come un fulmine, la voce che il Papa scendeva da Stamsöto
aveva scosso tutte le case del paese, i vecchi correvano per il sentiero
di Col da Cros come se avessero avuto vent'anni le mamme portavano i bambini
in bracció a ricevere il bacio dal Papa. Negli occhi di tutti si
leggeva una meraviglia e una contentezza mai provate prima.
Era il giorno più bello della storia di Costalta.
Il Papa, a piedi, lungo la strada di Villa, la via De Marco, in piazza Casanova
dove una gran folla già lo attendeva e al vederlo, esulta e applaude,
copre qúasi il suono delle campane a concerto. Anche Tinuto e Marco,
ancora frastornati, erano giunti con tutta la gente nel piazzale della chiesa
e Tinuto, con gli occhi sbarrati, sapeva dire soltanto poche parole...
Tinuto: - Mai vista cosa simile,
mai vista cosa simile, mai vista cosa simile!
Ormai anche la chiesa era piena; si era saputo che il Papa,
dopo due ore, si sarebbe fermato lì a pregare e parlare alla gente.
Tinuto si era inginocchiato nell'ultimo banco, con le mani davanti al viso,
fermo come una statua. Da venti anni non entrava in chiesa. A un certo punto
si alza di scatto e lancia un urlo:
Tinuto: - Marco, la mamma in
Val Visdende... Va', chiama tuo zio, digli di andare subito a prenderla
con la macchina, forse riesce ancora a vedere il Papa prima che se ne vada.
Marco sale di corsa la scorciatoia e Tinuto, che non si
ricordava più nè del fieno, nè dei litigi, dalla piazza
guarda la strada con la speranza di vedere la moglie arrivare per vivere
con lei questo momento così bello e grande della loro vita. Infatti,
Carmela arriva in tempo, prima ancora che il Papa esca dalla canonica. Tinuto
le va incontro.
Tinuto: - Carmela, sono contento
che tu sia qui.
Carmela: - Tinuto, il Papa
a Costalta! Sia benedetto questo giorno. Non posso crederci, non posso crederci
ancora.
Tinuto: - Nemmeno io credevo,
Carmela, ma adesso che ho visto, credo.
E insieme entrano in chiesa. Quando il Papa è passato
in mezzo alla gente e si è avvicinato all'altare, tutta la chiesa,
a una sola voce, pregava con lui. Il cuore della gente era in festa. Tutti
cantavano con gli occhi il loro grazie per questo avvenimento che nessuno
avrebbe osato sperare.
Sembrava che, quella sera, a Costalta nemmeno il sole volesse tramontare. |