24-6-2006
Quella di Auronzo doveva essere unantologica,
poi il pittore di Costalta di Cadore è morto
La retrospettiva che nessuno
voleva
Inaugurata lesposizione di
Giovanni De Bettin,
scomparso da poco
Doveva essere
un'antologica, ma il destino ha voluto che diventasse una retrospettiva,
una sorta di omaggio postumo a un artista scomparso solo da pochi
giorni.
Accade così per la
mostra di opere di Giovanni De Bettin, inaugurata giovedì nella sala esposizioni
del municipio di Auronzo di Cadore con la presentazione di Enzo
Santese. L'esposizione rimarrà aperta sino all'11 luglio.
La mostra sarà «replicata», dal 16 luglio
al 6 agosto prossimi, alla galleria d'arte in casa del pittore,
a Costalta di Cadore.
Le due iniziative sono state organizzate da Comune di Auronzo,
Consorzio turistico Auronzo-Misurina, Regola di Costalta e Magnifica
comunità del Cadore.
Da parecchi anni Giovanni De Bettin poteva essere considerato
una sorta di cantore innamorato del suo Comelico, un moderno
aedo della valle che attraverso il linguaggio della pittura sapeva
svelare la bellezza interiore della «sua» montagna.
«Dal tormento esistenziale alla calda adesione al suo mondo,
dalla profonda malinconia per la fugacità del tempo, alla
problematica relazione con l'attualità», come sostiene
Enzo Santese, De Bettin seppe intonare variegati registri espressivi
per raccontare se stesso, la sua esperienza di vita (che non
fu facile), la sua terra, mai cedendo alle mode fugaci, bensì
coerente sino in fondo con la convinzione di dover testimoniare
sulla tela «un mondo di attività e di abitudini
cancellate dai tempi».
Negli incantevoli
paesaggi del suo Comelico, in particolare del versante costaltese,
nel trionfo estivo della natura così come nel silenzio
di boschi innevati, nonché nei volti dipinti con delicatezza
e amore, Giovanni De Bettin parla la lingua di un montanaro cosciente
di essere figlio di una terra non prodiga, ma pur sempre amica,
confidente, accogliente e protettiva. La sua è una pittura
di grande intensità emotiva e che spesso riesce a esprimere
anche una pacata e sicura religiosità, «spia»
evidente di uno dei caratteri fondamentali dell'identità
culturale delle genti della montagna comelicese.
Il pittore dei
monti e dei campanili del Comelico (un'immagine a metà
tra la fede e la denuncia di sterili divisioni tra paesi) se
ne è andato in silenzio solo da poco tempo, ma è
pur sempre presente nelle mostre di Auronzo e Costalta .
Dino Bridda |