__________________________________________ |
Ottobre
2006 - Maggio 2007 PERUGIA, PROCURA della Repubblica |
|
Testo denuncia presentata a Napoli e trasferita per competenza a Perugia |
|||
10 ottobre 2006 Sono ormai passati più di trenta giorni, dalla presentazione della nostra denuncia a Napoli. E circa due anni dalla prima richiesta di aiuto formulata ai carabinieri; due anni dall'inizio della sottrazione ripetuta delle raccomandate e fascicoli presso la Procura di Roma.. In Procura a Perugia, la signora allo sportello "primi atti" dice che ci vorranno almeno 15 giorni per conoscere il nome del PM al quale è stata assegnata l'indagine proveniente da Napoli. Per noi è troppo tempo. Così subito dopo essere usciti dagli uffici inviamo una lettera email alla Procura della Repubblica di Perugia con richiesta di informazioni, seguita da un fax, che spiegava i motivi della richiesta del colloquio. I motivi di richiesta colloquio, indicati nel nostro fax, e non presenti nella mail, sono: “E’ fondamentale verificare che tutto il nostro materiale sia stato inoltrato e che il CD allegato sia leggibile. E’ d’obbligo questa verifica visto quanto accaduto presso la Procura di Roma e presso il Prefetto (Sottrazione di documentazione art. 616 c.p.). Vi è da verificare inoltre se è giunta la documentazione successiva da Napoli.” Vedi: Nostro Fax .
12 ottobre 2006 Ci risponde il PM assegnato ed in risposta dichiara: “Presentatami oggi la richiesta di colloquio, che dovrebbe indicare i motivi per cui è necessario, non può essere accolta perché il PM, se ritenuto necessario, sente le persone offese ex art. 362 c.p.p. o delega tale attività alla P.G. Si autorizza il rilascio della certificazione ex art. 335 c.p.p., se richiesta. Si comunichi con” … (il resto risulta illeggibile) Vedi Fax di Risposta
13 ottobre 2006 Ora abbiamo il nome del PM. Insistiamo chiedendogli se ha letto il nostro fax e i motivi della richiesta del colloquio. Spediamo anche un lista del materiale che deve essergli pervenuto da Napoli. Includiamo inoltre una sentenza della Cassazione che riteniamo importante per il caso in oggetto. 17 ottobre 2006 Il PM non ci concede nessun colloquio e rimanda la nostra documentazione, per i controlli, alla segreteria. 27 ottobre 2006 Inviamo una nuova lettera al PM per chiarire eventuali dubbi, che possono essere sorti dall’interpretazione della pagina stessa che il PM ha spedito in segreteria per i controlli. 22 Novembre 2006 Sono passati 2 mesi e mezzo dalla denuncia considerata "urgente" a Napoli. Sono passati più di due anni e un mese dalla prima richiesta di aiuto formulata ai carabinieri. Il 22 di Novembre 2006 telefoniamo da piazzale partigiani, proprio davanti al palazzo della procura, in Perugia, alla segreteria del PM. Supplichiamo un colloquio con il magistrato e segnaliamo che ci sentiamo in pericolo e in stato di indigenza perché non abbiamo più sostegno. Vedi: richiesta
di protezione inoltrata su suggerimento della segreteria Presentiamo un nuovo fax di otto pagine indirizzato alla segreteria del PM ed al PM: specifichiamo in forma scritta risposte e considerazioni sul colloquio telefonico del 22 novembre '06. 28 Novembre 2006- Rideposito della documentazione Nonostante le nostre richieste del 22 e del 24 novembre non otteniamo nessuna risposta. La Procura ci può interpellare via mail o via fax, come ha già fatto in ottobre, per comunicarci che non intende concederci un colloquio. Così il 28 Novembre '06 ci rechiamo in Procura. Tentiamo di parlare con qualcuno: dicono che siamo irreperibili? Eccoci qua a bussare di nuovo. Ci fanno parlare solo con la direttrice delle segreterie, che, comprendendo che qualche cosa non funziona, ci fa ridepositare la documentazione. 29 Novembre 2006 Le nostre preoccupazioni esternate alla Lavezzari, direttrice delle segreterie della Procura perugina e lo stesso rideposito, non producono nessun risultato. Inviamo così un fax ai due PM indicati come D.D.A. di Perugia. In particolare poniamo ai magistrati dell'antimafia alcuni quesiti sorti dopo il colloquio con la Lavezzari. Vedi fax inviato ai
D.D.A.
2 Dicembre 2006 Proviamo a telefonare al D.D.A. per vedere se ha letto la nostra documentazione. Troviamo l'ispettore Monori. Chiediamo un aiuto, un interessamento, un indirizzamento. Ci rimanda al magistrato. Per Monori sembra impossibile quello che diciamo, perchè ci dice che il magistrato lo conosce bene ed è una brava persona. Ormai è sabato: Monori dice che dobbiamo arrangiarci con il PM. Pensare che la segreteria del PM, ancora durante il colloquio del 22 novembre ci aveva indirizzato all'ispettore di polizia, che il quel momento non c'era. Presso la segreteria del PM non c'è nessuno: fanno la settimana corta, ed il centralino, nonostante le richieste di parlare con qualcuno di turno, ci chiude la comunicazione in faccia. . 4/5 Dicembre 2006 fino al 19 dicembre 2006 Torniamo a Perugia. Non ci sono novità. Proviamo a interessare un giornale, senza risultati. |
|||
Dunque ricapitoliamo. La segreteria
del
PM di Perugia durante il colloquio telefonico del 22 novembre 2006 ci
aveva
indicato di fare un esposto. Noi avevamo risposto se ci prendeva in
giro,
visto che era dal 2004 che avevamo fatto esposti e quei documenti erano
ora
proprio nelle loro mani. La Procura non aveva dato risposta alle nostre
richieste,
sollecitate tramite fax, mail e di persona: unica risposta è che non
intendevano
parlare con noi. Nel frattempo avevamo dovuto spostarci ancora.
Fu l'occasione
per chiedere consiglio nuovamente ai carabinieri. Visto che le
operazioni precedenti non avevano dato risultati tangibili, questa
volta i carabinieri
ci suggerirono di riscrivere tutti i fatti partendo dall'inizio. Ci fu
messa
a disposizione una squadra costituita da tre persone: il comandante
della
stazione e due carabinieri della Polizia Giudiziaria. Fu redatto un
verbale
di varie pagine che rimandava ad altrettanti allegati. La
denuncia-querela
era completata da altri documenti masterizzati su CD. Per sicurezza fu
valutato
di mettere il CD sotto sequestro con relativo verbale. Fu un'operazione
laboriosa
e molto lunga. I carabinieri poterono in quell'occasione avere sotto
mano le ricevute e in documenti in originale che risultavano scomparsi.
La denuncia
veniva depositata in Procura a Perugia il 21 dicembre 2006 ed assegnata
ad
un altro PM.
Questo "secondo atto" non fece altro che dimostrare che Perugia non è
in
grado trattare casi complessi riguardanti la Procura di Roma e relativi
magistrati.
Probabilmente Perugia è troppo piccola per essere in grado di
contrastare
l'influenza dei magistrati romani. Di fatto, neanche questo secondo
magistrato,
ci concesse mai un colloquio. Ci chiediamo che razza di indagine si può
fare
senza mai sentire i diretti interessati. Il magistrato non si fece vivo
nemmeno
alle nostre richieste di aiuto "umano".
Ci chiediamo perchè il primo procedimento iscritto a Perugia trasferito
da
Napoli era con il modello 21, e quest'ultimo invece è con il modello
44.
Ci chiediamo perchè il procedimento sia stato iscritto contro ignoti,
quando
invece è pieno zeppo di nomi e cognomi e reati. Alcuni di questi
"misteri"
vennero a galla molto più tardi, e precisamente il 23 maggio 2007.
Anche in questo secondo atto ci
furono
degli errori: il maresciallo che scrisse il verbale aveva indicato il
nostro
domicilio, seppur gli ordini del Capitano dei carabinieri erano di non
indicare
a nessuno dove ci trovavamo (nemmeno il Capitano lo voleva sapere, lo
dovevamo
dire a voce solamente al maresciallo). Il secondo errore, secondo la
nostra
opinione, è che il maresciallo con quello che aveva sentito e visto
doveva
da subito affidare l'indagine ad un'altra Procura (Firenze) o attivare
altre procedure. In questa maniera ci fece perdere tempo prezioso e ci
mise sicuramente
in ulteriore pericolo.
Pochi giorni dopo fummo costretti a
lasciare
quel domicilio e forse fu meglio così. Scrivemmo delle lettere
all'attenzione
del Comandante e del maresciallo che aveva redatto il verbale. Lettere
che
non ottennero nessuna risposta. Provammo anche a chiedere aiuto al
comando
provinciale e regionale: nessuna risposta. Probabilmente i carabinieri
non
potevano fare nulla e si doveva solo aspettare il magistrato.
In
Marzo
2007, grazie all'interessamento di alcune forze dell'ordine, fu
pubblicato
un articolo sulla nostra vicenda in un quotidiano. L'obiettivo
dell'articolo
era di smuovere il comune a darci una mano ed eventualmente smuovere i
magistrati.
La situazione fu riportata in maniera molto leggera, altrimenti nessuno
ci
avrebbe aiutato.
L'articolo fu notato da un giornalista della RAI, ci contattò e
partecipammo
ad una trasmissione in diretta televisiva. In realtà il giornalista,
dall'articolo
sul giornale, aveva percepito solamente l'aspetto umano della vicenda e
questo
l'aveva notevolmente colpito. Quando comprese i problemi con la
magistratura
fece marcia indietro. Ormai però la nostra apparizione in TV era già
stata
fissata e così il nostro intervento, di comune accordo, fu plasmato
sulla
ricerca di un interessamento umano, evitando di parlare di magistrati,
procure
e quant'altro etichettando tutti i nostri problemi sotto la voce
"Burocrazia".
Qualcuno telefonò in trasmissione per offrirci un posto, ma non ne
venne
nulla di concreto.
Nonostante l'articolo sul giornale e l'apparizione in TV non si mosse
nulla
dal punto di vista socio-politico e nella magistratura.
Perugia
terzo atto -Maggio 2007
Il 23 di Maggio 2007 (il giorno
in
cui si commemora l'attentato al giudice Falcone), ci arriva la
comunicazione
sul nostro internet fax. E' il primo PM di Perugia che ci scrive.
Ci ribadisce,
attraverso la Polizia Giudiziaria di Perugia, che non ci concede il
colloquio
da noi richiesto. Ci segnala che ha delegato tale incarico alla p.g.
Sembra
una risposta alla nostra apparizione pubblica, visto che il magistrato
ci
aveva già fatto conoscere tale decisione tramite fax, ancora nel 2006.
Dalla comunicazioni apprendiamo però delle novità.
La prima novità è che la Polizia Giudiziaria di Perugia delegata dal
magistrato,
aveva subdelegato a sua volta i carabinieri del paese di "XXXX". Si tratta di
una
grave incoerenza nell'attribuzione delle indagini, visto che dentro
quelle
denunce risultavano contestati proprio ai carabinieri di "XXXX" i reati di minacce, abuso d'ufficio,
omissione
in atti d'ufficio, comportamento contrario al regolamento, diffamazione.
Dunque Perugia ancora una volta si comporta in maniera incomprensibile
visto
che ci ha dato in pasto al nemico. Perugia non ha nessuna
scusante e tantomeno
i due magistrati di tale procura, visto che i fatti riguardanti i
carabinieri
erano stati depositati a partire da marzo 2005. Tale documentazione era
si
sparita misteriosamente a Roma, ma era stata prontamente sostituita da
una
copia depositata a Napoli e successivamente ridepositata un'altra volta
a
Perugia. Il secondo magistrato di Perugia aveva inoltre un bel verbale
scritto
dai carabinieri del'Umbria in data 19.12.06, che era incentrato
proprio
sui fatti incresciosi accaduti all'interno dell'Arma. E al punto 5
delle nostre richieste, alla fine di tale verbale vi era scritto:
"Che venga fatta chiarezza sull'operato del maresciallo XXXX in
servizio presso la stazione dei carabinieri di XXXX ...".
E non solo, all'interno di tale denuncia si fanno i nomi di altri tre
carabinieri
di tale stazione e si fa riferimento ad un altro carabiniere sempre di
tale
cittadina, che stranamente abbiamo trovato in servizio nel piccolo
paese
della lombardia dove avevamo tentato di rifarci una vita. Ma se tali
carabinieri
(uno forse era pure il comandante della piccola stazione) da noi
denunciati
hanno influenzato il comune di residenza e i comuni dove avevamo
tentato
di rifarci una vita fuori regione, non osiamo immaginare cosa possano
aver fatto a livello d'indagine e come possano aver
influenzato la stessa Polizia
Giudiziaria di Brescia e di Perugia.
Ora i magistrati di Perugia, se ci avessero concesso un
colloquio, probabilmente
non avrebbero commesso questi gravi errori. I magistrati invece hanno
voluto
solo ascoltare gli altri, chiudendo tutti i procedimenti senza che mai
questi
arrivassero ad un processo e senza mai sentirci e/o vederci in faccia.
In
questa maniera hanno infranto il nostro legittimo diritto alla difesa,
hanno
infranto cioè uno dei principi della giustizia, riconosciuto a livello
internazionale
e pure incluso nella nostra Costituzione. E poi hanno commesso questa
grave
incoerenza nell'attribuzione della pg competente per le indagini.
Apprendiamo
anche un'altra cosa negativa. Il PM ci risponde ad una richiesta che
avevamo
fatto al secondo PM interpellato, quello al quale era stata assegnata
la
seconda denuncia querela e nella quale ci lamentavamo pure del
comportamento del primo PM. Dunque il secondo procedimento è stato
inglobato nel primo
e il secondo PM messo a tacere. Chissà come farà questo primo PM a
giudicare se stesso. Abbiamo la netta sensazione di essere stati presi
in giro.