Evidenziamo che ci potrebbero essere stati
dei malintesi tra la Procura di Napoli e Perugia. Ecco come si sono svolti
i fatti:
L’8 settembre 2006 incontriamo presso l’ufficio primi atti della Procura di Napoli un ispettore di Polizia. L’ispettore, verificata la gravità della denuncia e dei fatti contenuti negli allegati, e da quanto appreso da noi, fa visionare parte del materiale al PM di turno. La denuncia, visti i problemi accaduti presso altre procure, è assegnata d’urgenza, e per evitare la sottrazione di materiale, viene sigillata e portata direttamente al dottor Borrelli dell’antimafia (assegnato entro un’ora e mezza). Ci viene consigliato di andare a parlare subito con il PM. L’ispettore ci informa che dovremmo essere reperibili, e si informa in che modo contattarci, tramite fax e mail, visto che per le situazioni patite non eravamo rintracciabili all’indirizzo di residenza.
Nel pomeriggio vi fu probabilmente un disguido, per il quale non ci fu permesso di incontrare il dottor Borrelli. Noi tornammo convinti che le indagini si sarebbero fatte a Napoli.
Il 29 di settembre ’06 ritorniamo a Napoli per parlare con il magistrato: scopriamo che la denuncia con tutto il materiale allegato era stata inoltrata alla Procura di Perugia.
Parlammo con il dottor Borrelli, il quale ci disse che non poteva prendere in carico il procedimento perché riguardava problemi inerenti la Procura e magistrati di Roma. Il dialogo con il PM evidenziò che questi non aveva letto gli allegati cartacei e nemmeno il CD, e non si era reso conto che i reati compiuti a Roma erano solamente gli ultimi di una lunga catena di origine mafiosa.
Il PM, preso alla sprovvista, tentò in un primo momento di dare un’occhiata agli allegati, ma aveva poco tempo e comunque ci disse che non poteva far più nulla. Insistemmo per la parte dei nostri documenti che trattava di argomenti correlati allo scandalo del calcio. Il PM allora ci invio dal dottor Filippo Beatrice. Beatrice ci ascoltò per circa quaranta minuti, ma ci disse che ormai la sua indagine era chiusa. Tuttavia per curiosità si copiò un CD nel computer con il nostro materiale1.
L’ispettore di Polizia, grazie al colloquio dell’8 settembre, aveva capito la gravità della situazione e ci aveva accelerato la procedura, per parlare subito con il PM. Se avessimo parlato con il PM probabilmente la pratica avrebbe preso un iter diverso. Purtroppo Borrelli, d’istinto, senza leggere gli allegati e la lunga serie di reati, spedì il tutto a Perugia, probabilmente senza evidenziare si trattasse di problemi di tipo mafioso e di qui forse è nato il caso di averci assegnato un PM ordinario, non appartenente all’antimafia. Inoltre lo stesso ispettore di Napoli ci assicurò che il caso sarebbe stato trattato coinvolgendo anche il Procuratore Capo, per non lasciare il peso di tanta responsabilità sulle spalle di un solo magistrato, e per evitare altri errori: troppi ne sono già stati commessi. E comunque prima di qualunque azione investigativa, i magistrati avrebbero parlato con noi.
B)Perché il PM di Perugia ci rifiuta un colloquio?
Noi abbiamo vissuto e continuiamo a vivere una situazione che ci ha logorato fisicamente e psicologicamente: in breve dopo i primi esposti effettuati dai carabinieri in ottobre 2004, abbiamo subito una catena di reati: dalla violazione di domicilio, intimidazione, diffamazione, violenza morale. Tra tutti spicca la sottrazione di ben 7 lettere raccomandate e due esposti depositati a mano, dalla Procura della Repubblica di Roma2. La documentazione era sparita (o mai arrivata) anche presso il Prefetto di Padova. In seguito ricevemmo intimidazioni da alcuni componenti dell’Arma dei Carabinieri, i quali si rifiutarono pure di accettare delle nostre denunce adducendo motivi futili, come che il fatto che ciò non poteva essere accaduto.
C)Perché dobbiamo parlare con la Polizia Giudiziaria?
Noi avevamo parlato con la Polizia Giudiziaria in occasione della nostra denuncia querela presentata in Questura di Brescia il 27.02.06. In tale occasione parlammo con un ispettore di Polizia superiore della divisione anticrimine, che ci era stato presentato dal vicequestore dott. Acquaviva. La P.G. aveva accolto la nostra denuncia ma probabilmente le indagini si insabbiarono per alcuni motivi: il dottor Acquaviva aveva espresso la sua preoccupazione nell’andare “contro” la Procura di Roma. L’indagine riguardava, tra le altre cose, alcune denuncie fatte contro un maresciallo dei carabinieri. L’indagine toccava alcune personalità della FIGC nazionale e probabilmente il nucleo di un’associazione a delinquere che aveva contatti con il calcio, e giri di soldi nel vicentino.
D)La Procura di Perugia è sicura di aver ricevuto in maniera integra il materiale da noi depositato a Napoli?
La domanda è sorta dopo il colloquio con la segreteria del dott. PM di Perugia del 22.11.06. Contattammo la segreteria per chiedere nuovamente un colloquio, e che ci aiutassero perché per le situazioni patite, stiamo finendo sotto un ponte. La segreteria cadde dalle nuvole e ci chiese perché non abbiamo chiesto protezione. In realtà la protezione noi l’avevamo chiesta, proprio nella seconda pagina della denuncia, al punto c, si legge: “Chiediamo che venga attuato un intervento di aiuto e protezione nei nostri confronti, visto che a seguito di quanto verificatosi, come descritto nella premessa, e per quanto ampiamente già descritto nei documenti sottratti e nel documento “Beatrix 2006”, ci troviamo in pericolo di vita e minacciati dalle stesse istituzioni che ci dovrebbero difendere!”. Alla segreteria non risultava tale punto. Notare che l’allegato “Beatrix2006” è quello di 93 pagine contenuto nel CD.
La seconda cosa emersa dal colloquio è che il PM ci ha inoltrato presso l’indirizzo di residenza due istanze, ricevendo la comunicazione che non siamo reperibili.
Questo ha evidenziato che il PM non ha letto la documentazione di Napoli, oppure tale documentazione è stata alterata. Infatti in tale documentazione è riportato varie volte che non siamo reperibili all’indirizzo di residenza, perché abbiamo dovuto scappare per salvarci la pelle. Questo è evidenziato anche dal PM di Roma, della Procura di Roma, che ci aveva inviato documentazione tramite fax (che riceviamo per email) . Inoltre non riusciamo a capire perché il PM di Perugia ci considera non rintracciabili, quando lui stesso ci ha inviato dei fax e noi gli abbiamo risposto; inoltre da due mesi cerchiamo un colloquio, presentandoci anche davanti alla Procura!Riepilogo documentazione inviata da Napoli:
-Denuncia su carta numero 4 pagineIdentificazione
Seguono i dati personali, il numero di fax e l’email