next up previous contents
Next: Le competenze Up: Il Contado Previous: Introduzione   Indice

La proprietà

Al fine di sostanziare il successivo andamento del discorso presenteremo qui alcuni dati sulla proprietà nel Vigevanasco a inizio Seicento. L'attività politica dei contadi, infatti, era fortemente influenzata dalla struttura della proprietà, vale a dire dalla composizione e suddivisione del perticato in tipologie di proprietari (rurali, civili, ecclesiastici; ma, come vedremo, le distinzioni non erano sempre così chiare, e i terreni cambiavano anche frequentemente denominazione). La principale competenza del contado, inoltre, cioè l'amministrazione fiscale, si fondava su una distribuzione dei carichi in base a una determinata tecnica di «riparto» che era, unico caso fra le varie province dello Stato, interamente per lire d'estimo, sia per i carichi ordinari come per gran parte di quelli straordinari1.16. Principale fondamento per la compilazione dell'estimo era stato proprio il perticato, considerando anche la scarsa rilevanza accertata per il «mercimonio», cioè i commerci, nelle campagne del Vigevanasco. In una qual certa misura, la composizione della proprietà terriera dovrà dunque essere anche una delle basi del nostro ragionamento. Le fonti di cui disponiamo per un accertamento generale delle proprietà sono sostanzialmente tre, ma disparate: esse presentano una costruzione dei dati fatta con criteri differenti. Innanzitutto, i risultati delle consegne dei beni civili del 1595, censiti poi in estimo dai calcoli del Robotto del 16001.17. Poi, i dati feudali, provenienti da due fonti differenti: quelle per l'infeudazione di Città e contado del 1625, e raccolte da Enrico Pollini a fine ottocento1.18 e quelle comprese nel fondo dei Feudi Camerali parte antica in Archivio di Stato a Milano. Queste ultime due provengono rispettivamente dalle dichiarazioni dei consoli e da quelle di alcuni interrogati durante inchieste condotte da funzionari del Magistrato Straordinario. Chiaro quindi che i calcoli del Robotto debbano essere considerati, in generale, più affidabili. Il principale difetto di questi calcoli è che non tengono conto del perticato ecclesiastico, il quale non fu analizzato nel corso delle consegne del 1595, mentre è fornito dai dati del Pollini, che però risultano assai più imprecisi, incrociandoli ad esempio con le «interrogationes» di alcune comunità presenti nel fondo dei Feudi Camerali p.a.. A queste difficoltà se ne aggiungono altre due piuttosto evidenti. La prima che per tre comunità, interamente civili, e appartenenti all' «Ecc. mo Signor Marchese di Caravaggio» cioè Cassolvecchio, Cassolnovo e Villanova le notificazioni sulla proprietà furono sempre particolarmente difficili. I proprietari si rifiutarono sempre, infatti, di fornirle, nè vi si teneva un «libro del perticato», dato che i feudatari erano stati ammessi a pagare le gravezze ordinarie direttamente con la Città.

I calcoli del Robotto, riordinati, esprimono valori del genere:

Tabella 1.1: Perticato del Vigevanasco nel 1600. Calcoli del Robotto
Comunità Perticato rurale Perticato civile Caratura d'estimo
Confienza 26.556 : 18   13: 15: 0,30
Palestro 14.450 370 19: 16
Vinzaglio 6.024: 18 7.208: 3 11: 8: 6
Cilavegna 19.446: 14 10.491: 15 10: 12: 11,5
Gravellona 26.755: 21 23.390: 17 16: 4
Gambolò 53.054: 10 4.695 29: 0: 7
Robbio 31.237: 8 11.989: 18 27: 2: 7
Nicorvo 9.079: 16 (fusi assieme) 7: 12: 1,5
Cassolvecchio 5.390: 7   0: 18: 0
Villanova, Cassolvecchio, Cassolnovo n.p. 33.367 : 9 0: 18: 0

Come si può vedere, tali dati ci rimandano espliciti problemi di interpretazione in primis nel caso di Nicorvo, dove i terreni rurali e civili sono indicati come «fusi assieme». L'espressione è singolare soprattutto considerando che, a quanto ci consta da dati successivi, il perticato della comunità sarebbe interamente rurale, eccettuato un migliaio di pertiche ecclesiastiche1.19. Delle tre comunità ``civili'' viene poi indicato solo il perticato civile totale, non ulteriormente suddiviso. Questa, però, sembra una ``mancanza'' piuttosto secondaria, dato che sappiamo che tali terreni erano interamente posseduti dal Marchese di Caravaggio, che ne era anche il feudatario. Su queste basi, anzi, i ``Caravaggio'' erano diventati un vero e proprio ``corpo separato'' (fiscalmente parlando) dal contado, come poi chiariremo ampiamente.

Importante è, soprattutto, valutare internamente a questi dati l'indice di frazionamento dei perticati civili delle comunità. Abbiamo già visto come i terreni di Cassolvecchio, Cassolnovo e Villanova fossero, in assoluto, i meno frazionati, essendo tutti riportabili ad un unico proprietario civile. Ma anche nelle altre comunità le proprietà civili erano piuttosto compatte, con due sole eccezioni: parzialmente Cilavegna e, del tutto, Gambolò. A Vinzaglio tutti i beni civili erano riconducibili ai Crotti. Nel 1626 erano attribuiti a Galeazzo e Gio. Battista Crotti 6.546 pertiche, ossia l'intero perticato civile1.20. A Robbio i beni civili allodiali erano posseduti alla stessa data da tre famiglie nobili: i Visconti (5.571 pertiche), i Robbi (701) e i Trotti (950), diversa trascrizione di «Crotti» (la stessa famiglia proprietaria a Vinzaglio)1.21. A Gravellona, poi, tutto il perticato civile era riconducibile a vari rami della famiglia Barbavara, che ne erano anche i confeudatari.

Diverso discorso, almeno in parte, per Cilavegna: qui delle 10.491 pertiche e 15 tavole civili, 5.512 erano di proprietà di Deidamia Colli, discendente della famiglia di feudatari del borgo, i Carcano, mentre i restanti erano frazionati tra vari proprietari (18 pertiche le possedeva, persino, un'altra comunità, Borgo Lavezzaro nel Novarese)1.22.

Ancora più frantumate le poche pertiche civili di Gambolò (4.695), dove la situazione nel 1600 era questa:

Tabella 1.2: Perticato civile a Gambolò nel 1600
Proprietario Totale Aratorio Vigna Bosco Altro
Ubaldo Portio 169 : 18 156 : 18 4 9  
Scaramuzza Beccaria 532 150 + 370 guasti     12
Paolo Cremasco 100     100  
Eredi Corte 448 244 14 40 170
Giuseppe Landolfo 790 450 + 300 guasti 20 20  
Eredi Vincenzo Colli 437 : 7 225 20 118 92
Eredi A. M. Rovarino 365 355   3 7
Francesco Grasso 340 : 2 199 8 90 43 : 2
Galeazzo Visconti Arconati 450 338     112
Visconti della Motta 389   389    
Iacopo Carnevale 274 : 2 137 + 100 guasti 84 4 25

In generale, la storiografia ha insistito sul fatto che la zona del Vigevanasco fosse coperta da una grossa quantità  di beni civili, che dominavano il territorio lasciando molto indietro quelli rurali. Tali beni civili sono tutti, come è facile stabilire, appartenenti a proprietari terrieri (in grossa, se non esclusiva parte, feudatari) non residenti in Vigevano, ma milanesi e novaresi, spesso insediati nella zona da prima che Vigevano fosse eretta a città. Tuttavia, mi sembra nel complesso sbagliata, come le cifre sopraesposte mostrano, la semplificazione storiografica consistente nell'indicare un perticato esclusivamente civile, e «forastiero» nel contado1.23.

Possiamo infatti notare una forte resistenza dei rurali, come a Gambolò, il principale centro della provincia sia per consistenza demografica come per tradizione istituzionale e politica. In generale possiamo suddividere, quindi, il contado in due ben precise tipologie di comunità: quelle con beni civili prevalenti accanto ad altre a maggioranza, invece, nettamente rurale (Gambolò in primis, ma anche Confienza, Cilavegna, Nicorvo, Palestro e in buona parte Robbio). Questo mentre a Vigevano era tipica la proprietà da parte della classe cittadina di piccoli appezzamenti, con scarsi o nulli interessi nei confronti del contado1.24.


next up previous contents
Next: Le competenze Up: Il Contado Previous: Introduzione   Indice
2005-06-27