Pedro Juan Gutierrez

 

Carne di cane
2003 - Edizioni e/o, pag.147

 

 

“Mi sentivo dentro un'odiosa miscela di violenza, aggressività, lussuria, sadismo, bisogno d'alcol. Ma sentivo anche che il mio cuore si induriva. Ogni giorno di più, sempre di più. Era quello che volevo: riuscire ad avere un cuore di pietra”. Così parla il protagonista di Carne di cane. Vuole distacco, solitudine e silenzio interiore. Cerca di allontanarsi, di sfuggire allo strazio e alla follia quotidiana di una vita sull'orlo dell'abisso. Ma intorno a lui tutto rimbomba come un uragano tropicale insaziabile e vorace che logora e macera.
Carne di cane è autobiografico e ha una forma provocatoriamente sobria. Come nei suoi libri precedenti, qui lo scrittore cubano si esibisce in uno strip-tease mentre sorride cinicamente e si prende gioco di tutto e di tutti.
Con questo volume si conclude il Ciclo di “Avana Centro” composto da cinque libri e cominciato nel 1998 con la Trilogia sporca dell'Avana, il libro che lo ha lanciato sulla scena internazionale come uno scrittore di caratura mondiale, pubblicato in più di quindici paesi.

***

 

Non sopporto Shakespeare


Alla fine mi sono deciso e ho cominciato a mettere ordine nella mia biblioteca. Lo faccio ogni quattro o cinque anni. Avevo calcolato che avrei potuto eliminare molti dei libri e restare con tremila esemplari. O anche meno. Se avessero un valore, magari potrei lasciare solo i dizionari e una ventina di libri. Per tutto il resto non vale la pena. Forse l'anno prossimo prendo il coraggio a due mani e li faccio sparire tutti. Penso che ogni giorno mi avvicino sempre più al mio punto di saturazione.
Ho formato una grande pila di libri di fronte alla porta d'ingresso, sul pianerottolo della scala. Li regalerò un po' alla volta. Sto ormai per finire. Saranno le undici del mattino. E’ arrivata una signora. Bionda, molto magra, occhi azzurri, educata e sorridente. Deve essere americana. Con suo marito. Anche lui il tipico americano. Avranno poco più di sessant'anni ma ben portati. Mi è venuto da pensare a un cavallo e a una giumenta del Kentucky. Begli esemplari purosangue. Sono saliti su per le scale sudando e sbuffando, e ora si presentano. Si è presentata lei, in spagnolo. Lui mi ha dato soltanto una stretta di mano, bruscamente, e mi ha detto: "Hi".
- Buon giorno. Il mio nome è Margaret Gifford. Lui è Thomas. Siamo del Sud Dakota. Rapid City, e...-.

-Prego, entrate e rinfrescatevi. Riprendete fiato-.
Offro loro dell'acqua. Parliamo delle solite cose: l'ascensore sempre rotto e gli insopportabili otto piani, il buio claustrofobico della scala, il caldo e l'umidità.
Sono affascinati dal paesaggio e dalla vista sul mare della terrazza. E stupiti da tutto il resto. Dall'alto sembra una città bombardata. Margaret mi dice:
-Ci scusiamo per l'intrusione, ma abbiamo fatto una vacanza a Montego Bay e non ho resistito alla tentazione di fare un salto all'Avana. Ehm... beh, sarò sincera. In verità avevo programmato tutto. Io ho vissuto qui gli anni migliori della mia vita.
-Qui all'Avana?-.
-Here, here. In questa penthouse. Tanto tempo fa. Dal 1953 al 1957-.
Ormai non sono più penthouses. Ora sono doghouses-.
-Oh, sorry. E’ tutto in rovina. Questo era un edificio elegante... che è successo? Non capisco- .
Io si che capisco. Capisco fin troppo. E sto zitto.
La signora fruga dentro la sua borsa e tira fuori una busta gialla con vecchie foto in bianco e nero. Vi appare una ragazza sorridente, bella e felice. Veste come le modelle di Lana Lobells. Gonne ampie e pieghettate. Bluse blanche e vaporose, con laccetti e ricami nel mezzo. Collane di perle bianche di plastica che si vendevano nei Ten Cent di Woolworth.
-Questa ragazza sono io- .
-E molto carina- .
-Oh, grazie. Sono stati anni bellissimi. Ho imparato lo spagnolo. Qui ho conosciuto il mio primo amore, il mio primo lavoro. Certamente i miei anni migliori- .
- Io invece qui ho vissuto i miei anni peggiori. Ma forse anche i migliori- .
-Da quanto tempo vive qui?- .
-Dall'86. Sono quindici anni- .
-Troppo tempo. Io qui ci ho vissuto solo quattro anni. Meravigiosi!- .
-E i peggiori?- .
-Oh, meglio non ricordarli- .
-Mi racconti- .
-Cominciarono quando tornai a Rapid City. Me ne pentirò sempre. Non me ne sarei mai dovuta andare via da qui. Fu come... abbandonare il paradiso... A ...- .
Mi sembra un po' turbata. Ha rivolto lo sguardo verso il mare. Ha messo a posto le foto. Si è lisciata i capelli.
-Prendete un caffè?- .
-Oh no. Troppo disturbo- .
-Non è un disturbo- .
Ho preparato il caffè. Thomas non l'ha voluto. Ha bevuto solo acqua minerale da una bottiglia che teneva nello zaino. Margaret non si sforza minimamente di tradurre per il marito. Lui ha tirato fuori una macchina fotografica e ci ha scattato delle foto. Ne ha fatte anche al paesaggio. Intanto, io e Margaret abbiamo parlato ancora un po'.
-Nelle tre penthouses vivevamo solo noi americani. Senza bambini né cani- .
-Lo so. L'ultima americana è morta pochi anni fa- .
-E’ un posto bellissimo. Non ho mai più vissuto in un luogo così bello- .

-Si, è un privilegio- .
-Lei ha conosciuto un'americana qui?- .
-No, no- .
Non voglio scendere nei particolari. Acqua in bocca, non si sa mai. Però so tutto. Uno degli americani suoi vicini finì in carcere con una lunga condanna di venti anni per una faccenda molto brutta. L'altra visse gli ultimi anni della sua vita nel terrore, chiusa in casa, con inferriate e lucchetti. Non ho mai saputo se era davvero un'agente comunista internazionale, perseguitata dall'Fbi, come mi disse lei stessa una volta. Oppure se - secondo altre versioni - era una nazista che aveva lavorato in un campo di concentramento tedesco. Ugualmente perseguitata, ricercata e minacciata di morte. Alla fine morì in modo atroce. Due vite sofferte e terribili. Conosco tutta la storia. Ma non è ancora il momento di scrivere di quei due americani. Non ho la vocazione del kamikaze. Forse Margaret ha fatto in tempo a salvarsi, ma neanche se ne rende conto. Ci siamo guardati e ci siamo scambiati un sorriso in silenzio. Non c'è stato altro da aggiungere. Margaret si è scusata e ha fatto per andarsene. Sulla porta, ha dato un'occhiata alla pila di libri. C'era un volume di Shakespeare in cima. Lo ha preso e mi ha chiesto:
-E butta via anche questo?- .
-Si. Non sopporto Shakespeare.
-Oh, ma lei è un eretico- .
-Al cento per cento- .
Ha sorriso dolcemente; mi sembrava proprio una donna affascinante. Il mondo è pieno di donne affascinanti. Appaiono sempre. Ha appoggiato il libro sugli altri e hanno cominciato a scendere le scale con attenzione. Hanno ripetuto qualche frase di cortesia e di congedo. Anch'io ho detto un paio di frasi cortesi e ho chiuso la porta.

 

 

 

 il prossimo libro è  Animal Tropical

Pedro Juan GUTIERREZ - gli altri SCRITTORI - HOME