Charles Bukowski

 

 

Pulp
Una storia del XX secolo

1994 - Feltrinelli, pag.182

Nick Belane è un investigatore privato, "l'investigatore più dritto di Los Angeles", come ama ripetere a ogni piè sospinto ai suoi clienti. Tre matrimoni alle spalle, depresso, appesantito da una pancia ingombrante, il conto in rosso, i creditori sempre alle porte, Belane riceve, come vuole la tradizione del mestiere, telefonate e visite di nuovi clienti. Fino ad avere contemporaneamente quattro casi da risolvere che, aggrovigliati l'uno dentro l'altro, mettono a dura prova le qualità del buon Belane. Bukowski gioca con un vecchio stereotipo e vi aggiunge la sua filosofia di lucido beone, il suo esistenzialismo da taverna e un pizzico di cupa, autentica disperazione. I bar, le episodiche considerazioni sul destino, il cinismo, l'ormai sbiadito demone del sesso, il fallimento professionale ed esistenziale, tutto ciò, insieme alle mere invenzioni narrative, diventa il "pasticcio" enunciato nel titolo. Lontano mille miglia dalle atmosfere cupe e tenebrose delle ordinarie follie e totalmente privo degli eccessi verbali di tante opere, senza per questo cessare di essere un Bukowski d.o.c., questo suo ultimo romanzo, che è un piccolo capolavoro di ironia, può essere considerato il testamento spirituale lasciatoci dall'autore, nel quale manifesta un rifiuto globale della società contemporanea per la sua violenza, il suo consumismo e il degrado generale dell'ambiente.

 

***


l'inizio...

1.

Stavo in ufficio, il contratto d'affitto era scaduto e McKelvey voleva ricorrere al tribunale per sfrattarmi. Era una giornata. infernale e il condizionatore d'aria era rotto. Sul piano della scrivania stava camminando lentamente una mosca. Allungai un braccio, abbattei il palmo aperto della mano e la spedii all'altro mondo. Mentre mi pulivo la mano sulla gamba destra dei pantaloni squillò il telefono.
Alzai il ricevitore. "Ah, sì," dissi.
"Leggi Celine?" chiese una voce femminile. Era parecchio sexy. Da un po' di tempo ero solo. Secoli.
"Celine," risposi, "ehmmm..."
"Voglio Celine," disse. "Devo averlo."
Una voce tanto sexy, mi eccitava, davvero.
"Celine?" ripetei. "Mi dia qualche altra informazione.
Mi parli, signora. Continui a parlare..."
"Chiudi la cerniera," ordinò.
Guardai in basso.
"Come faceva a saperlo?" chiesi.
"Non importa. Voglio Celine."
"Celine è morto."
"No. Voglio che tu lo trovi. Lo voglio."
"Forse potrei trovare le sue ossa."
"No, scemo, è vivo!"
"E dov'è?"
"A Hollywood. Mi hanno detto che frequenta la libreria di Red Koldowsky."
"E allora perché non se lo trova da sola?"
"Perché prima di tutto devo sapere se è il vero Celine. Devo esserne sicura, completamente sicura."
"Ma perché si e rivolta a me? In questa città ci sono almeno cento investigatori privati dritti come me."
"Ti ha raccomandato John Barton."
"Ah, Barton, si. Be', senta. Ho bisogno di un anticipo. E devo vederla di persona."
"Sarò lì tra pochi minuti," disse.
Lei abbassò il ricevitore. Io chiusi la cerniera.
E aspettai.

***


frammenti...

"Spesso le parti migliori della vita erano quando non facevi assolutamente niente, stavi solo a rimuginare, a riflettere.
Voglio dire, mettiamola così: voi immaginate che niente abbia senso, ma non può essere che tutto sia così, perchè vi rendete conto che non ha senso e questa vostra consapevolezza gli dà quasi un senso.
Avete capito quello che intendo? Un pessimismo ottimistico."

***

"Poi la porta si spalancò. Ed entrò quella donna. Tutto quello che posso dirvi è che ci sono miliardi di donne, sulla terra, giusto? Certune sono passabili. La maggior parte sono abbastanza belline, Ma ogni tanto la natura fa uno scherzo, mette insieme una donna speciale, incredibile. Cioè, guardi e non ci puoi credere. Tutto è un movimento ondulatorio perfetto, come l'argento vivo, come un serpente, vedi una caviglia, un gomito, un seno, un ginocchio, e tutto si fonde in un insieme gigantesco, provocante, con magnifici occhi sorridenti, bocca leggermente piegata in giù , labbra atteggiate in modo che sembrano scoppiare in una risata alla tua sensazione di impotenza. E sanno vestirsi, e i loro lunghi capelli incendiano l'aria. Troppo di tutto, accidenti."

***

la fine..

" Continua a camminare," disse Johnny.
Continuammo a camminare. Poi Johnny disse: "Questo sembra il punto adatto. Voltati, Belane".
Obbedii. Vidi la rivoltella. Johnny sparò. Quattro colpi. Tutti nella pancia. Caddi faccia avanti ma riuscii a rotolarmi sulla schiena.
"Mille grazie, Temple," riuscii a dire. Se ne andarono.
Non so. Devo essere svenuto. Poi ripresi i sensi. Capii di non averne ancora per molto. Perdevo sangue, a secchi.
Poi mi sembrò di udire una musica, una musica come non avevo mai sentito. E poi successe. Qualcosa stava prendendo forma, stava comparendo davanti a me. Era rosso, rosso, e, come la musica, un rosso che non avevo mai visto prima. Ed eccolo lì: IL PASSERO ROSSO.
Gigantesco, scintillante, bellissimo. Mai visto un passero tanto grande, tanto reale, tanto splendido.
Mi stava davanti. Poi... comparve la signora Morte. Vicino al Passero. E non mi era mai sembrata così bella neanche lei.
"Belane," disse, "sei stato attirato in una commedia proprio brutta."
"Non posso parlare molto, signora... Spiegami tutto."
"Il tuo John Barton è un uomo pieno di intuito. Aveva la sensazione che il Passero Rosso esistesse, fosse reale, in qualche modo, in qualche posto. E che tu l'avresti trovato. Adesso ci sei riuscito. La maggior parte degli altri, Deja Fountain, Sanderson, Johnny Temple, erano degli imbroglioni che cercavano di truffarti e di spillarti quattrini. Poiché tu e Musso's siete gli ultimi resti della vecchia Hollywood, la vera Hollywood, si erano fatti l'idea che avessi un sacco di grana."
Io sorrisi.
"Signora, e la bambola gonfiabile in casa mia?"
"Quella? E’ stato il postino. Aveva sentito dire che eri coinvolto nel caso del Passero Rosso e voleva vendicarsi ancora una volta delle botte. Ha scassinato la porta e ha lasciato la quell'affare."
"E adesso, signora?"
"Ti lascio in compagnia del Passero Rosso. Sei in buone mani. Addio, Belane, è stato divertente."
"Sì..."
Ed eccomi lì con l'uccello gigantesco e risplendente. Restava immobile.
Non può essere vero, pensai. Non è questo il modo in cui deve succedere.
No, non è questo il modo in cui deve succedere. Poi, mentre guardavo, il Passero aprì lentamente il becco. Comparve un enorme vuoto. E dentro il becco c'era un grande vortice giallo, più dinamico del sole, incredibile.
Questo non è il modo in cui succede, pensai di nuovo.
Il becco si spalancò, la testa del Passero si avvicinò e il giallo sfavillante e accecante mi fu sopra e mi avvolse.

 

 

 

 

il prossimo libro è Panino al prosciutto

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