Richard Brautigan

 
102 racconti zen
1980 tratto da Tokyo Montana Express - Einaudi, pag.212

Garza

Stasera sono un po' tormentato da sensazioni che non hanno lessico ed eventi che andrebbero spiegati secondo la dimensione della garza piuttosto che della parola.
Sto prendendo i esame brandelli sfilacciati della mia infanzia. Sono frammenti di una vita distante che non hanno forma né significato. Esistono e basta, come la garza.

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Storia completa di Germania e Giappone

Qualche anno fa (seconda guerra mondiale) vivevo in un motel vicino a una fabbrica di carne in scatola , che è un modo più simpatico per dire mattatoio. Laggiù ammazzavano i maiali , ora dopo ora, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, finché la primavera non diventava estate e l'estate autunno. Gli tagliavano la gola .Poi si sentiva un lamento straziante, come se l'aria di un opera lirica venisse cantata dentro un bidone della spazzatura. Certe volte ho pensato che ammazzare quei maiali avesse qualcosa a che fare con la vittoria della guerra. Forse perché ogni altra cosa aveva a che fare con la vittoria della guerra. Per la prima o le prime due settimane che abitavamo nel motel la cosa mi disturbò moltissimo.Tutte quelle urla erano dure da sopportare, ma poi cominciai ad abituarmi, e quel rumore divenne uguale a qualunque altro suono : un uccellino che cinguettasse tra glia alberi, la sirena di mezzogiorno, la radio, i camion in viaggio, la voce umana o la chiamata per il pranzo, ecc.
"Puoi tornare a giocare dopo pranzo".Quando i maiali non urlavano, si sentiva il silenzio, ed era come se si fosse rotta una macchina.

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Caffè


A volte la vita è solo una questione di caffè,e del grado di intimità che può concedere una tazza di caffè.Una volta ho letto qualcosa riguardo al caffè.Diceva che il caffè fa bene:stimola tutti gli organi.In un primo momento ho pensato che fosse un modo strano di porre l questione,e nient'affatto gradevole,ma col passare del tempo ho capito che aveva un senso per quanto limitato.Vi spiego ciò che intendo.Ieri mattina mi è venuta voglia di rivedere una ragazza.Mi piace.Qualunque cosa abbia funzionato tra noi,ormai è un capitolo chiuso .A lei non importa più niente di me.Sono stato io a rovinare tutto,e ora ne sono pentito.Suono il campanello e resto in attesa sul pianerottolo.Sento dentro lo stomaco i suoi movimenti sempre più vicini. A ogni suo gradino mi si rimescolano le emozioni,anticipando indirettamente il momento in cui aprirà la porta.Mi vede e non le fa piacere.Una volta le faceva moltissimo piacere.La settimana scorsa.Mi chiedo con finta ingenuità dove sia finito tutto questo piacere.
-Mi sento strana,ora,-dice.-Non voglio parlare.
-Voglio un caffè,-dico io, perché è l'ultima cosa al mondo che voglio.Lo dico come se le stessi leggendo un telegramma di qualcun altro,una persona che vuole veramente un caffè,che non desidererebbe altro nella vita.
- D 'accordo,-dice.
La seguo su per le scale.E' ridicolo .Si è appena vestita.Gli abiti non si sono ancora adattati al corpo.Potrei parlarvi del suo culo . Andiamo in cucina.Prende un barattolo di caffè solubile da uno scaffale e lo appoggia sul tavolo.Gli mette accanto una tazza e un cucchiaino.Io guardo quegli oggetti .Sistema una pentola piena d'acqua sul fornello e accende il gas.Per tutto il tempo non dice una parola. I vestiti le si sono adattati al corpo.Cosa che io non farò.Esce dalla cucina.Poi scende giù per le scale ed esce per controllare se c'è posta per lei.Non mi pare di averne vista.Risale le scale ed entra in un'altra stanza.Si richiude la porta alle spalle.Guardo la pentola piena d'acqua sul fornello.So che ci metterà un anno a bollire.E' ottobre e c'è troppa acqua nella pentola.Ecco qual è il problema.Rovescio mezza pentola nel lavandino .L'acqua comincerà a bollire più in fretta,adesso.Ci vorranno solo sei mesi.La casa è immersa nel silenzio.Guardo fuori vero il portico sul retro.Ci sono dei sacchi di spazzatura. Fisso la spazzatura e cerco di immaginare cosa le abbia mangiato negli ultimi tempi studiando i contenitori vuoti e le bucce e le altre cose.Non riesco a riconoscere niente.Adesso è marzo. L'acqua comincia a bollire.Ne sono lieto. Guardo il tavolo. C'è il barattolo di caffè solubile,la tazza vuota e il cucchiaino,il tutto apparecchiato come per un servizio funebre.Sono le cose che servono per preparare una tazza di caffè.Quando me ne vado,dieci minuti più tardi,con la tazza di caffè al sicuro dentro di me come in una tomba,dico:-Grazie per il caffè.
-Prego,-dice lei.La sua voce proviene da dietro una porta chiusa.La sua voce ha il tono di un altro telegramma.E' proprio ora che me ne vada.Passo il resto ella giornata senza fare neppure un caffè.Che sollievo. E poi arriva la sera.Ceno in un ristorante e vado in un bar.Bevo qualche bicchiere e parlo con qualcuno.Siamo tipi da bar e diciamo cose da bar,di quelle che si dimenticano subito dopo. E il bar chiude .Sono le due del mattino.Devo uscire. C'è la nebbia e fa freddo a San Francisco.Mi interrogo sulla nebbia e mi sento molto umano e molto fragile.Decido di andare a trovare un'altra ragazza.Avevamo smesso di frequentarci da più di un anno.Un tempo eravamo molto legati.Mi chiedo cosa abbia lei per la testa adesso.Raggiungo casa sua.Non ha il campanello.E' una piccola soddisfazione.Bisogna fa r caso a tutte le piccole soddisfazioni.Io ci faccio caso,comunque.Risponde alla porta.Tiene una vestaglia davanti a sé.Non crede ai suoi occhi.-Che voi?-dice credendo ora ai suoi occhio.Io entro dritto in casa.Si volta e chiude la porta in modo tale che vedo il suo profilo.Non si preoccupa di infilarsi la vestaglia.La tiene semplicemente davanti a sé.Vedo una striscia ininterrotta del suo corpo che le scorre dalla test ai piedi.Mi fa una strana impressione.Forse perché è notte inoltrata.
-Che vuoi?-dice.
-Voglio un caffè,-dico io.Che cosa assurda da dire,un'altra volta,visto che non è il caffè che desidero davvero.Lei mi guarda e si volta leggermente di profilo.Non le fa piacere vedermi.Lo dicono solo i dottori,che il tempo guarisce ogni ferita.Guardo la linea ininterrotta del suo corpo.
-Perché non prendiamo insieme un caffè?-dico.-Ho voglia di parlare con te. E' tanto che non parliamo.Lei mi guarda e si volta leggermente di profilo.Osservo la linea ininterrotta del suo corpo.Non è bello da parte mia. - E' tardissimo,dice.-Devo alzarmi presto domattina.Se voi un caffè,c'è un barattolo di solubile i cucina.Devo tornare a letto.La luce della cucina è accesa.Guardo verso la cucina, in fondo al corridoio.Non ho voglia di andare laggiù a farmi un'altra tazza di caffè da solo.Non ho voglia di andare a casa di qualcun altro a chiedere una tazza di caffè.Mi rendo conto di aver dedicato la giornata a uno strano pellegrinaggio,che non si è svolto secondo i miei piani.Almeno stavolta il barattolo di caffè non è sul tavolo,accanto a una tazza vuota e a un cucchiaino.Si dice che in primavera le fantasie dei giovani si tramutino in pensieri d'amore. Forse,se resta loro un po' di tempo,le fantasie possono anche lasciare spazio a una tazza di caffè.

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Una riserva illimitata di pellicola da 35 millimetri

La gente non sa spiegarsi come mai lui stia con lei. Non capiscono. Lui è così attraente e lei così bruttina. "Cosa vedrà mai in lei?"la gente si chiede e domanda in giro.Sanno che non è per la sua cucina perché non è una brava cuoca. L'unica cosa che sa fare discretamente è il polpettone.Lo prepara ogni martedì sera ,e così lui si ritirava sempre un panino al polpettone nel pranzo del mercoledì. Passano gli anni.Quelli continuano a stare insieme mentre i loro amici si separano.La risposta alla domanda iniziale,come avviene in molti di questi casi,va cercata nel letto in cui fanno l'amore.Lei diviene il cinema in cui lui proietta i film dei suoi sogni sessuali.Il corpo di lei è come una distesa viva di soffici file di poltroncine convergenti verso una vagina che è il caldo schermo dell'immaginazione su cui lui fa l'amore con tutte le donne che vede e desidera,come film che scorrono frenetici,e lei è all'oscuro di tutto.Lei sa solo di amarlo molto e che lui la soddisfa e la fa star bene.Lei si eccita verso le verso le quattro del pomeriggio perché sa che lui torna dal lavoro alle cinque.Lui ha fatto l'amore con centinaia di donne diverse dentro di lei.Lei fa sì che tutti i sogni di lui si realizzino standosene lì sdraiata come un semplice cinema,contenta delle mani di lui che la toccano,tutti i suoi pensieri rivolti a lui."Cosa vedrà mai in lei?" continua a chiedersi la gente,e a domandare in giro.Se solo sapessero.La risposta è molto semplice.E' tutta nella testa di lui.

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Beer story

-Mi piace cucinare d'inverno, -disse il cuoco italiano sessantenne, in un posto qualunque della California, stringendo con una presa da professionista il suo bicchiere di birra. Era un uomo che conosceva profondamente il significato della birra. La birra per lui era un libro aperto. Ne sapeva a memoria ogni pagina. - Mi piace cucinare d'inverno, ripeté .- E' un piacere. In estate fa troppo caldo, troppo. Ne so qualcosa. Cucino da quarantadue anni. Ed è sempre la stessa cosa. L'unico vantaggio del cucinare in estate è che bevo più birra, ma lo faccio comunque, perciò potrei benissimo berla d'inverno quando non fa tanto caldo e me la posso godere di più. Bevve un altro sorso di birra. -Quando mi conoscono un po' meglio tutti iniziano a dirmi che bevo troppa birra. Non lo nego affatto. Perché dovrei? Non mi vergogno della birra.

 

 

 

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