Saluto del Sindaco

COMUNE DI CRUCOLI (KR) SITO ISTITUZIONALE SPERIMENTALE

Politica

LEONARDO MAURIZIO SMURRA

VITA

Leonardo nasce nel 1927 a Crucoli in provincia di Crotone, da Giacinto Smurra, sarto, ed Antonietta Ranieri, casalinga. Terzo di quattro fratelli (Filomena, Arbace e Lucrezia), frequenta a Roma il seminario dei Giuseppini di Viterbo e poi lo Scolasticato Filosofico di Ponte di Piave a Torino, però non si sente chiamato a diventare prete, anche se molte sue opere sono pervase da un profondo senso religioso e dalla devozione alla Madonna, così, conseguito il diploma magistrale a Vibo Valentia, si iscrive alla facoltà di Magistero a Salerno ma è costretto ad interrompere gli studi per la perdita del padre. Ritornato in Calabria, comincia ad insegnare nel 1960, nella scuola elementare di Cirò Marina dove conosce e sposa nel 1962 la collega Annunziata Neri di Bari, dalla quale ha tre figlie: Antonella, Giacinta ed Adelaide. Molte sue liriche sono state selezionate in varie antologie poetico-letterarie di autori contemporanei; ha collaborato con riviste e giornali fornendo critiche, recensioni ed articoli culturali, didattico-pedagocici, sulla normativa scolastica, sull'attività dell'A.I.M.C. (Associazione Italiana Maestri Cattolici) e del SI.NA.SCEL (Sindacato Nazionale Scuola Elementare) di cui è stato dirigente. Membro di commissioni giudicatrici di concorsi nazionali al fianco di famosi personaggi dello spettacolo, dell'arte e della cultura, a lui si deve inoltre l'organizzazione di innumerevoli iniziative a sfondo sociale e manifestazioni volte a creare e mantenere assidui rapporti tra scuola ed extrascuola. Ricoperti anche per breve tempo incarichi comunali, Smurra si è sempre impegnato vivacemente in politica. Morendo, nel 1986, lo scrittore, poeta ed educatore ha lasciato materiale letterario inedito, sia in lingua che in vernacolo, che sarà raccolto in una sua biografia in preparazione (ad opera della figlia Giacinta che curerà anche la riedizione di alcune delle opere già pubblicate). A Leonardo Smurra, ricordato con incontri letterari e premi a Napoli, con Borse di Studio indette in sua memoria dai colleghi sindacalisti del SI.NA.SC.EL. - C.I.S.L. di Crotone, con l'intitolazione a Crucoli della sezione A.I.M.C., sarà dedicata la scuola elementare di Torretta, impegno formale preso dalle autorità comunali. Di lui si è interessata la stampa locale e nazionale.

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OPERE EDITE

Il poema Italia '61 è la prima opera pubblicata da Leonardo Smurra: scritta in occasione del centenario dell'unità d'Italia, è dedicata in generale a tutti i caduti ed in particolare alla memoria di tredici aviatori italiani periti in Congo, divorati dai cannibali della tribù Gizenca.  Nel 1962 vince il premio nazionale Campanellino con la poesia Pioggia, pubblicata sul testo scolastico di III elementare Tenerezza a cura di Luisa Colombo, edito dalla I.E.M. di Napoli, e poi nel libro Voci nel tempo - Raccolta di poesie per alunni della Scuola dell'obbligo: rivolto ai bambini ed agli insegnanti, tratta gli argomenti tipici di un intero anno scolastico dal primo giorno di scuola all'ultimo. Nello stesso volume compaiono anche altre poesie, Il Calzolaio e Lo scolaretto e il libro nuovo, premiate e segnalate, negli anni successivi, sempre nel corso del già citato premio Campanellino. Nel 1963 esce la raccolta di liriche Briciole sul mio mondo dedicata alla moglie Annunziata.  Leonardo Smurra è autore anche di racconti, alcuni dei quali inseriti nel libro del 1973 Crucoli - Tradizioni, Storia, Leggende e Racconti - (che ottiene nel 1974 la targa d'onore dalle Edizioni 2000 di Napoli, durante la III edizione del premio nazionale di Pittura estemporanea Crucoli e la sua costa) e proprio uno di questi intitolato In groppa alla speranza, viene 1964 segnalato al concorso "Nicola Misasi" indetto dalla rivista cosentina Calabria Letteraria. Le avventure del piccolo calabrese, pubblicate nel 1965 dall'editrice Bolle di Torino, si classificano al secondo posto tra le tre opere prescelte al concorso per un libro di avventure per ragazzi, bandito dalla stessa casa editrice. Il libro è dedicato ai bambini calabresi, spesso vittime inconsapevoli del grave fenomeno dell'emigrazione, argomento chiave dell'intera poetica di Smurra. Infatti con la poesia Emigrazione, nel 1973, arriva secondo al premio nazionale di poesia Ernesto Murolo, indetto dalle Edizioni 2000 di Napoli: partendo dal progressivo abbandono dei giovani del piccolo paese natio, i versi rivelano il dramma di un'intera regione, la Calabria ed in genere di tutto il Meridione. L'anno dopo pubblica la raccolta di liriche Sulla groppa del tempo che contiene Terra del Sud premiata al concorso nazionale Riviera Jonica e dedicata al suo primo maestro Filomeno Màdera a cui dedica ancora l'opera monografica Filomeno Màdera -educatore, scrittore, poeta.- Nel 1985 esce la sua ultima raccolta di poesie intitolata E noi passiamo, dove si trovano i versi commoventi di Come tu eri ed E' Dicembre, rispettivamente scritti in occasione della morte della sorella Filomena e del fratello Arbace. La stessa raccolta contiene anche le poesie Ma l'inverno non viene, vincitrice del premio Giacomo Leopardi nel 1976, Se quest’occhi  che ha ottenuto la targa Gazzetta di Brindisi al Concorso di poesia e narrativa Città di Brindisi, e Uomo del Sud segnalata al premio Edoardo Nicolardi.

E noi Passiamo: in copertina un acquarello del pittore amico Mario Rotondo di Cirò Marina.

Sulla groppa del tempo : in copertina un dipinto del Pittore Pratella

LA POETICA 

" ... Poesia ricca di sentimenti, di fantasia, di cultura, da suscitare emozioni da educare la volontà, da ispirare attività nell'interesse del bene comune (G. Calì - Concorso E. Murolo). Ed ancora "Poesie sagomate da mano sapienti in un linguaggio austero, circonfuso di arcane idealità insopprimibili e da giungersi" (F. Fichera - da Silloge Conviviale). Sono queste, due delle tante, espressioni critiche riferite al nostro poeta che ha tanto scritto nei suoi anni di educatore saggio e profondamente umano. Noi abbiamo letto, qua e là, la sua vasta produzione letteraria che va dalla poesia al racconto, dal saggio al giornale. E soffermandoci sulla sua poetica abbiamo visto emergere pensieri dolci e tenui, eccitati ed inebrianti, quando segnano i momenti più felici dell'esistenza e quando scandiscono una vivace quotidianità senza traumi e brutture, con orizzonti intrisi di gioia, di bellezza, di bontà, di tutti quegli stati d'animo che rendono la vita più ricca e più lieta. E' poesia bella e semplice che comprende tanta intensità emotiva che affascina e commuove. E' poesia libera, chiara e senza contorcimenti, e lo stesso dice, nella presentazione alla silloge E noi passiamo, la sua ultima del 1985, "scrivo versi senza <etichettarli> o <definirli> secondo indirizzi letterari più o meno in voga ... essi sorgono da un'ispirazione a sua volta emergente da trasporto poetico, dettato in segreto da palese motivazione identificabile con il grande amore per la mia terra...". E una sua lirica Uomo del Sud è la chiara testimonianza di questo amore indelebile, amore talvolta sofferto ma sempre pronto a dare. Leggiamola: " Uomo del Sud, non vivere di pena / quando avanza l'età verso il tramonto / e vinto tu resisti alla tua morte / sulla sedia di paglia / davanti all'uscio aperto alla speranza./ Non importa se stanca la tua mano / sostiene di un bastone il pomo acerbo / e gli occhi vuoti tagliano la nebbia / del tempo giovanile / ora che resta impressa sulla scorza / del ficodindia goccia di sudore. / La tempesta di sole o l'uragano / più non ricordi adesso che t'assale / la noia dentro le ossa e nel respiro / anche se sotto l'unghia senti fresco / l''odore di quest'angolo di terra. / Sventolano sul capo le bandiere / a festa per la nascita di un bimbo / e sul tuo viso pascola la mosca / che scrive con le zampe storie antiche, / segreti custoditi nel tuo pugno. / Intanto batte l'asino gli zoccoli / sul livido selciato / e tira per la ciocca dei capelli / il fanciullo già rotto alle fatiche. / Sulla sedia di paglia il vecchio contadino / attende inerte e sogna la sua fine. / Ma stagna nell'orecchio come gelo / il disperato fiato di un juke-box ". E' evidente una poesia - rivisitazione che, scorrendo sulle ali della memoria, fa ripercorrere l'itinerario degli anni che ormai appartengono al passato e che comunque testimoniano di una vitalità ricca anche di mordente. Riappaiono volti, sogni e paesaggi che hanno lasciato una l'oro impronta nel cuore e nell'anima. Questa è la poesia di Leonardo Maurizio Smurra (Crucoli 1927 - 1986). Appena fanciullo ha lasciato il paese per frequentare a Roma il Seminario dei Giuseppini e successivamente lo Scolastico Filosofico di Ponte di Piave a Torino, quindi abbandonò perché evidentemente non era chiamato a servire la Chiesa dal di dentro ma lo fece durante tutta la sua vita di educatore e di uomo impegnato nel sociale. La stessa sua poetica è intrisa, qua e là, di profondo amore per l'uomo e la natura. Di poi ha conseguito il diploma Magistrale a Vibo Valentia, iscrivendosi dopo al Magistero di Salerno, che presto dovette interrompere per la perdita del padre. Così iniziò, a Cirò Marina la sua nobile attività di insegnante elementare sempre impegnato ed apprezzato anche nell'extrascuola. Infatti ha collaborato per riviste nazionali di carattere pedagogico e legislazione scolastica. Per questo suo lavoro e competenza riconosciuti è stato chiamato, spesso, a far parte di commissioni giudicatrici di vari Concorsi. E' stato dirigente sindacale del comparto scuola per la CISL e dell'AIMC (Ass. Naz. Maestri Cattolici). Per breve tempo ha dato il suo contributo anche alla politica comunale. Alla morte del poeta crucolese, il SINASCEL - Cisl di Crotone ed altri Enti gli hanno dedicato incontri letterari, premi e borse di studio; l'AIMC di Crucoli gli ha intitolato la sede e prossimamente sarà intestata al suo nome la scuola elementare di Torretta, la frazione marinara dove si portò a vivere gli ultimi anni. La sua produzione editoriale è davvero vasta. Ha iniziato col poema Italia '61 per il Centenario dell'Unità; nel 1963 ha continuato con la raccolta di poesie Briciole sul mio mondo. Successivamente ha pubblicato Voci nel tempo che è una silloge poetica per gli alunni della scuola primaria; nel 1965, per l'Editrice Bolle di Torino, è uscito Le avventure del piccolo calabrese; nel '73 ha pubblicato il libro di racconti Crucoli - Tradizioni, Storia, Leggende e Racconti; l'anno dopo è venuto il libro di poesie Sulla groppa del tempo e la monografia Filomeno Madera - educatore, scrittore, poeta, suo primo maestro. Infine, nel 1985, le poesie E noi passiamo. Di tutto questo cospicuo lavoro dello Smurra, rimane poco e così la figlia Cinzia si sta adoperando alla ricerca per fame una ristampa. Dalla sua ricca produzione, il poeta di Crucoli ha raccolto consensi e prestigiosi riconoscimenti. Tra i tanti ricordiamo: nel 1962 il Premio nazionale Campanellino con la poesia Pioggia e pubblicata su un testo scolastico edito dalla I.E.M. di Napoli; nel '64 il Premio Nicola Misasi di Calabria Letteraria; nel '73 è risultato secondo al Premio Ernesto Murolo di Napoli; nel 1974, per la monografia Crucoli..... targa d'onore dalle Edizioni 2000 della città partenopea durante la 3° edizione del Premio nazionale di pittura estemporanea "Crucoli e la sua costa"; nel 1976 il Premio Leopardi e successivamente la targa "Gazzetta di Brindisi" ed il Premio Edoardo Nicolardi. Insomma la poesia dello Smurra è riuscita a penetrare nell'animo di chi lo ha conosciuto, di chi lo ha frequentato negli anni scolastici e negli altri ambienti ed anche post mortem. Tanto perché la sua poesia vuole esseri Parola di pace e così canta: "Non abbiamo più fiato / per gridare all'orecchio / dell'uomo / la parola di pace. / La sua morte ciascuno / indifferente vive passando / e dentro porta il fuoco / della rabbia del tempo. / Il Natale del mondo / scritto sui muri a lettere di sangue / resta solo una favola antica. / Il vagito di Betlem / è sepolto nel cuore del deserto. / Per noi raccolti attorno al focolare: / lunga l'attesa e l'ansia di strappare / al ceppo indispettito / la favilla, d'amore / per un possente incendio universale". Al postutto ne deriva che "la poesia di Smurra ci arriva espressa nelle forme più originali e nel contempo più consono al suo sentire, in perfetta corrispondenza col proprio carattere operante al di fuori di ogni conformismo". (G. Falossi, da - Codice di Poesia). Mimmo Stirparo ("La Provincia KR" del 25-settembre '98 n. 34)

Se quest'occhi

Se quest'occhi di lince
le pareti potessero del tempo
squarciare come un velo,
scaturire vedrei densa dal foro
quella Luce-Speranza
da secoli promessa, là sul monte
incisa sulla pietra.

Soltanto allora viva nella carne
scorrere sentirei
la parola di pace dell'Avvento
planata nell'ingorgo d'un rifiuto
e dolce sulle labbra inaridite
il sapore di spugna
inzuppata d'aceto sulla canna.

Così l'ansia, l'arsura del riscatto
sul Golgota e sul Sinai
spegnerei come un debito di gioco
per un nuovo ritorno, un certo approdo
nel porto di salvezza.

Riscoprirei
nel cavo di una grotta
la morte nella vita
e la vita nel canto dell'amore
che tempo mai non ha
e non ha mai colore.

Sarà così per noi un nuovo arrivo
là dove il pianto scava le barriere
i solchi la miseria,
là dove solitario l'uomo muore.

 

 

Uomo del Sud

Uomo del Sud, non vivere di pena
quando avanza l'età verso il tramonto
e vinto tu resisti alla tua morte
sulla sedia di paglia
davanti all'uscio aperto alla speranza.

Non importa se stanca la tua mano
sostiene di un bastone il pomo acerbo
e gli occhi vuoti tagliano la nebbia
del tempo giovanile
ora che resta impressa sulla scorza
del ficodindia goccia di sudore.

La tempesta di sole o l'uragano
più non ricordi adesso che t'assale
la noia dentro le ossa e nel respiro
anche se sotto l'unghie senti fresco
l'odore di quest'angolo di terra.

Sventolano sul capo le bandiere
a festa per la nascita di un bimbo
e sul tuo viso pascola la mosca
che scrive con le zampe storie antiche,
segreti custoditi nel tuo pugno.

Intanto batte l'asino gli zoccoli
sul livido selciato
e tira per la ciocca dei capelli
il fanciullo già rotto alle fatiche.

Sulla sedia di paglia
il vecchio contadino
attende inerte e sogna la sua fine.
Ma stagna nell'orecchio come gelo
il disperato fiato di un juke-box.