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USANZE
Le
usanze sono per una comunità quello che per un
cittadino è il suo modo di vestire, che in
genere rispecchia il suo modo naturale di
presentarsi (e di comportarsi) nel corso delle
varie fasi della vita, nei giorni feriali o in
quelli festivi, nei momenti di gioia o in quelli
di dolore.
E quando una comunità cambia il suo modo di
sentire e di pensare, dismette, come un vestito
vecchio, le sue usanze e le sostituisce con altre.
In questa
sezione vengono presentate antiche usanze di
Comiso: alcune esclusive del nostro paese, altre
comuni, pur con qualche variante, con i paesi
vicini.
Molte di queste usanze ormai non ci sono più,
spazzate via dalla modernità e dallo
sradicamento culturale operato dalla
massificazione, che è prodotta dai moderni mezzi
di comunicazione.
Le usanze
riportate sono state distinte in:
- usanze
religiose (usanze tipiche di feste o ricorrenze
religiose, o facenti riferimento, talvolta in
modo lontano, alle credenze religiose);
- usanze civili o secolari.
La fonte
primaria da cui è stata tratta la maggior parte
delle usanze di seguito riportate è il libro
VICENDE STORICHE DI COMISO; solo una piccola
parte proviene dai ricordi della nostra
giovinezza.
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usanze
Il giorno di Capodanno
nella Chiesa della SS. Annunziata veniva esposta,
sopra l'altare maggiore, una statua di Gesù
Bambino con due grandi cucciddati
di pasta zuccherata infilati nelle braccia.
La sera, dopo la benedizione del Sacramento ed il
canto della Ninna-Nanna al Bambino, i due cucciddati
venivano mangiati dai cantori e dai sagrestani
della chiesa. |
Il giorno dell'Epifania,
detta anche vera strina,
nella Chiesa della SS. Annunziata viene esposta
la statua del Bambino Gesù, detta di padre
Silvestro (padre
Silvestro Ferreri Italia fu arcidiacono della
chiesa dal 1804 al 1808).
Il Bambinello sta seduto sopra una sediolina
dorata con braccioli ed è vestito da re con
manto di porpora, scettro, corona dorata e
sciarpa d'oro, sopra un corpetto di seta bianca
ricamata in oro e tempestata di reliquie della
Passione. |
- Il pomeriggio del
martedi grasso (sdirri marti) la Chiesa
della SS. Annunziata organizzava una processione
di penitenza con una statuetta della Madonna del
Rosario a cui partecipavano i confrati della
Congregazione del Rosario e di quella dell'Addolorata,
portanti ognuno una corona di spine in testa e un
capestro (libànu) al collo.
La processione procedeva lentamente al battere
lento e mesto di un tamburo.
Al ritorno in chiesa un sacerdote faceva una
predica sulla caducità delle cose umane, proprio
in riferimento ai bagordi del Carnevale.
Nella stessa chiesa, la sera, dopo la solenne
chiusura delle Quarantore, veniva e viene suonato
con 13 rintocchi di campana 'u bon muriri,
seguito dal mattuoriu, che è l'annuncio
dell'imminente Quaresima.
- Analoga processione, ma senza alcuna statua,
veniva fatta dai confrati (con corona e libànu
) della Congregazione della Carità della Chiesa
Madre che procedevano lentamente, al suono di un
tamburo, disposti in due file ai bordi della
strada.
Negli primi anni successivi alla seconda guerra
mondiale si ricorda che a questa processione
partecipavano, tra gli altri, l'ing. Santoro
Secolo (che negli anni '30 aveva progettato la
parte superiore della facciata principale della
Chiesa Madre) ed un confrate che era
soprannominato 'u ssassinu. |
- La Domenica delle
Palme nella Chiesa della SS. Annunziata si fa la
benedizione delle palme.
- Un tempo, in quel giorno nei campi si portavano
croci, spere (composizioni che richiamano
lOstensorio) e mazzi fatti con le foglie
delle palme, affinché preservassero il futuro
raccolto dai danni provocati da gragnuola e
nebbia.
Inoltre, in occasione di un uragano, croci, spere
e mazzi fatti con le foglie delle
palme venivano bruciati perché si credeva che
potessero neutralizzarne gli effetti disastrosi.
- Un tempo, la Domenica delle Palme si faceva una
processione costituita dal clero, dietro al quale
procedeva Cristo a cavallo di un asinello carcarazzaru
(detto ´u sceccu ro Signuri) seguito
dai 12 Apostoli; infine cera una folla di
ragazzi portanti palme e rami dulivo. |
Un tempo, il 19 marzo,
festa di san Giuseppe (´u Patriacca) si
accendevano dei falò.
Inoltre qualche famiglia preparava in casa,
mediante dei tavoli, una specie di altare sul
quale veniva posto, tra fazzoletti e nastri di
seta multicolori, un quadro della Sacra Famiglia,
circondato da tutti i gioielli della famiglia.
Sulla tavolata, inoltre, venivano posti baccalà
fritto, minestra di fagioli bianchi, frittelle, cassateddi
ri ricotta, pesce, polpette di riso, verdure
selvatiche, pane a cucciddatu, frutta,
dolci, vino, fiori e lumi, che un prete
benediceva alla presenza di tre orfanelli. Il
più grande dei tre era vestito da san Giuseppe e
portava un bastone fiorito; il più piccolo,
rappresentante Gesù, portava una lunga camicia
bianca stretta ai fianchi da una fusciacca e al
capo una lunga berretta bianca; la terza,
rappresentante la Madonna, portava un abito
celeste.
Quindi si ponevano tutti a tavola a mangiare; di
ciò che rimaneva una parte veniva donata ai tre
orfanelli, mentre il resto veniva offerto ad
amici e vicini. |
Un tempo a maggio, mese
dedicato alla Madonna, in qualche via secondaria
veniva approntato un altarino, davanti al quale
la sera veniva cantato il Santo Rosario, a cui
seguivano laudi sacre in onore della Madonna. |
Il 3 maggio, festa della
Invenzione della S. Croce (´a vera
cruci), comitive di mamme con i loro figli
andavano nei campi a cogliere ed intrecciare
corone di maiu e paparina, con
cui tornavano nelle loro case cantando: Nna
jurnata ri la vera cruci
ricitamu cientu voti: "Gésu, Gésu, Gésu"
|
- Un tempo, il giorno
della Sceusa (Ascensione) si usava
spellare e mangiare spighe dorzo lessate,
accompagnate da grandi sorsi di latte.
- Il pomeriggio del giorno dell'Ascensione si
soleva attingere dellacqua alle fonti ed ai
canali proprio nel momento il cui le campane
della Chiesa della SS. Annunziata suonavano per
annunciare la fine della funzione religiosa.
Coloro che bevevano quest'acqua, si credeva,
venivano liberati dalle malattie del corpo e
dello spirito.
Ciò perché c'era la credenza che Gesù Cristo,
nel giorno e nell'ora (erano le ore 18) in cui
ascese al cielo, benediceva tutte le acque. |
Un tempo, il 22 giugno (festa
di S. Paolino da Nola) ortolani e fugghiamari,
partendo dalla chiesa della Madonna
della Catena dove si trova una statua in legno
del Santo, la portavano in processione per
gli orti ed i giardini fuori l'abitato, e lì
offrivano ai fedeli ortaggi di stagione. |
La sera del 28 novembre,
vigilia dellinizio della novena di
preparazione alla festa della Vergine Immacolata,
si faceva la processione degli sciaccari e
delle scope. |
Verso le ore 13 del 12
dicembre, vigilia della festa di santa Lucia, da
una finestra della Chiesa Madre prospiciente la
via san Biagio venivano gettate grandi quantità
di nocciole in mezzo a una piccola folla,
costituita soprattutto da ragazzi.
Il giorno dopo (13 dicembre) nelle case comisane
venivano mangiati ceci cotti e cuccia (minestra
di frumento) in isconto dei peccati. |
Il 15 dicembre, vigilia
dell'inizio della novena di Natale, all'ora dell'Ave
Maria davanti ad ogni casa si soleva accendere un
fuocherello in onore di Gesù Bambino.
Questa usanza era ed è detta della vampuzza. |
Un tempo nelle case
verso l'ora dellAvemmaria si soleva
recitare il Rosario.
Se per caso non si riusciva a trovare la corona (a
cruna) del Rosario, la donna che guidava la
preghiera, per ogni decina (pustina)
soleva procedere così:
1° Condegliangeli: Ave Maria
.
2° Condegliangeli: Ave Maria
.
..
10° Condegliangeli con tutta la volta
celeste: Ave Maria
.Alla fine del Rosario si soleva
rivolgere a San Domenico la seguente preghiera:
Santu Dumìnicu
bbiàtu,
stu Rusariu è cumplitatu;
va prisèntilu Tu
a Maria ccu Ggesù.
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Usanza cristiana è far
celebrare una messa per ottenere una grazia o
come ringraziamento per una grazia ricevuta.
A Comiso c'è anche l'usanza di còggiri 'na
missa: il fedele che ha promesso di far
celebrare una messa, per raccogliere la somma da
offrire al sacerdote che dovrà celebrarla, va di
porta in porta chiedendo un obolo, che l'offerente
mette in un sacchetto o in una borsa portata dal
questuante.
Per maggiore penitenza o umiliazione, il
questuante nel chiedere l'obolo può porre un
limite alla somma che ogni offerente può dare (ad
esempio: un tempo 10 lire, oggi un centesimo). |
Il 24 giugno ricorre la
solennità della Natività di S. Giovanni
Battista, patrono della vicina Vittoria.
Questo santo a Comiso ha molti devoti, alcuni dei
quali fanno 'u viaggiu a san Ciuvanni,
per ricevere una grazia o in ringraziamento per
una grazia ricevuta.
Verso le ore 2 di notte del 24 giugno i devoti
partono da Comiso e, percorrendo a piedi il
tragitto lungo la statale 115, verso le ore 7 del
mattino arrivano alla Chiesa di S. Giovanni di
Vittoria, dove partecipano alla santa messa. |
Quando cadeva un dente a
un bambino, uno dei genitori lo buttava sopra il
tetto di una casa mentre il bambino diceva: Santa
Nicola, iu Vi rugnu 'u viecciu
e Bbui mi rati u nuovu
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