Uno dei nostri conti era,
non si sa quando e da chi e perché, assediato in
questo suo castello e con lui tutta la città.
La cosa durava da un pezzo, e il feudatario
cominciava ad impensierirsene, tanto più che le
provviste diminuivano a vista d'occhio, e, per il
blocco, non c'era modo di provvedersene.
Il
conte trascorreva le notti insonni, agitate da
mille pensieri dolorosi, e passeggiava,
passeggiava per gli anditi bui del maniero, in
preda ai più tristi presentimenti.
Quand'ecco
una notte presentarsi a lui, circonfuso da una
luce vivissima, un vecchio venerando in
paludamenti vescovili, il quale fermandolo,
mentre gli si manifestava per il patrono S.
Biagio, annunziavagli come la penitenza di
quell'assedio, che tanto affliggeva lui e Comiso
tutta, finalmente sarebbe finita, qualora l'indomani
avesse digiunato ed eseguito un certo suo
consiglio.
"Ebbene
io digiunerò, come voi volete; ma che consiglio
potete darmi, padre mio, - esclamò il conte
spaventato da quella visione inaspettata - se ho
tentato tutti i mezzi suggeriti dall'arte bellica,
per districarmi da un assedio così tenace e
macerante, che mi ha ridotto all'impotenza?"
"Sentimi
- rispose il vecchio Vescovo -, va nel
sotterraneo che sai e di lì portati fuori. Nell'aperta
campagna vicina t'imbatterai in un pastorello
carico di ricotta calda, fattela vendere tutta.
Quando poi ritornerai qui, gettala a poco per
volta dal torrione agli assedianti, e vedrai che
l'assedio sarà tolto". Ciò detto, sparì.
Il
conte, che era molto pio, non lasciò inascoltato
il consiglio, e l'indomani, infilato il
lunghissimo e buio sotterraneo, non si fermò
finché non riuscì fuori in piena campagna, per
la quale, giusto allora, passava davvero il
predetto pastorello con un carico di ricotte,
diretto non si sa dove.
Lo chiamò, gliele richiese tutte e, pagategliele
lautamente, se ne tornò per la stessa via al
castello.
I
suoi cortigiani e la famiglia, i quali erano non
poco meravigliati della sua lunga assenza,
allorché se lo videro davanti stanco e trafelato,
e per giunta carico di tutta quella roba, non
seppero che cosa pensare.
Ma compresero il tutto, quando il conte, dopo
comandato al trombetta di suonare sul campo degli
assedianti il segno della resa, si diede a
buttare su gli accorsi quelle ricotte a una a una,
invitando il loro duce a venire a prendersi il
resto, se ancora ne desiderava.
Il che, avendo alla buon'ora persuaso questi e i
suoi dell'impossibilità di prendere la torre per
fame, lo indusse a togliere l'assedio.
In
tal modo castello e paese furono salvi.
E poiché, dopo che il feudatario ebbe narrato a
tutti dell'apparizione avuta, si vide manifesto
in quell'avvenimento un segno straordinario della
possente protezione del patrono S. Biagio....
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