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Racconti ed esperienze
(Pag. 2)

In questa pagina desidero raccogliere i racconti, le esperienze di vita o anche le semplici fantasie che ogni appassionato nasconde nel proprio cassetto, spedite tutto quello che volete far leggere, contribuite a rendere gradevole questo sito per la gioia di uomini e donne che già sanno quanto sia erotica una bella sottoveste e per farlo capire a chi non lo pensa.

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Presa di coscienza

Avevo circa sedici anni, ero in vacanza in trentino e come ogni estate passavo i lunghi pomeriggi con il mio amico Carlo. Le giornate trascorrevano felici e tranquille,ricordo che erano giorni caldi e allora era nostra abitudine fermarci a casa di Carlo per una sosta rinfrescante.In quei giorni i genitori del mio amico erano rientrati in citta per lavoro e lui rimaneva solo con la sorella maggiore, Chiara, la quale era una ragazza veramente molto bella, tanto che per due anni consecutivi aveva vinto un concorso di bellezza che eleggeva la miss della sua città. Entrammo in casa ad andammo in cucina per bere e mangiare qualcosa, mi misi a sedere al tavolo della cucina dando le spalle alla finestra che con le ante socchiuse lasciava una fresca e piacevole penombra. Carlo si diresse in bagno ed io rimasi ad apettarlo seduto, quando entrò in casa Chiara. Si diresse subito in camera che stava di fronte alla cucina e a me, lasciò la porta semiaperta e mi disse qualcosa che non riuscii a comprendere bene, allora le chiesi di ripetere e lei aprendo la porta mi lasciò senza fiato.. Indossava solo una splendida sottoveste nera, le spalline sottili avvolgevano le sue spalle magre ed eleganti e si inserivano in un corpetto di pizzo trasparente che mi lasciava intravedere il seno; il pizzo bordava anche la profonda scollatura e con lo stesso motivo avvolgeva tutta la parte alta della sottoveste. Sotto il seno il pizzo si attaccava ad un tessuto nero e lucente (seta o raso)che dalle sue pieghe lasciava partire riflessi argentei. Così fatta la sottoveste scendeva sino a metà gamba per terminare con il bordo inferiore con un pizzo che richiamava lo stesso motivo della parte superiore. Non ero mai stato colpito così da una donna con la sottoveste, ma ricordo che in quei momenti non riuscivo a staccarle gli occhi da dosso, e forse lei lo capì bene e non le dispiaccue poi molto, visto che mi continuò a girare intorno con un sorriso malizioso anche dopo che il fratello uscì dal bagno. Ne rimasi colpito così tanto che non perdevo occasione per presentarmi con qualsiasi pretesto a casa del mio amico e lei per la mia gioia si presentava spesso con solo una sottoveste, ma il gioco durò poco, perchè dopo pochi giorni tornarono i loro genitori e i vestiti tornarono a coprire le sottovesti. Quella esperienza fu unica ma da allora mi è rimasto il piacere di apprezzare una donna in sottoveste e spesso anche il capo da solo che ora mi diletto anche a collezionare.
Luca
Scirvete a:
lssl@katamail.com


bordino

Un regalo alternativo

Dopo la pubblicazione del mio racconto mi sono arrivate numerose email con le più svariate richieste, mi rendo conto d'avere dato l'impressione d'essere il tipo di donna che l'appassionato di sottovesti desidera avere accanto, ma è anche vero che io non vivo esclusivamente per esibirmi o per fare sesso a richiesta; fare certe cose mi piace e diverte come vedere un bel film al cinema o sedermi in una pasticceria per un tè con biscottini.
Probabilmente voi che mi avete scritto, ma vale anche per molti con cui ho chattato, non vi rendete conto che io ho una banalissima vita quotidiana che assorbe gran parte della mia esistenza e che insieme ai diritti ho anche dei doveri nei confronti del mio coniuge, perciò astenetevi dal richiedere fantasiosi appuntamenti perchè sono del tutto fuori luogo.
In molti mi avete mandato e richiesto fotografie, io non ve le chiedo quindi per favore evitate di mandarle, riguardo alle mie non faccio invii privati di nessun tipo, se mai decideremo (di comune accordo con mio marito) di fare qualcosa in questo senso accontenterò tutti facendole pubblicare in questo sito. In genere a queste mie affermazioni vi meravigliate e non so darvi torto perchè viene naturale pensare che chi gioca con l'esibizionismo ritenga la fotografia uno dei mezzi per farlo, per me non è così, non che mi dispiaccia del tutto, ma, a parte il fatto che non mi rivedo mai volentieri, preferisco le osservazioni reali all'idea che qualcuno possa eccitarsi o fare qualsiasi altra cosa guardando una mia immagine. Lo sguardo stupito, il desiderio di vedere meglio o di più, la possibilità di farlo o non farlo questo di più, magari per una semplice simpatia o antipatia visiva, tutto questo, insieme a molte altre sensazioni, la pubblicazione di una foto non me lo può fornire.
Naturalmente, oltre a quello che ho detto sopra, ho anche instillato varie curiosità sul mio comportamento e sui miei gusti riguardo all'abbigliamento ed alla lingerie che porto, capisco che è inevitabile farsi idee particolari quando si leggono esperienze o si guardano certe immagini, ma la realtà è spesso fatta di gesti e pensieri che appartengono a tutti come dormire, mangiare, lavorare, preoccuparsi per la salute ecc, anche le seducenti ragazze che si offrono senza veli su internet o nelle riviste specializzate sono donne come tante altre e di certo non pensano al nudo o al sesso 24 ore al giorno; neppure le top model dalla tanto decantata bellezza sono poi molto diverse dal sembrare dei piccoli mostri come, in genere, tutte siamo quando ci alziamo dal letto dopo una notte di sonno.Cosa voglio dire con questo? Solo che ci sono tanti giorni banali ed alcuni momenti particolari e ed è durante questi che si tende ad eccedere, magari vestendo in modo osé o comportandosi con molto meno fair play. Tutto questo per dire che io mi vesto in maniera normale, classica e sobria quando lavoro, più casual nei momenti liberi quindi niente abbigliamento di troiesca immagine, se così si può dire o cose appariscenti come minigonne inguinali o scollo ampio e sono all'aperto. L'esibizionismo di maniera non m'appartiene sia nei gesti che nel gusto.
Questo sottolinea anche il modo in cui mi "esibisco" (termine che non mi pare appropriato per quello che faccio, ma in questo momento non so trovare un'alternativa valida) e cioè in maniera del tutto naturale senza ostentazioni, mi piace che tutto sembri occasionale e non voluto che si possa cogliere un veloce colpo d'occhio, trovo più intrigante l'intravisto che il visto. Questo non toglie che io non sia capace anche d'essere più sfacciata e queste sono le occasioni speciali che prima dicevo, ma quando accade è più per volere di mio marito che mio.
Il mio abbigliamento più usuale è rappresentato dal tailleur sia con gonna che pantaloni, non riesco a portare a lungo tacchi alti perciò li metto solo quando so che devo camminare poco. Come intimo utilizzo cose semplicissime e comode in cotone e lycra (body in inverno, reggiseno e slip in estate).
Sono caduta giù dal pero? Per alcuni probabilmente si, ma la realtà è questa, unica nota di civetteria (se vogliamo chiamarla così) è la sottoveste che indosso spesso sia al lavoro che fuori. Rimane il fatto che non ho nessun problema ad indossare qualsiasi tipo di lingerie sia a letto che fuori, ma poichè certe cose non sono propriamente comodissime quotidianamente scelgo la praticità.
Proprio per questo non ho avventure particolari da raccontare perchè, tutto sommato, il gioco, almeno come regole, è sempre lo stesso e la novità è costituita dal variare dei giocatori.
Come dicevo prima io sono immersa nella quotidianità e per questo la uso come mezzo preferenziale. Trovo piacevole andare in un centro commerciale a catturare qualche sguardo oppure entrare in un bar o in un ristorante comportandomi come una qualsiasi donna che, senza rendersene conto, mostra qualcosa. Naturalmente le cose cambiano quando sono insieme a mio marito ed i motivi sono sostanzialmente due: la complicità e l'apparente sicurezza che rende tutto molto più semplice perciò quello di cui parlerò adesso è proprio uno di questi momenti speciali che si creano quando siamo insieme.
L'episodio si è svolto il giorno del compleanno di mio marito nel maggio dell'anno scorso, devo premettere che fargli regali è sempre un dramma per me e questo perchè quando desidera una cosa, se può, se la compra e se non può lui è molto raro che vi possa provvedere io, così erano giorni che pensavo ad una possibile soluzione che tardava ad arrivare fino a che, una sera, davanti alla tv, ascoltando alcuni suoi commenti indirizzati all'abbigliamento di una giornalista mi venne l'idea che offrirgli una serata con me vestita secondo i suoi più intimi desideri poteva essere il miglior regalo che potevo fargli. Per lo scopo presi la decisione di non usare capi che avevo in precedenza già indossato, ma di presentarmi totalmente rinnovata perciò il giorno dopo iniziai a girare negozi alla ricerca dell'occorrente.
Il fatidico giorno arrivò puntuale ed inarrestabile. Come tutte le mattine io mi alzai per prima e dopo avergli sommariamente fatto gli auguri me ne andai a lavorare o meglio questo fu quello che gli dissi perchè in realtà mi ero presa una giornata di permesso per dedicarmi con calma e precisione alla "confezione" del regalo.
Dopo aver passato un pò di tempo a girare in macchina tornai a casa ed attesi l'ora dell'appuntamento con la parrucchiera rilassandomi con un bel bagno caldo. In tarda mattinata gli telefonai per dirgli che erano sorti alcuni problemi lavorativi e che avrei fatto più tardi del solito e chi ci saremmo trovati direttamente al ristorante per l'ora precedentemente stabilita.
Con la seduta dall'estetista avevo terminato tutti gli impegni esterni e mi rimanevano giusto un paio d'ore per prepararmi con la dovuta calma.
Per prima cosa mi spogliai completamente e dopo essermi data una prima occhiata allo specchio levai dal cassetto del mio comodino due scatole ancora impacchettate una l'appoggiai sul letto ed iniziai ad aprire l'altra e ne estrassi una graziosa guepiere nera, ricordo che per qualche minuto rimasi indecisa se indossarla o no, la prospettiva di restare seduta a mangiare strettamente avvolta in quel tessuto semielastico non mi attraeva, ma sapevo che la mia figura se ne sarebbe giovata proprio grazie alla compressione di quello che era superfluo a vantaggio dell'ulteriore evidenziazione di quello che era già una notevole dote naturale. Così l'indossai e guardandomi allo specchio, come sempre, mi sentii a disagio per l'abbondanza delle mie forme e subito pensai a tutte le cose che, maliziosamente o no, mi erano state dette sulla grossezza del mio seno che in quel momento sembrava voler esplodere al di fuori delle coppe di sostegno. Per non pensarci continuai nell'opera di vestizione.
Con studiata precauzione tolsi le calze dalla busta in cui erano sigillate e dopo averne appoggiata una sul letto arrotolai l'altra e con fatica, a causa della semirigidezza della guepiere, iniziai ad inguainare la gamba di un velatissimo nero. Agganciati i bordi mi portai allo specchio per sistemarle, tesi le giarrettiere quel tanto che ritenevo indispensabile per non tirare troppo la calza e per non farla muovere poi indossai un vero e proprio microscopico perizoma di pizzo (quella fu l'unica volta che lo misi) che in precedenza mi aveva costretta ad una parziale opera di depilazione delle parti intime.
Presa la seconda scatola la spacchettai e ne levai la sottoveste che conteneva. Tenendola sollevata con entrambe le mani l'osservai; era (anzi è) veramente bella e per la prima volta ero veramente soddisfatta di tutto, non era stato semplice trovarla e poi le discussioni con la sarta che me l'aveva adattata erano state numerose ed estenuanti, ma potevo contare su di un capo che mi vestiva come una seconda pelle e che faceva risaltare il meglio celando, nel contempo, quello che non andava.
Osservandola mi dissi che a causa della guepiere avrei perso una parte della piacevole carezza del taffeta, ma avrei avuto tempo e modo per rimediare. Senza perdere altri minuti l'afferrai per il bordo e con cautela, per non rovinare l'opera della parrucchiera, dopo averla fatta passare per la testa la stesi sul mio corpo poi mi portai davanti allo specchio per valutare la situazione.
Accarezzavo e lisciavo il taffeta pregustando l'altro tipo di carezze che ben presto avrei ottenuto. Piaceva a me, ma ero sicurissima che a mio marito avrebbe fatto un effetto esplosivo. Di taglio classico, attillata a sufficienza per non essere scomoda, tutta in taffeta nero riccamente guarnito di pizzo valencienne grigio perla che partendo dal centimetro della spallina si allarga lateralmente sottolineando il sottoseno per poi riprendere a scendere di lato a formare un triangolo che a metà dell'anca si apre in uno spacco che arrotondandosi va a formare, con lo stesso pizzo, il bordo inferiore con una doppia balza.
Molto soddisfatta tirai fuori dalla busta della lavanderia il vestito che in mattinata avevo fatto stirare. Si trattava di uno scamiciato nero dal taglio semplice chiuso con una zip sulla schiena e con piccolo scollo tondo e di una camicetta di georgette che andava portata aperta.
Indossai l'abito e subito, alla prima occhiata, mi fu chiaro che mio marito ne sarebbe stato pienamente soddisfatto anche se non era un miniabito era già molto più corto di quelli che indossavo normalmente (del resto proprio non riesco a vedermi in minigonna e per questo non la metto mai), ma la particolarità che avrebbe reso il tutto interessante era che vestito e sottoveste erano praticamente della stessa lunghezza e che bastava un minimo movimento per consentire al pizzo di fare quell'invitante e malizioso occhiolino che tanto piace a molti uomini. Restava solo l'ultimo tocco.
Raggiunta la scarpiera presi un sacchetto semi nascosto e dal suo interno estrassi un nuovo paio di scarpe il cui tacco a spillo di 12 cm rappresentava il mio record personale in altezza. La scarpa era una semplicissima decollete nera, scamosciata compreso il tacco e l'unico tocco di frivolezza era una piccola catenella argentata che penzolava sul tallone. Confesso che ero preoccupata, non sono avvezza ad usare i tacchi alti e di quell'altezza non li avevo mai messi ed in più erano a spillo. Già mi vedevo cadere per terra in mezzo alla sala del ristorante e rovinare in quel modo tutta la serata, così decisi di tenerle subito ai piedi per abituarmi alla loro erotica scomodità. Mi guardai allo specchio con aria critica poi a voce alta, per farmi coraggio, mi dissi: "Sei proprio una bella gnocca!".
Mancava ancora poco più di un ora prima che mio marito tornasse così decisi di studiarmi per individuare quali potessero essere gli atteggiamenti e i movimenti più opportuni. Iniziai sedendomi davanti allo specchio e subito la situazione mi apparve ingestibile con la gonna che scivolando in su lasciava scoperto un bel lembo di pizzo della sottoveste. Accavallando le gambe la situazione si aggravava ulteriormente scoprendo per intero il sottobordo ricamato e il bordo scuro della calza. La cosa non mi garbava molto e cercai di rimediare utilizzando un altro paio di calze più lunghe, ma il risultato non cambiò di molto.
Dopo aver studiato la posizione delle gambe iniziai a camminare per le stanze di casa per abituarmi alla nuova e precaria altezza dei tacchi a spillo che accompagnavano con il loro caretteristico rumore ogni mio passo.
Mi guardavo camminare e poichè il vestito non era per niente attillato ad ogni movimento dato dalle gambe il jersey ondeggiava scoprendo il bordo di pizzo grigio perla. Mi venne il desiderio di vedermi nel complesso ed in terza persona presi così la videocamera di mio marito la sistemai sopra un ripiano della libreria e vi passai davanti numerose volte, poi l'attaccai al televisore e con un certo interesse osservai quello che aveva ripreso.
Nel momento in cui accadono gli eventi certi particolari ti sfuggono e, di conseguenza, anche le tue azioni risultano viziate per questo rivedersi è spesso fonte d'imbarazzo e per me lo è sempre, figuratevi poi vedermi in un atteggiamento del tutto estraneo a quello che normalmente facevo in situazioni similari.
Spensi televisore e videocamera e per un attimo pensai di lasciar perdere tutto, ma poi mi dissi che era troppo tardi per tornare indietro e che dovevo andare fino in fondo. Tardi, era davvero, così riposi tutto in fretta cancellando le tracce del mio passaggio e trasferite le cose essenziali dalla borsa alla pochette uscii di casa, ma giunta alla macchina realizzai che non sarei riuscita a guidare con quei tacchi così alti perciò tornai indietro a recuperare le scarpe che avevo indossato nella mattinata più un blazer che avrei messo se mi fosse venuto freddo.
Salita in macchina restai un attimo a fare mente locale, si, avevo preso tutto, potevo andare. Accesi la macchina ed a velocità moderata uscii dal paese utilizzando strade alternative a quelle che di solito percorreva mio marito.
Guardai l'orologio sul cruscotto, restavano ancora un paio d'ore all'appuntamento e dalla posizione in cui ero avrei raggiunto il ristorante al massimo in 20 minuti, del resto non volevo aspettarlo là perchè avevo deciso di sorprenderlo con una bella entrata, ma non avevo neppure voglia di far arrivare l'ora girando in macchina. Scartai l'ipotesi di fermarmi in un bar o in una pasticceria, solitaria e vestita in quel modo sarei diventata un vero bersaglio per il tiro a segno, ma per quanto pensassi non riuscivo a trovare niente di adatto e proprio quando mi stavo rassegnando a girovagare con la macchina passai di fronte ad un'edicola e mi venne in mente che potevo sempre fermarmi a leggere qualcosa in macchina.
Arrestai l'automobile pochi metri più avanti e dopo essermi rimessa le scarpe col tacco alto scesi.
Con circospezione attraversai la strada e raggiunsi l'edicola. Era quasi ora di chiusura e l'edicolante era uscito per ritirare alcuni cestoni dove erano adagiate alla rinfusa delle videocassette, sul momento non mi notò fino a quando il rumore dei tacchi non lo fece voltare, il suo sguardo fu una vera e propria radiografia che mi imbarazzò non poco, ma raggiunta l'edicola mi estraniai guardando le copertine dei giornali. L'uomo dopo qualche secondo, rendendosi conto che fissarmi in modo inebetito non era educato, continuò il suo lavoro di chiusura, ma ero sicura che il suo occhio non tendeva a staccarsi troppo dalla mia figura dato che in quel momento gli davo il profilo e la mia generosa dotazione era del tutto evidente e questo perchè le coppe della guepiere sottolineavano, aumentandole, le mie curve naturali.
La conferma l'ebbi quando, dopo aver sistemato le ceste all'interno, restò fuori a sistemare i giornali che erano già perfettamente in ordine, d'altro canto io nell'allungarmi a prendere riviste mostravo abbondantemente sia la mia sottoveste grigia che il bordo delle calze.
Ormai il giorno stava lasciando spazio alla sera così presi un settimanale, lo pagai e, lentamente a passi studiati, ritornai alla macchina sicura che lo sguardo dell'edicolante fosse totalmente indirizzato sul mio posteriore.
Salii in macchina e, di sottecchi, guardai l'uomo che impalato fissava ancora nella mia direzione poi per qualche minuto sfogliai il giornale appena acquistato mentre dentro di me si faceva strada una piccola voglia.
Riposi la rivista e guardai nuovamente verso l'edicola che ormai era prossima alla chiusura allora socchiusi la portiera e quando fui sicura che il movimento era stato notato la spalancai del tutto e spinsi fuori le gambe che la posizione seduta avevano scoperto di parecchio, la luce di cortesia illuminava l'abitacolo rendendo pienamente visibile la mia figura. Stavo per uscire poi, come se mi fossi ricordata di qualcosa, mi rigirai verso l'interno facendo rientrare la gamba destra, in quella posizione non era possibile coprire nulla e sentivo chiaramente che il vestito e la parte scoperta della sottoveste erano risaliti ben sopra il bordo delle calze.
Finsi di rovistare nella borsetta posata sul sedile del passeggero poi mi rigirai ed uscii dalla vettura, raggiunsi il portellone e dopo averlo aperto sistemai il contenuto del baule. In realtà non so quanto potesse vedere perchè la sera aveva ormai preso il sopravvento e la fioca luce che usciva dal baule non poteva illuminare più di tanto, ma lui era sempre dall'altra parte della strada nonostante l'edicola fosse ormai chiusa. Richiusi il portellone e ritornai in macchina e prima che questi miei movimenti venissero male interpretati avviai il motore e lasciai la zona.
Dopo una ventina di minuti arrivai davanti al ristorante, ma restava ancora tempo ed infatti della macchina di mio marito ancora non v'era traccia così continuai ancora per un paio di chilometri poi parcheggiai sotto ad un lampione per avere la luce necessaria per leggere la rivista che avevo comprato.
L'orario dell'appuntamento arrivò ed io raggiunsi il ristorante, parcheggiai, rimisi le scarpe col tacco e dopo essermi messa il blazer sulle spalle entrai nel ristorante, superai l'ingresso e mi bloccai all'inizio del salone, dove, con lo sguardo, cercai il tavolo in cui era seduto mio marito.
In quel momento non c'erano molte persone, 5 ragazzi e altre 2 coppie, quindi vidi subito dove si era seduto ed iniziai a camminare nella sua direzione, dopo pochi passi notai nel suo sguardo la sorpresa e questo fu, per me, una fonte di divertimento. Arrivata al tavolo posi la pochette ed il blazer su di una sedia poi mi chinai a baciarlo.
"Che è successo? Non ti avevo riconosciuta.","Me ne sono accorta. Non ti piaccio?", dissi dopo aver fatto una piccola piroetta che non lasciava adito a dubbi su quello che indossavo sotto il vestito.
"Moltissimo!", "Sarà meglio perchè questo è il tuo regalo di compleanno.".
Mi sistemai di fronte a lui che subito iniziò a farmi una serie di domande da terzo grado fortunatamente interrotte dall'arrivo del cameriere che ci portava il menu. Durante il pranzo gli raccontai della mia giornata, di quello che avevo comprato ed indossato per compiacerlo ed anche dell'episodio dell'edicola che ascoltò senza fare interruzioni, solo alla fine mi disse: "Credo che anche al tavolo dietro ci sia qualcuno molto interessato al tuo abbigliamento.".
Fingendo di recuperare qualcosa dalla pochette guardai di sottecchi e, per un attimo, incrociai il viso di un uomo che all'apparenza dimostrava più o meno l'età di mio marito.
"Non so cosa riesce a vedere, ma da come lo sguardo è caduto più volte sotto il tavolo direi che è una cosa interessante tanto che anche la sua compagna si è girata per vedere cosa guardasse.".
Gli risposi che con le gambe accavallate oltre alla sottoveste si poteva vedere anche il bordo delle calze con i loro gancetti. Dallo sguardo che mi fece realizzai che la sua eccitazione era al massimo e questo era una degna ricompensa ai sacrifici a cui mi ero sottoposta.
Ormai eravamo al caffè e la serata sembrava terminare in modo placido quando un'osservazione di mio marito catturò la mia attenzione: "Sta andando in bagno, mi sa che si va a stoccazzare un pò.", girai la testa e notai l'uomo del tavolo dietro il nostro che svoltava l'angolo del corridoio che portava ai bagni. In quel momento un'irrefrenabile desiderio mi prese, posai la tazzina e afferrata la pochette mi alzai dicendo: "Ho bisogno anche io del bagno. Chiedi pure il conto così quando esco andiamo." e senza aspettare, ticchettando, m'inoltrai nel corridoio e giunta davanti alla porta del bagno degli uomini afferrai la maniglia ed entrai.
Il cuore mi batteva forte, era una sensazione di eccitazione mista a terrore che mi costringeva a farlo impedendomi di tornare indietro; fortunatamente l'uomo era chiuso in uno dei due bagni così evitai uno scontro imbarazzante.
Richiusi la porta facendo rumore e canticchiando una canzone di Battisti mi piazzai di fronte allo specchio. Ci tenevo a farmi sentire per non dare l'impressione che avessi fatto un errore, in effetti la pensai giusta perchè, evidentemente, instillai il dubbio dell'errore nel suo cervello infatti dallo specchio notai lo schiudersi della porta, ma poi non successe altro. Guardando di sottecchi terminai di fingere di risistemarmi il trucco, ero sicura che attraverso la fessura della porta lui non perdesse nessuno dei miei movimenti così con molta naturalezza sollevai l'orlo del vestito e della sottoveste fin sopra le calze e con la mano libera iniziai a tenderle allungando la gamba verso la porta in cui rimaneva nascosto.
Confortata dal fatto che l'uomo restava tranquillo dopo aver ripetuto il gesto con l'altra gamba mi voltai nella sua direzione e sollevando totalmente sottoveste e vestito presi a sistemare il triangolino di pizzo del perizoma.
Su questo, però, non indugiai, rimisi in ordine prima la sottoveste poi il vestito e dopo essermi guardata allo specchio un'ultima volta varcai la porta del bagno e ritornai in sala.
Probabilmente avevo stampato in viso uno sguardo particolarmente malizioso perchè mio marito abbandonando la visione della mia figura preferì guardarmi negli occhi distraendosi solo un attimo quando, alle mie spalle, apparve l'uomo con cui avevo giocato.
Arrivata al tavolo gli chiesi se avesse già pagato il conto ed alla risposta affermativa dissi che volevo andare, indossai il blazer e m'incamminai verso l'uscita cercando di rendere piacevole a mio marito, dietro di me, la camminata.
Arrivati alla macchina mi voltai e dopo avergli fatto, ancora una volta, gli auguri lo baciai con passione e trasporto poi spalancai lo sportello e mi sistemai sul sedile. Stavo recuperando le scarpe senza tacco quando mi domandò: "Cos'hai combinato dentro il bagno?", mi voltai sfoderando quello che speravo essere un sorrisetto malizioso poi gli abbassai la cerniera dei pantaloni e ................
Direi che quello che è accaduto dopo riguarda soltanto noi.
Grazie per la pazienza che avete dimostrato nel leggermi e spero che quello che ho scritto sia stato di vostro gradimento.
Un saluto
Angela
angela34tc@dada.net


bordino

Un momento imbarazzante?

Nelle varie email che ho ricevuto una domanda che ricorre spesso è se l'uso della sottoveste mi ha mai creato momenti d'imbarazzo o vergogna, la mia risposta è senz'altro "no", questo perchè pur non sentendomi una vera e propria esibizionista al di là di certi aspetti, che so di poter evitare, il fatto che mi si veda un lembo della sottoveste non mi provoca alcun disturbo. Come ho già spiegato nel mio primo racconto all'inizio non ero nemmeno pienamente cosciente del mio "esibizionismo" perchè disabituata ad indossarla in un contesto pubblico mentre, ora, il fatto di suscitare interesse lusinga il mio ego. E poi sono sempre le donne, specialmente se di una certa età, quelle che mi fanno notare la mia eventuale distrazione mentre gli uomini se ne guardano bene ed è facile capire il perchè. Ma come in tutte le cose esistono sempre i casi atipici ed è proprio di questo episodio che parlerò oggi.

Ero ancora all'interno dell'anno della scommessa, ma non ricordo più il mese anche se posso dire che era il periodo in cui mio marito prediligeva l'uso della sottoveste lunga (sotto il ginocchio per intenderci) tanto che me ne aveva già comprate un discreto numero. Io, per piacere personale, ho sempre preferito indossare gonne al ginocchio o poco sopra e nel mio guardaroba avevo solo un paio di gonne della lunghezza necessaria ad indossare questo tipo di sottoveste ed una delle 2 aveva uno spacco posteriore piuttosto generoso così mi ero decisa ad allargare la mia dotazione con alcuni nuovi acquisti. Probabilmente era un sabato mattina perchè sia io che mio marito eravamo a casa e ricordo di essere uscita che lui era ancora nel letto a dormire. Rispettando la scommessa mi ero messa la sottoveste e poichè ero intenzionata ad abbinarla alla gonna che volevo comprare indossai il modello più lungo che avevo (una sottoveste bianca, molto classica in verità, il cui tessuto copriva il ginocchio ed il bordo di pizzo scendeva di qualche altro centimetro, non particolarmente attillata tranne che sul seno), niente di particolamente sexy, ma una sottoveste che definirei di uso quotidiano. La particolarità del mio abbigliamento era data dal fatto che per causa di forza maggiore (non avevo fatto il bucato) avevo indossato la gonna con lo spacco posteriore e questo metteva in bella mostra la sottoveste il cui biancore veniva accentuato anche dal grigio scuro con cui era tinto il tessuto della gonna. Se avessi potuto l'avrei evitato, ma la situazione era quella ed era la conferma che occorrevano almeno un paio di nuove gonne così lasciai a casa ineleganza ed inibizione e mi diressi verso un magazzino d'abbigliamento in cui avevo già visto cose interessanti. Del resto l'intero tragitto l'avrei fatto in macchina ed il posto era vasto e pieno di scansie e griglie per cui non sarei stata così in mostra. Già in macchina non ci pensai più figuratevi poi mentre, con estrema delizia, esaminavo i capi d'abbigliamento esposti.
Quella mattina il numero di persone che si aggiravano per i corridoi non era particolarmente numeroso, ma, come al solito, data la tipologia delle cose in mostra erano presenti tutti i generi di clientela, dalla famiglia al single.
Naturalmente quando sono in questi posti perdo sempre la cognizione del tempo per cui non saprei proprio dire quanto ne era già trascorso dal mio ingresso, ma ricordo che avevo già messo alcune gonne nel carrello e che non le avevo ancora provate (per comodità preferisco fare tutto in una sola volta) quando mi sentii toccare una spalla ed una voce dire: "Mi scusi.", mi voltai e vidi un uomo che giudicai essere di mezza età con un volto serioso ma palesemente imbarazzato. "Si?", dissi cercando nella memoria se l'avessi mai visto. "non vorrei sembrarle sfacciato o troppo interessato, ma ho il dovere di dirle che le si vede la sottoveste attraverso lo spacco della gonna."
La frase fu così inaspettata che per qualche secondo rimasi senza parole e nonostante sapessi benissimo cosa si vedesse fui tentata di guardarmi dietro. La cosa più strana fu il silenzio che nonostante possa essere realmente misurato in istanti in quel frangente sembrò lunghissimo.
Era una forma di cortesia o un tentativo d'abbordaggio? Di certo non era un semplice voyeur perchè, in quel caso, se ne sarebbe rimasto a godersi lo spettacolo. Forse fu per quel suo sguardo d'attesa, ma non riuscii a celarmi dietro una maschera di futile ingenuità e così risposi che la cosa mi era bgià nota e che proprio per questo mi stavo segliendo una gonna più adatta da indossare.
Non so se la cosa fu provocata dalla mia risposta o dal modo aggressivo con cui la dissi però quello che doveva essere un mio momento d'imbarazzo diventò il suo e lo si poteva chiaramente vedere dall'espressione di confusione che aveva assunto il volto e dalla mancanza di una pronta replica così qualcosa scattò in me e venni in suo soccorso dicendo che era stato molto gentile e che se non era troppo occupato mi sarebbe piaciuto avere un suo consiglio.
Per farla breve gli dissi che volevo un'opinione maschile sulle gonne che avevo selezionato come probabili acquisti.
Ripreso il controllo di se stesso, con ostentata galanteria, mi disse che era al mio servizio per qualsiasi opinione volessi conoscere. In realtà non avevo certo bisogno dei suoi consigli per fare le mie compere, ma, non so il perchè, quell'uomo m'ispirava un comportamento quanto meno disinibito ed una voglia di gioco di ruolo. Presi dalla griglia la gonna che stavo esaminando e avvicinandola a quella che avevo nell'altra mano dissi: "Quale le piace di più?", ma prima che potesse esprimersi aggiunsi "Forse è meglio che le provi così si può dare un vero giudizio.".
Inutile nascondere che mi era già nata in testa l'idea di provocarlo perciò quando entrai nel camerino di prova tirai la tenda di chiusura facendo in modo che un piccolo spiraglio consentisse una fugace visione di quello che facevo.
Francamente non so dire se il suo occhio cadde all'interno dello spiraglio che gli avevo offerto anche perchè per evitare possibili malintesi evitai di guardare verso l'esterno immergendomi nel compito di provare le nuove gonne.
Devo ammettere che l'esperienza è stata divertente e, perchè no, anche eccitante visto che aveva quel pizzico di malizia che rendeva spontaneo ogni atteggiamento e che per me è la condizione essenziale per un vero esibizionismo.
Poiché era solo decisi di monopolizzare la sua attenzione e come potete immaginare non fu per niente difficile, richiesi il suo parere su ogni aspetto dell'abbigliamento femminile e così ogni tanto indossavo qualcosa che rispondesse ai suoi gusti. Il gioco entrò subito nei sui favori e per nulla preoccupato del fatto che non prendessi in considerazione per l'acquisto (provavo e riponevo giù) ciò che mi proponeva arrivò ad indicarmi un vestito che ra decisamente corto per essere provato con la sottoveste che indossavo, ma per vedere fino a dove poteva evolversi la situazione finsi di non accorgermene ed entrai nel camerino per la prova.
Mi guardai allo specchio e, a parte quella quindicina di centimetri di pizzo e sottoveste che uscivano dall'orlo, devo dire che non stavo male. Scostai la tenda come già avevo fatto nei precedenti casi per farmi ammirare ed espressi a voce alta ciò che ho scritto sopra. Dopo una lunga ed interessata occhiata mi disse che avevo ragione e che se volevo sarebbe andato a prendere una sottoveste più corta da indossare col vestito.
Il gioco si stava spingendo troppo in là e decisi che era meglio fermarlo così dissi che non ritenevo necessaria la cosa e ritornai nel camerino di prova e questa volta chiusi la tenda completamente. Una volta uscita gli allungai l'abito perchè lo riponesse dove l'aveva preso e dopo averlo ringraziato per il tempo che m'aveva dedicato senza voltarmi spinsi il carrello verso le casse per pagare le gonne che avevo deciso d'acquistare.
Un saluto
Angela
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