L’artista Gianfranco Gaggioli è nato a Colle di Quarrata nel 1942 e da sempre vi abita e vi lavora.
E' qui che il suo linguaggio si sdoppia e si fa diverso,
rinunciando a quello stile calmo che caratterizza la
lingua del dialogare fra simili che condividono un mondo
simile, quello della collina toscana più
tradizionalmente connotata.
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Presentazione
dell’opera pittorica
Cena in Emmaus
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L’episodio evangelico
«Mentre
discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si
accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci
di riconoscerlo... Quando furono vicini al villaggio in cui
erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano.
Ma essi insistettero: “Resta con noi perchè si fa sera e il
giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con
loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la
benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Ed ecco si aprirono
loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro
vista» (Lc. 24, 15-31)
Questo il brano del Vangelo di Luca che riferisce
dell'incontro di Cristo con i due discepoli che da
Gerusalemme facevano tristemente ritorno ad Emmaus, distante
circa sette miglia dalla Città Santa, dal Monte Sion, dal
luogo in cui Cristo fu crocifisso e fu risorto. La notizia,
in quel primo giorno dopo il sabato, già dal mattino stava
circolando e loro l'avevano sentita, ma non ritennero di
verificare, fermandosi ancora in città. La delusione per ciò
che giudicavano un irrimediabile fallimento, li spingeva a
tornare sui propri passi, alla vita di prima, a quella di
sempre, fatta di sacrifici e di stenti, di monotona
rassegnazione agli eventi. Il Cristo che avevano conosciuto
e amato, il Cristo che aveva loro parlato di giustizia e di
vita eterna, il Cristo potente in parole e in opere era
morto, tutto il resto appariva solo e sconsolatamente come
chiacchiere e farneticazioni di donne.
“Non
ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi
lungo il cammino, quando ci spiegava le scritture” si
dissero l’un l’altro dopo averlo riconosciuto, prima di
partire “senza indugio” per raccontare ai compagni
rimasti a Gerusalemme cosa gli era accaduto e di come il
Cristo fosse davvero risorto.
Questo brano è straordinariamente significativo perchè, al
di là del fatto storico, è simbolo e figura dell'esperienza
terrena di ogni credente, di ogni uomo o donna che sia, di
ciascuno di noi. Il tema del Cristo misterioso nostro
compagno di strada, di quella strada ch'è sinonimo della
nostra vita; il tema della difficoltà a riconoscerlo nella
fede e, prima ancora, della incapacità di vincere da soli le
nostre pigrizie; il tema dell'accoglienza anche verso lo
sconosciuto e quindi l'invito alla condivisione e alla
solidarietà, il riferimento alla presenza reale del Signore
nel pane eucaristico, ebbene: sono tutti aspetti fortemente
coinvolgenti e capaci di rispondere a molte esigenze e
domande dell'animo umano. |
Il quadro a cura di Biancalani Martina
Gianfranco, ha scelto di fermare la sua e la nostra
attenzione sul momento determinante del racconto evangelico,
cioè sull’attimo in cui il Cristo si svela, si manifesta
come il Risorto, il Salvatore, il “Pane vivo disceso dal
cielo” che ripete il gesto dell’Ultima Cena, il gesto della
consacrazione, in termini teologicamente difficili quello
della transustanziazione.
Il
quadro, creato in poche settimane di lavoro - a
testimonianza di una ispirazione costante e di una
determinazione creativa altrettanto marcata -, nella sua
estrema linearità, cioè nella sua estrema chiarezza
espositiva colpisce emotivamente chi lo guarda e risulta
ricco di spunti e di significati altamente cristologici. Incanta il volto di Gesù, fissato in uno stato di profondo, sereno raccoglimento; le sue mani, così come quelle dei due discepoli posti lateralmente, ci parlano, esprimendo tutta l’intensità di quanto sta accadendo: Gesù è il “Pane spezzato per la vita del mondo” e i discepoli stupiti s’inebriano in quel mistero d’amore infinito che credevano perduto e che invece è lì, pienamente ritrovato. |
Il
paesaggio e il cielo che filtrano dalle finestre (a sinistra
è visibile, tra intensi colori, la chiesa di Colle)
estendono e allargano la scena, ma l’artista ci invita ad
andare ben oltre l’orizzonte spaziale della tela, in quanto
il fatto che descrive ha un valore universale, superando
ogni limite e ogni immaginazione. Così gli archi delle due
finestre non si chiudono, così la parete sulla destra
dell’osservatore si allunga, togliendo simmetria ma dando
dinamismo.
La
stessa acqua nella brocca e nei bicchieri non è più il
semplice ristoro dopo un lungo cammino nell’afa del giorno,
ma rafforza il richiamo su di Lui, sul Cristo, la Fonte,
la Sorgente che zampilla per la vita eterna e che
ogni uomo, consapevolmente o inconsapevolmente, desidera e
ricerca.
Ancora. Per accedere all’ambiente - che sia casa od albergo
non ha importanza - Gianfranco pone a sinistra una tenda che
separa in modo certo approssimativo l’esterno dall’interno e
viceversa. E’ come se volesse dirci: chiunque può entrare od
uscire, siamo liberi di aderire o meno a quanto narrato e
qui descritto, e se Cristo si definisce Porta di
accesso alla Verità e alla Vita, chiunque lo incontra e lo
scopre Risorto non può chiudersi, non può isolarsi, non può
che sentire di essere un tutt'uno con gli altri.
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L’esigenza di un rapporto di comunione tra credenti è resa
simbolicamente più evidente dalla forza evocatrice di quei
grappoli d’uva (tanti acini, uno accanto all’altro, per
formare il grappolo) che rilanciano, unitamente a
questa, un'altra necessità, quella di rispondere ad ogni
dono di Dio con il proprio personale impegno. |
«Il
grappolo d’uva rappresenta il dono di Dio, ma, per diventare
vino ed essere trasformato nel sangue di Cristo, ha bisogno
dell’azione umana, della volontà di ciascuno a combattere e
ad agire per il bene, altrimenti il dono non solo è
inefficace ma si ritorce contro» (cfr. Origene,
Omelie sulla Pasqua). |
La
sua collocazione
Si è deciso di porre la
Cena in Emmaus
alla destra dell'altar maggiore, perchè ci sembra lo spazio
che più si addice al tema dell'opera. Opera che richiama
l'attenzione dei fedeli sul mistero dell'Eucaristia, sul
Sacramento dell'altare, sul tabernacolo in cui Cristo è vivo
nell'ostia in corpo, sangue, anima e divinità, e sulla
presenza dello stesso Cristo per le vie del mondo, in ogni
situazione esistenziale, soprattutto quando la sofferenza,
lo scoraggiamento e il senso del fallimento vorrebbero
prevalere e dominare sul singolo e la comunità.
Grazie Gianfranco.
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