Per i pellegrini che
scendevano dal nord-ovest, la città di Pistoia era
importante perchè nella sua cattedrale, dall'anno 1144, è
custodita una reliquia di San Giacomo, giunta direttamente
da Compostela, al tempo in cui era vescovo Atto, poi
divenuto santo e uno dei patroni della città (oggi quella
reliquia si trova nella Cappella di San Jacopo con il
prezioso dossale in argento iniziato nel 1287); così come
Prato, perchè nel suo duomo, si conserva
la Cintola della Madonna
(detta Sacro Cingolo), reliquia giunta nel XII secolo
e per la quale fu creato il pulpito di Michelozzo, divenuto
famoso per le decorazioni di Donatello (fra il 1428 e il
1438).
I pellegrini, dalla piana
dove si trovano le due città, una sull'Ombrone e l'altra sul
Bisenzio, risalivano quindi il Montalbano, trovando
nell'oratorio di Sant'Jacopo a Capezzana, nella chiesa di
San Giusto e nell’abbazia di San Baronto (costruita dai
monaci dell'ordine di Cluny tra il IX e il XII secolo la cui
campana, chiamata "la Sperduta", secondo la
leggenda, ogni sera indicava la via da seguire) dei punti di
riferimento per la preghiera.
[“(Nel medioevo - ndr) a
conferma della rilevanza dei tracciati (lungo il Montalbano
- ndr) sta l'antichità dello spedale Sanctus Ambrosius de
Quarrata [...] così come, sull'altro versante, sta
l'abbazia di San Baronto (e di San Giusto - ndr), uno dei
più vetusti monasteri del pistoiese, la cui ubicazione, come
si riscontra un po' per tutte le chiese monastiche, non potè
che essere strettamente legata alla viabilità. Ma è anche da
tener presente un altro fatto: le strade che valicavano il
Montalbano servivano a collegare i centri della valle
dell'Ombrone con il mare e con la via Francigena, la
principale arteria di traffico terrestre nel medioevo. A
Cerbaia, sull'opposto pendio, i viandanti potevano infatti
imbarcarsi sulle navicelle, per attraversare la vasta
palude formata dall'Usciana, e raggiungere Fucecchio,
mansio sulla via Francigena e porto fluviale sull'Arno"
(da Profilo storico del territorio di Quarrata, di
Renato Stopani, in Quarrata, storia e territorio,
Studio Immagini, Banca di Credito Cooperativo di Vignole,
1991)]
Disegno di Piero Mazzoni (il pellegrino)
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Riguardo alla località Torre
di Sant'Alluccio, a pochi chilometri in linea d'aria
dall'oratorio di San Jacopo e dalla chiesa di Colle, se la
leggenda parla di un monaco Allucien venuto dalla Francia
con altri due confratelli (Justis e Barontes), per noi il
riferimento ci sembra assai più vicino.
Si tratta di Allucio, figlio di Omodeo, nato a Campugliano,
nella Val di Nievole, nell'anno del Signore 1070. Allevatore
di bovini, dedicava tutto il suo tempo libero ad accogliere
nella sua casa i viandanti della vicina strada Firenze-Lucca,
l'antica via Cassia-Clodia. Crescendo negli anni e nella
considerazione della gente per la sua pietà, a lui fu
affidato l'ospizio del suo paese natale che divenne
efficiente e modello in tutta la zona, grazie anche
all'aiuto di alcuni compagni, che in seguito divennero i
Fratelli di Sant'Allucio. La sua attività fu senza
sosta, tanto da fondare un altro ospizio sul Montalbano e
sulle rive dell'Arno, giungendo, secondo la leggenda, a
sospendere una guerra tra le città di Faenza e Ravenna. Morì
il 23 ottobre 1134 e le sue spoglie, dopo la proclamazione
della sua santità ad opera del vescovo di Lucca il 23
ottobre 1182, traslate nel duomo di Pescia.
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