Popolazione |
Capoluogo: 333.075 ab. |
Provincia: 1.073.000
ab. |
Superfice: 3.198
kmq | |
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Città
di Catania.
L’eccezionale posizione geografica, con l’Etna
e lo Ionio che la contornano, ha contribuito alla storia di
una città plurimillenaria fatta di ombre e di luci splendenti.
La crescita di Catania è stata nel bene e nel male
condizionata dal rapporto con il vulcano: usufruendo della
fertilità delle campagne, soggiacendo alle colate, piegando la
pietra lavica a materiale per costruire le case. Il popolo non
ha voluto abbandonare la sua terra, convivendo con il rischio
di nuove eruzioni e terremoti; anzi, l’attuale sviluppo urbano
pare voglia abbracciare il vulcano con un affetto fin troppo
scomposto, conurbando i paesi "d’a muntagna" e creando un
vasto hinterland senza soluzione di continuità. Oggi molti
fattori possono spingere a definire il grande agglomerato
urbano una città nascosta, come molti sono gli esempi per
dimostrare tale affermazione: chi arriva a Catania dalla
"plaja," la splendida spiaggia sabbiosa meridionale,
costeggiando il porto nascosto da una brutta ringhiera, trova all'ingresso
del centro storico un orribile palazzo, costruito a fianco
della Capitaneria di porto che costituisce un rigido diaframma
visivo alle splendide architetture barocche retrostanti; il
Teatro romano lo si potrebbe cercare a lungo su via Vittorio
Emanuele,senza successo dal momento che è
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nascosto da una
cortina di palazzi; chi arriva dalla stazione ferroviaria,
invece, cerca corso Sicilia, dove avrebbe dovuto sorgere
quella ‘city’ voluta nel 1956 ma lungamente osteggiata perché
ricavata dallo sventramento dell’antico quartiere di S.
Berillo: anche questa ricerca è vana, in quanto un grande
edificio ha interrotto l’operazione urbanistica a metà con un
altro grande diaframma. Nascondere, però, ha un significato
bivalente: gli altri non possono vedere ciò che sta dentro, ma
anche chi sta dentro non vede, e al limite tenta solo di
intravedere ciò che sta fuori. Questo del vedere è un tema
molto sentito dal catanese, il quale può riferirsi al
precedente mitico della vicenda di Ulisse che accecò Polifemo
impedendogli appunto di vedere con l’unico occhio. Ancora
oggi, forse rammentando un’altra leggenda che vuole colui che
dica menzogne accecato, il catanese giura dicendo "privo da
vista di l’occhi": cioè che non possa vedere se non dice la
verità. Come conciliarsi con questa città caotica?
Paradossalmente, si potrebbe cominciare da una granita,
sorbita la quale si può cominciare ad assaporare il piacere
della visita di una città che nasconde, in effetti, la sua
vera e affascinante natura. Catania però è anche il contrasto
fra la sontuosità barocca di piazza del Duomo e il vociare dei
mercanti della vicina Pescheria, carica degli odori e dei
richiami che invitano all’acquisto, degna dei maggiori souk
arabi; ed è pure una delle mille tentazioni culinarie della
sua tradizione: una granita di mandorla o di caffè con panna,
un arancino - al maschile perché nel resto della Sicilia è
femminile- un dissetante "seltz, limone e sale", i biscotti a
forma di osso il giorno dei defunti, le crispelle di riso
ricoperte di miele per S.Giuseppe, le paste di mandorla, i
crispeddi con le acciughe o con la ricotta, la pasta con
melanzane e ricotta salata detta «alla Norma" in omaggio al
catanese Vincenzo Bellini, il sangele (budello di vitello con
sanguinaccio cotto), i panzerotti ripieni di cioccolato e le
olivette dolci dette di S.Agata...
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