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ALEX BELLINI, oltre il limite
Alex è nato in
Valtellina, ad Aprica nel 1978. 30 anni, molti dei quali
passati a sognare, come molti del resto, di essere qualcun altro, in
qualche altra parte del mondo, impegnato a vivere un’esistenza molto
diversa da quella, a volte confusa e monotona, di un giovane.
Lo sport, in tutte le sue forme ed accezioni, è sempre stato un punto
fisso nella sua vita. Crescendo in un paese di montagna, ad Aprica, lo
sci - sua grande passione - è stata la prima attività sportiva che gli
ha regalato anche discrete soddisfazioni. Forse l´anello che lo
congiungeva all´avventura da qualche parte dentro di sé c´è sempre
stato, ma i tempi erano ancora prematuri per tali tipi di esperienze.
Qualcosa di importante però accadde nel 1999 quando fu selezionato per
partecipare alle selezioni nazionali del Camel Trophy di Tonga. In
quell’occasione, oltre ad aver incontrato personaggi con una notevole
esperienza in fatto di avventura, ha saputo, con certezza e
definitivamente, dar voce e forma a quei famosi stimoli ed
immediatamente ciò che sentiva di dover fare apparve in tutta la sua
chiarezza: il movimento, il pericolo, il sacrificio, per inseguire
emozioni che non trovava in una vita tranquilla.
Dal 2000 al 2001 corre le prime maratone tra cui la New
York City
Marathon e la Marathon des Sables,
280 km nel deserto
marocchino.
Nel 2002 e nel 2003 vola al freddo per un’avventura che si svolge ogni
anno in Alaska a febbraio e segue quasi fedelmente il percorso
dell´Iditarod, la famosissima corsa con i cani da slitta.
Alex decide però di non correrla con i cani ma da solo, a piedi, in
autosufficienza, trainando una slitta con, al suo interno, tutto il
necessario per sopravvivere. Nella prima edizione a cui partecipa
percorre 600 km concludendo la corsa in 9 giorni promettendosi di
ripresentarsi l´anno successivo.
Nel 2003 a causa di condizioni meteo anomale, con scarsità di neve, la
partenza della corsa fu spostata di qualche centinaia di chilometri
verso Nord Est, vicino al confine con il Canada e questo provocò un
accorciamento del percorso: dai 1800 classici chilometri ai 1400 corsi
per la maggior parte all´interno del fiume Yukon. Alex correrà per 27
giorni posizionandosi terzo assoluto.
Dalle distese di ghiaccio, Alex decide di passare alle immensità degli
oceani. Nel 2005 Alex diventa il primo uomo ad attraversare in
solitaria a remi il mare Mediterraneo e l’Oceano Atlantico, traversata
di 226 giorni e 6mila miglia da Genova a Fortaleza in Brasile, su una
barca di 7,5 metri. Il 21 febbraio 2008, con la stessa imbarcazione
“Rosa di Atacama II” Alex parte da Lima, in Perù per raggiungere
l’Australia.
Concluderà con successo la traversata dell’Oceano Pacifico
il 13 dicembre 2008 dopo 18.000 chilometri di navigazione e 294 giorni
in mare aperto, da solo. Alex entra così nella storia della navigazione
e segna il nuovo record di traversata a remi, con esito positivo, più
lunga mai compiuta prima.
ALL-ONE 2008: L´OCEANO PACIFICO IN BARCA A REMI
L´idea di una traversata
del Pacifico a remi mi venne in mente mentre
ero ancora nelle acque tempestose del mar Mediterraneo. Fissare nuovi
obbiettivi futuri in momenti in cui ero allo stremo delle forze mi dava
coraggio e voglia di tenere duro. Così un giorno chiamai il mio team di
supporto e chiesi informazioni riguardo al periodo migliore per una
traversata da Sud. Pensavano fossi diventato matto: dovevo ancora
attraversare il primo oceano e già pensavo al prossimo. Era troppo per
loro, per me fu un aiuto preziosissimo.
A bordo di Rosa di Atacama II, la stessa imbarcazione utilizzata per la
traversata dell´Atlantico del 2005, il 21 febbraio 2008 Alex parte da
Lima per la sua ultima avventura in mare: la traversata dell’oceano
Pacifico a remi. Grazie all’importantissimo supporto tecnico di Roger e
di Rick Shema (meteorologo hawaiano) Alex parte da Lima con condizioni
meteo ideali tali per cui riuscirà da subito a mantenere un’ottima
rotta orientata verso Ovest.
I problemi, però, non tardano ad arrivare. Dopo soli due mesi di mare
tre dei sette pannelli solari smettono di funzionare e questo procurerà
ad Alex grosse preoccupazioni.
Soli pochi giorni dopo uno dei due dissalatori manuali che gli
permettono di dissalare l’acqua di mare si rompe a metà. Gliene rimarrà
uno solo per il resto del viaggio.
Le miglia, comunque, soccorrono veloci sotto la chiglia della sua barca
ed Alex fa ottimi progressi tanto da far pensare ad un arrivo
anticipato rispetto ai pronostici.
A partire da settembre, però, superato l’arcipelago di Tonga,
l’avventura si fa dura.
Alex incontra costantemente correnti e venti contrari e pare proprio
che l’oceano non voglia farlo passare.
Il 12 dicembre, dopo 3 settimane di strenua lotta contro le condizioni
meteo decisamente atipiche per la zona ed il periodo, quando si trova a
sole 60 miglia da terra, il team di supporto lo informa che gli
rimangono solo 24 ore di tempo prima che una fortissima perturbazione
da Nord Ovest lo respinga nuovamente al largo rischiando anche di
compromettere quanto fatto fino a quel punto.
Dopo aver ricevuto l’ufficializzazione del tentativo riuscito da parte
della Ocean rowing Society (unico ente giudicante) Alex,
coscienziosamente e umilmente decide di dichiarare conclusa la sua
avventura e accetta di farsi accompagnare a terra da un rimorchiatore
neozelandese che si trovava a poche miglia da lui.
L’avventura termina alle 09:30 del 13 dicembre con il suo arrivo nel
porto di New Castle, a Nord di Sydney dove ad aspettarlo, assieme alla
moglie Francesca c’è una folla di amici, fan, curiosi e giornalisti.