Indice delle domande
di questa pagina Sul senso mistico dell'esistenza Dove ha origine il misticismo? Come si
può parlare di questo insegnamento a chi
E' giusto passare al vaglio del ragionamento le E' lecito turbare il quieto vivere degli altri Può
la logica da sola far credere all'esistenza
dei Come si fa a sapere se si "sente"
questo Sull'amicizia e l'amore tra gli uomini Sul senso dell'amore chiuso, timido, che non
viene Sull'amore che fa soffrire: il "morire
d'amore" Sull'adozione di un figlio. La genetica e
l'amore Da dove viene il bisogno d'amore dei
neonati? Come si deve oggi educare un bambino: la fine
del In un periodo storico
così difficile, cosa Sull'onestà e sulla "inutilità" delle
proprie scelte Sempre sulla corrente di pensiero: il problema L'insegnamento e la coppia. Quando l'amore di un Cosa si intende per
"cristallizzazioni"? Quale
può essere una diversa visione del
dolore? C'è nella vita di alcuni un susseguirsi continuo
di Perchè persino l'uomo crudele talora si commuove
e Se siamo come cellule del sentire divino,
è in
Dio Se tutto
è coscienza, quale ruolo hanno i corpi Se la sola intenzione non seguita da azione
può Vi sono
entità che organizzano il karma umano,
ad I cosiddetti "Signori del karma" I fili karmici che legano tra loro gli
individui L'individuo tesse la trama de suoi legami
karmici Chi ha un talento creativo, ma per mancanza del Sull'innesto del karma personale nel karma
familiare Se uno riuscisse a conoscere profondamente se che gli ha procurato una certa malattia,
potrebbe Sui gemelli omozigoti, talora con un destino
simile, Un certo esoterismo dice che donare il sangue Che cosa fa sentire a certi giovani che la loro
vita Un essere evoluto come si comporterebbe con la Se la
religiosità è indice di evoluzione. E
IL MONDO "ESTERIORE"
Nella
vita (e nell'aldilà) con l'insegnamento
Voi siete nella vostra vita, nel vivere di ogni
giorno Come vorrei che passaste attraverso
queste esperienze Come vorrei che trovaste
questa fiducia, questa certezza, e vi risparmiereste tanti dolori. Possa essere
questo il significato che dal
nostro incontro scaturisce.
TERESA
...Quando avrai compreso che non hai alcun
diritto amareggiato se tu stesso non sei il conforto dei
tuoi simili;
DALI
Nella vita (e nell'aldilà) con l'insegnamento Domande e risposte
Sul senso mistico dell'esistenza. Non abbandonate mai il senso mistico della vita.
Questo non significa battersi il petto o recarsi sovente in chiesa; ma
significa ricordare che, al di là delle vostre vicissitudini quotidiane, voi
siete qua per una ragione ben diversa da quella che appare all'occhio dell'uomo
ignaro; siete qui per una ragione che spesso, quasi sempre, vi sfugge, e che
non può essere contemplata da una visione materiale della vita. Per questo vi
dico non abbandonate il senso mistico del vostro vivere, anche se ciò non
significa che chi non crede non possa avere un suo misticismo, una sua verità
trascendentale; non significa che il materialista non possa essere più mistico
del credente. Così, non lasciate che il vivere di ogni giorno
soffochi il richiamo dello spirito; ma tenetevi sempre costantemente collegati
con la parte più vera del vostro essere, per la vita della quale siete qua
incarnati. Non permettete alle necessità del vivere di ogni giorno di soffocare
questa natura che è in voi; infondete negli altri la speranza che non tutto sia
materiale. Lasciate che dal profondo del vostro essere
affiori alla vostra consapevolezza il bisogno del misticismo, il bisogno di
andare oltre ciò che appare, che così pressantemente e gravemente vi richiama
alla vita del mondo fisico. Noi vi siamo vicini, ma solo attraverso il vostro
spirito possiamo comunicare con voi, solo da dentro di voi. Chiudendovi a quello, vi chiudete alla nostra voce. Dove ha ragione il misticismo? Si
può dire che la storia del pensiero e della
scienza, con tutte le sue scoperte, anche per difetto, contribuisca a rendere
l'uomo in grado di intuire quella struttura di Dio di cui ci parlano i maestri. Se non vi fosse stato
questo, oggi non sarebbe
possibile parlare di certi concetti e capirli. Non sarebbe
assolutamente possibile; e se certe cose non si capiscono prima attraverso la
mente, non si arriverà mai a comprenderle, a sentirle. Perchè anche il mistico
illuminato, che riesce a sentire Dio più di quanto lo possa fare un'altra
creatura, è sempre arrivato a quel punto attraverso delle esperienze
antecedenti, che prima lo hanno condotto a capire attraverso un certo modo di
ragionare, e quindi lo hanno portato a quel sentire. Sempre, ricordatelo. Come si
può parlare di questo insegnamento a chi
non ha dimestichezza col ragionamento filosofico? Parlare semplicemente dell'insegnamento morale,
come in fondo fanno le varie religioni (con alcune differenze e a parte quelle che sono le regole di buona condotta, che si possono ricondurre ad un vivere
civile o a semplici regole igieniche) non ha molto senso, perchè sarebbe
sufficiente prendere i testi delle varie religioni e rileggerli. Allora,
perchè i maestri parlano della morale? Perchè
questa morale scappa fuori da una visione
filosofica della realtà, e trova giustificazione nella filosofia. Quindi, fare
della filosofia non è fare una fredda esercitazione accademica, ma è proprio
dare un quadro della realtà che risponda a tutte le domande, a tutti gli
interrogativi e che, nello stesso tempo, dimostri la validità della morale. E'
un riscoprire la morale in chiave logica, in chiave filosofica: questa è la
novità e l'importanza.
Certo l'insegnamento filosofico
può riuscire
difficile a taluno; e bisogna fare un po' di sforzo. Se uno non ne sente la
necessità, lo metta pure da parte, ma allora deve essere già convinto che la
morale è giusta, che va applicata, e la applica. Se, invece, non la applica,
ciò vuol dire che non
è ancora profondamente convinto che bisogna agire secondo
i canoni della morale; e se non ne è profondamente convinto, trovi questa convinzione mediante l'insegnamento filosofico, che per
questo è dato. Questo è lo scopo principale per il quale i maestri presentano. Ognuno che si accosta all'insegnamento, ad un
certo punto dovrebbe capire questo aspetto della questione e perciò sentirsi
invogliato a parlare dell'insegnamento filosofico.
Per cominciare a introdurlo si
può dare la
descrizione della realtà che è già depositata, gradualmente e in crescendo, nei
libri pubblicati. Come dicono i maestri: "Il vero sapiente, da qualunque
punto affronta il discorso circa la realtà, ne fa un tutto e può dimostrare
l'esistenza di dio; tutto è così consequenzialmente legato che, da
qualunque punto lo si prenda, non si può che giungere alla stessa meta, e cioè a dimostrare l'esistenza di Dio". E' giusto passare al vaglio del ragionamento le
verità, le rivelazioni, andare al di là dei dogmi, o è un atto di superbia
della mente? I maestri dicono che bisogna nascere ogni
giorno, cioè ogni giorno mettere in dubbio tutto per ridiscutere con se stessi
e ritrovare nuovamente la convinzione; superare il dubbio che non solo gli
altri, ma anche voi stessi suscitate in voi, cosicchè possiate veramente
essere certi della vostra convinzione. Chi accetta una
verità perchè sul momento lo
convince e in seguito, alla minima obiezione che gli altri gli rivolgono, non
sa controbattere perchè non ha discusso con se stesso, è come se costruisse
sulla sabbia: basta una lieve scossa che tutto crolla. Mentre chi ha fatto passare le sue convinzioni
al vaglio della critica - la critica che lui stesso è in grado di fare a queste sue convinzioni -
è sicuro di non aver costruito sulla sabbia, di aver trovato
qualcosa di veramente valido.
Di persone che credono a dei principi ameni, quasi risibili, ve se sono molte. Li accettano senza discuterli e poi non ammettono di discuterli; la cosa sta così e non vogliono parlarne, nè che gli altri facciano domande. Questo succede proprio nella vostra religione, nella quale molto spesso si dice che si deve credere perchè la verità rivelata è questa e se anche tu non arrivi a capire con la tua mente, non vuol dir niente; anzi, se cerchi di capire con la tua mente fai un atto di superbia.
Ecco, i
nostri maestri dicono invece tutto l'opposto, cioè che non è un atto di
superbia, ma anzi è un atto estremamente giusto e necessario quello di passare
al vaglio della propria comprensione le verità. E questo perchè le verità
spirituali, essi dicono, sono estremamente logiche, non sono da accettarsi ad
occhi chiusi. Forse, nei tempi andati, quando la mente
dell'uomo non era esercitata, era necessario dover dire le cose e non avere la
possibilità di spiegarle, perchè chi ascoltava non aveva gli strumenti per
capire. Ma oggi che la mente dell'uomo, diciamo del cittadino medio, buon padre
di famiglia, è abbastanza sviluppata, perchè non gli si dovrebbe mostrare la
logica della verità spirituale, sè da convincerlo e dargli quella serenità
interiore che tanto spesso manca a chi si trova di fronte a delle cose
incomprensibili, che non gli spiegano nè la sua vita nè quella degli altri? E' lecito turbare il quieto vivere degli altri parlando loro di questo rivoluzionario insegnamento? Ricordate che cosa disse il Cristo agli
apostoli: "Voi siete il sale della terra", quindi il fermento, il
lievito, proprio perchè "guai a chi ci cristallizza". Guai veramente!
I maestri si rivolgono solo a chi sente il bisogno di saperne di più; chi
invece si trova bene nelle sue convinzioni e in pace con la sua coscienza non
ha bisogno, dicono i maestri, delle nostre parole. Ed è così. Nello stesso
tempo, perï, rifacciamoci alle parole del Vangelo, dove il Cristo dice:
"io non sono venuto per portare la pace; ma per me il padre sarà contro il
figlio e il figlio contro il padre".
Quindi, chi non sente la necessità di saperne di più e se ne vive tranquillamente con le sue convinzioni, fa bene a restare così, da un certo punto di vista. State certi però che la vita lo richiamerà, lo muoverà dalle sue cristallizzazioni : perchè l'essere felici e tranquilli con se stessi di fronte allo spettacolo che la vita mostra ogni giorno, chiaramente si può realizzare solo con una cristallizzazione dell'individuo. e a questo provvede la vita con quegli scossoni che voi tutti, bene o male, avete provato, con quei richiami, quelle esperienze, quei traumi che smuovono dalle cristallizzazioni e dal quieto vivere.
Se la necessità dell'uomo è quella di
andare incontro a esperienze, a stati d'animo che lo facciamo riflettere,
soprattutto che lo muovono dalle sue cristallizzazioni, è bello che voi vi
poniate questi problemi e cerchiate di saperne di più, di svelare di più ciò
che
è nascosto alla maggior parte degli uomini. In questo senso, senza far violenza a nessuno (altrimenti andreste contro l'insegnamento dei maestri), ma rispettando sempre l'altrui volontà, una certa provocazione nei confronti degli altri voi avete il dovere di farla. E non deve interessarvi se poi questa cosa non viene recepita; il vostro dovere è quello di agitare un poco le acque, con molta diplomazia, con molto tatto, senza prendere le cose di punta, altrimenti non fate che rafforzare gli altri sulle loro posizioni e porli in difesa.
Però lo stuzzicare,
per così dire, il gettare il sasso nello stagno, dare l'adito a far riflettere
gli altri è quello Se poi la cosa viene assolutamente respinta, il
vostro invito non viene accolto e seguito, non deve importarvene; ma siate certi
che voi avete gettato il famoso seme, che al momento opportuno darà i suoi
frutti e spingerà queste creature a riflettere e, forse, a muoversi dalle loro
cristallizzazioni. E se voi riuscite a far muovere qualcuno dalle sue
cristallizzazioni senza che la vita intervenga con i suoi colpi, avete
risparmiato del dolore. E questa è un'opera meravigliosa. Può la logica da sola far credere all'esistenza dei maestri e alla realtà che descrivono, non avendo noi alcuna possibilità di controllo e addirittura nella stessa convinzione che non sia oggettivamente esistente neanche il piano fisico? La logica, e poi la convinzione personale. In
effetti la verità è questa. Quello che dicono i maestri è suffragato da una
logica ferrea, non c'è dubbio; il discorso si può affrontare da tutte le parti
e i conti tornano sempre nella visione generale. Questo è confortante perchè,
in effetti, non vi sono altri sistemi di pensiero che danno un'illustrazione
della realtà così completa e che sia inattaccabile da qualsiasi punto la si
prenda in esame, come lo è questa.
Ma vorrei approfondire questo discorso sulla logica. Vediamo intanto cos'è l'intelligenza: è la capacità di analizzare, di trarre la sintesi e di ragionare logicamente. L'uomo intelligente è anche
logico, o perlomeno è coerente e quindi logico nel comportamento che ne
consegue. La logica è fondamentalmente la scienza del ragionamento; è quel complesso di norme che debbono essere seguite in un ragionamento per far sè che
esso non sia totalmente alienato dalla realtà. Allora, è chiaro che la logica
si basa anche sulla concezione della realtà, che non può essere una cosa
totalmente astratta. Il dato certo su cui fonda la logica
è preso
dalla realtà del mondo nel quale vive il pensatore: la sua abitudine di
commisurare le cause agli effetti, per esempio; la sua abitudine a vedere come
consueti certi effetti allo sbocciare, al consumarsi di una causa. Il
comportamento logico, quindi, è nè più nè meno che una legge presa dal mondo
circostante e riportata poi nel ragionamento. Si osservano certi fenomeni e si
dice "a questa causa segue questo effetto". E già questa è una
logica.
Esaminata nella sua essenza stretta, a
prescindere dai presupposti La logica
è questa e solo questa.
Allora, quale valore probatorio può avere la logica? La logica non può avere certo un valore probatorio assoluto; e infatti i maestri, quando presentano in forma logica i loro discorsi, non lo fanno per dare una prova assoluta di quello che vogliono dire; lo fanno con un altro scopo. E questo perchè si può benissimo dare vita ad un costrutto logico partendo da un presupposto errato, e quindi il discorso è logicamente corretto ma sostanzialmente errato. Perciò i maestri non possono e non vogliono affermare che quando un discorso è logico questa sia la prova matematica che quel discorso è anche vero. Però, nella marea delle opinioni, delle
affermazioni dogmatiche, delle dichiarazioni di fede, ciò che può orizzontare
l'uomo è la logica contenuta nel discorso, nelle affermazioni che vengono
fatte; la consequenzialità logica. Niente altro può esservi che veramente possa
sostituire la logica, al di fuori della prova oggettiva, della controprova; la
logica resta quella che dà maggior probabilità che un discorso sia vero, anche
se non dà la prova assoluta.
Dicono i maestri: "Quando in un sistema
generale, filosofico, ideologico, o di esposizione cosmogonica, ogni passaggio è
consequenziale e niente sfugge a questa consequenzialità, allora vi è una
buona probabilità che ci possa essere del vero". E l'uomo che vuol credere
qualcosa, non deve credere perchè a lui quella idea a cui sente di aderire fa
piacere, ma deve trovare nella consequenzialità, nello sviluppo logico di tutto
il discorso, un punto solido di appoggio sul quale fondare la sua convinzione;
e qualunque tipo di logica, perchè ve ne possono essere molte, deve avere
questa consequenzialità nel discorso, altrimenti no
è logica. Questo mi sembra
l'atteggiamento più ragionevole che possa avere l'uomo; e anzi, che debba
avere, proprio per orizzontarsi in questo mare di favole, di opinioni, di
professioni di fede, di fantasmi, e via dicendo. Anche se, lo ripeto, non
è probatoria, è importante cercare di trovare sempre la logica; e non solo nell'affermazione
che in quel momento è sottoposta alla riflessione, ma vedere come questa
Il discorso poi della convinzione personale e
della credibilità che ciascuno può dare a questo insegnamento è altrettanto
importante; perchè se fosse solo la logica allora basterebbe leggere un libro e
tutti dovrebbero crederci, e inoltre tutti i libri dovrebbero convincere tutti
coloro che li leggono allo stesso modo; invece così non è proprio perchè scatta
la convinzione personale, che scappa fuori da qualcosa che è dentro il singolo
e che fa dire: "Ma questa cosa è vera! Io la sento così!". Sono
quei semi che ciascuno ha raccolto in
antecedenza, che sono maturati dentro, si sono fortificati, e che poi, quando
fanno incontrare una verità, la fanno riconoscere e fanno sè che la si senta
come una propria verità interiore, ed è propria a tutti gli effetti. Come si fa a sapere se si "sente" questo insegnamento? Io credo che non sia di nessuna
utilità ed
importanza sapere se lo si sente. Se uno lo sente, lo sente e non c'è altro da
dire. E' certo che l'insegnamento deve essere assimilato, deve diventare parte
di se stessi. E' altrettanto certo che,se non lo si capisce con la mente,
difficilmente questa verità entra a far parte di se stessi. Può entrare, poi,
attraverso l'esperienza diretta, se una cosa non si capisce.
Invece la via
più efficace e più importante, è proprio quella di capire l'insegnamento con la mente. Certo, non capirlo
così come si legge un romanzo, che poi si può scordare. Anche se è vero che non
passa mai niente di inosservato attraverso l'intimo dell'uomo, e anche in questo
caso rimarrebbe. Poi, una volta capito, bisogna riflettere,
meditare a fare tutto quello che i maestri dicono a proposito della conoscenza
di se stessi; confrontare quello che si è capito con la vita nella quale siamo
e siete immersi; cercare di vedere se l'insegnamento spiega bene i fatti della
vita, non tanto i fatti di cronaca quanto i cambiamenti, gli stati d'animo di quelli
che ci sono vicini, e i propri, e così via. Insomma, l'insegnamento che si
è capito deve essere collaudato, non dico in maniera ossessiva, attimo per attimo, ma
perlomeno durante la giornata si deve cercare di vederlo e di rifletterlo nella
vita. Questo è importante.
Dopo di che, attraverso il capire con la mente,
attraverso la
Sull'amicizia e l'amore tra gli uomini.
Ci siamo tutti conosciuti in una vita o nell'altra. Capisco che a voi colpisca particolarmente il fatto di esservi conosciuti nella vita attuale, ma questa è una cosa estremamente relativa. Che
vi siate incontrati o che vi incontriate in questa vita non significa che sia
la prima volta. La prima volta che si incontra una persona, in genere rimane
indifferente o addirittura si ha per essa un'antipatia. Ma quando c'è un
incontrarsi simpatico e reciproco, ci potete giurare che vi siete già
incontrati prima, in una vita o in un'altra. In senso generale direi: voi che
vi frequentate, che state bene assieme, eccetera, vi siete certamente già
incontrati. Ma tutti noi ci siamo conosciuti in un'occasione o in un'altra, in
una veste o nell'altra, in un periodo o nell'altro, in un'epoca o in un'altra.
Non ha nessuna importanza il come e il quando,
ossia la contingenza mediante la quale siamo venuti in contatto, abbiamo
iniziato a costruire una catena affettuosa che non si spezzerà mai più, che
continuerà per sempre. Vita dopo vita, attimo dopo attimo aggiungeremo anelli a
questa catena d'affetto, d'amore, in una forma o nell'altra, non importa quale: quel
che conta
è questo aggiungere anelli, da una personalità all'altra,
soprattutto da un essere all'altro. Una volta avviata la catena d'amore nessuno
può romperla, e la conoscenza diventa qualcosa di più di un incontro occasionale, come
può apparire nella dimensione fisica. Sul senso dell'amore chiuso, timido, che non
viene capito e recepito.
Dicono i maestri che l'amore
è in se stesso
premio di chi ama. E'
già cosa di grande valore che una persona ne
ami un'altra; e non importa se questo amore non viene recepito: importante è che tu ami, che ognuno di noi ami.
Certo la rispondenza, l'accordo tra chi
dà e chi
riceve amore è un aspetto bello, ideale se vuoi, ma non è il solo. E' una buona
configurazione che due persone si amino e ciascuna prenda e dia il massimo
dell'amore. Ma può essere meraviglioso anche che una persona ami un'altra e
l'altra non sappia niente di questo amore. E' già una gioia amare, l'amore è premio di se stesso di chi ama, e per alcuni
già questo può essere meraviglioso. Guardate tutta l'evoluzione dell'uomo; essa
porta ad un arricchimento Colui che agisce deve agire senza preoccuparsi
se l'amore che dà sia compreso o non sia compreso, sia conosciuto o non sia
conosciuto, lo porti oppure no alla meta che desidera. Importante è essere
interiormente amorosi. Sull'amore che fa soffrire: il "morire d'amore". Quella
dell'amore che fa soffrire è una fase
transitoria. Se Dio vuole, il vero amore è quello che fa gioire. C'è inizialmente
quel desiderio di essere sempre
uniti all'oggetto del proprio amore, alla persona amata; poi, fortunatamente, questo
desiderio cade, perchè la realtà è diversa e conduce proprio a
riconoscere che tra l'amato e l'amante non c'è nessuna separazione,
assolutamente; c'è sempre una unione anche quando non vi sia ancora
"comunione". E la cosa diviene priva di ogni sofferenza, priva di quello
stato d'animo in cui ci si sente lontani, privati dell'oggetto d'amore;
diviene un'unione continua ed è una cosa meravigliosa.
Questo
si raggiunge gradualmente. All'inizio si
chiama amore anche una forma estremamente possessiva, che niente ha dell'amore
vero e proprio, perchè è solo il desiderio di possedere una persona per farle
fare quello che si vuole e nient'altro. Poi, invece, è chiamato più propriamente
amore quello per cui si comincia a vedere che la persona amata ha bisogno della
sua libertà, delle sue esperienze, e si riesce ad amarla e a non soffrire lasciandole la sua autonomia. E
questa fase è ancora superata quando si trova
il senso della vera unione, in cui si spegne ogni timore; anzi la gioia diventa
ancora maggiore quando vedi la persona amata completamente libera di fare quello
che quello che vuole di se stessa, anche se magari desidereresti che
facesse quello che vuoi tu. Sull'adozione di un figlio. La genetica e l'amore. Ci sono tanti genitori che vorrebbero avere
figli e non possono. Chiaramente si tratta di fatti karmici. Perdere un figlio in giovane
età non è un karma
per il figlio che lascia momentaneamente la terra, ma è un karma per i
genitori; è un fatto che riguarda precedenti incarnazioni e che, in questa,
trova il modo per allargare la coscienza individuale. Dopo una simile
esperienza dolorosa, si comprende quello che non si era compreso prima e che ha
portato a vivere appunto un'esperienza così amara.
Molti genitori, anche senza aver subito la
perdita del figlio, ugualmente desiderano averne uno e non possono per varie
ragioni. E' bellissimo essere i fattori del proprio figlio, essere le parti
genetiche che danno il corpo al figlio; il fatto di sentire come proprio il
figlio, in quanto da loro concepito, lega i genitori al figlio, ed è questo lo
scopo cui la natura tende e che in tal modo raggiunge. I genitori possono
aiutarlo, soccorrerlo, istituirlo, tenerlo con sè; se non lo sentissero loro
figlio, non farebbero tutto quello che fanno. A un certo punto, perï, l'uomo evolve, matura.
Siamo uomini di questa epoca, ci vantiamo della nostra civiltà: ma allora
comportiamoci da adulti, cerchiamo di capire che senso ha dire "mio
figlio" perchè "io" l'ho concepito. Non ha nessun senso,
veramente. E' tuo figlio se lo tiri su dall'infanzia, se lo assisti con amore,
se vivi con lui, lo vedi crescere, ti preoccupi per lui: allora sè, è veramente
tuo, almeno nel senso affettivo, perchè nessuno è di nessuno: ognuno appartiene
a se stesso e basta, in ultima analisi. Che senso ha, per esempio, che tu lo concepisca
e poi lo abbandoni? Tu lo hai concepito, ma non è tuo quel figlio, perchè non te ne sei mai veramente interessato. A tutti i genitori che hanno questo problema, che desiderano avere un figlio e non possono averlo, io dico: adottatelo! Sarà vostro come se lo aveste concepito, perchè trasfondendo in lui il vostro amore egli sarà parte della vostra famiglia; e solo in questo modo ne farà parte, non per il fatto che biologicamente, geneticamente voi avete messo qualcosa per iniziare lo sviluppo del suo corpo. Il corpo è importante, certo, ma quello che
importa è che voi contribuiate a formare la sua psiche, il suo essere
interiore, e non il corpo, l'essere esteriore. Il concepimento non è che una
prima scintilla; sè, ci sono i caratteri ereditari, tutto quello che volete, ma
ciò che è importante è la formazione psicologica dell'essere, ed a questa
devono contribuire in maniera essenziale i genitori, non tanto con lo
spermatozoo e con l'ovulo, ma con quello che possono donare di amore e di
attenzioni: questo è importante.
Da dove viene il bisogno di amore dei neonati? Viene soprattutto dal fatto che gli esseri
appena incarnati non hanno presente tutta la loro esistenza a monte della
nascita, e questo dà loro un senso di insicurezza dovuto al sentirsi, in fondo,
privi di tutto quello che avevano prima. Io credo che anche un adulto, se ad un certo
momento dimenticasse tutta la sua vita antecedente ( e siccome il sentirsi di
esistere non viene mai meno), continuerebbe a sentirsi di essere, ma si
troverebbe in un grande panico perchè non saprebbe più chi è, si sentirebbe completamente
solo, privo di affetti e di legami. Ecco,
dunque, che nel momento in cui l'individuo
si sente completamente solo - ed è il caso appunto del neonato - ha proprio
bisogno di essere amato per sentirsi sicuro, per ritrovare se stesso, per avere
la forza di andare avanti. Questo è il meccanismo naturale che è in atto nei
neonati. Da qui la dipendenza dei fanciulli dai genitori
e in particolare dalla madre, quella che, in genere, sta loro più vicino.
Quando hanno un problema, da chi vanno? vanno dalla madre, o dal padre, perchè
non sanno risolverlo e quindi vanno a cercare sicurezza negli adulti. E poi,
man mano che crescono e i problemi sanno risolverli da soli, continuano ad
andare dalla madre e dal padre per non fare la fatica di risolverli da soli. Come si deve oggi educare un bambino: la fine
del mito del buon bambino.
Ormai sappiamo che il bambino
può essere
aggressivo, talvolta Ora, la cosa importante
è che i genitori si
adoperino per essere dei buoni psicologi così da seguire e scoprire quale può essere il problema del momento; senza esagerare e senza prendere le cose con
troppa ansia e apprensione, perï seguendo con attenzione, perchè questa cura,
questa attenzione
potrà risparmiare in seguito molti grattacapi, quando il
bambino crescerà e, divenuto giovanotto, comincerà a pretendere la giusta
autonomia.
Io starei molto attento, sorveglierei bene quali
sono i giochi del fanciullo e quale grado di aggressività egli esprime in questi
giochi, proprio per capire cosa c'è alla base. Non è una cosa facile,
certo, ma non c'è altro modo per capire. D'altra parte che il mito del fanciullo buono
sia caduto è logico, se si pensa a quello che dicono i maestri, e cioè che il
contatto con l'anima, con la coscienza di ogni essere, avviene gradualmente.
Prima c'è, alla nascita, il contatto o la presa di possesso del corpo fisico;
dopo, entro sette anni, si completa perfettamente la sfera emotiva del
fanciullo; dai sette fino ai quattordici si completa la sfera mentale; e infine
c'è la sfera della coscienza. Si può dire che a 21 anni circa l'essere è in
contatto con tutta la sua anima, con il suo spirito.
Fino a quando la coscienza - per coscienza i
maestri intendono, voi sapete, il retaggio della propria evoluzione - non è in
completo contatto col completo retaggio della
sua evoluzione individuale, può accadere che egli sia, nei limiti
dell'azione che può compiere e nei limiti del suo mondo ristretto e piccolo, più
crudele di un uomo, in certe manifestazioni; proprio perchè ancora non è completo il contatto con la sua coscienza. E qui si torna al discorso che la consapevolezza
non abbraccia tutta la coscienza dell'essere, la coscienza intesa proprio come
retaggio di evoluzione, come patrimonio spirituale.
Allora stiamo attenti a
questi ragazzi; il che
vuol dire, per carità, soffocarli, nè essere troppo apprensivi sapendo di
un'azione magari violenta; cerchiamo piuttosto di capire quale può essere la
ragione per cui il bambino è violento. Non sempre, c'è da dire, questa
violenza
ha origine dentro di lui, ma può essere suscitata dall'ambiente nel quale vive;
può, cioè, essere indotta in lui dai contatti con gli altri. La sua lacuna,
semmai, è quella di non avere Ma ad un fanciullo, ad un ragazzo non
si può chiedere l'autocontrollo che molto spesso non ha neppure l'adulto.
Quanto al karma che
può conseguire a questa violenza e a questa lacuna, se ne può parlare solo sommariamente e per principi
generali: esso sarà certo ben diverso da quello dell'adulto nel pieno della sua
consapevolezza. Ricordate sempre che quel che conta, che sta alla base, è l'intenzione con la quale si fa una cosa, per cui una stessa azione, compiuta
con intenzioni diverse, origina karma, effetti diversi. In un periodo storico così difficile, cosa insegnare ai propri figli, ai giovani? E' un momento particolare
quello che state
vivendo, nel quale hanno via libera tutti gli istinti più animali, e l'hanno in
modo incontrollato. Questo ha condotto l'uomo a modificare la sua concezione
del mondo, delle relazioni con i suoi simili,tanto che quello che gli uomini
credevano pochi anni fa sembra appartenere ad un mondo trascorso da più secoli.
Ben difficilmente oggi i genitori cercano di insegnare ai loro figli una vita
agiata, priva di problemi; al contrario, costituirà proprio un motivo di
preoccupazione, di frustrazione, di freno al loro agire.
Certo, coloro che posseggono una coscienza
morale non possono essere creature che osservano serenamente il mondo nel quale
vivono, in questi momenti così densi di preoccupazione. Ma non necessariamente coloro che hanno capito
il vero senso della vita, dell'esistenza, soffrono di più; anzi, se veramente
hanno capito il perchè del tutto, allora ciò che agli altri appare come una
tragedia senza un filo di speranza, ciò che sembra assurdo e cieco nella sua
sorda crudeltà, diviene chiaro di significato e più accettabile, più giustificabile.
Non cadete mai nell'errore - e ditelo a coloro
che amate - di non insegnare a vostri figli, ai giovani, quello che le
religioni hanno racchiuso nel loro ideale di alta moralità. Non pensate mai che
coloro che agiscono rettamente siano castigati, rispetto a quelli che vivono
disinvoltamente nella disonestà, nel furto e nell'inganno. E' vero, oggi sembra
che i tempi premino coloro che non si fanno scrupoli, chi cerca di arraffare
quanto più può, ma io vi dico che non è lontano il tempo in cui gli uomini
comprenderanno che il guadagno, il denaro, le amicizie importanti, le posizioni
di potere, sono vuoti simulacri e che la gioia che può dare una vita modesta ma retta, umile ma con la coscienza
tranquilla,
non sarà mai possibile averla da azioni criminose.
Non
è lontano il tempo in cui gli uomini
comprenderanno quanto importante sia non l'accumulare, ma vivere nella gioia di
stare vicini a coloro che si amano, con l'avere tante relazioni vuote di
significato, ma cercare di trovarsi in armonia con coloro che la pensano come
loro, come voi. Non è lontano, fortunatamente, quel tempo. E dopo tanti scandali
- e ancora ne vedrete - gli uomini comprenderanno che l'uomo importante e di
valore è l'uomo retto e onesto, che riesce a stare al potere senza arricchirsi
personalmente, che è in alto, tra i massimi, per servire i minimi, solo e
unicamente per quello. Possa quel giorno essere visto anche da voi. Ma
se voi non avrete questa fortuna, insegnate ai giovani, ai vostri figli, ad
attenderlo, ad aspettarlo, a farlo desiderare a coloro che si amano. Sull'onestà e sulla "inutilità" delle proprie scelte a fronte degli altri miliardi di individui che continuano nei loro comportamenti disonesti. Non vi preoccupate del poco peso che
può avere
una vostra azione a fronte di miliardi di persone che non cambiano; anche se
perï erroneamente sembrare un insegnamento egoistico, mettete al sicuro voi
stessi e la vostra coscienza col comportarvi nel modo che vi indicano i
maestri, e comunque non crediate che tutto si riduca a voi stessi, perchè,
oltre ad essere di esempio per gli altri, e questo è solo ciò che appare, non dovete
dimenticare l'importanza grandissima che ha la corrente di pensiero. Il vostro pensare in modo diverso, per esempio
in modo onesto, di fronte ad una caterva di persone che pensano in modo
disonesto, è qualcosa che va oltre la vostra persona e il vostro agire fisico:
va ben oltre! E' una corrente di pensiero che si oppone ad un'altra. Voi sapete
che esiste il contagio psichico, il quale avviene anche a livello
inconsapevole, per cui, come c'è un dilagare in senso negativo, c'è anche un
dilagare in senso positivo, e quindi non vi preoccupate di ciò che fanno gli
altri, ma tirate per la vostra strada, vivendo i principi dei maestri, e siate
certi che seminate qualcosa di buono, che darà i suoi frutti. Sempre sulla corrente di pensiero; il problema razziale. Questo
tema delle correnti di pensiero e del
contagio psichico e del ruolo, anche inconsapevole, ma importantissimo, che si può
avere semplicemente pensando in un modo piuttosto che in un
Se ci riflettete tutto il vivere
dell'uomo passa attraverso il pensiero, la sua mente. Ed è possibile usare
consciamente questa forza nascosta alimentando l'atmosfera psichica che vi
circonda, con pensieri volti a superare le divisioni e le barriere mentali che
gran parte degli individui si porta dentro.
L'entità che parla qui di seguito era un negro
nella sua ultima incarnazione, ma era un bianco in quella precedente, e questo potrebbe essere per ognuno di voi, nella successiva vita che vi attende. Io
invito tutti veramente a riflettere su questo aspetto e sulle parole che
seguono, come pure su ciò che potete fare di costruttivo, anche semplicemente
col fare chiarezza in voi sul problema delle razze, e non solo, ma anche delle
divisioni in classi sociali, o delle divisioni politiche; tutto quello che
porta a schierarvi vi divide dagli altri, mentre dovremmo superare in noi questa
tendenza, e quindi pensare in un modo diverso.
"Nella ultima mia incarnazione fui un
negro, ed è per questo che vengo a parlarvi di un problema del mondo che voi
conoscete giorno per giorno: il problema razziale dei popoli nuovi. Ancora
molto sangue sarà versato in Africa e non solo fra le popolazioni di coloro; ma
tutto quello che avviene, e che ha come oggetto la gente di colore, ha un
significato: che debbono cadere una volta per tutte queste distinzioni, questo giudicare le creature umane secondo la razza alla quale appartengono.
Quello
che gli uomini possono fare con le leggi è solo un primo passo che serve a distruggere
questo binario, che tramanda nel
tempo la segregazione razziale, ma una volta distrutta questa abitudine degli
uomini a sentirsi distinti secondo la razza alla quale appartengono, una volta
distrutto ciò che dà questa perfida abitudine, occorre cambiare l'intimo degli
uomini; e, a poco a poco, anche questo avverrà. Vorrei tanto ancora far qualcosa: ed anche se so
che tutto questo avverrà, perchè deve avvenire - così è la legge -, tuttavia
vorrei anch'io, ora, partecipare attivamente allo svolgersi di questo piano.
Anche voi partecipate, pensando in termini non di distinzione, considerando tutti veramente fratelli, non lasciando voi stessi preda di simpatie e antipatie, vincendo dentro di voi, una volta per sempre, questi impulsi".
L'insegnamento e la coppia. Quando l'amore di un
compagno è così possessivo, che vuole impedire anche di addentrarsi
nell'insegnamento,
Ricordate le parole dei maestri e
cioè che il
primo dovere che si ha è quello di essere un bravo coniuge, oppure un bravo
figlio o un bravo genitore. E quindi di fronte ad un atteggiamento talmente
rigido che potrebbe anche condurre ad una rottura dei rapporti, oppure a
qualcosa di veramente spiacevole, allora si rinuncia a partecipare, tanto più che gli insegnamenti dei maestri sono anche scritti e si possono
leggere.
Quando non ci si trova in
questi limiti estremi,
allora si cerca, piano piano, di convincere, di far capire che non c'è niente
di male, e che semmai ci può essere tutto di bene, vero? Ma se il compagno, o
la compagna, è proprio intransigente, che assolutamente non vuol capire, che
non vuole ascoltare ragione, se questo atteggiamento completamente cieco, di
ricusazione, è tale da portare poi un irrigidimento dei rapporti con tutto quello
che può seguire, allora non si devono frequentare riunioni, e si deve cercare
di coltivare dentro di sè l'amore per questi insegnamenti, senza turbare l'equilibrio dell'unione familiare. Cosa si intende per "cristallizzazioni". Noi abbiamo visto dei periodi critici nella storia, nella evoluzione dell'umanità, ed abbiamo visto anche dei "rimedi" a questi periodi critici. Quando l'uomo si cristallizza, immediatamente, per una legge naturale, accade qualcosa che lo muove dalle sue cristallizzazioni. Ma l'uomo non dovrebbe avere bisogno di questi colpi che lo muovono dalle sue cristallizzazioni, colpi che vengono sempre con dolore, perchè il dolore muove effettivamente dalle cristallizzazioni, e nulla v'è di più efficace del dolore per insegnare la comprensione.
Ma se l'uomo volesse risparmiarsi questo dolore, potrebbe
egualmente camminare e non cristallizzarsi con la buona volontà. Il dolore è
un rimedio per coloro che non sanno essere volenterosi, che non sanno avere
questa buona
volontà. In sostanza, quando siete ammalati, voi vedete
che il vostro corpo fisico ha delle risorse, delle difese contro tutte quelle infiltrazioni, o
quegli agenti, che tendono a rompere il suo equilibrio, non è così? Allo stesso modo
è dell'intimo vostro. Allorchè questo intimo sta per
ammalarsi, si attivano delle risorse che vi sono nella natura per cui questo intimo si difende e torna sul giusto ritmo di cammino; in molti casi, quando
altro sistema non c'è, la risorsa naturale consiste nel dolore che è mezzo di
comprensione e quindi di evoluzione. Questo
non vuol dire che si debba pensare di
dover accettare il dolore quasi con un senso di piacere: tutt'altro! Il dolore è
il rimedio estremo per smuovervi dalle cristallizzazioni e quindi per
comprendere. Ma, ripeto, non sarebbe necessario il dolore; basterebbe un po' di
buona volontà, e non occorre uno studio profondo per sapere dove indirizzare la
vostra volontà; i giusti suggerimenti possono venirvi da infinite parti, basta
guardarsi intorno. Quale può essere una diversa visione del dolore? Con pazienza e con tanto amore vi parliamo di
queste verità; cerchiamo di ampliarle gradualmente, in maniera che non restiate
turbati e possiate crederle pianamente, per piccoli passi. Perchè esse vi
mostrano un aspetto del tutto diverso del mondo nel quale vivete, riescono a
farvi toccare con mano, poco a poco, lo scopo per il quale siete legati ad una
dimensione così faticosa e affannosa, la dimensione nella quale, talvolta,
siete schiantati dal dolore e nella quale cercate di trovare risposte alle cose
che vi capitano, agli eventi che vi colpiscono.
Forse, se l'uomo non provasse dolore sarebbe portato a cercare e rimanere nelle gioie della vita, mentre il richiamo del dolore lo fa risvegliare, porre su una posizione del tutto diversa da quella che prima aveva, gli fa dimenticare tutto nella ricerca del perchè di quel dolore, lo fa allontanare dalle cose futili, che una volta occupavano tutta la sua vita, non lasciando spazio ad altro che fosse costruttivo e più basato.
Dimenticando tutto alla ricerca del perchè del suo dolore, l'uomo si desta, e
seppure nel pianto, nella grande amarezza, trova a poco a poco una via che lo
conduce ad avere una vita diversa, il tipo di vita per il quale è nato.
Allora, non abbiate sempre paura del dolore, non
vedetelo come qualcosa di maledetto che distrugge la vostra vita, ma sappiate
capire il bene che dietro ad esso si cela, il suo potere di rompere le
cristallizzazioni che soffocano il vostro spirito, che vi trattengono nella
materia e, rompendo quelle, il potere che esso ha di innalzarvi. Niente veramente è perduto, niente e nessuno. Così, se questo dolore che provate è nato dalla scomparsa di un vostro caro, ricordatevi che lo rivedrete, che lo riabbraccerete e lo amerete più di sempre e con il suo amore avrete ritrovato il vero senso della vostra vita. C'è nella vita di alcuni un susseguirsi continuo
di dolori o di delusioni che li portano piano piano ad una sorta di apatia
nella Accade spesso che quando siamo incarnati e
subiamo certe esperienze della vita ci domandiamo: "Ma perchè mi è successo
questo? Che cosa significa?", e questo perchè non sappiamo quali
sono gli antecedenti, qual è la ragione per la quale viviamo quella esperienza. La vedremo solo al termine della vita, quando,
dopo il trapasso, la potremo mettere in relazione con le vite precedenti e
quindi, solo allora, comprendere il perchè di certe esperienze, incomprensibili
senza una visione globale di ciò che le ha determinate.
E' chiaro che il dolore
così senza ragione
sembra che peggiori l'individuo, rendendolo apatico e chiudendolo in sè nella
ricerca di una comprensione di ciò che gli accade, comprensione che non riesce
a raggiungere, e in un certo senso è proprio ciò che il dolore deve fare. Ed è
anche molto difficile dire quale possa essere la ragione per cui un individuo
si trova in questo stato d'animo di annichilimento, di scoraggiamento, di
pessimismo, perchè più che di avvenimenti, si tratta di stati d'animo che
l'individuo ha avuto in una precedente vita, i quali l'hanno condotto a
compiere certe azioni, le quali azioni hanno poi creato certi karma che adesso,
nella vita attuale, l'individuo si trova a subire a scopo - ricordate sempre -
di comprensione. Per quanto gravoso possa essere il dolore,
è sempre un rimedio naturale indispensabile a quell'individuo per fargli
comprendere qualcosa che non ha capito e non capirebbe altrimenti. Perchè persino l'uomo crudele talora si commuove e perdona, mentre le leggi divine sono ferree e assolute nella loro applicazione? Nella domanda si dice che l'uomo, pur essendo
crudele, talvolta riesce a dimenticare la sua crudeltà e ad essere
misericordioso, e perdonare, mentre le leggi divine sono intransigenti; detta così
la cosa, sembrerebbe davvero l'uomo più pietoso del legislatore divino. Ma
qui sfugge il particolare che proprio in quello che è tanto amaro e doloroso
sta il vero bene dell'uomo. Per cui se, ad un certo punto, le leggi divine si
comportassero come si comporta
Non sono possibili paragoni tra cose che hanno
presupposti diversi. E tenete presente che, per quanto possa sembrare crudele
il destino con i suoi colpi, con le sue calamità e i suoi dolori, al di là di quello
che momentaneamente vi appare, queste cose rappresentano il vostro vero
grande bene; e se talora l'uomo è misericordioso, la legge divina lo è sempre,
al di là del sapore che il singolo può momentaneamente percepire. Se siamo come cellule del sentire divino, è in Dio anche quella cellula dal sentire grossolano che compie qualcosa che consideriamo "male"? Tutto deve esserci. Ora faccio un discorso che
non deve essere frainteso: il bene e il male sono questioni relative; quello che potrebbe sembrare il bene di una creatura, ad esempio vivendo diversamente
la sua esperienza faticosa, in realtà sarebbe un male. Il problema del bene e del male sta solo nel
gioco del relativo, benchè sia una questione ce ha fatto tanto riflettere i
filosofi. Quando essi parlavano dell'immanenza di Dio,
c'era appunto questo problema: se Dio è tutto, allora è anche il male,
dicevano. Non vi dico i discorsi e i sillogismi che sono stati fatti per
cercare di non trasmettere, di non attribuire a Dio il male.
La risposta dei maestri
è che, appunto, Dio è il
tutto, ma trascende la somma del tutto; e quindi il bene e il male, essendo
relativi, non vanno a far parte della natura di Dio, dell'assolutezza di Dio,
il quale è oltre la somma di tutto. Sarebbe come dire che il numero 1 fosse il male
e quindi il numero 100, che contiene l'unità, sia male. Niente affatto: il
numero 1 è il numero 1; e il numero 100, pur essendo fatto di unità, è il
numero 100!, ed è ben diverso dal numero 1. Così è Dio, in relazione al bene e
al male, e a tutto quanto esiste. Se tutto
è coscienza, quale ruolo hanno i corpi
fisici, che le religioni hanno sempre condannato, nello svolgimento del karma
umano? In effetti, condannare i corpi
è come condannare
un revolver, oppure una sostanza chimica che in certe dosi è un medicamento e
in certe altre dosi è un veleno. I corpi sono degli automatismi, in fondo;
cominciando dal corpo fisico, al corpo astrale e al corpo
Tutto fa capo alla coscienza. E' la coscienza
che fa il salto ultimo di qualità attraverso l'esperienza che si è procurata
muovendo la causa. Ma naturalmente, siccome è tutta una catena di cause e di
effetti, prima di arrivare all'esperienza finale, quella traumatica, che farà
cadere la limitazione, c'è tutta una preparazione che passa attraverso i corpi. Ed
è vero quello che dicono i maestri, che
nell'attimo successivo non si è mai uguali all'attimo precedente; quindi quale
corpo è responsabile per quale altro corpo? I corpi non sono da condannare:
sono strumenti funzionali all'evoluzione, alla manifestazione della coscienza. Se la sola intenzione non seguita da azione può determinare effetti karmici. Tutto
è sempre analogo. A intenzione di pensiero
corrisponde effetto di pensiero, a intenzione di desiderio corrisponde effetto
di desiderio, ad azione fisica corrisponde effetto fisico. Perï, nel dire questo, ho dovuto dividere
queste cose come se fosse sempre possibile
dividerle, ma non è così. Per esempio, se dicessi che qualcuno non fa qualcosa
per timore di qualcos'altro, praticamente sembrerebbe che la cosa resti
limitata alla sfera mentale, mentre invece così non è. Non facendo qualcosa,
infatti, è come se la facesse, cioè fa un'azione che riguarda anche il piano
fisico, e questo lo porterà ad avere, come effetto, non solo un certo tipo di
pensiero o di desiderio, ma quel tipo di pensiero o di desiderio si rifletterà
anche nel piano fisico. Tutte le indicazioni sul karma debbono essere
prese sempre come indicazioni di massima, mai in dettaglio. E' difficile, per
esempio, trovare un caso di karma di pensiero che non riguardi assolutamente nè
la sfera emotiva nè la sfera fisica, quella delle azioni nel piano fisico. Vi sono entità che organizzano il karma umano, ad esempio nei casi di morte precoce e violenta? Nessuna
entità organizza questo. Se qualcuno
dicesse che ci sono delle entità preposte a creare degli incidenti per cui certe
Invece,
siccome tutto avviene secondo una legge naturale, e il karma si attua sempre
attraverso queste leggi anche quando usa come strumenti delle persone, allora
non c'è da temere per la precisione e l'imparzialità del karma che tocca ad
ognuno. Si può stare più che sicuri che la legge divina, e nello stesso tempo
cosmica, è così precisa che non può assolutamente fallire, anche quando,
ripeto, pur essendo legge, trova nella persona umana, nel fattore umano, un suo
strumento di attuazione. Non si sgarra. I cosiddetti "Signori del karma". Voi sapete che nell'insegnamento della
verità,
ci sono delle figurazioni, delle simbologie, che sono altrettante
verità-punto-di-passaggio, necessarie a far capire per gradi la
verità, ma che
non debbono essere prese alla lettera. Questo vale per gli spiriti elementari,
che non sono degli spiritelli con una loro autonomia, con una loro personalità,
quasi dei piccoli esseri di un ordine gerarchico, ma sono degli automatismi
naturali. Altrettanto vale per i cosiddetti "Signori del karma", che
non debbono essere considerati come degli amministratori, dei giudici i quali
infliggono il karma.
Bisogna vedere tutto quanto esiste da un diverso
punto di vista. Tutto avviene naturalmente, spontaneamente, in
forza delle leggi che sono insite nella sostanza spirituale stessa, che sono
insite nello spirito, nella divina sostanza spirito, poichè tutto è Dio e
quindi il karma ricade non perchè c'è qualcuno che lo amministra, qualcuno che
distribuisce a ciascuno il suo karma, ma il karma ricade automaticamente quando
l'individuo è pronto per riceverlo ed averne tutti i frutti benefici. E', nè più
nè meno, come quel vostro interruttore che accende o spegne automaticamente
una luce quando c'è quel determinato grado di luminosità o di oscurità
nell'ambiente; allo stesso modo.
Gli uomini hanno creduto a lungo che esistesse
una legge della materia indipendente dalla materia stessa, mentre ora sapete -
i maestri lo hanno detto - che la legge è strettamente legata alla materia, che
la legge altro non è che l'enunciazione del comportamento della materia
sottoposta a determinati stimoli. La materia sottoposta a determinate
condizioni si comporta inun certo modo, sempre in quel certo modo se sottoposta
a quelle stesse condizioni: da qui esce la legge. E tutto è legge. I fili karmici che legano tra loro gli individui. Tutti siamo uniti da fili
karmici, da fili di
amore e di incontri in altre esistenze: è una cosa veramente meravigliosa. A volte, certe persone sentono forte il legame
della parentela, dell'amicizia, oppure dell'appartenenza allo stesso paese,
alla stessa nazione, e magari all'estero fraternizzato subito con chi
incontrano del loro stesso paese. Ebbene, i fili di unione di cui vi parlo sono
ben più importanti e più validi di questi, e uniscono le creature a gruppi, via
via fino all'unione totale che ci attende tutti. E non mi riferisco solo alla
omogeneità nella disposizione delle
limitazioni che le creature possono avere; in questo caso il legame che le
unisce è veramente forte; ma mi riferisco anche ai legami fra due creature di
diversa limitazione, e quindi di diverso sentire: può nascere questo legame
affettuoso che le unisce ugualmente, e che ritroveranno sempre in seguito, in
unioni ancora più salde. L'individuo tesse la trama dei suoi legami
karmici nella vita presente per le vite successive. E' molto difficile capire il complesso
meccanismo del karma che implica innumerevoli, proprio innumerevoli elementi
per i quali da una causa sortisce un effetto in un'altra esistenza. Forse si può
capire tenendo presente che tutto è Uno.
Voi siete abituati a pensare che ogni essere
è isolato e ha delle occasionali relazioni con chi avvicina, con coloro con i
quali vuole, o è obbligato ad avere queste relazioni. Invece non è così. Pensate ad un ambiente unico - non la vostra
società, non la vostra nazione, non la vostra epoca, ma il cosmo intero! - in
cui a coloro che vi sono immersi niente è estraneo; considerate questo stretto
legame ce esiste fra voi e quelli ce neppure conoscete e che sono a voi collegati
da una sorta di legame psichico e poi ancora più sottile; un legame
strettissimo che, fate attenzione, non è collegato nè limitato allo spazio e al
tempo quali voi li considerate, ed è un legame, una maglia, un'intessitura
composta di tantissimi fili, che non va oltre lo spazio e il tempo come una cosa
fuori da se stessi, ma prima di tutto come cosa interiore, come cosa che
l'individuo ha dentro di sè.
Tu conduci un certo tipo di vita e naturalmente
questo tuo condurre quel certo tipo di vita ed avere certe esperienze
corrisponde a una tua necessità interiore, e quando tu, dalle esperienze che
hai, trascrivi dentro di te qualcosa, crei le condizioni per avere un altro
tipo di vita e muoverti in un'altra direzione; il tuo essere interiore
Ora tu dirai che vi sono anche dei fattori
esteriori che male si collegano con quelle che sono le necessità interiori,
perchè possono verificarsi degli avvenimenti dal di fuori che sembrano del
tutto casuali: il classico viandante che cammina e che riceve una tegola sulla testa.
Ma questo accade proprio perchè ognuno va verso quel certo ambiente che può
offrirgli le esperienze che gli sono necessarie, è la sua necessità interiore
che lo porta là dove si manifesta dal di fuori il legame karmico che conduce le
varie creature ad avere quelle esperienze che devono obbligatoriamente avere,
quali effetti di cause mosse antecedentemente. E come avviene il collegamento
tra l'esperienza esteriore e la causa precedente? Diventa chiaro se si pensa al
fatto che tutto è Uno e che quando si muove una causa questo movimento che tu
avvii, che metti in moto, produce una serie di germi che preparano in te quell'effetto apparentemente esteriore.
Ricordate l'esempio delle serie di fotogrammi?
Le serie sono fatte in modo che tu, attraverso le tue scelte, debba
necessariamente andare da una serie all'altra - la quale comprende anche
l'incarnazione successiva -, ed è così che hai già messo il seme nella storia
che ti attende. Chi ha un talento creativo, ma per mancanza del
senso pratico o per incapacità ad organizzarsi, non riesce a impiegarlo,
subisce un karma? Bisogna sempre tenere presente l'intenzione: tra
una persona che abbia del talento e non lo applichi per cattiva volontà, ed una
invece che abbia lo stesso talento, ma non lo sappia impiegare per mancanza di
senso pratico, è chiaro che il karma è diverso. In
questo secondo caso, l'insegnamento viene
quando, rivedendo la propria vita, l'individuo si accorge di questo senso
pratico, che è una forma di organizzazione anche di se stessi; da questo ripensamento,
che segue il trapasso, nasce l'esigenza di una vita diversamente organizzata.
Voi non dovete pensare che il mistico sia tutto
volto alle cose dello spirito e che, praticamente, non debba fare niente. Questo
è Quindi, rivedendo la propria vita, rivedendo il
proprio modo di agire, quell'individuo si dorrà di non aver saputo impiegare
tutto il suo talento per incapacità a tradurlo praticamente, e si concentrerà,
quindi, sulla necessità di avere anche questo senso pratico dell'organizzazione
di se stesso. Sull'innesto del karma personale nel karma familiare. Nella quasi
totalità dei casi, per quelli che
principalmente sono i karma dolorosi, qualcuno muove una causa e poi subisce
l'effetto proprio restando nella colonna della discendenza. Da qui
l'affermazione degli ebrei: "Le colpe dei padri ricadono sui figli";
la quale non avrebbe alcun senso se presa alla lettera; mentre è una
affermazione in senso occulto, per cui l'effetto karmico doloroso si subisce
restando nella colonna della stessa discendenza. E' logico perciò che le colpe
dei padri ricadano sui figli; altrimenti sarebbe un'ingiustizia immensa. Al di fuori di
questi casi di karma dolorosi,
invece, per quanto riguarda i molteplici aspetti della incarnazione, c'è una
più ampia
libertà, cioè non necessariamente si rispetta la discendenza. In
questa chiave, l'essere evoluto si libera dal
karma familiare come da ogni altro karma. Se uno riuscisse a conoscere profondamente se
stesso, conoscendo così la causa, la radice di ciò che gli ha procurato una
certa malattia, potrebbe liberarsene e guarire, anche nel caso che fosse leso
un organo? Sè che potrebbe,
purchè non si trattasse
addirittura di un organo asportato per una qualche ragione. In questo caso no.
Dovrebbe essersi atrofizzato naturalmente, perchè il recupero potesse aversi.
Del resto, nei cosiddetti "miracoli"
si sono visti dei recuperi impensabili: malattie che sono incurabili, per le
quali è addirittura impossibile pensare a un recupero, sono invece guarite in
modo cosiddetto miracoloso. E questo, in realtà, vuol dire che la mente può davvero tutto; tranne ricreare un organo - per lo meno nell'uomo - quando
questo sia stato asportato. Una gamba, insomma, non può ricrescere.
A
questo punto diciamo che se si tratta di un
karma per il quale è necessario che tutta la tua vita sia condizionata - per il
tuo vero bene -, anche se lo capisci lo devi perï subire,
proprio perchè in quella condizione di limitazione sta la tua comprensione. Ma parliamo di un karma che non sia
così lungo
nel tempo e così tragico: in tal caso, un recupero è senz'altro possibile, non
perï nel momento che capisci - perchè capire non basta -, devi proprio
comprenderlo. Uno può sapere di avere una certa limitazione, può capire che
deve accettare la vita anche con quella limitazione, ma non accettarla di
fatto: allora subisce ancora il suo karma finchè, proprio, arriva a comprendere
questo. E il karma finisce. Sui gemelli omozigoti, talora con un destino
simile; è un sentire equipollente* che si manifesta o sono solo aspetti
esteriori quelli che li accomunano?
E' un fatto karmico. Posso dire che non sempre,
ma qualche volta, sono creature che in un'altra esistenza si sono veramente
odiate, e che ora devono vivere questa unione coatta proprio per superare quella loro limitazione. Per quanto riguarda il loro sentire,
può essere simile
oppure no. Un certo esoterismo dice che donare il sangue
instaura un legame karmico con la persona beneficiata: è vero? E' una cosa meravigliosa donare il sangue! Non
date ascolto a queste affermazioni sciocche, diciamolo pure, sciocche e che,vi
posso assicurare, sono dette con lo scopo di stupire, di fare impressioni sugli
altri, così da avere una certa credibilità, e quindi quella certa autorità di
chi è al corrente di cose occulte. Sono tutte sciocchezze, nel vero senso della
parola. Non vi preoccupate, cercate di aiutare gli altri, per quanto vi è possibile, e non
potrà venirvene che del bene. Se poi
c'è un karma, tale che chi aiuta debba
essere ripagato con l'ingratitudine, è un altro discorso; ma anche chi, per suo
karma, sia ripagato con l'ingratitudine e talora con un moto contrario dalla persona che ha beneficato, state certi che
quel bene fatto non va perduto. Lo si ritroverà in una prossima occasione. *
Per "sentire equipollente" si
intende una identità di coscienza, tale per cui si perviene ad una intima e
profonda comunione tra quigli esseri che manifestano una tale identità. Al
mondo del "sentire", e a questo particolare processo di comunione,
detto "fusione", è dedicato in questo volume un intero capitolo a
partire da p. 149. Per un approfondimento si seguano le indicazioni delle note
contenute in quel capitolo, mentre già una prima superficiale indicazione la si
può dedurre dalla Introduzione ai "Complementi d'insegnamento", p.
134 e sgg. Che cosa fa sentire a certi giovani che la loro vita sulla terra sarà breve? Io direi che
è una certa evoluzione. Talvolta vi
sono delle creature che trapassano in età giovanile, ma non lo sentono affatto,
anzi, dal loro comportamento, sembra che debbano campare chissà quante vite,
anzichè pochi anni. Altre creature, invece, hanno proprio la netta sensazione
di essere in terra per poco tempo. Ora, senza farne una regola, in linea
generale io direi che quando una creatura sente di dover trapassare in età
giovanile, e lo sente in maniera decisa, allora è una creatura di una bella
evoluzione. Un essere evoluto come si comporterebbe con la natura; coglierebbe fiori?, taglierebbe rami?, ucciderebbe animali? Un evoluto non farebbe niente di tutto
questo senza che vi fosse una ragione, ma, se vi fosse una qualche fondata
utilità,
una qualche ragione, lo farebbe, certo. Non si deve andare all'eccesso di pensare che, cogliendo fiori, si faccia del male, che so, alla pianta. Certo, se strappi
fiori con un intento distruttivo o per disprezzo verso la natura, allora è l'intenzione che colora negativamente la tua azione; ma se, cogliendo dei fiori
tu ne fai omaggio a una creatura la quale gode di questo omaggio, è senz'altro
lecito cogliere dei fiori, anche in considerazione del fatto che la forma di
sensazione che la pianta prova non è poi così dolorosa come qualcuno può pensare. Se la religiosità è indice d'evoluzione. E sull'ateo che abbia solo la religione della sua coscienza. Che cosa significa credere o non credere? Non
significa niente. Dio ci guardi da
quii credenti che agiscono per
la paura dell'inferno, o per guadagnarsi il paradiso. Come dicono i maestri:
"Meglio piuttosto un ateo, meglio un materialista che agisce bene senza
farlo in funzione di una ricompensa nall'aldilà". Un uomo che non ha paura
del giudizio divino, perchè pratica la religione della sua coscienza, è una
creatura di grande evoluzione, che ha capito tutto.
Generalmente, chi si dichiara ateo ha una sorta
di repulsione per tutto ciò che sia religioso, mistico, chiesastico, ha avuto
una incarnazione nella quale era assai bigotto, osservante di qualche
religione, ma solo formalmente. Come reazione a quell'atteggiamento, ora ha questo
rigetto per tutto ciò che sappia di religione, di fede,
però si comporta normalmente bene;
cioè
ha, nell'ateismo, quella condotta retta che avrebbe dovuto avere nella
precedente incarnazione, vissuta, invece, nella fede male intesa e quindi male
applicata.
Ricordate la massima evangelica: "L'albero
si riconosce dal frutto". Quando una persona agisce bene, soprattutto per
agire bene, e non in vista di una ricompensa nell'altro mondo, o in questo, è sempre una creatura di grande evoluzione.
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