La famiglia e oltre - Oltre le religioni - Le strade del karma - Il karma collettivo - L'esempio di Mosé - La fine delle superstizioni - Il valore delle "apparizioni" - Verità di passaggio - Verità non parole - Le leggi del Cosmo - L'intima comprensione -Sincerità con se stessi - Le influenze dell'ambiente - Le due forze - Essere e divenire - Nuovi ogni giorno - L'intenzione e l'azione - Oltre le parole - Strumenti della legge di evoluzione - Il "Signore della Terra" - Immaginazione e intuizione - Due parabole - Intervallo - Le grandi verità - Al di là dei muri - Nessuno è dannato - La ragione del tutto - Attenzione agli eccessi - Invito alla calma - La vita interiore - Dio è qui - La
famiglia e oltre Si dice che la famiglia è anch'essa destinata a
sparire. Sì, è vero: perché vi sarà una sola famiglia: il genere umano. Parlare di genere umano all`uomo di ieri, e anche di oggi, è porgli di fronte una cosa talmente vasta, per le sue possibilità di entrare in contatto e di stabilire rapporti affettuosi e amorosi, che sarebbe perfettamente inutile. Ecco allora
Per questo vi diciamo: amate di più i vostri
familiari, perché vi sono più vicini; e si intende che in questo amore, a poco
a poco, comprenderete quanto sia inutile, ai fini di questo stesso amore, il
cerchio della famiglia, quanto esso sia servito unicamente a restringere la
vastità del genere umano fino ad un campo che l'uomo di ieri poteva agevolmente
abbracciare, ma che non è certo il campo dell'uomo di domani. Nell'ambito della famiglia può darsi che le creature
non provino limiti. Ma la famiglia è di per se stessa un limite. L'uomo può amare i suoi familiari, ma il suo
dovere non si deve limitare a questo. Il cerchio familiare deve essere
trasceso. Oltre le religioni Molti di voi assisteranno ad un nuovo
orientamento dell'umanità. Un cambiamento, ad esempio, vi sarà nell'aspetto
religioso dei popoli. La religione non sarà più un sistema, un'organizzazione,
ma finalmente diventerà una norma di vita sentita e per questo seguita. Non vi
saranno più, quindi, ordini di monache e di sacerdoti, di monaci, di mistici
che indossano, in ultima analisi, una divisa. Il misticismo, la religione, si
chiamerà credere fermamente, essere intimamente convinti che il mondo materiale
non è tutto quello che esiste e che occorre vivere non egoisticamente ma
altruisticamente. Le cerimonie religiose non saranno appariscenti
e formali, ma saranno seguite individualmente: si chiameranno azioni di ogni
giorno, compiute nell'intima convinzione che sono quanto ciascuno deve fare,
deve operare.
L'uomo, a poco a poco, scoprirà che un sistema
vale l'altro se non vi è la coscienza e la rettitudine nell'individuo. Senza il retto agire scaturente da un retto
sentire, non potrà mai esservi ordine, giustizia, pace tra gli uomini. Queste espressioni - ordine, giustizia, pace - hanno assunto per voi un senso retorico e, come si usa dire, sono diventate demagogiche. Ma veramente esse acquisteranno un significato, perché gli uomini comprenderanno che ordine, pace e giustizia non sono raggiungibili con false intenzioni e metodi che li contraddicono, ma sono raggiungibili mediante la rettitudine e l'onestà di ciascuno. Questa è la prossima - anche se per voi
ancora lontana - meta dell'umanità. Ed io vi auguro che ciascuno comprenda
quanto importante sia il raggiungerla, o l'avviarsi ad essa, individualmente.
Perciò non cercate di fare grande opera di persuasione presso gli altri, né di
fondare un sistema che divulghi onestà e rettitudine; ma in questo senso
lavorate in voi stessi; perché ciò che l'uomo può fare è un'opera
apparentemente oscura e che non ha una forte risonanza, che è di operare in se
stesso. Ognuno in se stesso. Le strade del karma
Tre sono le strade che conducono alla
comprensione: la via mistica, la via della conoscenza e la via dell'azione
diretta. Quando si parla di karma, si pensa in genere
alla via dell'azione diretta. Ma non è così. Il karma è une legge - la legge
appunto del karma - che vige su ogni piano di esistenza; per cui si incorre, si
mette in moto questa legge in ogni piano di esistenza e quindi con ogni veicolo
di attività umana: il veicolo fisico, il veicolo astrale e quello mentale. In
altre parole, noi possiamo muovere dei karma seguendo indifferentemente le tre vie: la via mistica, la via della
meditazione e della conoscenza, e la via appunto dell'azione diretta.
Karma vuol dire, in ultima analisi, donare
comprensione; e ogni volta che l'individuo si muove su una qualunque delle tre
vie, se agisce senza comprendere muove un karma. E questo perché, lo ripeto, lo
scopo che si prefigge il karma è quello di condurre l'individuo alla
comprensione, secondo la giustizia e la misericordia di dio: ma il vero senso è
la misericordia perché, a karma consumato, l'individuo ha compreso.
Il karma è congegnato in modo che se anche
l'individuo
La condizione meno vantaggiosa di attuazione del
karma corrisponde alla via dell'azione diretta. Intendo dire questo: un
individuo, compiendo un'azione senza comprendere, muove un karma; la causa che
dovrà ricadere su di lui per condurlo alla comprensione è tale, però, che egli
può non partecipare a questa comprensione, cioè restare completamente passivo:
ed ecco la condizione più sfavorevole del karma. Oppure egli può partecipare a
questa comprensione con la mente, ed ecco la condizione meno sfavorevole, che
potremmo paragonare alla via della conoscenza. Oppure può partecipare a questa
comprensione mediante un acceso misticismo, che possiamo paragonare alla via
mistica. Tutto dipende, in ultima analisi, dal temperamento dell'individuo.
Anche quando debba subire un karma, l`individuo
rimane quello che è, segue il suo temperamento. Se è un temperamento mistico,
seguirà il suo misticismo e può darsi che, attraverso di esso, la sua
comprensione sia facilitata. Voi vedete dunque che il karma conduce sempre alla
comprensione, qualunque sia il temperamento dell'individuo sul quale ricade.
Il karma, però, non è solo individuale, è anche
collettivo; e con questo si ammette implicitamente la possibilità di aiutare
gli altri come membri di una stessa collettività. Ciò significa che, se voi
avete compreso, potrete aiutare gli altri.
Ad esempio: poiché il karma deve condurre alla
comprensione, se vedete una creatura che soffre ed avete compreso quale è la
ragione per la quale soffre, voi potete aiutarla a comprendere: ed ecco che il
karma raggiunge il suo scopo. "E le creature che sono più lontane - vi
chiederete - come possiamo aiutarle?" In questo modo: voi avete compreso la vera
ragione del karma, cioè che esso deve condurre alla comprensione, ed allora,
pensando che le creature devono bere fino all'ultimo calice il loro dolore,
ecco che con buoni pensieri di serenità, di aiuto alla comprensione, cercate di
facilitare la comprensione stessa. Quindi, se è vero che la legge del karma è
congegnata ed impostata in modo che sia valida anche nelle condizioni più
sfavorevoli, cioè che una creatura sia sola ed abbandonata, che quindi non possa
essere aiutata da nessuno - ammesso che questo sia possibile -, è pur vero che
esiste anche la legge dell'amore e dell'aiuto fraterno, e questa legge è
altrettanto valida ed efficace quanto la legge del karma, senza che né l'una né
l'altra, nel sussistere contemporaneamente, in qualche maniera si sminuiscano a
vicenda . Il karma collettivo
Quando il pensiero
degli uomini si racchiude in schemi troppo rigidi e che non ammettono
innovazioni, le società fondate su questo pensiero sono destinate a cadere. Da
esse deve nascere una nuova società, che abbia una base di sapere non più
racchiuso in schemi fissi, in modo che in essa possa ulteriormente fiorire il
sapere e il conoscere senza che vi siano delle inibizioni, delle costrizioni,
dei limiti imposti. Così succede come norma generale. Comunque, l'alternarsi
delle razze sul pianeta terra è stabilito e fissato.
Allora, un popolo
invecchia; una razza, uno scaglione di anime (per così dire) si sclerotizza ed
invecchia: ed ecco che ne cresce uno nuovo. Il nuovo si forma anche per un
karma collettivo che deve essere scontato, consumato. Cioè si creano delle
condizioni favorevoli affinché questo karma si consumi; meglio ancora, si crea
un ambiente adatto acciocché in esso si consumino determinati karma collettivi. L'esempio di Mosé
Questo discorso ci conduce a Mosé, che fu una
guida spirituale. Secondo il principio degli alchimisti: "Per fare
dell'oro occorre un poco di oro", anche Mosé trovò il poco oro per fare
ancora oro mediante la conoscenza dei sacerdoti dell'antico Egitto, sia pure in
un periodo di decadenza e di superstizione. Egli trovò queste conoscenze, che erano rimaste
come piccole perle fra tanto orpello, e le raccolse nella sua mente. Sulla base di queste conoscenze, durante un
lungo periodo di meditazione e di isolamento, formò il suo patrimonio di
spiritualità. Raccolse allora delle creature sparse, perché ripeto era una
guida spirituale, non tanto per costituire un insegnamento all'umanità - per
quanto sia importante quello che egli ha insegnato - ma proprio per formare un
nuovo popolo, un nuovo ambiente nel quale potessero fiorire tante conoscenze,
tante esperienze, tanti incontri tra le creature - esperienze ed incontri
diversi da quelli che potevano fiorire negli ambienti già costituiti o che si
costituivano in quel tempo.
Lo scopo di Mosé fu quindi quello, attraverso
una nuova società che egli con molta fatica riuscì a tenere insieme, di creare
un ambiente nuovo, particolare. Il suo insegnamento fu profondissimo e
importantissimo: egli infatti insegnò il monoteismo, come voi dite, cioè che vi
è un solo dio. E tutta la sua società si fondava su questo. Ma se fu importante
questo insegnamento, altrettanto importante fu la sua opera di formare una
nuova società, sulla quale imperniare qualcosa di nuovo. La fine delle
tradizioni Nel vostro mondo questo non succede più. I tempi
sono cambiati, gli scaglioni di anime - chiamiamoli ancora così - sono diversi,
più evoluti, ed ecco che tutto è differente. Il fenomeno dell'invecchiamento
delle società, che un tempo era così chiaro ed evidente, oggi invece non si
vede, grazie ai contatti che si stabiliscono con tanta facilità. Le società non
si fossilizzano più, come un tempo, sulle tradizioni. Le tradizioni si può dire
che vanno sparendo.
Per questo diciamo che vi è un respiro di rinnovamento tra gli uomini: perché essi abbandonano con facilità le vecchie tradizioni, che possono essere anche belle, non io discuto, ma sono vecchie. Ed oggi invece occorre ogni giorno nascere nuovamente, rinnovarsi. Questa possibilità, questa facilità sono date agli uomini di oggi dalle grandi comunicazioni. Nuovi ambienti si costituiscono in tutto il mondo senza che vi
sia più la necessità di creare nuovi popoli e nuove razze. La fine delle
superstizioni Ancora molta strada l'uomo deve percorrere. E, a
mano a mano che progredirà, le sue conoscenze si allargheranno: tanti fenomeni
oggi incomprensibili saranno spiegati, il lato misterioso della vita cederà il
campo ad una fiducia ed una sicurezza che l'uomo oggi del tutto ignora. Parlo
della sicurezza di chi ha raggiunto la comprensione. Di fronte a ciò che non è spiegato, e che non
essendo spiegato rimane misterioso, l'uomo è incerto. Nel tentativo di trovare
una spiegazione risorge in lui l'atavico timore e l'atavica, naturale tendenza
a spiegare tutto secondo un divino intervento, attribuendo ad esso ora il senso
di un premio ed ora quello di un castigo. Questo, nella comprensione, cesserà
definitivamente di essere. Così, scompariranno parimenti tanti aspetti
mistici. Scompariranno le superstizioni e, con esse, i misticismi secondo una
concezione di tempi trascorsi. L'uomo non vedrà più, in quelli che ancora oggi
chiamate miracoli, l'opera di un divino fattore, l'intervento di un santo, di
un'alta entità spirituale, ma finalmente comprenderà le forze che sono a sua
disposizione e che possono essere adoperate per la sua felicità.
In fondo, per questo l'uomo è stato emanato:
perché, sia pure attraverso un cammino di dolore, dal quale scaturisce
comprensione, giunga a quella serenità, a quella certezza che lo rendono un
essere massimamente felice. Il valore delle
"apparizioni" Talora si parla delle apparizioni dell'entità
che una volta fu madre del Cristo. Ebbene, ciò non ha alcuna importanza: queste
visioni, quando veramente tali siano state, hanno il valore che gli uomini ad
esse conferiscono.
Il selvaggio che adora una pietra e che, per lo
stadio di evoluzione nel quale si trova, in forza di questa fede opera bene, di
un bene adatto al suo stadio di sviluppo, è in effetti paragonabile al fedele
che ugualmente trova una linea di retto agire di fronte all'immagine della
madre del Cristo. Non e l'immagine, quindi, né la figura che si
vuol rappresentare o simbolizzare in questa immagine, che ha valore: il valore
Con ciò vogliamo dire che, fino ad un certo
stadio dell'evoluzione, non ha importanza che l'uomo conosca la verità più
vicina possibile alla Realtà; ma che ad ogni stadio dell'evoluzione ciascun
individuo conosca la verità che gli è congeniale, che maggiormente gli si
confà, la più adatta ad incrementare l'ideale della sua coscienza. Questo è
importante. Verità di passaggio
L'evoluzione dell'individuo è un susseguirsi di
gradi e di stadi. La Realtà assoluta sta all'ultima meta di questa evoluzione.
Prima di allora vi sono tante verità che, grado a grado, in forma sempre più
vicina, meno imperfetta, più attinente, conducono l'uomo alla conoscenza della
Realtà; finché, avuta una conoscenza la più perfetta possibile - mi sia
concesso di dire - l'uomo dalla conoscenza passerà alla definitiva comprensione
e comunione con la Realtà. Verità, non parole Secondo la tradizione dell'antico popolo
ebraico, nel luogo dove erano custodite le tavole delle leggi che Mosé ebbe
come divina rivelazione - dice la tradizione mistica -, forze indescrivibili
aleggiavano, perché su quelle tavole erano scolpiti i comandamenti di dio, la
legge divina. Niente è più falso di tutto questo, perché la
verità espressa in frasi, se non sia compresa, rimane un insieme di parole
prive di ogni significato e, quindi, di ogni forza. Ciò che conta della verità è che sia compresa.
Se non è compresa, lo ripeto, rimane un'espressione di parole e di simboli non
svelati, che, non essendo compresi, non danno né forza né chiarezza. Se invece ciò che quelle parole vogliono dire è
prima capito, e poi compreso, veramente forze indicibili scaturiscono dalle
leggi, dai comandamenti, in altre parole dalla verità. Chi comprende, comprende la verità, ha in sé
quella forza che contribuisce a muovere tutto quanto esiste, ha in sé la
ragione del tutto, la famosa pietra cubica della quale parlavano Le leggi del cosmo Quando vedete una creatura che soffre, che
sembra o è perseguitata da quello che voi chiamate destino, una voce si
riaffaccia al vostro ricordo, la nostra voce, che dice: "Non temere, quel
dolore è santo e benedetto per quella creatura. Aiutala, perché il tuo dovere è quello di
rasciugare una lacrima prima che il sole la rasciughi, ma sappi che questo
dolore non è un aborto nell'emanazione dell'Assoluto, ha una profonda ragion
d'essere che si chiama "legge di causa e di effetto", "legge del
karma".
Non c'è nessun ragionamento più complesso, non
c'è nessuna verità da comprendere, per voi, oltre questa enunciazione generale
di una legge che sostiene e governa tutto il cosmo. Chi soffre, se è al
corrente di questi insegnamenti comprenderà ciò che prima non aveva compreso e
che, per questa incomprensione, gli fece muovere una causa il cui effetto sta
ora scontando. Per chi soffre, dunque, non v'è semplicemente da comprendere
l'enunciazione della legge di causa e di effetto, o del karma, ma v'è da
comprendere la ragione per la quale soffre. La cosa è molto diversa.
A capire il piano generale, che tutto ordina e
governa, basta una modestissima intelligenza. L'intima convinzione, se non c'è,
verrà. C'è da capire, del piano generale, che tutto è stato fatto ed è nel
migliore e nell'unico modo possibile. Ma capirlo veramente, essere padroni di
questo disegno generale, capire esattamente che cosa vuol dire "legge di
evoluzione".
In effetti, di fronte all'intima convinzione il
lavoro del capire con la mente può essere molto semplice. Ma pure, se prima non
si capisce, mai si comprenderà; se prima non vi è chiaro il disegno generale,
mai riuscirete ad essere intimamente convinti. E questo capire, e più ancora l'intima
convinzione, dà all'individuo una sicurezza, una serenità che è la stessa dei
saggi, che è della stessa natura di quella che hanno coloro che si sono uniti
con l'Assoluto. L'intima comprensione L'aspetto dell'insegnamento che riguarda il
disegno generale deve essere colto nella logica che lo sostiene, visto nella
realtà che è la sua essenza, capito perché comprensibile, come il solo e
l'unico capace di spiegare tutto l'insieme dei fatti che accadono all'esterno
dell'uomo prima che nel suo intimo. Ma chi potrà dimostrarvi che esiste una
legge di causa e di effetto oltre che nel piano fisico? Chi potrà dirvi e
convincervi che il disegno che noi vi presentiamo è vero? L'intima comprensione è una conquista
individuale.
C'è un'altra parte dell'insegnamento per la
quale, invece, la mente non è sufficiente: è quella parte che riguarda l'intimo
di voi stessi, l'intimo sentire che è la vostra realtà. Per questo vi diciamo
dei processi dell'io, che sono processi della mente; e ve ne parliamo perché
scoprendoli, centrandoli, conoscendoli, voi possiate superarli e liberare il
vero sentire da ciò che è illusione, possiate liberare il vostro vero essere da
ciò che non è voi stessi ma è posticcia costruzione della mente. Sincerità con se
stessi Una domanda che vi ponete di frequente è:
"Come può l'uomo riconoscere se un moto interiore è suo, oppure viene
suggerito dalle molteplici influenze che ricadono su di lui?" Entrambe le domande nascono dal fatto che non
avete centrato con esattezza il problema di conoscere voi stessi.
Qual è, per giungere alla comprensione di se
stessi, il primo passo che l'uomo deve compiere? L'introspezione, direte. Sì, è vero; ma questa introspezione deve essere
fatta con la massima sincerità di cui l'individuo è capace. Così, se un pensiero di risentimento attraversa
la sua mente, non ha importanza sapere se questo pensiero è suo, se gli è
suggerito da un'entità bassa - diciamo così -, o se gli viene telepaticamente
da un vivente: importante è isolare, vedere, centrare questo pensiero
risentito. Se una sensazione di invidia agita l'animo di un
individuo, Le influenze
dell'ambiente Chi non si conosce, forse non è abbastanza esperto per capire quanto sia occupato a migliorare se stesso ai propri occhi, quanto possa mascherarsi perfino pensando agli aspetti poco simpatici del suo intimo che attribuisce ad influenze dell'ambiente nel quale vive. Certo che l'ambiente nel quale vivete è saturo di influenze; ma è fatto apposta perché sia così! Voi dovete vivere fra le influenze più diverse: sono quelle che vi fanno vivere ed evolvere.
Guai se l'uomo fosse sotto una campana di vetro, isolato dal suo ambiente! La sua sarebbe una sorta di vita in sospensione animata, come si usa dire. No, l'individuo deve essere al centro di innumerevoli influenze, e tutte avvertirle. Non ho detto subirle, ma avvertirle. E chi - in questo mondo la cui attenzione è tutta rivolta non all'intimo ma all'esterno - sia invece convinto che l'essenziale è conoscere l'interno di se stessi, sappia che il primo processo è quello di riconoscere semplicemente, sinceramente, una ad una, tutte queste influenze. Fra le quali, perché no?, anche quelle che possiamo suscitare in voi parlandovi di alcune cose dalle quali vi sentite toccati o in qualche modo interessati. Perché vi sentite vibrare a ciò che vi diciamo? Con tutta sincerità, prima di ricercare la causa,
occorre mettere a fuoco questa vibrazione: vederla, non nasconderla. Se non la
sapete spiegare, se pensate che possa esservi suggerita, indotta, venuta non da
voi stessi ma da fuori, non ha alcuna importanza: essa è comunque in voi, ha
albergato in voi, è passata dall'intimo vostro e, per questo, merita la vostra
attenzione. Enunciarla, definirla, vederla: questo è per voi
importante, per voi che ritenete utile la conoscenza dell'intimo vostro. Le due forze Quello che conta nell'individuo è il suo mondo
interiore, è ciò che di questo mondo, in seguito all'insegnamento del
Ecco perché vi parliamo: perché possiate unire
all'esperienza della vita quotidiana ciò che questa esperienza vuole
insegnarvi, unire l'enunciazione della verità con la sperimentazione nella vita
di ogni giorno: ideale fusione di due forze che conducono innanzi. Ciò che fa evolvere l'uomo, o che conduce un
popolo al progresso e alla civiltà, è sempre una forza che ha un duplice
aspetto: l'uno interiore e l'altro esteriore; l'uno intimo e vissuto, l'altro
conosciuto e meditato. Essere e divenire
Che cosa deve fare l'individuo, il quale riesca
ad intravedere la Realtà, per vivere in modo che, pur essendo relativo, si
avvicini il più possibile ad essa? L'Assoluto è immutabile, nell'Assoluto non
esiste divenire, l'Assoluto è essere. Ebbene, qual è l'insegnamento che si
addice a questa realtà dell'Assoluto trasportata nel vostra vita di ogni
giorno, se non il "Conosci te stesso "?, che tronca ogni divenire
dell'individuo per realizzare nell'intimo suo un essere? Se nell'individuo è il divenire, l'individuo non
è.
Avete udito parlare di evoluzione, ma
l'evoluzione non è nel divenire. Quando vi diciamo che l'individuo non deve
agire per migliorare se stesso, vi insegniamo a non agire per il divenire.
Quando vi diciamo che dovete agire secondo ciò che sentite, vi insegniamo l'essere e non il divenire. E come potete far cessare questo continuo
divenire che è in voi, e verso il quale siete portati, e non cadere
nell'abulia, e non divenire degli abulici e dei tepidi, se non conoscendo voi
stessi?
Il divenire è una forza che scaturisce dall'io.
Annientare o reprimere la forza dell'egoismo può condurre l'individuo ad una sorta
di abulia se, a questa forza dell'egoismo, non si sostituisce la forza
dell'altruismo. Conoscendo se stesso - e ormai sapete quale
processo attivo sia conoscere se stessi: l'introspezione, l'esame del proprio
intimo - l'individuo cessa il divenire e non cade nell'abulia, che sarebbe
ancora più dannosa del divenire perché il divenire è sempre una forza attiva,
anche se più lontana dalla Realtà, mentre l'abulia, la tepidezza è una forma di
morte apparente, che sta tra l'essere e il divenire, che rappresenta la stasi,
che non trova nessuna analogia nella Realtà. Anche l'immutabilità dell'Assoluto, che forse
potrebbe essere accostata per analogia alla stasi, è invece tutt'altra cosa.
Per immutabilità dell'Assoluto infatti non deve intendersi stasi, bensì
assoluto mutare, tanto e tanto da contenere ogni mutazione. Per questo diciamo "immutabilità":
perché nessuna condizione di mutabilità ulteriore può esistere, in quanto tutte
sono contenute nell'essere, nella realtà dell'Assoluto. Nuovi ogni giorno La vita è rinnovazione e così l'uomo deve
rinnovarsi, ogni giorno mutare. Siete consapevoli di quanto poco voi siete
disposti a mutare? Meditate sui punti fermi che vi limitano e vi
affliggono; riflettete sui confini che non osate valicare. E non parlo di
quelle mete morali che la vostra coscienza ha acquisito, giacché essendo
divenute parte di voi stessi non rappresentano limitazione alcuna: sono le auto-imposizioni quelle che limitano l'individuo, e non la coscienza raggiunta.
Meditate su quanto facilmente condannate coloro
che camminano controcorrente e non si adeguano ai luoghi comuni della società:
anche questo, in voi, rappresenta un ostacolo al rinnovamento.
Non voglio dire che voi diventiate degli esseri
privi di ogni carattere e di ogni punto fermo, che oggi affermiate ciò che ieri
avversavate, ma intendo che ciascuno di voi divenga consapevole della
resistenza che inconsciamente pone al rinnovamento. Siate consapevoli che siete costruiti in un modo
e che facilmente vorreste veder mutare gli altri, mentre ponete ogni sorta di
ostacolo al mutamento di voi stessi. Meditate su quanto vi accade, su quanto vi
circonda. Riflettete che, purché altre creature non soffrano, l'uomo che
veramente ha raggiunto un intimo sentire non teme di intraprendere una nuova
strada, di abbracciare una nuova filosofia, quando la sua morale sia divenuta
sua coscienza, parte di lui stesso. Non giudicare significa non opporre ostacolo al
rinnovamento. Non giudicare, non condannare gli altri, non significa approvare
ciò che essi hanno fatto, ma essere consapevoli che ciò che vi distingue non
sta nelle vostre idee, nelle vostre conquiste della mente, nei vostri
pregiudizi, ma sta nel vostro sentire e quindi nel vostro essere. L'intenzione e
l'azione Importante nell'uomo è la sua intenzione. Occorre coltivare nell'intimo nostro la schietta
intenzione del retto agire: perciò è importante che ciascuno conosca i limiti
del proprio essere. Gli uomini sono stanchi di udire promesse non mantenute.
Così, ciascuno prometta solo ciò che può mantenere. Ciascuno deve
comprendere quali sono i suoi limiti, fino a che punto può essere onesto e
buono, e attuare la giustizia, l'onestà e la bontà nella consapevolezza delle
sue forze.
E' più importante fare un piccolo bene
nell'intima consapevolezza della propria verità, piuttosto che promettere un
bene grande e non riuscire ad attuarlo, a mantenerlo.
Non è dunque importante predicare nel mondo e
agire secondo le antiche vite monastiche, ma è importante essere uomini fra gli
uomini con un retto agire in misura anche lievemente superiore a quello degli
altri. Questa è la necessità del momento. Vi è infatti necessità dell'esempio:
ma non del grande esempio spinto fino ai limiti dell'eroismo, bensì
dell'eroismo spicciolo, di ogni giorno, che attui il retto agire ed il retto
pensare nell'esatta consapevolezza della propria forza. E' inutile che inizi
una grande opera quando non si ha poi la forza di portarla a conclusione. Fare
poco, ma quel poco farlo! Questo è importante. Perché gli uomini, lo ripeto,
sono stanchi di udire grandi promesse che non sono poi mantenute. Siate dunque
apostoli nel mondo di piccole opere condotte a termine. Oltre le parole
Possiate comprendere il significato del tutto
senza perdere il valore dei particolari. Vi diciamo: amatevi, lavorate fattivamente come
se questo mondo irreale fosse la Realtà. Vi diciamo: dovete volere il bene delle creature
come se le creature qui stabilmente dovessero permanere. Vi diciamo: operate, costruite come se questa
fosse la vera e definitiva dimora. La creazione è là dove è amore vibrante, volontà
di creare. Allora e soltanto lì l'Assoluto si manifesta, e l'illusione è
trascesa. La verità, la Realtà è una conquista interiore
che non ha niente a che vedere con il vuoto formalismo, con un'enunciazione
didattica, con una pratica di riti, con tutto ciò che l'uomo ha sin qui inteso
per spirituale, per "interiore". Allora, vi chiederete, perché ci parlate? Perché noi e voi, purtroppo, siamo ancora
individualità distinte e possiamo comunicare attraverso le parole; ma proprio
attraverso questi mezzi imperfetti vogliamo andare oltre, indicarvi qual è la
verità. Strumenti della legge
di evoluzione Un uomo, nel momento in cui si adopera,
liberamente e intenzionalmente, ad aiutare un suo simile a comprendere
qualcosa, nello stesso istante è mezzo, è strumento della legge di evoluzione.
L'uomo non evolve solamente e unicamente
attraverso l'esperienza diretta. L'evoluzione naturale ha un suo ritmo e, pur
non volente, l'individuo evolve; ma questo ritmo può essere accelerato se
l'uomo si applica con buona volontà. Ciò non significa che la legge di
evoluzione è insufficiente di per sé, ma il fatto che l'individuo evolva anche,
e maggiormente, con la riflessione, con la spinta interiore, non è che un altro
aspetto della legge di evoluzione. Se nessuno vi fosse, spinto da amore al
prossimo, ad assumersi una missione di aiuto a comprendere, egualmente la legge
di evoluzione troverebbe applicazione. L'uomo, comunque, evolve. Ecco il senso, il ruolo, il significato dei
cosiddetti signori del karma e dell'evoluzione: individualità massimamente
evolute che sono e si fanno strumento delle leggi cosmiche, leggi che
provengono dall'Assoluto; entità massimamente evolute che, per il loro amore,
aiutano i loro simili non ancora giunti alla loro stessa evoluzione.
Le leggi di per sé sono sufficienti a tutta la
vita cosmica, all'evoluzione nei suoi tre aspetti: della materia, della forma e
dell'autocoscienza; di per sé possono far muovere, evolvere un cosmo; ma
attraverso altri canali, che sono le stesse individualità più o meno evolute,
tali leggi trovano la via per giungere più direttamente, in modo più vicino e
adatto agli individui, per la loro evoluzione. Il "Signore della
terra " Se il Cristo, altrimenti chiamato "Signore
della terra ", non fosse venuto tra gli uomini, certo che l'umanità
ugualmente si sarebbe mossa dal ristagno nel quale era caduta; pur tuttavia il
Cristo è venuto. E non possiamo dire né che la sua missione sia stata inutile,
né che le leggi cosmiche fossero insufficienti: ma se non si fosse incarnato il
Cristo, oggi l'umanità, la razza alla quale appartenete non avrebbe raggiunto
l'evoluzione che ha raggiunto. Diciamo allora che la
legge di evoluzione si è servita di un altro canale per giungere in modo più
diretto, più adatto alla situazione contingente di quella razza in quel
momento.
Più volte il Signore della terra ha mosso questa
razza dalle cristallizzazioni in cui era caduta: ha mosso questa ed altre
razze, intendo dire. E' un intervento diretto attraverso una incarnazione, da
uomo, in corpo umano; ma è un'opera di cui questo atto fra gli uomini non è che
un piccolissimo apparire. La vera opera non è in ciò che gli uomini possono
ricordare nella storia, non è nella figura dell'uomo Cristo, ma è oltre, sta al
di là, in orizzonti a voi sconosciuti. Immaginazione e
intuizione Quando vi parliamo delle verità da noi
conosciute per esperienza diretta, contiamo sulla vostra immaginazione: essa
sola può essere mediatrice di un colloquio tra noi e voi, mediatrice Questo non significa che vi invitiamo a
fantasticare. Fantasticare è cavalcare l'ippogrifo dei poeti senza tener conto
dell'orientamento. Immaginare è congetturare, ideare partendo da dati concreti.
Il vostro mondo non è che immaginazione della
realtà che vi circonda; perfino la visione ottica è immaginazione: voi
ricostruite nella vostra mente gli oggetti con l'immaginazione. Senza l'immaginazione, la percezione degli
stimoli luminosi non si tradurrebbe in immagini e non vi sarebbe
comunicazione. Le immagini dal cervello fisico passano al corpo
astrale, da qui nella mente, in cui sono ricostruite con l'immaginazione. Dal
grossolano al sottile, dunque. Con l'intuizione la via è opposta:
nell'intuizione è la comunione della parte più sottile del vostro essere con
una realtà a darvi la consapevolezza di essa. Due parabole
Ricorderete certo la parabola dell'uomo che
lavorava di sabato. Il significato è che se l'uomo lavora senza
concedersi riposo per arricchire, e va così contro una legge, sia pure umana,
egli è condannabile. Se un altro sa che il lavoro deve essere amato per se
stesso, e lavora anche di sabato quando una legge umana gli impone il riposo,
egli non è condannabile come l'altro. E' così sottolineata l'importanza
dell'intenzione con la quale si vive. Ricorderete anche l'altra parabola del
fico, maledetto dal Cristo.
Il vero significato è: ciò che è nato per dare
agli uomini, deve sempre dare, ogni e qualunque volta sia richiesto il suo
intervento. Chi è nato per aiutare i suoi simili, sempre deve aiutarli e non
già a comodo suo, quando è nello stato d'animo adatto. Poiché se chi ha da dare
non dà, ecco che a lui viene tolto quello che gli era stato dato per donare. Nel piccolo che voi potete, dovete dare!
Intervallo
------------------------------------------------------- Fermiamoci
un attimo. L'Insegnamento sin qui esposto con la massima semplicità e
leggibilità, davvero alla portata di tutti, ha forse già presentato alcune
prime difficoltà di intendimento, specialmente per chi sia nuovo a questi
Messaggi. Ad esempio, abbiamo incontrato alcuni termini e concetti quali
Assoluto, karma, essere e divenire, legge di evoluzione, nonché primi accenni
che più avanti saranno ampiamente sviluppati sul corpo o veicolo fisico,
veicolo astrale e veicolo mentale, i quali più
o meno armoniosamente
intrecciati compongono inscindibilmente l'unità strutturale dell'individuo, in
particolare dell'uomo.
Abbiamo
incontrato qualche pagina avanti una frase, il film illusorio e soggettivo del
mondo, che avvia un tema il quale dominerà la seconda e più ardita parte di
questa raccolta. Altre espressioni apparentemente astruse ma indispensabili per
approfondire e concludere questo manuale, che via via si incontreranno, sono:
mondo e percezione dei fotogrammi, contemporaneità del tutto, non
contemporaneità dei sentire, sentire di coscienza, irrealtà del tempo e dello
spazio, unione con l'Assoluto e simili. Sono altrettanti concetti, tra loro
legati,
Esso
è quanto di più agevole e detto nel linguaggio più accessibile, non
filosoficamente pomposo, le Voci potessero coniare ed usare per condurre chi
vuole seguirli con buona volontà oltre le illusioni e le disillusioni del
mondo, e quindi oltre il dolore e lo smarrimento che i figli del mondo sentono,
dentro se stessi, proprio perché mai fino ad ora
era stato dato un tale Insegnamento di verità e di risposta globale a
tutti i quesiti, le attese, le necessità intime dell'uomo. E si tratta di una
risposta stringentemente logica, scientificamente corretta, che tutto comprende
e tutto annoda in un solo filo discorsivo dall'infimo all'altissimo, e
viceversa, dando in tal modo una Visione Totale che, in quanto immensamente
aperta, libera l'uomo interiore dalle servitù e dai "misteri"
ereditati da tutto il tempo della Grande Ignoranza, lo immette finalmente nel
presente della verità, nell'eterno presente della vita reale.
Questo
Insegnamento è infatti una Scienza totale dell'essere, il solo che sappia
conciliare il continuo mutare del mondo nel quale viviamo con l'Assoluto, unico
concetto di un dio credibile, che cioè non sia a immagine e somiglianza
dell'uomo. Gli
errori e gli orrori derivati dai tanti dèi antropomorfi, che cioè per quanto
ingigantiti hanno i caratteri e le limitazioni dell'uomo, sono noti a tutti e
da tutti fin troppo sofferti. La Realtà è ben diversa dalle apparenze e le Voci
hanno cercato di darne un quadro intelligibile e completo, affinché ci
rendessimo conto di ciò che abitualmente non conosciamo o supponiamo in modo
errato. Il loro intento è quello di far emergere il vero valore del mondo nel
quale viviamo e porre nella giusta luce la nostra esistenza, rendendoci
intimamente convinti di verità che, se anche non possono essere provate in
laboratorio, trovano il conforto della logica e non lasciano domande senza
risposta.
In
un certo senso, questo Insegnamento inaugura il futuro e si rivolge all'uomo di
oggi e di domani - la cui mente è pronta, per evoluzione acquisita, a cogliere
l'essere delle cose di lui stesso - indicandogli l'unica via di liberazione
dalle Ed
eccoci al tema centrale di questa seconda parte:
l'io è una illusione mentale dell'uomo, è una falsa percezione, è una
convinzione garantita dall'abitudine e dal linguaggio: in realtà, l'io non
esiste!
Conoscere
se stessi significa realizzare l'unione o la sintesi del proprio essere reale,
oltre l'io che è un'apparenza e un inganno della percezione; significa intimo
ordine, equilibrio, coscienza, e perciò assenza di timore, di cupidigia, di
egoismo e quindi di dolore. Ma ciò trae un significato solo dal superamento, in
noi stessi, dell'io separato e separatista, che affermando se stesso si oppone
a tutto il resto, a tutto il non io inteso come campo di conquista e di offesa,
di inquinamento e di sterminio in nome del suo cieco egoismo. Da quel
superamento ha inizio il vero altruismo, il vero amore, la vera vita. I n
realtà l'essere non è un io che percepisce, come sembra, ma un microcosmo,
parte del Tutto, che ha un patrimonio di sentire. Tutto è sentire, negli esseri
e nei mondi, dall'atomo-sentire della prima cristallizzazione al sentire
assoluto (unica logica definizione di dio) che è l'origine, la spiegazione e la
conclusione dell'intero Esistente. L'individuo non
è un io che diviene nel tempo, come sembra, ma è tanti sentire che sono, in
sequenza logica crescente; e questi sentire eterni in se stessi che, via
via rivelandosi, vibrando, determinano l'evoluzione dal selvaggio al santo -
per quanto riguarda la fase di evoluzione umana - sono la realtà e l'intimità
strutturale dell'individuo, oltre i corpi fisico, astrale e mentale i quali lo
immergono nel
Questa
immersione nel divenire è quello che le Voci chiamano il mondo dei fotogrammi,
creato e percepito appunto grazie ai veicoli fisico, astrale e mentale. Questo
film soggettivo del divenire e del perire di tutto, nel quale l'individuo si
riconosce come io separato e mortale, gli nasconde l'intima realtà del suo
sentire, che è la sua profonda realtà e verità strutturale. In quella
dimensione illusoria, l'individuo si sente vicino o lontano dagli altri io,
estranei che lo contendono e lo limitano, comunque solo e abbandonato a se
stesso. In realtà, poiché tutto è sentire, noi siamo contemporanei a tutti i
sentire che ci sono affini per evoluzione, e può darsi che non siamo
contemporanei nel sentire a chi ci sta accanto, mentre lo siamo intimamente ad
esseri già vissuti nell'illusione del tempo o ad altri ancora di là da venire
nel mondo irreale dei fotogrammi, di maya!
Oltre
l'irrealtà del tempo e dello spazio, che riguarda la percezione soggettiva del
mondo dei fotogrammi e dell'io apparentemente isolato, tutto esiste già in uno
stato di eterno presente, che è lo stato d'essere dell'Assoluto. L'ultima
realtà è dunque la contemporaneità di tutto, in rapporto all'Assoluto che tutto
contiene e tutto trascende.
Conoscere
se stessi, oltre i limiti e gli abbagli dell'io (questo fantasma della
percezione circoscritta), significa cogliere la luminosa verità che noi siamo in realtà fatti di coscienza, di sentire, che è
la sostanza stessa dell'Assoluto; che tutto il divenire in cui sembriamo
immersi e smarriti (e per questo ci sentiamo soli, affidati solo a noi stessi
nel caos apparente dell'esistenza, perciò in lotta contro tutti in nome del
nostro io atterrito e crudele) è invece presente nell'Essere ordinato e giusto,
in quanto divina emanazione, ed esiste già tutto dall'illusorio inizio alla
fine illusoria dei mondi, tutto contenuto e trasceso in seno all'Assoluto. Così la nostra liberazione dall'illusione dei fotogrammi
e dell'io è una realtà vicina a noi, in noi, che può essere conseguita senza
attendere l'inesistente scorrere dei secoli. Come? Conoscendo noi stessi!
L'esistenza dell'Assoluto si chiama Eterno Presente, perciò non è di là da
venire per chi voglia riconoscervisi! L'unione con
l'Assoluto, che è al fondo di noi stessi, che è il culmine assoluto del nostro
relativo sentire
Ognuno
di noi, conoscendo lucidamente e costantemente se stesso, può realizzare quel
sentire, che è già in lui, che corrisponde alla
liberazione dall'illusione e dalla conseguente delusione, perché tale
realizzazione non è possibilità di un ipotetico futuro stato di esistenza ma è
nostro attuale, intimo patrimonio: in quanto noi, come ogni cosa vivente, al di
là dei tempi e degli spazi illusorii, siamo interamente realizzati
nell'eternità! Siamo
eterni...
Comunemente si crede che la conquista della Realtà avvenga quando vi si sia giunti. Ma ciascuno di noi è immerso in questa Realtà e di essa fa parte da sempre e per sempre. Così, la Realtà è già in ciascuno: quando la si voglia cogliere, conoscendo se stessi e come siamo intimamente collegati al Tutto, l'inconsapevole appartenenza ad un tutto che ci sfugge si rivela luminosa coscienza di essere una sola esistenza interamente realizzata. Quando il
microcosmo-uomo prende cognizione di quel sentire di coscienza che corrisponde
alla consapevolezza di se stesso e della propria esistenza - cioè conosce se
stesso - ha la possibilità di sottrarsi al mondo dei fotogrammi, del divenire, della
separatività, dell'illusione, del dolore e della morte. In termini pratici e immediati, ciò significa: realizzare la sintesi del proprio essere affinché la Realtà fluisca; significa andare così avanti nella conoscenza di se stessi, come in realtà siamo e chi veramente siamo, da incontrare finalmente, in fondo a se stessi, la luce della Realtà, che si traduce in intimo ordine, equilibrio, pace. Ma ciò non è
possibile senza la liberazione dai tentacoli dell'io. E questa liberazione è
possibile solo conoscendo se stessi, costantemente e senza speranza di premi,
cioè risalendo consapevolmente il fiume del divenire fino alla sua sorgente,
che è la nostra sorgente e ragione di esistenza: il Sentire Assoluto.
Liberarsi
dal divenire significa liberare il proprio cuore e la propria mente
dall'inganno dell'io, cioè affrancarsi dall'egoismo, scoprire nel piccolo cosmo
che noi siamo le leggi stesse, ordinate e perfette, del grande Cosmo. Conoscere
se stessi è conoscere Non
me ne voglia il lettore se, anziché chiarire, ho ulteriormente complicato il
Discorso dei maestri. Ma forse questo "riassunto" non sarà inutile
per qualcuno, e a lui amorosamente è dedicato.
Le grandi verità
Tutti, un giorno,
conosceranno la verità. Ognuno, nella gamma del suo sentire, nella gamma della
sua vita individuale, ha questo sentire
corrispondente al conoscere le verità che vi abbiamo preannunciato, e, oltre a
ciò, all'assimilare queste verità, a ritrovarle nell'intimo suo. Ogni
individualità ha questo punto di passaggio, questo stadio, questo traguardo. Ed
è importante che l'uomo si avvicini a questa verità, comprendendola pienamente
nei riflessi che essa può avere nella sua vita.
Il comprendere che niente trascorre, in realtà,
che tutto è e rimane; il sapere che in ultima analisi ciascun sentire
dell'individuo è limitato e quindi errato, e che quindi tutti erriamo nello
stesso modo; il sapere questo deve dare una enorme comprensione. Collocare questa verità nel giusto schema
dell'essere Assoluto, della natura divina; riuscire a capire che ogni sentire
individuale, pur essendo limitato e così profondamente diverso del sentire
Assoluto, è pur tuttavia un suo sentire; comprendere tutto ciò esattamente
significa aprirsi ad una tolleranza nei confronti dei propri simili senza
condizioni e senza limiti.
Chi potrà sentirsi
diverso da un suo simile perché ha non dico diversa morfologia, diverso colore
della pelle o diversa Quando pensavate che ogni individuo era il
succo, il retaggio del suo passato, che aveva abbandonato e che era bene non
ricordare per tutto l'insieme di errori commessi, allora veniva facile
condannare i propri simili e, in quest'opera, innalzare se stessi, criticare
per dimostrare a se stessi e agli altri che si era superiori, si era tutt'altra
cosa. Ma quando si sappia che il nostro passato, per quanto triste e pieno di
errori esso sia, è tuttora lì ad accusarci (diciamo così per momentanea
comodità), come possiamo condannare i nostri simili che ora vediamo errare?
Quanta tolleranza dobbiamo avere, quanto il
nostro prossimo dobbiamo sentirlo simile, identico a noi forse non nello stadio
attuale del sentire ma simile nell'insieme della sua vita all'insieme della
nostra vita! Allo stesso modo, vedendo un vostro simile che dorme, non potete
dire che ha una natura diversa dalla vostra per il solo fatto che, nella
situazione contingente, lui sta dormendo e voi invece vegliate! Soffermatevi su
quanti sono i motivi che fanno sentire i nostri simili diversi da noi! Basta un
nulla, come il loro modo di vestire o di pensare, e già creiamo fra loro e noi
una barriera.
Questo significa, dunque, che tollerando tutti
dovete essere così acquiescenti da condividere le loro idee ed aiutarli nella
realizzazione dei loro principi? No, questo significa solo - e sembra una cosa
tanto facile, mentre è tanto difficile - amarli: amarli e comprenderli. Amarli
tanto da capire che il loro stadio di sentire è quello che è, non quello che
appare ai vostri occhi; è diverso e può essere più o meno limitato del vostro
ma è il loro sentire, è un capitolo necessario della loro vita individuale.
Amarli, quindi, anche se il loro sentire, quale ritenete o riuscite ad indovinare,
è un sentire totalmente diverso da quello che voi state percependo, vivendo!
Questo significa tolleranza. Che non vuol dire
condividere l'azione altrui quando non rispecchia il vostro sentire; ma
significa seguire il proprio sentire comprendendo che il sentire degli altri ha
la medesima ragione d'esistere. Al di là dei muri Riflettete su quante sono le occasioni che fanno
di voi delle creature chiuse, isolate, circoscritte. Riuscite a capire al di
fuori degli schemi che sono stati di salvezza ieri ma che non sono e non
saranno la vostra salvezza di domani! Gli schemi, i
canoni, i principi sono giusti e
recano ordine, sono come lo scoglio che fu di salvezza ieri, ma che saranno poi
abbandonati. Al di là di ciò che fino ad oggi e con molto profitto vi ha tenuti
incolonnati, soggiogati anche, vi sono altri concetti e principi altrettanto e
ancora più validi di quelli che avete seguito: un'altra etica, un'altra morale,
che oggi vi è quasi sconosciuta ma che ha un profondo valore.
Cercate di vedere al di là dei muri domestici,
al di là di quello che ritenevate insormontabile! Il peccato, l'errore non sta nel superare i
confini che gli uomini e i maestri saggiamente hanno tracciato, ma sta
nell'intenzione e nella ragione con la quale questi confini, queste linee si
superano, si scavalcano, si abbattono. Nessuno è dannato
L'uomo sa che certe cose non si debbono fare. Se
tutti gli uomini le facessero, una società civile non si reggerebbe, la
continuazione della specie non troverebbe più gli ambienti favorevoli. Dunque le impalcature sono necessarie. Ma quando
l'uomo è cresciuto tanto da avere dentro di sé questi principi, può guardare
oltre le impalcature, oltre i muri domestici; e vedrà allora che ciò che egli
credeva bene e male assume un diverso significato: il male può diventare ai
suoi occhi bene, e viceversa. Così, egli può capire che certi principi
religiosi avevano una finalità igienica, e quindi erano giusti: ma una volta
che l'uomo ha imparato a lavarsi, essi non servono più!
Certi timori della dannazione eterna erano
necessari per impedire che l'umanità si scatenasse, ma sono stati
strumentalizzati al fine di soffocare le creature e così di permettere che
altri, alle loro spalle, si arricchisse o conservasse posizioni di Ora, capire che la dannazione eterna
non esiste, e tuttavia non scatenarsi, eppure conservare la propria dignità e
sapersi controllare; non avere dunque più timore, non essere soggiogati dalla
paura, eppure ugualmente agire bene: a questo devono portarvi i nuovi
insegnamenti, anzi, a questo deve portarvi il senso approfondito dei nuovi
concetti. La ragione del tutto L'uomo pensa che gli avvenimenti che riguardano
l'ordine più alto della natura - le cosiddette "cose dello spirito" -
rispondano a una regia sovrannaturale che, in qualche modo, faccia sì che non
ne sia turbato lo svolgimento. Pare strano, ad esempio, che durante una festa
religiosa qualcosa o qualcuno ne turbi lo svolgimento. Come se alcune cose
fossero di dio ed altre invece del demonio; come se non tutto fosse naturale; e
quindi ciò che, a giudizio e criterio dell'uomo, non rientra nel quadro della
natura, non appartenendo ad uno svolgimento ordinato dovesse in ogni caso
essere bandito, immediatamente annientato, distrutto dall'ente supremo!
Voi sapete che niente
e nessuno può essere al di fuori del quadro naturale, niente può essere in
qualche modo al di fuori del divino ordine naturale, niente quindi può essere
definito e considerato come appartenente al regno di satana, nel senso di non
voluto da dio, di reprobo e reietto. Voi sapete che tutto ha una precisa e ben
valida ragione di esistenza. Tutto!
Arrivare a comprendere e ad ammettere
serenamente questo, significa avere raggiunto una libertà la cui portata, nel
primo momento, non si sa bene valutare. Fino a che tale verità, a mano a mano
assimilata, diviene parte di noi stessi; e allora si comprende quanto sia
liberante e come perda valore tutto quello che prima poteva turbarci; tutti i timori
che avevamo lentamente impallidiscono, scompaiono.
E' bene che a questo traguardo si giunga
lentamente: ogni mutazione deve avvenire per gradi. Se l'individuo
immediatamente comprendesse, assimilasse, per sua natura cadrebbe con molto
vigore nell'eccesso opposto. Allora una verità diverrebbe una cosa
profondamente errata. Per questo motivo la verità si raggiunge gradatamente. Quando l'individuo di media evoluzione, diciamo,
è di fronte ad una verità, rimane come folgorato. A mano a mano che la
comprende, la condivide col suo ragionamento e ne prova la validità, subentra
in lui una sorta di entusiasmo. Tale entusiasmo deve essere contenuto, perché
facilmente l'individuo cade nell'eccesso opposto. Allora la verità, che tale era
in un primo momento, ben presto non si trova più, scompare, non è più retaggio
dell'uomo. E' bene perciò che l'uomo comprenda a poco a poco, stilla su stilla,
affinché non cada nell'eccesso opposto, che potrebbe essere una sorta di
fatalismo, o una sorta di insensibilità a quanto lo circonda. Questo sarebbe un
grave errore: la verità non arrecherebbe più luce, libertà. Attenzione agli
eccessi Comprendete ed amate tutti. Essere buoni ma
essere giusti: questo è essenziale. Guardatevi dentro: considerate se il quadro
generale della realtà che vi abbiamo dato - dal quale risulta che ogni cosa in
fondo è bene, perché comunque arreca evoluzione, progresso di sentire - non
faccia di voi degli esseri insensibili, dei fatalisti, delle creature che non
vogliono più lottare pensando che, comunque vada, in fondo appunto andrà sempre
e comunque bene. Se in questo eccesso non cadrete, se saprete
giustamente comprendere le verità che vi diciamo; se non sarete dei
superficiali, degli insensibili, dei fatalisti; allora le verità che avete
conosciute saranno capaci di fare di voi degli esseri liberi. Invito alla calma
Possiate nel vostro mondo così dedito ai valori
del tempo, così attento al trascorrere, allo scorrere delle lancette
dell'orologio, possiate trovare il senso mistico degli orientali. Possiate
distaccare il vostro occhio dai valori del mondo che corre. Possiate gustare la
dolcezza della vita! Quanto più dolce è il vivere nel mistico
sentire; quanto più dolce è il vivere nella meditazione, lontani dall'incalzante
ritmo della vostra società! Possiate, anche per poche delle vostre ore, ogni
giorno, trovare questa calma, questo misticismo. La vita interiore
Siete arrivati a comprendere l'importanza
essenziale, assoluta, dell'intimo vostro. Tanto importante è la
nostra vita interiore che se tutto quanto ci circonda fosse, in effetti, una
rappresentazione, noi evolveremmo ed evolviamo non in virtù degli avvenimenti
esteriori - siano essi oggettivi o meno - ma unicamente in virtù delle reazioni
che tali avvenimenti producono nell'intimo nostro. Dunque la nostra esistenza è
tale nella misura in cui abbiamo una vita interiore. Le nuove verità riguardanti il cosmo e le sue
leggi - apparentemente al di fuori degli individui - siano incentivo per voi
alla meditazione, all'introspezione, al conoscere voi stessi.
In questo modo solamente tutto quanto accade
attorno a voi darà la pienezza doviziosa dei suoi frutti. Sorge in voi un interrogativo circa il diverso
concetto che ora dovete avere di quella che comunemente è chiamata divinità,
della sua presenza nella vita dell'uomo e ancor più nel mondo che lo circonda.
Dietro a che cosa si nasconde dio? Dove lo si può trovare nel mondo sensibile
che vi avvolge? E' utile ricordare che dall'opera stessa di dio
l'uomo - per quanto limitato sia nella sua facoltà di comprendere - può avere
un inizio di comprensione: al modo dei mistici, dall'immensità dell'opera
intuire il fattore, il creatore. E' utile ripetere che tutto quanto vi
circonda, la natura stessa, può indirizzare alla comprensione dell'Assoluto, a
credere nella sua esistenza. Dio è qui Tutto è suo diretto intervento: tutto! Egli ci
sente e sente tutto quanto è attorno a noi, sempre e per sempre. E noi quindi
lo abbiamo in noi, accanto a noi, fuori di noi, sempre in un eterno presente! Dove volete cercarlo e trovarlo, che sia
nascosto, se è già svelato in voi e attorno a voi? Dove credete di trovarlo
mascherato, che si sveli e dia un segno della sua esistenza, se egli è già
svelato, esistente, manifestantesi in sempiterno?
Se la sua presenza è talmente compenetrante e
vasta e mai carente da infondervi un senso di sbigottimento, tanto forse Come trovarlo, allora, come uomini del mondo?
E io vi dico: in voi stessi. La semplice
preghiera di Francesco è il modo con cui dovete trovare dio dentro voi
stessi, cioè porvi in uno stato di ricezione e al tempo stesso di trasmissione,
abbandonarvi in modo da diventare canali del suo amore per le creature:
trovarlo in voi per darlo agli altri. Ecco come dovete cercare e trovare dio. Egli è presente nel film soggettivo e illusorio
del mondo perché egli stesso lo compone, lo sostiene, lo realizza. Ma l'uomo lo
trova in questo mondo solo attraverso se stesso, e attraverso se stesso può
vedere i segni della sua presenza eterna e senza limiti.
Quella presenza - sì, potrà sembrarvi strano -
opera i cosiddetti miracoli, che esistono; quella presenza può far pensare ad
un intervento diretto, come lo intendono certe religioni, quasi trascendente le
sue stesse leggi; ebbene, questo intervento diretto, non trascendente le sue
leggi ma realizzantesi in forza di esse, c'è perché voi sappiate farvi suoi
canali, suoi strumenti, raggi della sua luce!
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