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La famiglia e oltre - Oltre le religioni - Le strade del karma - Il karma collettivo - L'esempio di Mosé - La fine delle superstizioni - 

Il valore delle "apparizioni" - Verità di passaggio - Verità non parole - Le leggi del Cosmo - L'intima comprensione -Sincerità con se stessi - 

Le influenze dell'ambiente - Le due forze - Essere e divenire - Nuovi ogni giorno - L'intenzione e l'azione - Oltre le parole - 

Strumenti della legge di evoluzione - Il "Signore della Terra" - Immaginazione e intuizione - Due parabole - 

Intervallo - 

Le grandi verità - Al di là dei muri - Nessuno è dannato - La ragione del tutto - Attenzione agli eccessi - Invito alla calma - La vita interiore - Dio è qui -

La famiglia e oltre

 

Si dice che la famiglia è anch'essa destinata a sparire. Sì, è vero: perché vi sarà una sola famiglia: il genere umano.

Parlare di genere umano all`uomo di ieri, e anche di oggi, è porgli di fronte una cosa talmente vasta, per le sue possibilità di entrare in contatto e di stabilire rapporti affettuosi e amorosi, che sarebbe perfettamente inutile. 

Ecco allora che si è creato l'artificio della famiglia, cioè si è ristretto il campo dei doveri e delle responsabilità. L'intero genere umano è troppo vasto per essere amato, e allora restringiamolo a poche persone, quelle che possono avere legami di parentela, di sangue come si usa dire. Con queste poche persone la capacità di amare dell'uomo non è sottoposta a qualcosa più grande di essa: ed ecco la famiglia.

 

Per questo vi diciamo: amate di più i vostri familiari, perché vi sono più vicini; e si intende che in questo amore, a poco a poco, comprenderete quanto sia inutile, ai fini di questo stesso amore, il cerchio della famiglia, quanto esso sia servito unicamente a restringere la vastità del genere umano fino ad un campo che l'uomo di ieri poteva agevolmente abbracciare, ma che non è certo il campo dell'uomo di domani.

Nell'ambito della famiglia può darsi che le creature non provino limiti. Ma la famiglia è di per se stessa un limite.

L'uomo può amare i suoi familiari, ma il suo dovere non si deve limitare a questo. Il cerchio familiare deve essere trasceso.

 

Oltre le religioni

 

Molti di voi assisteranno ad un nuovo orientamento dell'umanità. Un cambiamento, ad esempio, vi sarà nell'aspetto religioso dei popoli. La religione non sarà più un sistema, un'organizzazione, ma finalmente diventerà una norma di vita sentita e per questo seguita. Non vi saranno più, quindi, ordini di monache e di sacerdoti, di monaci, di mistici che indossano, in ultima analisi, una divisa. Il misticismo, la religione, si chiamerà credere fermamente, essere intimamente convinti che il mondo materiale non è tutto quello che esiste e che occorre vivere non egoisticamente ma altruisticamente.

Le cerimonie religiose non saranno appariscenti e formali, ma saranno seguite individualmente: si chiameranno azioni di ogni giorno, compiute nell'intima convinzione che sono quanto ciascuno deve fare, deve operare.

 

L'uomo, a poco a poco, scoprirà che un sistema vale l'altro se non vi è la coscienza e la rettitudine nell'individuo.

Senza il retto agire scaturente da un retto sentire, non potrà mai esservi ordine, giustizia, pace tra gli uomini.

 

Queste espressioni - ordine, giustizia, pace - hanno assunto per voi un senso retorico e, come si usa dire, sono diventate demagogiche. Ma veramente esse acquisteranno un significato, perché gli uomini comprenderanno che ordine, pace e giustizia non sono raggiungibili con false intenzioni e metodi che li contraddicono, ma sono raggiungibili mediante la rettitudine e l'onestà di ciascuno. 

Questa è la prossima - anche se per voi ancora lontana - meta dell'umanità. Ed io vi auguro che ciascuno comprenda quanto importante sia il raggiungerla, o l'avviarsi ad essa, individualmente. Perciò non cercate di fare grande opera di persuasione presso gli altri, né di fondare un sistema che divulghi onestà e rettitudine; ma in questo senso lavorate in voi stessi; perché ciò che l'uomo può fare è un'opera apparentemente oscura e che non ha una forte risonanza, che è di operare in se stesso. Ognuno in se stesso.

 

Le strade del karma

 

Tre sono le strade che conducono alla comprensione: la via mistica, la via della conoscenza e la via dell'azione diretta.

Quando si parla di karma, si pensa in genere alla via dell'azione diretta. Ma non è così. Il karma è une legge - la legge appunto del karma - che vige su ogni piano di esistenza; per cui si incorre, si mette in moto questa legge in ogni piano di esistenza e quindi con ogni veicolo di attività umana: il veicolo fisico, il veicolo astrale e quello mentale. In altre parole, noi possiamo muovere dei karma seguendo  indifferentemente le tre vie: la via mistica, la via della meditazione e della conoscenza, e la via appunto dell'azione diretta.

 

Karma vuol dire, in ultima analisi, donare comprensione; e ogni volta che l'individuo si muove su una qualunque delle tre vie, se agisce senza comprendere muove un karma. E questo perché, lo ripeto, lo scopo che si prefigge il karma è quello di condurre l'individuo alla comprensione, secondo la giustizia e la misericordia di dio: ma il vero senso è la misericordia perché, a karma consumato, l'individuo ha compreso.

 

Il karma è congegnato in modo che se anche l'individuo fosse solo al mondo - ammesso che questo potesse accadere -, l'effetto ricadendo su di lui, solo al mondo ed isolato, ugualmente gli donerebbe comprensione. In altre parole, il karma è congegnato, è fatto in modo che, anche nelle condizioni più sfavorevoli, conduce ugualmente a comprendere.

 

La condizione meno vantaggiosa di attuazione del karma corrisponde alla via dell'azione diretta. Intendo dire questo: un individuo, compiendo un'azione senza comprendere, muove un karma; la causa che dovrà ricadere su di lui per condurlo alla comprensione è tale, però, che egli può non partecipare a questa comprensione, cioè restare completamente passivo: ed ecco la condizione più sfavorevole del karma. Oppure egli può partecipare a questa comprensione con la mente, ed ecco la condizione meno sfavorevole, che potremmo paragonare alla via della conoscenza. Oppure può partecipare a questa comprensione mediante un acceso misticismo, che possiamo paragonare alla via mistica. Tutto dipende, in ultima analisi, dal temperamento dell'individuo.

 

Anche quando debba subire un karma, l`individuo rimane quello che è, segue il suo temperamento. Se è un temperamento mistico, seguirà il suo misticismo e può darsi che, attraverso di esso, la sua comprensione sia facilitata. Voi vedete dunque che il karma conduce sempre alla comprensione, qualunque sia il temperamento dell'individuo sul quale ricade.

 

Il karma, però, non è solo individuale, è anche collettivo; e con questo si ammette implicitamente la possibilità di aiutare gli altri come membri di una stessa collettività. Ciò significa che, se voi avete compreso, potrete aiutare gli altri.

 

Ad esempio: poiché il karma deve condurre alla comprensione, se vedete una creatura che soffre ed avete compreso quale è la ragione per la quale soffre, voi potete aiutarla a comprendere: ed ecco che il karma raggiunge il suo scopo.

"E le creature che sono più lontane - vi chiederete - come possiamo aiutarle?"

In questo modo: voi avete compreso la vera ragione del karma, cioè che esso deve condurre alla comprensione, ed allora, pensando che le creature devono bere fino all'ultimo calice il loro dolore, ecco che con buoni pensieri di serenità, di aiuto alla comprensione, cercate di facilitare la comprensione stessa.

 

Quindi, se è vero che la legge del karma è congegnata ed impostata in modo che sia valida anche nelle condizioni più sfavorevoli, cioè che una creatura sia sola ed abbandonata, che quindi non possa essere aiutata da nessuno - ammesso che questo sia possibile -, è pur vero che esiste anche la legge dell'amore e dell'aiuto fraterno, e questa legge è altrettanto valida ed efficace quanto la legge del karma, senza che né l'una né l'altra, nel sussistere contemporaneamente, in qualche maniera si sminuiscano a vicenda .

 

Il karma collettivo

 

Quando il pensiero degli uomini si racchiude in schemi troppo rigidi e che non ammettono innovazioni, le società fondate su questo pensiero sono destinate a cadere. Da esse deve nascere una nuova società, che abbia una base di sapere non più racchiuso in schemi fissi, in modo che in essa possa ulteriormente fiorire il sapere e il conoscere senza che vi siano delle inibizioni, delle costrizioni, dei limiti imposti. Così succede come norma generale. Comunque, l'alternarsi delle razze sul pianeta terra è stabilito e fissato.

 

Allora, un popolo invecchia; una razza, uno scaglione di anime (per così dire) si sclerotizza ed invecchia: ed ecco che ne cresce uno nuovo. Il nuovo si forma anche per un karma collettivo che deve essere scontato, consumato. Cioè si creano delle condizioni favorevoli affinché questo karma si consumi; meglio ancora, si crea un ambiente adatto acciocché in esso si consumino determinati karma collettivi.

 

L'esempio di Mosé

 

Questo discorso ci conduce a Mosé, che fu una guida spirituale. Secondo il principio degli alchimisti: "Per fare dell'oro occorre un poco di oro", anche Mosé trovò il poco oro per fare ancora oro mediante la conoscenza dei sacerdoti dell'antico Egitto, sia pure in un periodo di decadenza e di superstizione.

Egli trovò queste conoscenze, che erano rimaste come piccole perle fra tanto orpello, e le raccolse nella sua mente.

 

Sulla base di queste conoscenze, durante un lungo periodo di meditazione e di isolamento, formò il suo patrimonio di spiritualità. Raccolse allora delle creature sparse, perché ripeto era una guida spirituale, non tanto per costituire un insegnamento all'umanità - per quanto sia importante quello che egli ha insegnato - ma proprio per formare un nuovo popolo, un nuovo ambiente nel quale potessero fiorire tante conoscenze, tante esperienze, tanti incontri tra le creature - esperienze ed incontri diversi da quelli che potevano fiorire negli ambienti già costituiti o che si costituivano in quel tempo.

 

Lo scopo di Mosé fu quindi quello, attraverso una nuova società che egli con molta fatica riuscì a tenere insieme, di creare un ambiente nuovo, particolare. Il suo insegnamento fu profondissimo e importantissimo: egli infatti insegnò il monoteismo, come voi dite, cioè che vi è un solo dio. E tutta la sua società si fondava su questo. Ma se fu importante questo insegnamento, altrettanto importante fu la sua opera di formare una nuova società, sulla quale imperniare qualcosa di nuovo.

 

La fine delle tradizioni

 

Nel vostro mondo questo non succede più. I tempi sono cambiati, gli scaglioni di anime - chiamiamoli ancora così - sono diversi, più evoluti, ed ecco che tutto è differente. Il fenomeno dell'invecchiamento delle società, che un tempo era così chiaro ed evidente, oggi invece non si vede, grazie ai contatti che si stabiliscono con tanta facilità. Le società non si fossilizzano più, come un tempo, sulle tradizioni. Le tradizioni si può dire che vanno sparendo.

 

Per questo diciamo che vi è un respiro di rinnovamento tra gli uomini: perché essi abbandonano con facilità le vecchie tradizioni, che possono essere anche belle, non io discuto, ma sono vecchie. Ed oggi invece occorre ogni giorno nascere nuovamente, rinnovarsi. Questa possibilità, questa facilità sono date agli uomini di oggi dalle grandi comunicazioni. 

Nuovi ambienti si costituiscono in tutto il mondo senza che vi sia più la necessità di creare nuovi popoli e nuove razze.

 

La fine delle superstizioni

 

Ancora molta strada l'uomo deve percorrere. E, a mano a mano che progredirà, le sue conoscenze si allargheranno: tanti fenomeni oggi incomprensibili saranno spiegati, il lato misterioso della vita cederà il campo ad una fiducia ed una sicurezza che l'uomo oggi del tutto ignora. Parlo della sicurezza di chi ha raggiunto la comprensione.

Di fronte a ciò che non è spiegato, e che non essendo spiegato rimane misterioso, l'uomo è incerto. Nel tentativo di trovare una spiegazione risorge in lui l'atavico timore e l'atavica, naturale tendenza a spiegare tutto secondo un divino intervento, attribuendo ad esso ora il senso di un premio ed ora quello di un castigo. Questo, nella comprensione, cesserà definitivamente di essere.

Così, scompariranno parimenti tanti aspetti mistici. Scompariranno le superstizioni e, con esse, i misticismi secondo una concezione di tempi trascorsi. L'uomo non vedrà più, in quelli che ancora oggi chiamate miracoli, l'opera di un divino fattore, l'intervento di un santo, di un'alta entità spirituale, ma finalmente comprenderà le forze che sono a sua disposizione e che possono essere adoperate per la sua felicità.

 

In fondo, per questo l'uomo è stato emanato: perché, sia pure attraverso un cammino di dolore, dal quale scaturisce comprensione, giunga a quella serenità, a quella certezza che lo rendono un essere massimamente felice.

 

Il valore delle "apparizioni"

 

Talora si parla delle apparizioni dell'entità che una volta fu madre del Cristo. Ebbene, ciò non ha alcuna importanza: queste visioni, quando veramente tali siano state, hanno il valore che gli uomini ad esse conferiscono.

 

Il selvaggio che adora una pietra e che, per lo stadio di evoluzione nel quale si trova, in forza di questa fede opera bene, di un bene adatto al suo stadio di sviluppo, è in effetti paragonabile al fedele che ugualmente trova una linea di retto agire di fronte all'immagine della madre del Cristo.

Non e l'immagine, quindi, né la figura che si vuol rappresentare o simbolizzare in questa immagine, che ha valore: il valore sta invece nell'intimo di colui che, al cospetto di questa immagine, si inginocchia.

 

Con ciò vogliamo dire che, fino ad un certo stadio dell'evoluzione, non ha importanza che l'uomo conosca la verità più vicina possibile alla Realtà; ma che ad ogni stadio dell'evoluzione ciascun individuo conosca la verità che gli è congeniale, che maggiormente gli si confà, la più adatta ad incrementare l'ideale della sua coscienza. Questo è importante.

 

Verità di passaggio

 

L'evoluzione dell'individuo è un susseguirsi di gradi e di stadi. La Realtà assoluta sta all'ultima meta di questa evoluzione. Prima di allora vi sono tante verità che, grado a grado, in forma sempre più vicina, meno imperfetta, più attinente, conducono l'uomo alla conoscenza della Realtà; finché, avuta una conoscenza la più perfetta possibile - mi sia concesso di dire - l'uomo dalla conoscenza passerà alla definitiva comprensione e comunione con la Realtà.

 

Verità, non parole

 

Secondo la tradizione dell'antico popolo ebraico, nel luogo dove erano custodite le tavole delle leggi che Mosé ebbe come divina rivelazione - dice la tradizione mistica -, forze indescrivibili aleggiavano, perché su quelle tavole erano scolpiti i comandamenti di dio, la legge divina.

Niente è più falso di tutto questo, perché la verità espressa in frasi, se non sia compresa, rimane un insieme di parole prive di ogni significato e, quindi, di ogni forza.

Ciò che conta della verità è che sia compresa. Se non è compresa, lo ripeto, rimane un'espressione di parole e di simboli non svelati, che, non essendo compresi, non danno né forza né chiarezza.

Se invece ciò che quelle parole vogliono dire è prima capito, e poi compreso, veramente forze indicibili scaturiscono dalle leggi, dai comandamenti, in altre parole dalla verità.

Chi comprende, comprende la verità, ha in sé quella forza che contribuisce a muovere tutto quanto esiste, ha in sé la ragione del tutto, la famosa pietra cubica della quale parlavano gli antichi occultisti, la pietra filosofale degli alchimisti, il grande agente dei cabalisti, e via dicendo. Perché la verità compresa apre all'uomo, veramente, un nuovo orizzonte.

 

Le leggi del cosmo

 

Quando vedete una creatura che soffre, che sembra o è perseguitata da quello che voi chiamate destino, una voce si riaffaccia al vostro ricordo, la nostra voce, che dice: "Non temere, quel dolore è santo e benedetto per quella creatura.

Aiutala, perché il tuo dovere è quello di rasciugare una lacrima prima che il sole la rasciughi, ma sappi che questo dolore non è un aborto nell'emanazione dell'Assoluto, ha una profonda ragion d'essere che si chiama "legge di causa e di effetto", "legge del karma".

 

Non c'è nessun ragionamento più complesso, non c'è nessuna verità da comprendere, per voi, oltre questa enunciazione generale di una legge che sostiene e governa tutto il cosmo. Chi soffre, se è al corrente di questi insegnamenti comprenderà ciò che prima non aveva compreso e che, per questa incomprensione, gli fece muovere una causa il cui effetto sta ora scontando. Per chi soffre, dunque, non v'è semplicemente da comprendere l'enunciazione della legge di causa e di effetto, o del karma, ma v'è da comprendere la ragione per la quale soffre. La cosa è molto diversa.

 

A capire il piano generale, che tutto ordina e governa, basta una modestissima intelligenza. L'intima convinzione, se non c'è, verrà. C'è da capire, del piano generale, che tutto è stato fatto ed è nel migliore e nell'unico modo possibile. Ma capirlo veramente, essere padroni di questo disegno generale, capire esattamente che cosa vuol dire "legge di evoluzione".

 

In effetti, di fronte all'intima convinzione il lavoro del capire con la mente può essere molto semplice. Ma pure, se prima non si capisce, mai si comprenderà; se prima non vi è chiaro il disegno generale, mai riuscirete ad essere intimamente convinti.

E questo capire, e più ancora l'intima convinzione, dà all'individuo una sicurezza, una serenità che è la stessa dei saggi, che è della stessa natura di quella che hanno coloro che si sono uniti con l'Assoluto.

 

L'intima comprensione

 

L'aspetto dell'insegnamento che riguarda il disegno generale deve essere colto nella logica che lo sostiene, visto nella realtà che è la sua essenza, capito perché comprensibile, come il solo e l'unico capace di spiegare tutto l'insieme dei fatti che accadono all'esterno dell'uomo prima che nel suo intimo. Ma chi potrà dimostrarvi che esiste una legge di causa e di effetto oltre che nel piano fisico? Chi potrà dirvi e convincervi che il disegno che noi vi presentiamo è vero?

L'intima comprensione è una conquista individuale.

 

C'è un'altra parte dell'insegnamento per la quale, invece, la mente non è sufficiente: è quella parte che riguarda l'intimo di voi stessi, l'intimo sentire che è la vostra realtà. Per questo vi diciamo dei processi dell'io, che sono processi della mente; e ve ne parliamo perché scoprendoli, centrandoli, conoscendoli, voi possiate superarli e liberare il vero sentire da ciò che è illusione, possiate liberare il vostro vero essere da ciò che non è voi stessi ma è posticcia costruzione della mente.

 

Sincerità con se stessi

 

Una domanda che vi ponete di frequente è: "Come può l'uomo riconoscere se un moto interiore è suo, oppure viene suggerito dalle molteplici influenze che ricadono su di lui?"
Questa domanda è una variazione dell'altra, cioè: "Quando l'individuo è sicuro che l'interpretazione di se stesso è giusta?

Entrambe le domande nascono dal fatto che non avete centrato con esattezza il problema di conoscere voi stessi.

 

Qual è, per giungere alla comprensione di se stessi, il primo passo che l'uomo deve compiere? L'introspezione, direte.

Sì, è vero; ma questa introspezione deve essere fatta con la massima sincerità di cui l'individuo è capace.

Così, se un pensiero di risentimento attraversa la sua mente, non ha importanza sapere se questo pensiero è suo, se gli è suggerito da un'entità bassa - diciamo così -, o se gli viene telepaticamente da un vivente: importante è isolare, vedere, centrare questo pensiero risentito.

Se una sensazione di invidia agita l'animo di un individuo, per quell'individuo è importante riconoscere questa sensazione: questo è il primo passo per la comprensione del suo mondo intimo.

 

Le influenze dell'ambiente

 

Chi non si conosce, forse non è abbastanza esperto per capire quanto sia occupato a migliorare se stesso ai propri occhi, quanto possa mascherarsi perfino pensando agli aspetti poco simpatici del suo intimo che attribuisce ad influenze dell'ambiente nel quale vive. Certo che l'ambiente nel quale vivete è saturo di influenze; ma è fatto apposta perché sia così! 

Voi dovete vivere fra le influenze più diverse: sono quelle che vi fanno vivere ed evolvere. 

 

Guai se l'uomo fosse sotto una campana di vetro, isolato dal suo ambiente! La sua sarebbe una sorta di vita in sospensione animata, come si usa dire. No, l'individuo deve essere al centro di innumerevoli influenze, e tutte avvertirle. Non ho detto subirle, ma avvertirle. E chi - in questo mondo la cui attenzione è tutta rivolta non all'intimo ma all'esterno - sia invece convinto che l'essenziale è conoscere l'interno di se stessi, sappia che il primo processo è quello di riconoscere semplicemente, sinceramente, una ad una, tutte queste influenze. Fra le quali, perché no?, anche quelle che possiamo suscitare in voi parlandovi di alcune cose dalle quali vi sentite toccati o in qualche modo interessati. Perché vi sentite vibrare a ciò che vi diciamo? 

Con tutta sincerità, prima di ricercare la causa, occorre mettere a fuoco questa vibrazione: vederla, non nasconderla. Se non la sapete spiegare, se pensate che possa esservi suggerita, indotta, venuta non da voi stessi ma da fuori, non ha alcuna importanza: essa è comunque in voi, ha albergato in voi, è passata dall'intimo vostro e, per questo, merita la vostra attenzione.

Enunciarla, definirla, vederla: questo è per voi importante, per voi che ritenete utile la conoscenza dell'intimo vostro.

 

Le due forze

 

Quello che conta nell'individuo è il suo mondo interiore, è ciò che di questo mondo, in seguito all'insegnamento del "Conosci te stesso", può cambiare. E benché questo mutamento sia o possa essere lento, se l'uomo non si soffermasse su queste verità che vi stiamo rivelando muterebbe unicamente in dipendenza dei colpi che la vita, giorno per giorno, più o meno avvertitamente, gli infligge.

 

Ecco perché vi parliamo: perché possiate unire all'esperienza della vita quotidiana ciò che questa esperienza vuole insegnarvi, unire l'enunciazione della verità con la sperimentazione nella vita di ogni giorno: ideale fusione di due forze che conducono innanzi.

Ciò che fa evolvere l'uomo, o che conduce un popolo al progresso e alla civiltà, è sempre una forza che ha un duplice aspetto: l'uno interiore e l'altro esteriore; l'uno intimo e vissuto, l'altro conosciuto e meditato.

 

Essere e divenire

 

Che cosa deve fare l'individuo, il quale riesca ad intravedere la Realtà, per vivere in modo che, pur essendo relativo, si avvicini il più possibile ad essa? L'Assoluto è immutabile, nell'Assoluto non esiste divenire, l'Assoluto è essere. Ebbene, qual è l'insegnamento che si addice a questa realtà dell'Assoluto trasportata nel vostra vita di ogni giorno, se non il "Conosci te stesso "?, che tronca ogni divenire dell'individuo per realizzare nell'intimo suo un essere?

Se nell'individuo è il divenire, l'individuo non è.

 

Avete udito parlare di evoluzione, ma l'evoluzione non è nel divenire. Quando vi diciamo che l'individuo non deve agire per migliorare se stesso, vi insegniamo a non agire per il divenire. Quando vi diciamo che dovete agire secondo ciò che sentite, vi insegniamo l'essere e non il divenire.

E come potete far cessare questo continuo divenire che è in voi, e verso il quale siete portati, e non cadere nell'abulia, e non divenire degli abulici e dei tepidi, se non conoscendo voi stessi?

 

Il divenire è una forza che scaturisce dall'io. Annientare o reprimere la forza dell'egoismo può condurre l'individuo ad una sorta di abulia se, a questa forza dell'egoismo, non si sostituisce la forza dell'altruismo.

 

Conoscendo se stesso - e ormai sapete quale processo attivo sia conoscere se stessi: l'introspezione, l'esame del proprio intimo - l'individuo cessa il divenire e non cade nell'abulia, che sarebbe ancora più dannosa del divenire perché il divenire è sempre una forza attiva, anche se più lontana dalla Realtà, mentre l'abulia, la tepidezza è una forma di morte apparente, che sta tra l'essere e il divenire, che rappresenta la stasi, che non trova nessuna analogia nella Realtà.

Anche l'immutabilità dell'Assoluto, che forse potrebbe essere accostata per analogia alla stasi, è invece tutt'altra cosa. Per immutabilità dell'Assoluto infatti non deve intendersi stasi, bensì assoluto mutare, tanto e tanto da contenere ogni mutazione.

Per questo diciamo "immutabilità": perché nessuna condizione di mutabilità ulteriore può esistere, in quanto tutte sono contenute nell'essere, nella realtà dell'Assoluto.

 

Nuovi ogni giorno

 

La vita è rinnovazione e così l'uomo deve rinnovarsi, ogni giorno mutare.

Siete consapevoli di quanto poco voi siete disposti a mutare?

Meditate sui punti fermi che vi limitano e vi affliggono; riflettete sui confini che non osate valicare. E non parlo di quelle mete morali che la vostra coscienza ha acquisito, giacché essendo divenute parte di voi stessi non rappresentano limitazione alcuna: sono le auto-imposizioni quelle che limitano l'individuo, e non la coscienza raggiunta.

 

Meditate su quanto facilmente condannate coloro che camminano controcorrente e non si adeguano ai luoghi comuni della società: anche questo, in voi, rappresenta un ostacolo al rinnovamento.

 

Non voglio dire che voi diventiate degli esseri privi di ogni carattere e di ogni punto fermo, che oggi affermiate ciò che ieri avversavate, ma intendo che ciascuno di voi divenga consapevole della resistenza che inconsciamente pone al rinnovamento.

Siate consapevoli che siete costruiti in un modo e che facilmente vorreste veder mutare gli altri, mentre ponete ogni sorta di ostacolo al mutamento di voi stessi.

 

Meditate su quanto vi accade, su quanto vi circonda. Riflettete che, purché altre creature non soffrano, l'uomo che veramente ha raggiunto un intimo sentire non teme di intraprendere una nuova strada, di abbracciare una nuova filosofia, quando la sua morale sia divenuta sua coscienza, parte di lui stesso.

Non giudicare significa non opporre ostacolo al rinnovamento. Non giudicare, non condannare gli altri, non significa approvare ciò che essi hanno fatto, ma essere consapevoli che ciò che vi distingue non sta nelle vostre idee, nelle vostre conquiste della mente, nei vostri pregiudizi, ma sta nel vostro sentire e quindi nel vostro essere.

 

L'intenzione e l'azione

 

Importante nell'uomo è la sua intenzione.

Occorre coltivare nell'intimo nostro la schietta intenzione del retto agire: perciò è importante che ciascuno conosca i limiti del proprio essere. Gli uomini sono stanchi di udire promesse non mantenute. Così, ciascuno prometta solo ciò che può mantenere.

Ciascuno deve comprendere quali sono i suoi limiti, fino a che punto può essere onesto e buono, e attuare la giustizia, l'onestà e la bontà nella consapevolezza delle sue forze.

 

E' più importante fare un piccolo bene nell'intima consapevolezza della propria verità, piuttosto che promettere un bene grande e non riuscire ad attuarlo, a mantenerlo.

 

Non è dunque importante predicare nel mondo e agire secondo le antiche vite monastiche, ma è importante essere uomini fra gli uomini con un retto agire in misura anche lievemente superiore a quello degli altri. Questa è la necessità del momento. Vi è infatti necessità dell'esempio: ma non del grande esempio spinto fino ai limiti dell'eroismo, bensì dell'eroismo spicciolo, di ogni giorno, che attui il retto agire ed il retto pensare nell'esatta consapevolezza della propria forza.

E' inutile che inizi una grande opera quando non si ha poi la forza di portarla a conclusione. Fare poco, ma quel poco farlo! Questo è importante. Perché gli uomini, lo ripeto, sono stanchi di udire grandi promesse che non sono poi mantenute. Siate dunque apostoli nel mondo di piccole opere condotte a termine.

 

Oltre le parole

 

Possiate comprendere il significato del tutto senza perdere il valore dei particolari.

Vi diciamo: amatevi, lavorate fattivamente come se questo mondo irreale fosse la Realtà.

Vi diciamo: dovete volere il bene delle creature come se le creature qui stabilmente dovessero permanere.

Vi diciamo: operate, costruite come se questa fosse la vera e definitiva dimora.

La creazione è là dove è amore vibrante, volontà di creare. Allora e soltanto lì l'Assoluto si manifesta, e l'illusione è trascesa.

La verità, la Realtà è una conquista interiore che non ha niente a che vedere con il vuoto formalismo, con un'enunciazione didattica, con una pratica di riti, con tutto ciò che l'uomo ha sin qui inteso per spirituale, per "interiore".

Allora, vi chiederete, perché ci parlate?

Perché noi e voi, purtroppo, siamo ancora individualità distinte e possiamo comunicare attraverso le parole; ma proprio attraverso questi mezzi imperfetti vogliamo andare oltre, indicarvi qual è la verità.

 

Strumenti della legge di evoluzione

 

Un uomo, nel momento in cui si adopera, liberamente e intenzionalmente, ad aiutare un suo simile a comprendere qualcosa, nello stesso istante è mezzo, è strumento della legge di evoluzione.

 

L'uomo non evolve solamente e unicamente attraverso l'esperienza diretta. L'evoluzione naturale ha un suo ritmo e, pur non volente, l'individuo evolve; ma questo ritmo può essere accelerato se l'uomo si applica con buona volontà. Ciò non significa che la legge di evoluzione è insufficiente di per sé, ma il fatto che l'individuo evolva anche, e maggiormente, con la riflessione, con la spinta interiore, non è che un altro aspetto della legge di evoluzione. Se nessuno vi fosse, spinto da amore al prossimo, ad assumersi una missione di aiuto a comprendere, egualmente la legge di evoluzione troverebbe applicazione. L'uomo, comunque, evolve.

 

Ecco il senso, il ruolo, il significato dei cosiddetti signori del karma e dell'evoluzione: individualità massimamente evolute che sono e si fanno strumento delle leggi cosmiche, leggi che provengono dall'Assoluto; entità massimamente evolute che, per il loro amore, aiutano i loro simili non ancora giunti alla loro stessa evoluzione.

 

Le leggi di per sé sono sufficienti a tutta la vita cosmica, all'evoluzione nei suoi tre aspetti: della materia, della forma e dell'autocoscienza; di per sé possono far muovere, evolvere un cosmo; ma attraverso altri canali, che sono le stesse individualità più o meno evolute, tali leggi trovano la via per giungere più direttamente, in modo più vicino e adatto agli individui, per la loro evoluzione.

 

Il "Signore della terra "

 

Se il Cristo, altrimenti chiamato "Signore della terra ", non fosse venuto tra gli uomini, certo che l'umanità ugualmente si sarebbe mossa dal ristagno nel quale era caduta; pur tuttavia il Cristo è venuto. E non possiamo dire né che la sua missione sia stata inutile, né che le leggi cosmiche fossero insufficienti: ma se non si fosse incarnato il Cristo, oggi l'umanità, la razza alla quale appartenete non avrebbe raggiunto l'evoluzione che ha raggiunto.

Diciamo allora che la legge di evoluzione si è servita di un altro canale per giungere in modo più diretto, più adatto alla situazione contingente di quella razza in quel momento.

 

Più volte il Signore della terra ha mosso questa razza dalle cristallizzazioni in cui era caduta: ha mosso questa ed altre razze, intendo dire. E' un intervento diretto attraverso una incarnazione, da uomo, in corpo umano; ma è un'opera di cui questo atto fra gli uomini non è che un piccolissimo apparire. La vera opera non è in ciò che gli uomini possono ricordare nella storia, non è nella figura dell'uomo Cristo, ma è oltre, sta al di là, in orizzonti a voi sconosciuti.

 

Immaginazione e intuizione

 

Quando vi parliamo delle verità da noi conosciute per esperienza diretta, contiamo sulla vostra immaginazione: essa sola può essere mediatrice di un colloquio tra noi e voi, mediatrice della comprensione del mondo nel quale vivete, nel quale nulla veramente è come appare.

Questo non significa che vi invitiamo a fantasticare. Fantasticare è cavalcare l'ippogrifo dei poeti senza tener conto dell'orientamento. Immaginare è congetturare, ideare partendo da dati concreti.

 

Il vostro mondo non è che immaginazione della realtà che vi circonda; perfino la visione ottica è immaginazione: voi ricostruite nella vostra mente gli oggetti con l'immaginazione.

 

Senza l'immaginazione, la percezione degli stimoli luminosi non si tradurrebbe in immagini e non vi sarebbe comunicazione. 

Le immagini dal cervello fisico passano al corpo astrale, da qui nella mente, in cui sono ricostruite con l'immaginazione. Dal grossolano al sottile, dunque.

Con l'intuizione la via è opposta: nell'intuizione è la comunione della parte più sottile del vostro essere con una realtà a darvi la consapevolezza di essa.

 

Due parabole

 

Ricorderete certo la parabola dell'uomo che lavorava di sabato.

Il significato è che se l'uomo lavora senza concedersi riposo per arricchire, e va così contro una legge, sia pure umana, egli è condannabile. Se un altro sa che il lavoro deve essere amato per se stesso, e lavora anche di sabato quando una legge umana gli impone il riposo, egli non è condannabile come l'altro. E' così sottolineata l'importanza dell'intenzione con la quale si vive. Ricorderete anche l'altra parabola del fico, maledetto dal Cristo.

 

Il vero significato è: ciò che è nato per dare agli uomini, deve sempre dare, ogni e qualunque volta sia richiesto il suo intervento. Chi è nato per aiutare i suoi simili, sempre deve aiutarli e non già a comodo suo, quando è nello stato d'animo adatto. Poiché se chi ha da dare non dà, ecco che a lui viene tolto quello che gli era stato dato per donare.

Nel piccolo che voi potete, dovete dare! 

 

 

 

Intervallo

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Fermiamoci un attimo. L'Insegnamento sin qui esposto con la massima semplicità e leggibilità, davvero alla portata di tutti, ha forse già presentato alcune prime difficoltà di intendimento, specialmente per chi sia nuovo a questi Messaggi. Ad esempio, abbiamo incontrato alcuni termini e concetti quali Assoluto, karma, essere e divenire, legge di evoluzione, nonché primi accenni che più avanti saranno ampiamente sviluppati sul corpo o veicolo fisico, veicolo astrale e veicolo mentale, i quali più o meno armoniosamente intrecciati compongono inscindibilmente l'unità strutturale dell'individuo, in particolare dell'uomo.

 

Abbiamo incontrato qualche pagina avanti una frase, il film illusorio e soggettivo del mondo, che avvia un tema il quale dominerà la seconda e più ardita parte di questa raccolta. Altre espressioni apparentemente astruse ma indispensabili per approfondire e concludere questo manuale, che via via si incontreranno, sono: mondo e percezione dei fotogrammi, contemporaneità del tutto, non contemporaneità dei sentire, sentire di coscienza, irrealtà del tempo e dello spazio, unione con l'Assoluto e simili. Sono altrettanti concetti, tra loro legati, che, per chi non abbia dimestichezza con questo Insegnamento come è stato svolto nei libri già stampati, possono sembrare di difficile intendimento. Essi sono spiegati nel contesto stesso dove sono inseriti, per chi vada oltre le parole e intenda lo spirito che li ha dettati; e resteranno ostici solo per chi si opponga, intimamente, a cogliere la folgorante logicità e semplicità dell'intero Discorso.

 

Esso è quanto di più agevole e detto nel linguaggio più accessibile, non filosoficamente pomposo, le Voci potessero coniare ed usare per condurre chi vuole seguirli con buona volontà oltre le illusioni e le disillusioni del mondo, e quindi oltre il dolore e lo smarrimento che i figli del mondo sentono, dentro se stessi, proprio perché mai fino ad ora era stato dato un tale Insegnamento di verità e di risposta globale a tutti i quesiti, le attese, le necessità intime dell'uomo. E si tratta di una risposta stringentemente logica, scientificamente corretta, che tutto comprende e tutto annoda in un solo filo discorsivo dall'infimo all'altissimo, e viceversa, dando in tal modo una Visione Totale che, in quanto immensamente aperta, libera l'uomo interiore dalle servitù e dai "misteri" ereditati da tutto il tempo della Grande Ignoranza, lo immette finalmente nel presente della verità, nell'eterno presente della vita reale.

 

Questo Insegnamento è infatti una Scienza totale dell'essere, il solo che sappia conciliare il continuo mutare del mondo nel quale viviamo con l'Assoluto, unico concetto di un dio credibile, che cioè non sia a immagine e somiglianza dell'uomo.

Gli errori e gli orrori derivati dai tanti dèi antropomorfi, che cioè per quanto ingigantiti hanno i caratteri e le limitazioni dell'uomo, sono noti a tutti e da tutti fin troppo sofferti. La Realtà è ben diversa dalle apparenze e le Voci hanno cercato di darne un quadro intelligibile e completo, affinché ci rendessimo conto di ciò che abitualmente non conosciamo o supponiamo in modo errato. Il loro intento è quello di far emergere il vero valore del mondo nel quale viviamo e porre nella giusta luce la nostra esistenza, rendendoci intimamente convinti di verità che, se anche non possono essere provate in laboratorio, trovano il conforto della logica e non lasciano domande senza risposta.

 

In un certo senso, questo Insegnamento inaugura il futuro e si rivolge all'uomo di oggi e di domani - la cui mente è pronta, per evoluzione acquisita, a cogliere l'essere delle cose di lui stesso - indicandogli l'unica via di liberazione dalle false certezze che provocano il dolore, dai dogmi pregiudiziali che separano l'uomo dal fratello, dalle miserie e dalle ipocrisie di un mondo dove ogni ideale nasconde e anzi garantisce l'egoismo, ogni verità è degradata a strumento di potere e di sopruso, dove i bei manifesti e le nobili dichiarazioni sono fumo e maschere di una realtà belluina, di una condizione ancora selvaggia e irredenta da quello spirito di amore e di fratellanza fin qui vanamente proclamato dagli Agnelli sacrificali; amore e fratellanza senza i quali la nostra vita non è che errore e orrore. Insomma, questo Insegnamento indica la sola via (individuale, solitaria, guidata dalla sincerità e dalla buona volontà di ciascuno, al di fuori di ogni organizzazione di qualunque specie) la sola via di scampo e di liberazione dal mondo dell'io, del dolore che è l'io, della morte che è l'incubo e la religione dell'io.

Ed eccoci al tema centrale di questa seconda parte: l'io è una illusione mentale dell'uomo, è una falsa percezione, è una convinzione garantita dall'abitudine e dal linguaggio: in realtà, l'io non esiste!

 

Conoscere se stessi significa realizzare l'unione o la sintesi del proprio essere reale, oltre l'io che è un'apparenza e un inganno della percezione; significa intimo ordine, equilibrio, coscienza, e perciò assenza di timore, di cupidigia, di egoismo e quindi di dolore. Ma ciò trae un significato solo dal superamento, in noi stessi, dell'io separato e separatista, che affermando se stesso si oppone a tutto il resto, a tutto il non io inteso come campo di conquista e di offesa, di inquinamento e di sterminio in nome del suo cieco egoismo. Da quel superamento ha inizio il vero altruismo, il vero amore, la vera vita.

I

n realtà l'essere non è un io che percepisce, come sembra, ma un microcosmo, parte del Tutto, che ha un patrimonio di sentire. Tutto è sentire, negli esseri e nei mondi, dall'atomo-sentire della prima cristallizzazione al sentire assoluto (unica logica definizione di dio) che è l'origine, la spiegazione e la conclusione dell'intero Esistente. L'individuo non è un io che diviene nel tempo, come sembra, ma è tanti sentire che sono, in sequenza logica crescente; e questi sentire eterni in se stessi che, via via rivelandosi, vibrando, determinano l'evoluzione dal selvaggio al santo - per quanto riguarda la fase di evoluzione umana - sono la realtà e l'intimità strutturale dell'individuo, oltre i corpi fisico, astrale e mentale i quali lo immergono nel divenire, per viverlo fino alla sua consumazione, e sembrano garantirlo che solo il divenire esista mentre l'Essere pare un'ipotesi astratta da credersi soltanto per fede.

 

Questa immersione nel divenire è quello che le Voci chiamano il mondo dei fotogrammi, creato e percepito appunto grazie ai veicoli fisico, astrale e mentale. Questo film soggettivo del divenire e del perire di tutto, nel quale l'individuo si riconosce come io separato e mortale, gli nasconde l'intima realtà del suo sentire, che è la sua profonda realtà e verità strutturale. In quella dimensione illusoria, l'individuo si sente vicino o lontano dagli altri io, estranei che lo contendono e lo limitano, comunque solo e abbandonato a se stesso. In realtà, poiché tutto è sentire, noi siamo contemporanei a tutti i sentire che ci sono affini per evoluzione, e può darsi che non siamo contemporanei nel sentire a chi ci sta accanto, mentre lo siamo intimamente ad esseri già vissuti nell'illusione del tempo o ad altri ancora di là da venire nel mondo irreale dei fotogrammi, di maya!

 

Oltre l'irrealtà del tempo e dello spazio, che riguarda la percezione soggettiva del mondo dei fotogrammi e dell'io apparentemente isolato, tutto esiste già in uno stato di eterno presente, che è lo stato d'essere dell'Assoluto. L'ultima realtà è dunque la contemporaneità di tutto, in rapporto all'Assoluto che tutto contiene e tutto trascende.

 

Conoscere se stessi, oltre i limiti e gli abbagli dell'io (questo fantasma della percezione circoscritta), significa cogliere la luminosa verità che noi siamo in realtà fatti di coscienza, di sentire, che è la sostanza stessa dell'Assoluto; che tutto il divenire in cui sembriamo immersi e smarriti (e per questo ci sentiamo soli, affidati solo a noi stessi nel caos apparente dell'esistenza, perciò in lotta contro tutti in nome del nostro io atterrito e crudele) è invece presente nell'Essere ordinato e giusto, in quanto divina emanazione, ed esiste già tutto dall'illusorio inizio alla fine illusoria dei mondi, tutto contenuto e trasceso in seno all'Assoluto. Così la nostra liberazione dall'illusione dei fotogrammi e dell'io è una realtà vicina a noi, in noi, che può essere conseguita senza attendere l'inesistente scorrere dei secoli. Come? Conoscendo noi stessi! L'esistenza dell'Assoluto si chiama Eterno Presente, perciò non è di là da venire per chi voglia riconoscervisi! L'unione con l'Assoluto, che è al fondo di noi stessi, che è il culmine assoluto del nostro relativo sentire - parte vivente di Lui stesso - non è un sogno remoto come fu sempre proposto dalle religioni ma inizia con la conoscenza di se stessi e della propria intima verità e realtà, cioè abbandonando quell'ingannevole io che ci divide dalla Realtà e ci immerge, soli contro tutti, nel dolore e nella crudeltà del divenire.

 

Ognuno di noi, conoscendo lucidamente e costantemente se stesso, può realizzare quel sentire, che è già in lui, che corrisponde alla liberazione dall'illusione e dalla conseguente delusione, perché tale realizzazione non è possibilità di un ipotetico futuro stato di esistenza ma è nostro attuale, intimo patrimonio: in quanto noi, come ogni cosa vivente, al di là dei tempi e degli spazi illusorii, siamo interamente realizzati nell'eternità!

Siamo eterni...

 

Comunemente si crede che la conquista della Realtà avvenga quando vi si sia giunti. Ma ciascuno di noi è immerso in questa Realtà e di essa fa parte da sempre e per sempre. Così, la Realtà è già in ciascuno: quando la si voglia cogliere, conoscendo se stessi e come siamo intimamente collegati al Tutto, l'inconsapevole appartenenza ad un tutto che ci sfugge si rivela luminosa coscienza di essere una sola esistenza interamente realizzata. 

Quando il microcosmo-uomo prende cognizione di quel sentire di coscienza che corrisponde alla consapevolezza di se stesso e della propria esistenza - cioè conosce se stesso - ha la possibilità di sottrarsi al mondo dei fotogrammi, del divenire, della separatività, dell'illusione, del dolore e della morte.

In termini pratici e immediati, ciò significa: realizzare la sintesi del proprio essere affinché la Realtà fluisca; significa andare così avanti nella conoscenza di se stessi, come in realtà siamo e chi veramente siamo, da incontrare finalmente, in fondo a se stessi, la luce della Realtà, che si traduce in intimo ordine, equilibrio, pace. 

Ma ciò non è possibile senza la liberazione dai tentacoli dell'io. E questa liberazione è possibile solo conoscendo se stessi, costantemente e senza speranza di premi, cioè risalendo consapevolmente il fiume del divenire fino alla sua sorgente, che è la nostra sorgente e ragione di esistenza: il Sentire Assoluto.

 

Liberarsi dal divenire significa liberare il proprio cuore e la propria mente dall'inganno dell'io, cioè affrancarsi dall'egoismo, scoprire nel piccolo cosmo che noi siamo le leggi stesse, ordinate e perfette, del grande Cosmo. Conoscere se stessi è conoscere queste grandi leggi e seguirle, così realizzando il proprio destino e la propria intima felicità e pienezza: e diventare adulti, responsabili, liberi!

 

Non me ne voglia il lettore se, anziché chiarire, ho ulteriormente complicato il Discorso dei maestri. Ma forse questo "riassunto" non sarà inutile per qualcuno, e a lui amorosamente è dedicato.

 

 

Le grandi verità

 

Tutti, un giorno, conosceranno la verità. Ognuno, nella gamma del suo sentire, nella gamma della sua vita  individuale, ha questo sentire corrispondente al conoscere le verità che vi abbiamo preannunciato, e, oltre a ciò, all'assimilare queste verità, a ritrovarle nell'intimo suo. Ogni individualità ha questo punto di passaggio, questo stadio, questo traguardo. Ed è importante che l'uomo si avvicini a questa verità, comprendendola pienamente nei riflessi che essa può avere nella sua vita.

 

Il comprendere che niente trascorre, in realtà, che tutto è e rimane; il sapere che in ultima analisi ciascun sentire dell'individuo è limitato e quindi errato, e che quindi tutti erriamo nello stesso modo; il sapere questo deve dare una enorme comprensione.

Collocare questa verità nel giusto schema dell'essere Assoluto, della natura divina; riuscire a capire che ogni sentire individuale, pur essendo limitato e così profondamente diverso del sentire Assoluto, è pur tuttavia un suo sentire; comprendere tutto ciò esattamente significa aprirsi ad una tolleranza nei confronti dei propri simili senza condizioni e senza limiti.

 

Chi potrà sentirsi diverso da un suo simile perché ha non dico diversa morfologia, diverso colore della pelle o diversa età, ma diverse idee, diversi principi! Chi potrà condannare il proprio simile e dire che erra, che è un meschino, quando sa che egli stesso esiste in un'analoga forma di sentire e di operare?

Quando pensavate che ogni individuo era il succo, il retaggio del suo passato, che aveva abbandonato e che era bene non ricordare per tutto l'insieme di errori commessi, allora veniva facile condannare i propri simili e, in quest'opera, innalzare se stessi, criticare per dimostrare a se stessi e agli altri che si era superiori, si era tutt'altra cosa. Ma quando si sappia che il nostro passato, per quanto triste e pieno di errori esso sia, è tuttora lì ad accusarci (diciamo così per momentanea comodità), come possiamo condannare i nostri simili che ora vediamo errare?

 

Quanta tolleranza dobbiamo avere, quanto il nostro prossimo dobbiamo sentirlo simile, identico a noi forse non nello stadio attuale del sentire ma simile nell'insieme della sua vita all'insieme della nostra vita! Allo stesso modo, vedendo un vostro simile che dorme, non potete dire che ha una natura diversa dalla vostra per il solo fatto che, nella situazione contingente, lui sta dormendo e voi invece vegliate! Soffermatevi su quanti sono i motivi che fanno sentire i nostri simili diversi da noi! Basta un nulla, come il loro modo di vestire o di pensare, e già creiamo fra loro e noi una barriera.

 

Questo significa, dunque, che tollerando tutti dovete essere così acquiescenti da condividere le loro idee ed aiutarli nella realizzazione dei loro principi? No, questo significa solo - e sembra una cosa tanto facile, mentre è tanto difficile - amarli: amarli e comprenderli. Amarli tanto da capire che il loro stadio di sentire è quello che è, non quello che appare ai vostri occhi; è diverso e può essere più o meno limitato del vostro ma è il loro sentire, è un capitolo necessario della loro vita individuale. Amarli, quindi, anche se il loro sentire, quale ritenete o riuscite ad indovinare, è un sentire totalmente diverso da quello che voi state percependo, vivendo!

 

Questo significa tolleranza. Che non vuol dire condividere l'azione altrui quando non rispecchia il vostro sentire; ma significa seguire il proprio sentire comprendendo che il sentire degli altri ha la medesima ragione d'esistere.

 

Al di là dei muri

 

Riflettete su quante sono le occasioni che fanno di voi delle creature chiuse, isolate, circoscritte. Riuscite a capire al di fuori degli schemi che sono stati di salvezza ieri ma che non sono e non saranno la vostra salvezza di domani!

Gli schemi, i canoni, i principi sono giusti e recano ordine, sono come lo scoglio che fu di salvezza ieri, ma che saranno poi abbandonati. Al di là di ciò che fino ad oggi e con molto profitto vi ha tenuti incolonnati, soggiogati anche, vi sono altri concetti e principi altrettanto e ancora più validi di quelli che avete seguito: un'altra etica, un'altra morale, che oggi vi è quasi sconosciuta ma che ha un profondo valore.

 

Cercate di vedere al di là dei muri domestici, al di là di quello che ritenevate insormontabile!

Il peccato, l'errore non sta nel superare i confini che gli uomini e i maestri saggiamente hanno tracciato, ma sta nell'intenzione e nella ragione con la quale questi confini, queste linee si superano, si scavalcano, si abbattono.

 

Nessuno è dannato

 

L'uomo sa che certe cose non si debbono fare. Se tutti gli uomini le facessero, una società civile non si reggerebbe, la continuazione della specie non troverebbe più gli ambienti favorevoli.  

Dunque le impalcature sono necessarie. Ma quando l'uomo è cresciuto tanto da avere dentro di sé questi principi, può guardare oltre le impalcature, oltre i muri domestici; e vedrà allora che ciò che egli credeva bene e male assume un diverso significato: il male può diventare ai suoi occhi bene, e viceversa.

Così, egli può capire che certi principi religiosi avevano una finalità igienica, e quindi erano giusti: ma una volta che l'uomo ha imparato a lavarsi, essi non servono più!

 

Certi timori della dannazione eterna erano necessari per impedire che l'umanità si scatenasse, ma sono stati strumentalizzati al fine di soffocare le creature e così di permettere che altri, alle loro spalle, si arricchisse o conservasse posizioni di privilegio. 

Ora, capire che la dannazione eterna non esiste, e tuttavia non scatenarsi, eppure conservare la propria dignità e sapersi controllare; non avere dunque più timore, non essere soggiogati dalla paura, eppure ugualmente agire bene: a questo devono portarvi i nuovi insegnamenti, anzi, a questo deve portarvi il senso approfondito dei nuovi concetti.

 

La ragione del tutto

 

L'uomo pensa che gli avvenimenti che riguardano l'ordine più alto della natura - le cosiddette "cose dello spirito" - rispondano a una regia sovrannaturale che, in qualche modo, faccia sì che non ne sia turbato lo svolgimento. Pare strano, ad esempio, che durante una festa religiosa qualcosa o qualcuno ne turbi lo svolgimento. Come se alcune cose fossero di dio ed altre invece del demonio; come se non tutto fosse naturale; e quindi ciò che, a giudizio e criterio dell'uomo, non rientra nel quadro della natura, non appartenendo ad uno svolgimento ordinato dovesse in ogni caso essere bandito, immediatamente annientato, distrutto dall'ente supremo!

 

Voi sapete che niente e nessuno può essere al di fuori del quadro naturale, niente può essere in qualche modo al di fuori del divino ordine naturale, niente quindi può essere definito e considerato come appartenente al regno di satana, nel senso di non voluto da dio, di reprobo e reietto. Voi sapete che tutto ha una precisa e ben valida ragione di esistenza. Tutto!

 

Arrivare a comprendere e ad ammettere serenamente questo, significa avere raggiunto una libertà la cui portata, nel primo momento, non si sa bene valutare. Fino a che tale verità, a mano a mano assimilata, diviene parte di noi stessi; e allora si comprende quanto sia liberante e come perda valore tutto quello che prima poteva turbarci; tutti i timori che avevamo lentamente impallidiscono, scompaiono.

 

E' bene che a questo traguardo si giunga lentamente: ogni mutazione deve avvenire per gradi. Se l'individuo immediatamente comprendesse, assimilasse, per sua natura cadrebbe con molto vigore nell'eccesso opposto. Allora una verità diverrebbe una cosa profondamente errata. Per questo motivo la verità si raggiunge gradatamente.

 

Quando l'individuo di media evoluzione, diciamo, è di fronte ad una verità, rimane come folgorato. A mano a mano che la comprende, la condivide col suo ragionamento e ne prova la validità, subentra in lui una sorta di entusiasmo. Tale entusiasmo deve essere contenuto, perché facilmente l'individuo cade nell'eccesso opposto. Allora la verità, che tale era in un primo momento, ben presto non si trova più, scompare, non è più retaggio dell'uomo. E' bene perciò che l'uomo comprenda a poco a poco, stilla su stilla, affinché non cada nell'eccesso opposto, che potrebbe essere una sorta di fatalismo, o una sorta di insensibilità a quanto lo circonda. Questo sarebbe un grave errore: la verità non arrecherebbe più luce, libertà.

 

Attenzione agli eccessi

 

Comprendete ed amate tutti. Essere buoni ma essere giusti: questo è essenziale. Guardatevi dentro: considerate se il quadro generale della realtà che vi abbiamo dato - dal quale risulta che ogni cosa in fondo è bene, perché comunque arreca evoluzione, progresso di sentire - non faccia di voi degli esseri insensibili, dei fatalisti, delle creature che non vogliono più lottare pensando che, comunque vada, in fondo appunto andrà sempre e comunque bene.

Se in questo eccesso non cadrete, se saprete giustamente comprendere le verità che vi diciamo; se non sarete dei superficiali, degli insensibili, dei fatalisti; allora le verità che avete conosciute saranno capaci di fare di voi degli esseri liberi.

 

Invito alla calma

 

Possiate nel vostro mondo così dedito ai valori del tempo, così attento al trascorrere, allo scorrere delle lancette dell'orologio, possiate trovare il senso mistico degli orientali. Possiate distaccare il vostro occhio dai valori del mondo che corre. Possiate gustare la dolcezza della vita!

Quanto più dolce è il vivere nel mistico sentire; quanto più dolce è il vivere nella meditazione, lontani dall'incalzante ritmo della vostra società!

Possiate, anche per poche delle vostre ore, ogni giorno, trovare questa calma, questo misticismo.

 

La vita interiore

 

Siete arrivati a comprendere l'importanza essenziale, assoluta, dell'intimo vostro.

Tanto importante è la nostra vita interiore che se tutto quanto ci circonda fosse, in effetti, una rappresentazione, noi evolveremmo ed evolviamo non in virtù degli avvenimenti esteriori - siano essi oggettivi o meno - ma unicamente in virtù delle reazioni che tali avvenimenti producono nell'intimo nostro. Dunque la nostra esistenza è tale nella misura in cui abbiamo una vita interiore.

Le nuove verità riguardanti il cosmo e le sue leggi - apparentemente al di fuori degli individui - siano incentivo per voi alla meditazione, all'introspezione, al conoscere voi stessi.

 

In questo modo solamente tutto quanto accade attorno a voi darà la pienezza doviziosa dei suoi frutti.

Sorge in voi un interrogativo circa il diverso concetto che ora dovete avere di quella che comunemente è chiamata divinità, della sua presenza nella vita dell'uomo e ancor più nel mondo che lo circonda. Dietro a che cosa si nasconde dio? Dove lo si può trovare nel mondo sensibile che vi avvolge?

E' utile ricordare che dall'opera stessa di dio l'uomo - per quanto limitato sia nella sua facoltà di comprendere - può avere un inizio di comprensione: al modo dei mistici, dall'immensità dell'opera intuire il fattore, il creatore. E' utile ripetere che tutto quanto vi circonda, la natura stessa, può indirizzare alla comprensione dell'Assoluto, a credere nella sua esistenza.

 

Dio è qui

 

Tutto è suo diretto intervento: tutto! Egli ci sente e sente tutto quanto è attorno a noi, sempre e per sempre. E noi quindi lo abbiamo in noi, accanto a noi, fuori di noi, sempre in un eterno presente!

Dove volete cercarlo e trovarlo, che sia nascosto, se è già svelato in voi e attorno a voi? Dove credete di trovarlo mascherato, che si sveli e dia un segno della sua esistenza, se egli è già svelato, esistente, manifestantesi in sempiterno?

 

Se la sua presenza è talmente compenetrante e vasta e mai carente da infondervi un senso di sbigottimento, tanto forse da non sentirlo proprio per questa sua immensa presenza, sappiate che dovete suscitare dio dentro di voi, in voi stessi!

Come trovarlo, allora, come uomini del mondo?

 

E io vi dico: in voi stessi. La semplice preghiera di Francesco  è il modo con cui dovete trovare dio dentro voi stessi, cioè porvi in uno stato di ricezione e al tempo stesso di trasmissione, abbandonarvi in modo da diventare canali del suo amore per le creature: trovarlo in voi per darlo agli altri.

Ecco come dovete cercare e trovare dio.

Egli è presente nel film soggettivo e illusorio del mondo perché egli stesso lo compone, lo sostiene, lo realizza. Ma l'uomo lo trova in questo mondo solo attraverso se stesso, e attraverso se stesso può vedere i segni della sua presenza eterna e senza limiti.

 

Quella presenza - sì, potrà sembrarvi strano - opera i cosiddetti miracoli, che esistono; quella presenza può far pensare ad un intervento diretto, come lo intendono certe religioni, quasi trascendente le sue stesse leggi; ebbene, questo intervento diretto, non trascendente le sue leggi ma realizzantesi in forza di esse, c'è perché voi sappiate farvi suoi canali, suoi strumenti, raggi della sua luce!

 

Continua