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Lo spirito e il mondo - Lo stadio dell'intelligenza - Duttili e comprensivi - Da poco e da vicino - Giusti e convinti - Il grande mondo interiore -

La scienza della psiche - Gli errori della psicologia - Psicoanalisi di se stessi - Le rivelazioni dell'inconscio - Tutto sarà svelato - 

Esiste l'inconscio? - Meditare e comprendere - Oltre la psicoanalisi - Il periodo dello spirito santo - La resa dei conti - Non giudicare - 

Teoria e pratica dell'auto-conoscenza - La liberazione subito! - Macrocosmo e microcosmo - Spirito e materia - La vera non-violenza -

Il dovere di agire - L'aiuto dall'alto - Come difendersi - Vivere per un'idea - Non uccidere - Nascere ogni giorno - Ognuno è responsabile del mondo -

Ognuno è responsabile del mondo - Invito alla libertà - Come nasce l'egoismo - L'ideale più alto - La coscienza - Come evolve l'uomo -

Il silenzio interiore - Oltre la coscienza - Oltre la ruota delle nascite - Il compito del super-uomo - La struttura uomo - La reincarnazione: perché? -

La giusta visione di se stessi - Candidi e astuti - A chi tendere la mano - L'esperienza dell'amore - Oltre le discriminazioni - 

Lo smarrimento attuale - La via dell'azione - Il richiamo della corrente - L'uomo tipo - 

Lo spirito e il mondo

 

Voi siete chiamati e vi è detto: "Dovete vivere una vita spirituale". Ma non comprendete bene, e ancora vi chiedete: "Già conoscevamo l'insegnamento di altruismo, di amore al prossimo, i doveri che abbiamo verso i nostri simili. Queste voci non fanno che sottolineare gli ideali che già conoscevamo. Ma il conflitto rimane e, per quanto la nostra mente sia volta a quegli ideali, il nostro corpo è nella società, la nostra persona è ben catalogata, schedata nei registri degli uomini".

E noi vi diciamo ancora una volta: "Quelli sono gli ideali morali che la coscienza deve avere, e quelli voi dovete perseguire".

 

L'uomo deve conoscere se stesso, conoscere i propri limiti, capire fino a che punto è del mondo e fino a che punto è dello spirito. Questo significa vivere una vita spirituale. Se vi illudete di essere tutti dello spirito è come se firmaste una cambiale che non potrete mai pagare; né, d'altra parte, se voi credeste di essere tutti del mondo.

 

E' inutile che abbiate un bellissimo programma, che abbiate in animo di amare il prossimo e di porgere l'altra guancia a chi vi percuote, quando poi, all'atto pratico, non avete la forza di sopportare le offese. Conoscendo voi stessi, sapendo fino a che punto potete mettere in atto l'insegnamento dell'altruismo, potete sapere dove dovete difendervi e dove, invece, non ne avreste la forza; e sarebbe allora da stolti, da insensati, lasciarsi trascinare da ciò che è più grande di voi, da ciò che vostro malgrado distruggerebbe tutto quello che avete fatto e che potete fare.

 

Vivere spiritualmente significa essere sinceri con se stessi e capire che questo difendersi deve essere un atto sincero.

Questo insegnamento non deve essere preso come una scusa per offendere gli altri. Vivere spiritualmente significa avere questa sincerità, non mascherare la propria aggressività prendendo a prestito le nostre parole. E vi diciamo questo per togliervi da un conflitto controproducente, per avvicinarvi e portarvi alla serenità, sicuri che non abuserete di quello che diciamo per giustificare le vostre azioni. Abbiamo questa fiducia in voi.

La verità vi renderà uomini liberi.

 

Lo stadio dell'intelligenza

 

Per seguire questo insegnamento non occorre un'intelligenza superiore; tuttavia l'intelligenza occorre. Questa può sembrare un'ingiustizia, e si può dire: "Allora, questa dell'auto-conoscenza è una via negata a coloro che non hanno l'intelligenza?"

In un certo senso sì: come tutta l'evoluzione, a partire da un certo stadio, è negata a coloro che non hanno il corpo mentale sviluppato. In altre parole, un selvaggio non può calcare le orme di un santo, in quanto ancora non ha i veicoli adatti.

 

L'incarnazione nei regni inferiori della natura è necessaria proprio perché l'individuo deve farsi i veicoli, deve organizzare il suo veicolo astrale e poi formare e organizzare il suo veicolo mentale: si costruisce, è stato detto con molta efficacia, gli strumenti adatti per evolvere. E se non vi sono questi strumenti adatti, l'individuo non può seguire la fase successiva dell'evoluzione.

Ecco perché, per seguire l'insegnamento del "conosci te stesso", occorre una certa intelligenza, cioè occorre avere il veicolo mentale abbastanza sviluppato. Se così non fosse, questo veicolo avrebbe ben poco compito nell'evoluzione individuale.

 

Duttili e comprensivi

 

Esistere significa essere in relazione; ma per essere in relazione occorre veramente aprirsi ai propri simili. Che cosa può significare "aprirsi"? Occorre essere estremamente duttili, comprensivi.

L'uomo è incessantemente impegnato a criticare coloro con i quali viene a contatto, a valutarli, ed intesse relazioni solo con persone che possono favorirlo, dargli un interesse, un tornaconto.

Essere duttili significa superare questo esame di ricerca del tornaconto, di ricerca di persone che possano in qualche modo aiutare. Essere duttili e comprensivi significa abbandonare le proprie idee e convinzioni per comprendere quelle dei propri fratelli; significa aprirsi a loro non per condannarli, non per rimproverarli, ma per capire le ragioni che li hanno spinti ad agire e consigliarli per il meglio.

Tutto ciò implica una grande consapevolezza, un non comune discernimento che solo chi ha profondamente studiato se stesso ed analizzato se stesso può raggiungere.

Solo chi può fare a meno dell'aiuto umano è veramente in grado di aiutare i suoi simili; ed essendo la collettività fatta di singoli, è opportuno che ciascuno di voi raggiunga questa forza interiore, intima, senza la quale ben poco aiuto potrete dare ai vostri simili.

 

Da poco e da vicino

 

Il mondo interiore è vasto e il problema di affrontarlo può essere complesso, ma se non sarà affrontato non potrà mai essere risolto, ed occorre affrontarlo con semplicità. Come i problemi che incontrate nella vita, e che possono sembrarvi complessi e difficili, debbono essere affrontati con semplicità se volete risolverli, senza lasciarsi intimorire dalla loro mole e cominciando ad affrontarli da qualche parte, prima che diventino insormontabili e più grandi di voi; allo stesso modo è dell`intimo di ciascuno: il problema di comprendere questo mondo che si agita in voi può sembrare alquanto complesso, ma noi vi diciamo: "Cominciate da poco e da vicino". 

Quello che dovete fare è la costante vigilanza di tutto ciò che si agita nell'intimo vostro, costante consapevolezza di ciò che vi spinge ad agire.

E voi dite: "L'io ha molte scappatoie, il suo processo è sottilissimo e si maschera ai nostri occhi". Ma l'io siete voi stessi, non è l'io di altre creature. E se voi comprendete questi processi, voi avete compreso l'io. E se voi estirpate questo io, nessun'altra sua attività, grossolana o sottile, occulta o appariscente, sarà in voi.

Cercate di essere quanto più potete sinceri con voi stessi, cercate di raggiungere questa sincerità.

La vita poi vi mostrerà se ciò che avete scoperto sarà o non sarà la verità di voi stessi. Importante è che cominciate a comprendere il mondo che si agita in voi, anche in modo sbagliato, all'inizio - ciò è logico e naturale; importante è comprendere, senza soffermarvi sui risultati di un primo sommario esame dell'intimo vostro. 

Siate estremamente duttili con voi stessi, non fissatevi in schemi rigidi, posti frettolosamente da un primo esame. Potete credere, per esempio, di essere delle creature calme, per niente irose, e se vi convincete che ciò corrisponde a verità non fate che porre altri limiti a quelli che non conoscete; mentre ciascuno di voi sia convinto che, molte volte, non è in un determinato modo solo perché non è posto nelle condizioni di esserlo.

Non dovete insomma cristallizzarvi in una prima sommaria immagine di voi stessi, del vostro essere interiore. Occorre ogni giorno porre nuovamente in discussione il proprio intimo, con semplicità e sincerità.

 

Giusti e convinti

 

Essere al di fuori di ogni ingiustizia, di ogni sfruttamento, non significa fare in modo che gli altri non vi sfruttino e non vi usino ingiustizia, ma significa non sfruttare ed essere giusti verso i vostri simili; significa, nell'intimo vostro, abbandonare quell'atteggiamento, che è proprio di oggi, di sfruttare i propri fratelli, di approfittare dei più buoni e più servizievoli per alleggerire il proprio peso. 

Si tratterà di una giustizia relativa a voi stessi, certo, ma è importante che l'individuo trovi questo intimo sentire di essere giusto e di non sfruttare nessuno. E' come conoscere se stessi: si deve conoscere noi stessi per comprendere se in noi vi è questo desiderio di sfruttare, se non vi è giustizia verso i nostri simili.

Una volta sentito questo, è sentita automaticamente la necessità di essere giusti, anche se inizialmente in modo poco chiaro. Purché cominciate da qualche parte, e abbiate questa convinzione, e siate intimamente convinti che occorre non illudersi, non sfruttare, essere giusti. Questo è importante.

 

Il grande mondo interiore

 

Ciascuno del proprio mondo crede di sapere tutto, mentre è convinto di non sapere niente di quanto accade intorno a lui: quest'ultima cosa è vera, ma quanto poco sa anche dell'intimo suo, di se stesso!

Ecco perché cerchiamo di spingervi a questa indagine, cerchiamo di spostare la vostra attenzione a questo vastissimo mondo interiore in cui si agita e si riflette il mondo che sta attorno a voi, in cui prende corpo - sia pure a volte in immagini virtuali - quanto vi circonda e vi accade.

 

Come è importante la scienza umana, così è importante l'introspezione di noi stessi; perché se in noi non c'è ordine le scoperte della scienza - che poi si traducono nell'intimo e che in ultima analisi sono scoperte di questo intimo - non vanno a vantaggio del progresso, dell'ordine sociale, dell'evoluzione dell'uomo. Se non vi è l'intimo equilibrio, nell'uomo, ciò che la scienza può dare viene impiegato in modo disordinato, squilibrato; ed ecco che alla confusione interiore succede, come inevitabile conseguenza logica, la confusione nel mondo.

 

Sicché è di estrema importanza che ciascuno generi l'ordine nell'intimo suo conoscendo se stesso; tenendo presente che quanto percepisce, ciò di cui è consapevole, non è che la manifestazione della parte inconsapevole dell'intimo suo.

E attraverso questa profonda indagine, questo profondo discernere, analizzare, comprendere e superare, l'uomo raggiungerà quell'unione di tutto il suo essere, unione armoniosa ed equilibrata, creativa per lui stesso e per i suoi simili.

 

La scienza della psiche

 

E' importante comprendere l'intimo nostro; ma se non abbiamo abbastanza costanza per introspezionarci, cominciamo perlomeno a prendere dimestichezza con quelli che sono i processi della nostra psiche: "le attività psichiche", come dice il linguaggio della vostra scienza; "il mondo che si agita nell'intimo dell'uomo", come noi diciamo con parole che vi sono più usuali e abituali. In fondo, questo fa un po' parte del conoscere se stessi, anche se in questa esercitazione non siamo parte direttamente in causa.

 

La scienza umana trae origine, nella sua forma attuale, da un famoso aforisma: "La sapienza è figliola dell'esperienza", croce e delizia della scienza stessa. Se prima di quando si coniò, con quell'aforisma, un nuovo spirito di indagine, si chiamava "scienza" un insieme di cognizioni che si conoscevano attraverso la semplice ripetizione verbale, o addirittura leggendole sui pochi libri che allora potevano esistere, senza per niente curarsi di controllarle con l'esperienza; trovando poi tutte quelle falsità, quelle pastoie, quelle superstizioni e via dicendo che ciascuno può benissimo andare a ricercare nei vecchi testi; dopo di allora noi scienziati crediamo e riteniamo vero solo ciò che può essere sperimentato.

 

Oggi non solo si sperimenta ciò che è sperimentabile, ma ci si può anche permettere il lusso di formulare delle teorie, sempre sulla base di esperienze; sulla base dei fenomeni che si sono osservati, dall'insieme dei fenomeni che si sono potuti controllare, l'uomo oggi può permettersi il lusso di formulare una teoria circa la spiegazione di tali fenomeni. E' già qualcosa.

Anche nel campo della psicologia avviene questo, e forse ancora di più.

Pochi anni fa pochi uomini hanno sentito la necessità di porre attenzione alle manifestazioni psichiche degli individui.

Naturalmente non potevano sperimentare su se stessi, perché la cosa avrebbe perduto il sapore scientifico; ma hanno messo insieme vari fenomeni psichici per trarne delle conclusioni.

La sapienza è figliola dell'esperienza.

 

Quali sono state le conclusioni? Prima di ricapitolarle sommariamente, è bene sottolineare che noi vi abbiamo parlato dell'uomo nella sua struttura intima nei termini più chiari possibili e vi abbiamo dato quella che, in termini religiosi, si può chiamare rivelazione. Gli psicologi, invece, hanno visto il problema nelle sue manifestazioni esteriori: anche se si parla dell'intimo dell'uomo, infatti, si parla di effetti; sarebbe come parlare di una macchina e delle funzioni che essa svolge. Mentre noi vi abbiamo spiegato la costituzione di questa macchina e abbiamo detto che essa produce un certo lavoro perché è costituita in un certo modo. Invece la psicologia dice: si osserva che la macchina produce questo lavoro e se ne deduce che possa compiere queste funzioni perché è costituita in questo modo; ma non dà mai la dimostrazione, la certezza di come è costituita. Essa parte da ciò che sta al di fuori per penetrare al di dentro dell'individuo, mentre noi partiamo dal di dentro.

 

Gli errori della psicologia

 

Quando erra la psicologia? Erra quando afferma che una verità individuale possa avere valore collettivo: questa è una contraddizione in termini. Quando si cerca di spiegare qualche forma patologica della psiche umana enunciando un principio che abbia valore collettivo, comune, generale, si sbaglia. Voi direte: perché? Perché l'intimo dell'uomo è un mondo, che pure essendo analogo per tutti gli individui, pur essendo simile fra individui di una stessa evoluzione, tuttavia non è identico. Facciamo un esempio. Alla fine del secolo scorso, in tempi non molto distanti come cronologia ma molto lontani come usi, abitudini e costumi, al sorgere della psicologia, Freud pensò che tutto poteva essere spiegato con il sesso.

Si è poi constatato che ciò non corrisponde a verità; e via via che trascorrerà il tempo, apparirà che quella affermazione era falsa e corrisponderà sempre meno alla realtà. Essa andava bene per una data mentalità, per certi individui che avevano certe abitudini quando il sesso era represso, viveva e vegetava nell'intimo di ognuno.

Già oggi, che questa repressione avviene in minor misura, si vede che il pensiero di Freud non corrisponde alla realtà attuale, e ancora meno vi corrisponderà domani.

 

Si è cominciato a vedere che, oltre al sesso, esiste quella che abbiamo definito "espansione dell'io", il moto ambizioso egoistico dell'individuo. Questo va bene oggi come andava bene ieri, e andrà bene ancora domani, ma verrà giorno in cui non corrisponderà più alla realtà del momento degli individui.

E come questo differenziarsi avviene nel corso dei tempi, allo stesso modo avviene tra individuo e individuo. Così, asserire nell'esame di un caso che una qualche forma nevrotica abbia origine dal sesso o dalla volontà di potenza, è una pretesa assurda. Anche il fatto che dei nevrotici guariscano o siano guariti in seguito a cure psicologiche, non dimostra affatto che la diagnosi fosse vera: la guarigione può avvenire per molti altri fattori, non ultimo - ma direi fra i primi per importanza - la fiducia nel medico anche se il medico sta seguendo una strada sbagliata.

 

Psicoanalisi di se stessi

 

L'insegnamento del "conosci te stesso " che vi abbiamo dato è psicologia per eccellenza, perché insegna a ciascuno come psicoanalizzarsi, insegna a ciascuno come scoprire il proprio mondo intimo, cosa che noi e soltanto noi possiamo fare.

 

Una forma nevrotica o un sogno possono essere spiegati, secondo le varie teorie psicologiche, risalendo a desideri sessuali inconsci, o alla cosiddetta volontà di potenza, o più semplicemente a moti e sentimenti inconsapevoli, o in altri modi ancora. 

 

Qual è la spiegazione giusta? Non possiamo cadere nello stesso errore della psicologia enunciando un principio generale che vada bene per tutte le creature. Ciascuno di noi è un mondo a sé. Dunque nessuno potrà dire qual è la spiegazione giusta: solo l'individuo può saperlo, comprendendo, conoscendo se stesso. E non ha importanza sapere se quello che riesce a capire di se stesso è la sua verità intima: una costante consapevolezza deve essere esercitata dall'individuo in modo che, attraverso l'esperienza e l'esercizio di tale consapevolezza, la verità viene scoperta. Se vi fate un'immagine di voi stessi che non corrisponde alla verità, l'esperienza poi vi dimostrerà la falsità di quella immagine. Attraverso altri moti interiori, altre riflessioni e così via, verrà giorno che comprenderete di aver visto la vera ragione che vi aveva spinto a quel sogno - per concludere l'esempio - o a quella forma nevrotica. Ecco perché vi diciamo che dovete essere costantemente consapevoli.

 

La psicologia insegna all'individuo a conoscere se stesso, perché dice che alcune forme patologiche (essa si interessa solo di queste) possono essere guarite aiutando il paziente a comprendere le ragioni dei suoi disturbi psichici. Se noi ci paragoniamo a questi malati - perché, in rapporto al massimamente evoluto, noi possiamo dire con tutta umiltà di essere tutti malati - vediamo che il metodo è lo stesso: rendendoci consapevoli del mondo che è l'intimo nostro, possiamo guarire dell'infermità che ci affligge e che affligge il nostro prossimo - cosa che noi e soltanto noi possiamo fare.

 

Le rivelazioni dell'inconscio

 

Parlando dell'intimo dell'uomo, pure avendo detto che esso è un mondo immenso ci siamo fino ad oggi limitati a parlare dei moti consapevoli; mentre per comprendere bene quanto sia vasto questo mondo, per comprendere bene quanto sia importante conoscere se stessi, dobbiamo parlare anche della parte inconscia che è in ciascuno di noi.

 

La parte inconscia è di natura intima ed è della stessa natura delle attività a cui presiedono i vari veicoli: vi sono cioè desideri inconsci - vedi il veicolo astrale; vi sono pensieri inconsci - vedi veicolo mentale; e vi sono spinte di altruismo inconsce nel momento - vedi coscienza.

 

Quando nell'ultima guerra vi furono quelle forme karmiche conosciute dall'umanità come "campi di sterminio", un triste spettacolo poteva vedere chi visitava questi luoghi. Oggi si ricorda il grande orrore e soprattutto la crudeltà di coloro che a questi campi erano preposti, e non parliamo di coloro che li avevano ideati! Ma in questi campi dove erano raccolte creature eterogenee, delle più disparate condizioni sociali, la cattiveria e l'egoismo non erano solamente di coloro che sorvegliavano, ma anche di quelle che erano le vittime. 

C'erano creature che fino ad allora avevano condotto una vita morale, creature di buona famiglia come si usa dire, con una moralità, una ossequienza alla religione e allo stato ineccepibili, le quali poste in questo teatro degli orrori rivelavano a se stesse e agli altri un intimo quale nessuno, né loro stesse, avrebbe mai sospettato, una crudeltà e un egoismo mai immaginati.

 

Questo vuol dire che quella attività psichica si è manifestata, è venuta in superficie in quelle condizioni favorevoli, esisteva nell'intimo loro. Di contro, si sono avuti esempi di altruismo, slanci di generosità e di abnegazione in creature che fino ad allora potevano aver condotto un'esistenza che sembrava tutta dedita a loro stessi. E questo significa che una natura inconscia buona, altruistica, sopita nell'intimo, si era manifestata nelle condizioni ambientali adatte.

Ecco perché vi dico: siate consapevoli di voi stessi, ovvero allargate la vostra consapevolezza. 

Esercitate la costante consapevolezza perché essa può allargarsi, può abbracciare quella parte che in voi si chiama inconscio, con un termine preso dalla psicologia. Non ha importanza, ripeto, che voi riusciate ad avere un'immagine esatta, rispondente alla vostra verità interiore. Proseguite continuamente in questo esame e la verità di voi stessi verrà alla superficie. Sarà una vostra conquista.

E nella conquista di questa verità individuale - che poi corrisponde alla verità di voi stessi - la vostra conoscenza di voi stessi si allargherà: ecco che voi sottoporrete voi stessi ad un trattamento di psicoanalisi, di psicoterapia.

 

Rimanendo all'esempio dei "campi di sterminio", è naturale trovare giustificazioni a certi modi di agire, in quelle particolari condizioni. E voi sapete che non è condannabile il fiore che ancora non è fiorito. Ma il problema non è di trovare delle attenuanti al modo di agire nostro o di chiunque altro; bensì è quello di cercare di comprendere come veramente siamo, chi veramente siamo!

Certo, quando una passione è superata, essa non può più dominare l'individuo. Quando il "non uccidere" è compreso, è divenuto natura acquisita, l'individuo mai più uccide: si lascia uccidere. Così, dando un esempio molto superficiale per la sua genericità, possiamo dire che se una creatura agisce sotto il dominio della paura, o di qualunque altra terribile spinta, è appunto perché non ha superato, non ha compreso; altrimenti non agirebbe.

 

Tutto questo non deve scoraggiarvi, non deve rattristarvi, perché se tutto fosse rose e fiori, nel mondo, ma queste rose e fiori non fossero nell'intimo dell'umanità, i problemi non sarebbero manifestati ma esisterebbero egualmente. Ecco perché vi diciamo di scavare nell'intimo vostro: perché solo divenendo consapevoli della vostra intima essenza, essa viene superata.

 

Tutto sarà svelato

 

Abbiamo detto che l'individuo è un mondo: e può darsi benissimo che il suo egoismo sia talmente radicato che non si manifesti. Ma che cosa si tratta di scoprire nell'intimo nostro, in ultima analisi? Se prendiamo esempio dalla psicologia, possiamo rispondere: "il sesso". Ma è pur sempre espansione dell'io.

Può presentarsi alla vostra indagine il sesso e solo il sesso? Non può essere. Vi è sempre espansione dell'io. Ecco perché vi parliamo dell'io, tralasciando le altre passioni - fra le quali potrebbe esserci quella dovuta al sesso - perché in ultima analisi è sempre l'io che, in questo come in ogni campo, vuol predominare, coronarsi di conquiste e via dicendo. 

 

Dunque, che cosa ha da scoprire veramente l'individuo nel suo mondo nascosto, che possa rimanere nascosto e non manifestarsi in nessuna circostanza della vita? Credo che dalle manifestazioni che l'individuo può avere nel suo intimo, provocate dall'ambiente esteriore che la vita di ogni giorno fornisce, l'individuo possa risalire ad una verità molto ampia dell'intimo suo, tale che nessun lato oscuro possa rimanere tale. Sarà questione di tempo, ma se egli eserciterà la costante consapevolezza riuscirà a vedere una parte molto grande dell`intimo suo. D'altra parte qua non si tratta di arrivare alla meta ultima. Basta, appunto, cominciare.

 

Esiste l'inconscio?

 

Se osserviamo l'uomo, vediamo che vi sono, nella sfera delle sue attività psichiche, alcune attività consapevoli ed altre inconsapevoli. Anche la psicologia ha fatto questa scoperta.

 

Finalmente ci siamo arrivati! Essa ha schematizzato il mondo intimo dell'uomo secondo una convenzionale suddivisione fatta in ordine alla natura delle varie attività: vi sarebbero dunque una sfera superiore, una intermedia ed una inferiore definita inconscio. Noi diciamo che si riconoscono nell'individuo varie specie di attività: i desideri, i sentimenti, i pensieri e via dicendo; e pressappoco è la stessa suddivisione; ma noi vi abbiamo rivelato che ad ogni tipo di attività intima corrisponde un veicolo, un corpo interiore che è proprio di quelle attività. Nello schema fornito dalla psicologia invece non si va a ricercare a quali parti dell'uomo fanno capo le varie attività intime: si dice solo che esistono e si collocano in modo schematico.

 

La scoperta più grande della psicologia è la scoperta dell'inconscio, cioè di quella parte dell'attività interiore dell'uomo che non cade sotto la sua consapevolezza. Qua le opinioni sono diverse: vi sono taluni i quali dicono che parte dell'inconscio va a finire poi nel conscio, fino alla consapevolezza, altri invece dicono che l'inconscio assolutamente rimane inesplorato e dall'inconscio non affiora niente. Io vi domando: esiste l'inconscio?

Dobbiamo dire: per chi? Per il massimamente evoluto non esistono problemi di inconscio: l'inconscio non esiste. 

Allora, per chi esiste questo contenuto di fattori psichici - pensieri, desideri, riflessioni e così via - che non sono percepiti dall'individuo, non solo, ma l'individuo mai li percepirà e mai crederà di averli nell'intimo suo? Essi esistono per gli individui che sono ad un livello medio di evoluzione. Ma se ci rifacciamo al concetto puro e semplice della psicologia, secondo il quale si definisce inconscio ciò che mai verrà alla consapevolezza dell'individuo, esso esiste o non esiste?

No, non esiste. Ecco perché è importante andare oltre le parole e comprendere i concetti. 

Quando vi diciamo che con un semplice processo di introspezione l'individuo può divenire consapevole dell'intimo suo, noi demoliamo il concetto stesso di inconscio.

 

Meditare e comprendere

 

Voi potete essere titubanti nell'ammettere che l'individuo possa comprendere tutto l'intimo suo; che tutto ciò che è rimosso dalla sua consapevolezza, sepolto nel più profondo come se si trattasse di cose morte, possa con una semplice introspezione essere riesumato e ricondotto alla consapevolezza. 

E io vi dico: non si tratta di andare con intenzione a cercare ciò che sta oltre la nostra consapevolezza, oltre la nostra subcoscienza, fino nella parte più nascosta e più occulta di noi stessi: appunto l'inconscio; qua si tratta di fare una introspezione, in altre parole di prendere in esame le nostre azioni, i nostri pensieri, le nostre emozioni, che sono tutte cose alla portata della consapevolezza dell'individuo. Queste noi dobbiamo esaminare. E se vi è qualcosa oltre queste, che al primo momento rimane nascosto, non ha alcuna importanza. 

Noi dobbiamo essere consapevoli di ciò che vi è in noi, e se questo di cui possiamo venire a conoscenza non è tutto quello che è nell'intimo nostro, ciò ripeto che non ha alcuna importanza perché non c'è cosa che non venga alla luce. Un insegnamento simile è detto nei vangeli e vale anche per l'intimo nostro.

Se qualcosa è nel più profondo del nostro intimo, verrà giorno in cui verrà in superficie.

 

Il problema non è quello di rendersi immediatamente conto di tutto quello che è nell'intimo nostro: il problema è quello di meditare sui propri moti interiori, prenderli in esame, comprendere le vere ragioni che ci hanno mossi ad agire ed esercitare questa costante consapevolezza continuamente, non eccessivamente preoccupati di appurare se l'immagine che ci siamo fatta di noi stessi sia quella vera. 

Fare l`esame con estrema sincerità: il risultato sarà quello che sarà. E se non sarà il vero, se non rappresenterà la realtà del nostro essere, ciò non ha importanza. Perché colui che fa questo esame, di giorno in giorno disposto ad iniziarlo nuovamente, di fronte alle nuove situazioni e ai nuovi urti con il mondo esterno, e di riflesso ai nuovi movimenti dell'intimo suo, costui potrà capire se quell'immagine che si è fatta di se stesso corrisponde alla sua intima realtà; e se ha preso un abbaglio, come si usa dire, con tutta sincerità e senza per questo dolersi si farà un'altra immagine di questo intimo suo.

 

Siccome l'intimo è un mondo ed è in continuo movimento, non può esservi una sola immagine: occorre infatti tenere presente che questo intimo è soggetto a mutazioni, in quanto ciascuno di noi evolve. Non potrà mai essere un'immagine statica, l'immagine del nostro mondo interiore, la realtà di noi stessi, perché questa realtà - anche se con molta lentezza - tuttavia muta, migliora.

 

Oltre la psicoanalisi

 

Chi si trova bene nel mondo - direte -, che non ha problemi spirituali o pseudospirituali ed è contento del suo tenore di vita, può darsi che abbia un moto simile all'introspezione?

A parte che questo atteggiamento è sostanzialmente diverso da quello che voi dovete tenere, dobbiamo osservare che colui il quale, pur trovandosi bene nel mondo, riesce ad introspezionarsi, a riconoscere i propri limiti, i propri difetti, è un essere destinato al successo nella vita; chi riconosce i propri difetti, sia pure per seguire il suo egoismo (ed ecco la differenza sostanziale fra voi e lui), conosce i limiti del suo carattere non per superarli ma per appagare il proprio egoismo, è un uomo destinato al successo.

 

Perché ha questa chiarezza di sé: sa come agire, in che direzione muoversi, che cosa vuole, e non si illude. Mentre vi sono creature che sono anch'esse del mondo, le quali pur volendo seguire il mondo con i suoi sistemi di vita, si illudono, credono di essere in un modo mentre sono in tutt'altro modo, e sono destinate alla disillusione, al fallimento. Parlo naturalmente per sommi capi e di esempi tipici, per semplificare, solo per farvi vedere l'importanza di conoscere se stessi, l'importanza dell'introspezione anche in un campo che a voi dovrebbe essere estraneo.

 

Così, non vi è cosa nell'intimo dell'uomo che rimanga nascosta, se quest'uomo esercita la costante consapevolezza di stesso.

L'inconscio, inteso secondo la psicologia, non esiste; perché non essendovi niente nell'intimo dell'uomo che possa rimanere nascosto alla sua consapevolezza, decade con ciò il concetto di inconscio.

Occorre esercitare la costante consapevolezza di se stessi, ed esercitando questa costante consapevolezza tutto ciò che è in voi verrà a questa consapevolezza. E, nella conoscenza dei propri limiti e di se stessi, avverrà il superamento di questi limiti. Dunque gli psicoanalisti non sono per coloro che esercitano la costante consapevolezza di se stessi.

 

Il periodo dello spirito santo

 

C'è una verità vecchia come il tempo ma che, non essendo adeguata alle limitazioni che l'uomo ha nei primi stadi della sua evoluzione, è stata messa da parte. L'uomo l'ha conosciuta ma non compresa, e per tanti secoli è stata un insieme di parole che non hanno significato niente di preciso nell'intimo dell'uomo, non hanno suscitato in lui nessun riscontro interiore.

 

Questa è la verità che parla del mondo intimo dell'uomo, ed è la verità che caratterizza tutta l'epoca che d'ora in poi vivrete. In effetti, il "periodo dello spirito santo" - come da taluno è stato chiamato - è il periodo in cui l'uomo sposterà la propria attenzione dal mondo intorno a lui per concentrarla nell'intimo suo. E alla luce di questo nuovo osservare tutto quanto accade acquista un altro significato, vero e reale perché è il significato che sta dietro ad ogni cosa, è la realtà delle cose stesse: è ciò che è,  non ciò che appare. 

Questa verità, che caratterizzerà tutta l'epoca prossima, è finalmente quella che può darci la chiave che apre alla società la realizzazione di opere che, fino ad oggi, sono state a volte gli ideali di pochi e a volte le utopie dei popoli.

 

Quando l'uomo avrà compreso che è importante cambiare l'intimo suo, avrà anche compreso che, fino ad oggi, tutto quanto è stato fatto - anche ciò che rappresenta il livello più elevato di una società, come le opere umanitarie, le leggi assistenziali e via dicendo - non è, in effetti, che una prigione, un cammino forzato che l'uomo si è voluto creare. Egli scoprirà che, volgendo la propria attenzione all’intimo suo, cercando di trovare in questo intimo ciò che da solo può supplire tutte le istituzioni della società, egli avrà demolito queste prigioni, questi cammini forzosi.

 

Ben vengano certo gli accordi, le istituzioni sociali, le leggi assistenziali e tutto quello che volete, ma venga soprattutto quell`intimo sentire per cui ogni legge, ogni istituzione, ogni forma di assistenza che richiami a un dovere dell'individuo, diviene inutile. Ben venga questo intimo sentire dell'uomo che, da solo, è capace di portare la pace fra l'umanità, è capace di cambiare totalmente la società senza bisogno di riforme o, peggio ancora, di rivoluzioni.

 

La resa dei conti

 

Quanto fino ad oggi è stato detto dalle religioni, dalle filosofie, acquista tutto un altro senso, perché questo è il movimento della resa dei conti: è il momento in cui l'individuo deve comprendere l'intimo suo: deve non più tenere a memoria degli insegnamenti, militare nelle file di una religione, di un partito o di una scuola di pensiero, ma deve scegliere e scrivere nell'intimo suo le verità con le quali viene a contatto.

 

Fino ad oggi, quando un uomo diceva una verità egli era nella verità, dai suoi simili era creduto ed egli stesso si credeva nella verità. Fino ad oggi, l'uomo era giudicato dalle sue azioni. 

Oggi si comincia a comprendere il valore delle intenzioni. Fino ad oggi era facile dire: "Egli ha fatto un'opera di carità e quindi è un buon individuo". Oggi, sapendo che quell'opera di carità può essere fatta per un motivo egoistico, ecco che chi è abituato a giudicare ed incasellare dall'apparenza non ha più la pietra di paragone per definire i suoi  simili e può trovarsi smarrito.

Meditate sul fatto che l'uomo può dire una o più verità  ma non essere nella verità.

 

Non giudicare

 

Le religioni, le filosofie e le scienze possono enunciare delle verità ma non insegnare lo spirito stesso della verità. Vogliamo fare un esempio?

Le crociate. La religione cristiana insegna delle verità, ma nel momento in cui si dicevano necessarie le crociate, era fuori dalla verità stessa. E tanti sarebbero gli esempi che si possono portare.

Abbiamo qui una nuova occasione per spingere la vostra attenzione all'importanza del mondo intimo dell'uomo, all'importanza dell'intenzione, del conoscere se stessi. E in questa riflessione vedrete come ciò che fino ad oggi si riteneva essenziale, cioè l'azione esteriore, si scolorisca e perda significato. Nello stesso tempo voi comprendete quanto impossibile sia, allo stato attuale delle vostre possibilità, giudicare i vostri simili.

 

Teoria e pratica dell'auto-conoscenza

 

Del mondo intimo dell'uomo conoscete le strutture, lo schema del suo funzionamento, del suo trasformarsi ed evolvere; ma questa vostra conoscenza può dirsi teorica. Sapete per sommi capi come è costituito l'uomo, ma non sapete come siete voi! Dunque la teoria deve essere ritrovata nella pratica; ciò che si sa deve essere compreso; ciò di cui si ha notizia deve essere verificato, sperimentato, assimilato.

 

Ma è proprio necessario sperimentare tutto di voi stessi? Perché e come avviene la liberazione che tante volte abbiamo ricordato? Che cosa significa "conoscere se stessi"?

L'uomo sa di essere egoista, ma lo sa soltanto, non ne è convinto; tanto è vero che è sempre pronto a giustificarsi, a trovare delle attenuanti quando, dall'evidenza dei fatti, è costretto a riconoscere di essersi comportato in modo egoistico; se non, addirittura, disconosce il suo operato e anzi dice di avere agito in modo opposto, in modo altruistico.

L'uomo sa di essere egoista ma non ne è convinto. E come può convincersi?, come può scoprire la realtà del suo essere? Perché conoscere se stessi significa conoscere la realtà del nostro essere, non solo trovare l'egoismo che è in noi.

 

Trovare l'egoismo non è tutto.

Nell'introspezione non dovete cercare e trovare un'immagine di voi stessi prima di averla veramente scoperta. Conoscere se stessi significa esaminarsi con tutta sincerità, senza cercare attenuanti né aggravanti; significa, in tutta sincerità, esaminare ciò che è in noi: le nostre intenzioni, ciò che ci spinge ad agire, a pensare, a parlare; e trarne delle conclusioni dicendo: "Io penso così, agisco così, parlo così perché sono così!".

Questa constatazione può non essere esatta, ma ciò non ha alcuna importanza; una vigile e costante consapevolezza dell'essere vostro metterà a fuoco la realtà di ciò che siete.

 

Per "vigile e costante" non deve intendersi una sorta di fissazione, deprecabile come ogni eccesso; per "vigile o costante attenzione" si intende essere costantemente consapevoli di ciò che si fa, si pensa, si sente, si desidera. L'introspezione può essere fatta anche un'ora al giorno, o un tempo non definito: importante è che niente sfugga all'esame di se stessi.

Questo significa "costante e vigile consapevolezza".

Vi chiederete se è sufficiente questa costante e vigile consapevolezza per scoprire la realtà del proprio essere. Si, è sufficiente.

 

Non possiamo dire, non possiamo precisare quando avverrà tale scoperta. Tutto dipende da come e se viene fatto questo esame. Il superamento di certe attività egoistiche dell'uomo, quindi il superamento dell'egoismo, avviene quando quest'uomo, divenuto consapevole, ha compreso se stesso.

Una volta che l'egoismo è superato, l'uomo non ha più bisogno di ricercarlo in altre sottili manifestazioni perché, essendo superato, esso non si manifesterà in nessuna attività. 

"Costante e vigile consapevolezza di sé" non significa prendere in esame situazioni, fatti che non state vivendo nel momento. Ecco perché diciamo che la liberazione può avvenire anche ora: perché non è condizionata all'esame di certe reazioni a fatti che potranno accadervi. Se l'uomo, tale qual è adesso, e con le sue azioni del momento, si rendesse conto attraverso queste azioni, veramente, del suo egoismo, egli lo supererebbe.

 

La liberazione subito!

 

L'individuo può raggiungere la sua liberazione dall'egoismo anche subito, quando attraverso l'esame di un solo fatto, attraverso l'introspezione di un solo episodio della sua vita quotidiana, riesca a convincersi intimamente di essere egoista.

 

Al vostro punto di evoluzione, ripetiamo, se riusciste a convincervi intimamente del vostro egoismo, voi avreste la liberazione dall'egoismo stesso.

Per "liberazione", in senso generico, intendiamo la liberazione dell'individuo da ogni e qualunque passione, da ogni qualunque desiderio: liberazione dalla ruota delle nascite e delle morti, dall'egoismo; quindi intendiamo un'evoluzione raggiunta che è quella del superuomo. 

In senso specifico, invece, non intendiamo la liberazione di tutto l'individuo da uno stato interiore proprio dell'evoluzione umana per accedere ad un'evoluzione oltre la umana; ma intendiamo unicamente la liberazione da una passione, da un vizio, attraverso l'esame dell'intimo vostro; e questo in sostanza non è che l'ultimo atto che precede l'evoluzione superumana.

 

Macrocosmo e microcosmo

 

Noi vi parliamo di che cosa dovete e che cosa potete fare. Cerchiamo di insegnarvi a prendere un frammento di quello che è l'ordine cosmico e trasportarlo nel vostro microcosmo, per far sì che questo microcosmo proceda come il grande cosmo in modo ordinato, armonioso, giusto e vero. Perché questo è ciò che ogni individuo deve fare. E' veramente così difficile da applicarsi, nella vita di ogni giorno, questo insegnamento?

 

Certo, coloro che si trovano bene nella società, che ritengono giusto il modo di vivere di tante creature intente unicamente ad attuare il loro egoistico interesse, non ci ascoltino perché non parliamo per loro. Coloro che sono lieti di vivere senza preoccuparsi dei problemi che possono affliggere i loro vicini, i loro fratelli, continuino pure la loro vita così come è. Ma non parliamo neppure per i falliti, gli amareggiati, i delusi, perché le nostre parole non debbono essere prese come un conforto, una gruccia alla quale appoggiarsi per consolarsi delle molteplici disillusioni della vita.

 

Le nostre parole sono per coloro i quali sono convinti - anche dopo averle discusse - che ciò che esse esprimono e vogliono significare merita di essere attuato; sono convinti che il loro messaggio, seppure non possa dare in poco tempo frutti visibili, è però l'unico capace di portare ordine, coscienza fra gli uomini.

 

Spirito e materia

 

Quando ad una creatura, immersa nella sua vita quotidiana ad accumulare ricchezze, venisse detto che un po' di questo denaro deve essere dato ai suoi simili, se seguisse il consiglio vedrebbe per conseguenza logica diminuire il suo gruzzolo e di questo se ne lamenterebbe. Quando un maestro viene crocefisso non è così mortificato, non è che gli sia tolto qualcosa a cui teneva.

 

Se noi diciamo: "Dovete superare l'accumulare ricchezze", chi veramente e intimamente convinto donasse tutto ai suoi fratelli non ci rimetterebbe niente, perché donerebbe qualcosa di cui egli è consapevole che è privo di valore. E' chi non è convinto di questo che può invece rammaricarsi dell'atto di donazione. Ecco perché vi diciamo: "Conoscete voi stessi", perché dovete sapere quanta parte vi è in voi di spirito e quanta di materia.

Comprendete voi stessi, conoscetevi. Non illudetevi di essere simili al Cristo o a tanti santi, quando poi non avete la forza di vivere come essi vissero. Non illudetevi di essere migliori o più forti di quello che siete.

 

Voi direte: "Ma siamo come vasi di vetro fra tanti vasi di metallo. Se decidessimo di vivere in modo altruistico, certo saremmo danneggiati, sfruttati". 

Questo è un modo di vedere egoistico, perché chi vive in modo altruistico, e aiuta i suoi fratelli, niente ci rimette perché è questo che desidera fare, questo è ciò cui aspira, questo rappresenta il suo sentire. La constatazione di un danno deriva da una non convinzione, dal fare una cosa della quale non si è convinti. Per questo continuiamo a dirvi: "Conoscete voi stessi, sappiate quanta forza avete per vivere la realtà che vi prospettiamo senza cadere, senza danneggiarvi. Ma la forza che avete, impiegatela! Ma le cose che potete fare, fatele!"

 

La vera non-violenza

 

Voi pensate che, in questo mondo di violenza, chi cessa di essere violento patirà qualche ingiustizia. Ebbene, può darsi.

Per questo vi diciamo: "Conoscete voi stessi, sappiate se avete la forza di patire l'ingiustizia".

E vi è un'altra verità, semplice e immensa, che presuppone uno stato interiore di assoluta sincerità e purezza di intenzioni, ed è questa: il vero non violento, colui che veramente avvicina i suoi simili con animo amoroso, alieno da ogni e qualunque forma e intenzione di ferirlo in ogni e qualunque modo, state tranquilli che non può subire alcuna violenza dai suoi simili.

 

Se vi avvicinate ai vostri simili parlando di non violenza, ma nell'intimo vostro questa violenza c'è ancora e si rivela da una semplice parola, che anch'essa vi sfugge, allora può darsi benissimo che i vostri simili rispondano a questa violenza. Se invece intimamente v'è la vera convinzione e la vera intenzione di aiutarli, per il loro bene, allora state tranquilli che i vostri simili non vi useranno violenza, e nel modo come voi li trattate sarete da loro trattati.

 

Il dovere di agire

 

Il primo insegnamento è: "Conoscete voi stessi, sappiate quali sono le cose che potete fare e quelle che non potete fare. Sappiatelo in tutta verità. E quello che potete fare, fatelo! Questo e il vostro dovere".

Forse taluno di voi può essere persuaso che vogliamo convincervi a fare ciò che i maestri fanno. Non è così. Cominciate da poco e da vicino, da ciò che in tutta sincerità riconoscete di poter fare.

 

L'aiuto dall'alto

 

Parlare dell'aiuto che l'umanità riceve, parlare di energie che discendono su questa umanità dall'alto, che significato può avere? Quale aiuto può ricevere l'uomo? E ammesso che l'uomo possa essere aiutato, quando queste energie sottili discendono su di lui come una benefica rugiada?

 

L'uomo è continuamente aiutato. L'uomo ha innumerevoli occasioni per comprendere. La verità gli è sempre vicina e le occasioni per conoscerla non si contano: verità particolari, che servono per la sua situazione del momento, e verità generali, verità assolute, che sono l'esatta enunciazione della Realtà, di ciò che è. Sempre la Realtà è alla portata dell'uomo. Dirò di più: l'uomo vive nella Realtà!

 

Ma allora, perché l'uomo è dedito alle illusioni? Perché non comprende?

Non comprende per sua natura o per sua evoluzione. E molte altre volte, nei limiti della sua evoluzione, invece non comprende per cattiva volontà.

 

Vi sono dunque due generi di incomprensione. L'una è determinata dal fatto che l'individuo ha un certo sviluppo e quindi è limitato e non può comprendere ciò che è fuori dei suoi limiti. L'altra incomprensione è invece determinata dalla cattiva volontà dell'uomo e si riferisce a ciò che egli, quale è, potrebbe capire e invece non capisce per cattiva volontà.

 

Dal primo genere di incomprensione, o se volete di ignoranza, l'uomo sarà riscattato. Egli è infatti chiamato a tutto comprendere, a tutto conoscere. L'altro genere di incomprensione, invece, porta un effetto in quanto è dovuto all'occasione di comprendere che l'uomo si lascia sfuggire; e lasciando sfuggire questa possibilità, dovrà forzatamente comprendere attraverso l'azione, l'esperienza diretta.

 

Dunque, quale aiuto può avere l'uomo?

Le verità sia di ordine generale che particolare sono alla sua portata. Per le prime, l'uomo non può che evolvere per comprenderle; per le seconde, invece, è questione di buona volontà, di applicazione, e l'aiuto che l'uomo può ricevere è marginale perché nell'assimilazione, cioè nella trasposizione delle verità dalla mente alla coscienza, nell'intima convinzione, l'uomo deve operare da solo.

 

Non si può trasfondere la saggezza, non si può travasare l'evoluzione, non è possibile far evolvere gli uomini con un colpo di bacchetta magica: ma ciascun individuo deve, da solo, assimilare, comprendere le verità che una mano amica, una mano desiderosa di portare aiuto, gli porge. 

Dunque l'aiuto che l'uomo riceve è tanto, ma è un aiuto marginale, ripeto, perché nessuno può fare per voi ciò che voi potete e dovete fare. In questo senso, in questo ed unico senso, voi siete soli. Tanti sono gli aiuti che ricevete, ma da soli dovete afferrare le occasioni, dovete assimilare la verità, comprenderla.

Non voglio, con queste espressioni, diminuire il valore dell'aiuto in sé, ma voglio semplicemente sottolineare che l'uomo deve adoperarsi, essere attivo, e non attendere che altri facciano ciò che lui deve fare.

 

Come difendersi

 

Non necessariamente il difendersi comporta un offendere o danneggiare gli altri.

Per voi che non avete la forza e la capacità di sopportare tutto quanto può sopportare colui che ama il prossimo suo fino al punto di annientarsi completamente nei suoi confronti; per voi difendersi significa "conoscere se stessi", sapere fino a che punto, per non intralciare il cammino degli altri, perché gli altri possano liberamente e anche egoisticamente agire, riuscite a farvi da parte e a sopportare, intimamente convinti e per niente feriti, questa situazione.

 

Naturalmente la difesa di un individuo molto evoluto è cosa tutt'affatto diversa dalla difesa di un uomo di media evoluzione, e questo lo capite.

Quando la vita di ogni giorno vi pone dei problemi, ecco che dovete, come sempre, meditare, conoscere voi stessi. 

Quando nei rapporti con i vostri simili siete costretti a scontrarvi con loro, ecco che dovete riflettere e meditare, e vedere se vi pare giusto che debba essere fatto diversamente senza creare attriti, senza far soffrire e danneggiare, ma nello stesso tempo senza porsi nella situazione di cui prima vi dicevo, che rappresenta per voi un onere troppo grave da sopportare.

 

Fare del bene a una creatura, o ciò che si crede bene, è una cosa encomiabile da ogni punto di vista; ma diventa divina, diventa sublime solo quando chi la compie sa quello che fa, e soprattutto sa sopportare di buon animo tutto quello che l'azione comporta sia come conseguenza immediata che come conseguenza nel futuro.

 

Ciò significa che quando il sacrificio è talmente forte da violentare voi stessi, da porvi in uno stato di insofferenza o di annientamento di voi stessi; tale che l'azione buona quanto volete e bella quanto volete non possa essere giustificata da tale annientamento; allora è preferibile che l'individuo conosca se stesso, valuti le proprie forze e restringa l'azione nei limiti di queste; giacché un solo aiuto, anche grande, non è mai fattivo quanto tanti aiuti minori nei confronti dei propri simili.

 

Vivere per un'idea

 

Quello che vi diciamo, come sempre, deve esattamente corrispondere alle cose come stanno, e non deve essere invece preso come scusa, come pretesto per non agire. Ecco perché è importantissimo per voi conoscere voi stessi.

 

In ogni caso, occorre essere nella verità e non dire la verità o una verità; essere nella verità e dire la verità. Occorre guardare nell'intimo nostro e con tutta sincerità agire secondo quali siamo, senza assecondare con parole di verità la propria pigrizia o il proprio egoismo. Forse in determinati periodi della storia era importante morire per un'idea. Oggi non più. Oggi è importante vivere per essa.

 

Non ha importanza predicare o istituire una nuova religione o una nuova filosofia: importante è stabilire un colloquio, un contatto con chi ci è vicino, una comunione con quanti ci circondano. Questo deve essere fatto.

 

Allo stesso modo di come, per cambiare la società, è necessario cambiare il singolo, così non è importante predicare nuovi principi, nuove religioni, nuove idee da additare agli uomini; ma è importante far conoscere questi principi, queste idee a coloro che vi sono vicini, parlando, portando una parola d'amore a chi vi è accanto. E' la stessa azione che, per analogia, cambiando chi vi è accanto, cambia la società.

 

Chi volesse cambiare la società con nuove istituzioni o con nuove filosofie o religioni, senza cambiare chi è vicino, senza lavorare nei confronti di chi lo attornia, sarebbe un illuso, sarebbe una creatura che sprecherebbe le sue energie e le sue azioni.

 

Non uccidere

 

Voi che siete tanto impressionati dall'omicidio che ancora esiste fra gli uomini, quante volte in cuor vostro avete ucciso chi, volontariamente o meno, vi dava fastidio!

Fino a che in voi stessi vi sarà questa intolleranza, l'assassinio esisterà fra gli uomini.

 

Nascere ogni giorno

 

Quello che diciamo vi convince, e voi pensate che, se un giorno vi convincesse un'altra verità, quella abbraccereste per dimenticare questa. Ma è proprio questo che vi diciamo: dovete nascere ogni giorno, ogni giorno porre in discussione quello che avete saputo per vedere se, col mutare del tempo, dura e si conferma.

Quello che dovete avere non è l'atteggiamento di colui il quale attende che qualcosa di nuovo venga; il vostro non deve essere cioè un atteggiamento passivo di attesa.

Ciò in cui credete - anche forse senza esserne intimamente convinti -, ciò che credete debba essere preso come un ideale morale da perseguire, deve essere una fede che equivalga ad un'intima convinzione. Sarebbe troppo facile e comodo aderire semplicemente ad un'idea, condividerla con la ragione, comprenderne la logica, darle la propria fiducia, ma far sì che questa idea rimanesse estranea, avulsa dal proprio sentire, dalla propria vita di ogni giorno.

Siate sempre pronti a porre in discussione tutto quello che vi diciamo; ma fino a che quello che vi diciamo vi torna logico, fino a che lo ritenete un ideale morale da perseguire, perseguitelo!

Questo è veramente ciò che dovete fare.

 

Ognuno è responsabile del mondo

 

Vi sono ancora oggi taluni i quali ritengono che un problema possa essere superato ignorandolo o, addirittura, distruggendo i termini del problema stesso. Niente è più errato di un simile modo di concepire. Infatti, il problema non tarderà ad imporsi nuovamente, ancora più da vicino ed in modo meno elusivo.

Così, è assurdo ritenere che la guerra venga da un popolo e che, se questo popolo potesse essere cancellato dalla faccia della terra, con lui si cancellerebbe ogni possibilità di guerra futura. La guerra è nell'intimo di ogni uomo e da qui deve essere estirpata.

 

Voi non potete pensare di superare ignorando, reprimendo. Occorre comprendere, occorre cercare, scavare nell'intimo vostro ed in esso trovare la causa di tutto quanto accade nel mondo, perché ciascuno è responsabile di quanto affligge l'umanità.

Non avete mai analizzato i molteplici desideri che sono nell'intimo vostro, non avete mai fatto caso a quanto tenete a rispettare e che siano rispettare le vostre posizioni di privilegio nei confronti degli altri: ebbene, anche questo porta e contribuisce a far sì che nel mondo vi siano ancora i privilegi e vi sia chi da questi privilegi viene oppresso.

Non avete mai meditato su voi stessi per trovare quanta ambizione sia in voi, quanto il vostro io sia desideroso di espandersi, di primeggiare, di risultare migliore e di essere ammirato: ebbene, tutto ciò contribuisce a far sì che nel mondo vi siano creature che opprimono i loro fratelli per salire su dei piedistalli ed esigere da questi ammirazione e plauso.

 

Come togliere e mutare tutto questo? Forse rovesciando questi oppressori? Forse con una rivoluzione che abolisca i privilegi?

Niente potrebbe essere più errato di questo, perché nuovamente altre creature assurgeranno a posizioni di privilegio, nuovamente altri cercheranno di sfruttare i loro simili.

Solo quando l'individuo ha cessato di sfruttare singolarmente, potrà veramente esservi nel mondo quella giustizia, quella uguaglianza, quella fratellanza che dottrine vuote non di insegnamento, ma rese vuote dagli uomini, cercano di instaurare nel mondo.

 

Invito alla libertà

 

Quello che vi diciamo non è un freddo sistema filosofico: è invece frutto di un'esperienza vissuta, un'esperienza la quale è tanto preziosa perché conduce l'individuo alla liberazione, all'intima comprensione della vita. E con questa intima comprensione, con questa conseguente liberazione, l'individuo vede compiersi lo scopo della propria esistenza.

 

Parlate un nuovo linguaggio agli uomini ed essi non vi comprenderanno; indicate loro una via diversa da quella che seguono e dà loro un qualsiasi interesse, ed essi vi combatteranno. Ecco perché chi vuol comprendere deve nascere ogni giorno, conoscere ma non essere legato, credere ma essere pronto a dubitare di tutto.

Chi si cristallizza in canoni di pensiero, chi rimane legato al passato, necessariamente raffronta le nuove con le vecchie convinzioni e condanna senza comprendere. Vede la realtà chi è assolutamente libero.

Questo è un invito alla libertà per la comprensione a chi voglia intendere la saggezza del "Conosci te stesso".

 

Come nasce l'egoismo

 

L'egoismo nasce dal senso di separatività, il quale è una errata interpretazione del senso di individualità che la natura stessa suggerisce all'individuo.

 

Via via che la coscienza si costituisce, subentrano nella vita interiore dell'individuo nuovi elementi, propri di questa vita interiore, che ne sono la vera essenza, la vera sostanza, elementi che giungono dall'intimo, dalla coscienza. Ma prima che sia superato, l'egoismo deve essere pienamente compreso.

E questo superamento avviene solo quando l'individuo conosce se stesso. Comprendendo i limiti dell'egoismo, l'individuo lo trascende: allora e soltanto allora. Comprendendo i limiti di se stesso, l'individuo può porsi al di fuori di ciò che lo trascina ora in un senso e ora nell'altro.

 

L`egoismo, l'espansione può avere manifestazioni sottilissime, forme inusitate che hanno la parvenza di altruismo, di amore e di aiuto al prossimo. Constatare questo può essere così avvilente, per l'individuo, da abbatterlo e renderlo sfiduciato: può essere così avvilente da non farlo credere più a niente, fino ad osservare i suoi simili con cinismo, vedendo negli altri se stesso.

 

Questa forma così pessimistica di sfiducia - in qualche caso incoraggiata e coltivata - non è certo fattiva per l'individuo. La constatazione di essere peggiore di quanto aveva creduto fino a quel momento non deve avvilirlo, intristirlo, non deve portarlo a non ascoltare più l'ideale che la coscienza gli suggerisce, quale effetto di quello scoraggiamento; ma deve anzi spingerlo a conoscersi a pieno, fin dove è possibile, fino in fondo, per non essere più illuso da se stesso.

 

L'ideale più alto

 

Molto facilmente avviene che chi segue un'organizzazione mistica, una religione, creda di essere un privilegiato, creda di essere migliore degli altri. Ebbene, questa è un'illusione, è un errore.

L'uomo deve conoscersi tanto bene da comprendere che è quello che è, e comprendere come è.

 

In questa comprensione, in questo svelamento di se stesso, egli non deve restare turbato e avvilito, perché ciò dimostrerebbe ancora una volta quanto rammarico c'è in lui nel constatare di non essere al di sopra della normalità.

 

Voi dovete seguire l'ideale più alto che la coscienza vi suggerisce ma non con l'intento di migliorare la società nella quale vivete e verso la quale avete un tributo di doveri. 

L'intento non deve essere quello di farsi dei privilegi, in questa o nell'altra vita: non quello di attendersi una qualche forma di ricompensa, di premio per le proprie azioni; ma quello di vivere in modo giusto e retto secondo un ideale di giustizia e di rettitudine che, se lo si vuol vedere instaurato nel mondo, lo si deve in primo luogo instaurare nell'intimo nostro.

 

La coscienza

 

Che cosa è la coscienza? Quale delle umane attività, non solo azioni ma anche moti interiori, può essere sicuramente definita come proveniente dalla coscienza? Tutto quello che spinge l'individuo contro il suo egoistico interesse, in qualunque forma espansionistica dell'io, in senso sia positivo che negativo, e che quindi non possa essere imputato a paura, tutto questo proviene dalla coscienza.

Non è possibile fare degli esempi poiché solo il singolo, da se stesso, conoscendosi, può comprendere - dall'esame di una qualunque azione - se essa nasce dalla sua coscienza o dal suo egoismo.

 

Il "luogo" della coscienza

 

Dove ha sede la coscienza?

Per nostra comodità, abbiamo suddiviso l'individuo secondo una convenzione, e, secondo questo schema, la coscienza risiede oltre la mente.

Ormai sapete che la mente è uno strumento, un veicolo che polarizza nell'individuo il senso di separatività, e questo crea l'egoismo, cioè il moto contrario alla coscienza. Ecco perché abbiamo detto che la coscienza è oltre la mente.

Che un moto appartenga o non alla coscienza solo il singolo, conoscendo se stesso, potrà dirlo.

 

Guardando che cosa fanno gli altri, dobbiamo sempre ricordare che non è possibile giudicarli dalle azioni poiché non riusciamo a vedere la vera intenzione, che è nell'intimo loro, la vera ragione che li spinge ad agire. Così, possiamo vedere una creatura dedita all'amore del prossimo, all'annientamento di se stessa, e rimanere ingannati dall'apparenza, credere che questa creatura sia morta a se stessa, mentre invece sta seguendo il processo del suo io.

Solo il singolo, comprendendo se stesso, può scoprire la realtà di ciò che è, allo stadio di evoluzione nel quale si trova.

 

Come evolve l'uomo

 

Varie filosofie possono insegnare vari sistemi di meditazione, ma molto spesso questo diventa un processo dell'io, perché la mente non può far sperimentare la Realtà. E tuttavia la mente è un veicolo indispensabile a questa esperienza, così come lo è il veicolo astrale, perché sono questi i veicoli che sviluppano la coscienza individuale, la quale a sua volta è una porta aperta verso la Realtà.

 

Chi non ha costituita la propria coscienza non sarà mai aperto alle esperienze del reale; chi non ha formata la sua coscienza non potrà mai - neppure mediante l'intuizione - identificarsi nella Realtà neppure in una forma momentanea.

 

La vita nel piano fisico, prima ancora che l'individuo si incarni in forma umana, ha lo scopo di costituire il veicolo astrale; il quale, una volta costituito (è più esatto dire: organizzato) servirà ad organizzare il veicolo mentale; il quale a sua volta organizzandosi e dando all'individuo una vita, o più vite, da uomo, servirà a costituire la coscienza. E solo la coscienza può aprire l'individuo alla Realtà.

Prima che la coscienza sia in qualche modo costituita o formata, l'individuo neppure in forma intuitiva, in forma momentanea, potrà assaporare l'esperienza del reale.

 

Il silenzio interiore

 

Vi chiederete quando, in un individuo la cui coscienza sia costituita fino ad un certo punto, può avvenire anche provvisoriamente una esperienza del reale.

I movimenti interiori dell'individuo, del suo essere più profondo e più sottile, per non dire elevato, vengono alla superficie quando gli altri veicoli (fisico, astrale e mentale) tacciono. 

Così, dopo grandi moti interiori, dopo grandi tragedie intime, il genio concepisce l'opera d'arte. 

Così, dopo grandi travagli,  il santo ha l'estasi mistica. Perché al grande conflitto segue la stasi e il riposo: stasi e riposo che vengono naturalmente come una reazione; mentre sono invece di continuo dominio interiore per colui che conosce se stesso, che conoscendosi ha superato i propri limiti. 

Così, se la momentanea esperienza del reale può avvenire in uno stato accidentale di quiete interiore, e questa esperienza è momentanea, affinché essa si ripeta e divenga per quanto possibile duratura occorre che l'individuo instauri in se stesso il silenzio interiore. In altre parole, conoscendo i propri limiti egli supera tutti quei moti, tutte quelle lotte che sono nell'intimo suo e che vengono da una vita interiore disordinata e incompresa.

 

Si può pensare che sia oltremodo bello, anzi l'unica cosa veramente meritevole, lo sperimentare la Realtà; ma questo sperimentare la Realtà non ha senso e non può avvenire se non si è passati per quel passaggio forzato: ecco quanto è importante comprendere se stessi.

 

Oltre la coscienza

 

E' certamente bello porsi come ideale quello di raggiungere la Realtà, ma ciò è un divenire, se tale ideale non ha solide basi nell'intimo nostro. E questo significa che l'individuo non può cercare la Realtà al di fuori di se stesso. L'individuo deve meditare, deve conoscere se stesso, perché solo attraverso questo passaggio dell'auto-conoscenza egli può raggiungere quegli ideali morali e farne norma di vita: in altre parole egli può, nell'intimo suo, far nascere quel silenzio interiore necessario alla sperimentazione della Realtà.

 

Infine, la coscienza non è che un altro punto di passaggio, un altro veicolo per far nascere qualcosa che sta oltre, che voi conoscete come sé spirituale, come goccia o scintilla divina, e che sta oltre i confini del cosmo.

Noi siamo sempre esistiti, ma siamo esistiti come dei semi, e attraverso la manifestazione di questo cosmo noi stiamo nascendo.

Questi semi germogliano e diventano piante.

 

Oltre la ruota delle nascite

 

La coscienza, abbiamo detto, si costituisce. Il costituirsi della coscienza inizia con la fase dell'evoluzione umana.

A poco a poco, per l'individuo, vi è la formazione dell'autocoscienza, la coscienza individuale. Ad essa succede un più largo respiro, un allargarsi dell'orizzonte della comprensione e del sentire, fino alla coscienza cosmica, fase dell'evoluzione nella quale l'individuo ama e sente tutto quanto è nel cosmo, sente di essere uno con questo cosmo nel quale è nato e nel quale ancora vive. Oltre è la coscienza assoluta, l'identificazione con l'Assoluto.

 

Voi comprendete che oltre un certo stadio dell'evoluzione umana, il veicolo della coscienza viene abbandonato. Anche questo, seppure diverso dagli altri, non è che un veicolo dell'evoluzione individuale ed è detto "coscienza" perché è il prototipo di un nuovo mondo interiore, perché il suo costituirsi coincide, appunto, con lo schiudersi nell'individuo di un nuovo mondo interiore, di un diverso sentire. E questo mondo interiore continua, vieppiù vivido e intenso, oltre, quando il veicolo della coscienza sarà divenuto inutile e sarà quindi abbandonato.

 

Il compito del superuomo

 

Si può chiedere, a questo punto: ma qual è il compito di chi ha abbandonato il veicolo della coscienza, di colui che ha lasciato la ruota delle nascite e delle morti? Moltissime sono le cose da fare che l'amore al prossimo e il senso del dovere spingono l'individuo a fare. A che valgono gli esempi? Lo stesso amore al prossimo può farvi intuire quali siano le cose che possono essere fatte da colui che ha lasciato la ruota delle nascite e delle morti per avere costituito, o formato, la coscienza individuale.

 

La struttura uomo

 

Vediamo come è costituito l'uomo.

Il suo corpo fisico presiede a tutte le attività meccaniche e permette la manifestazione dell'individuo sul piano fisico. Il suo corpo o veicolo astrale è quello nel quale si rivelano le sensazioni, le emozioni, eccetera. Il corpo mentale è quel veicolo nel quale l'individuo rivela i pensieri che provengono da qualcosa che sta oltre il corpo mentale. Infine la sua coscienza è l'insieme, il retaggio della grandezza dell'individuo, di ciò che egli acquisisce attraverso le varie incarnazioni. Da ultimo lo spirito che anima questo individuo è il fulcro divino sul quale l'individuo nasce ed evolve; e via dicendo.

 

La reincarnazione: perché?

 

Qual è lo scopo della reincarnazione umana, della nascita dell'uomo in una serie di vite? Qual è lo scopo della trasmigrazione dell'individuo in tanti corpi?

Da prima vediamo l'individuo che si incarna in veicoli appartenenti ai regni semplici della natura. E questo, lo sapete, ha lo scopo unico e solo di costituire veicoli che gli permettano incarnazioni in forme più complesse, atte a manifestare più alti gradi di evoluzione. Ed eccoci all'uomo.

 

L'uomo è un essere consapevole, e questa consapevolezza conduce alla coscienza; sino a che lo stesso veicolo della coscienza verrà abbandonato. Ciò che rimane, oltre questo abbandono della consapevolezza umana, della coscienza del santo, è l'esistere, l'essere divino. Infatti, oltre la consapevolezza di voi uomini è la coscienza dei santi.

 

La vostra consapevolezza deve allargare la vostra coscienza tanto da fare, di voi uomini dei santi!

Ma una volta raggiunta, questa santità non basta. La coscienza, il veicolo che abbiamo chiamato "coscienza" viene abbandonato, superato, e l'individuo conosce qualcosa per il quale non esistono appellativi: è l'essere, è l'essenza, è la beatitudine, è l'esistenza: è una consapevolezza, una coscienza talmente accesa, effusa, da sentire tutto se stessi in comunione col tutto...

 

Prima di questo, nella fase di evoluzione umana, l'uomo è quello che è, ed è identificabile non solo nel suo corpo fisico, non solo nel suo corpo astrale, non solo nel suo corpo mentale, e nella sua coscienza, ma in tutti questi uniti assieme. E se un giorno tutti questi veicoli verranno abbandonati, ciò non vuol dire che nel vostro presente la vostra realtà sia questa: ora essa è quella che è e che voi ancora non conoscete. Conoscete voi stessi e vedrete che siete il risultato di tutti questi veicoli uniti assieme ed assieme funzionanti. Questa è la vostra realtà del momento.

 

La vostra indagine introspettiva può essere tale da far risalire la consapevolezza oltre i livelli più bassi (non bassi come importanza spirituale), più vicini al piano fisico, e può condurvi alla radice del vostro essere, il vero sé, la goccia, la scintilla divina. Ciò nondimeno la vostra attuale realtà è quella che è: voi siete quello che siete in questo momento presente.

 

Risalendo a ciò che sta oltre la coscienza voi potete, per un istante, essere rapiti, e ciò che è in voi come appartenente all'ora contingente potete considerarlo caduco, fatuo e provvisorio; ma ciò non è esatto poiché voi, in questo vostro presente, siete una ben precisa realtà adombrata dai vostri veicoli; e sono quelli stessi che un giorno vi condurranno a trascendere la realtà di questo presente fino a giungere alla Realtà assoluta.

 

La giusta visione di se stessi

 

L'uomo cerca una sicurezza. Cerca, in tutto quello che fa, di trovare un senso di sicurezza nel quale sentirsi protetto dalle ansie che le ore a venire gli procurano. Ma il comprendere se stessi è nemico di questa sicurezza. Se vi studiate intimamente, notate che in ogni indagine si affacciano molte soluzioni; e voi siete impossibilitati a riconoscere quella giusta, e non trovate la certezza di essere riusciti a comprendere esattamente l'essere vostro. Vi sembra allora che l'indagine sia inutile, che non porti ad alcun risultato. Ma non è così.

 

Voi dovete esaminare le vostre azioni, comprenderle, scoprire tutte le cause che possono avervi spinto ad agire, e tutte vagliarle, e continuare in questa indagine anche se non riuscite a trovare la certezza e la verità di voi stessi. Questo non ha importanza. Importante è che l'uomo studi se stesso, non cerchi la facile sicurezza dell'essere suo, quella sicurezza e tranquillità che con tanta facilità lo porta ad una cristallizzazione. Continuamente il suo essere interiore sia in giusta tensione, il suo intimo continuamente lavori.

 

Ogni giorno l'individuo deve porre se stesso in discussione: non deve esserci azione che non sia da lui valutata, che non sia ricercata alle origini, vista nelle cause che l'hanno mossa. E non accontentatevi di una semplice spiegazione: abituatevi a trovarne più di una, anche quella che il vostro amor proprio cerca di allontanare perché è la più triste.

Non importa che abbiate una giusta visione di voi stessi. Importante è che operiate un'indagine costante dell'intimo vostro. E non essendo importante che riusciate a vedere la verità dell'intimo vostro, quale è in realtà, abituatevi a vedere le ragioni che vi spingono ad agire non in una sola direzione ma ad individuare due, tre motivi che vi hanno spinto.

 

Dando qualcosa ad un povero, per esempio, e studiando nell`intimo vostro questa azione, potete trovare più soluzioni: farvi belli agli occhi degli altri, oppure crearvi un posto in paradiso, oppure seguire un giusto e naturale comandamento della coscienza. Ebbene, potete essere indecisi su quale sia la vera fra queste, ed altre, ragioni, ma ciò non ha importanza.

Prendetele tutte come buone.

 

Ciò che dovete fare non è trovare la verità di voi stessi per poi dire: "Io sono nel vero", ma dovete spingere voi stessi fino a comprendervi. Dovete, per il momento, essere giustamente attivi e giustamente meditativi.

 

Candidi e astuti

 

Che cosa significa l'insegnamento del Cristo che dice: "Siate candidi come colombe ed astuti come serpenti"? Chiediamoci: veramente il Cristo, che insegnava l'amore al prossimo, la verità, lo slancio a braccia aperte verso tutti gli uomini, ha detto una simile frase? E questa frase che senso può avere? Fu lui candido come colomba ed astuto come serpente?

A giudicare dalla sua fine tra gli uomini, non parrebbe. Ma allora, questa frase è un controsenso? Vuol dire forse che ciascuno di voi, o i maestri stessi, debbono giocare d'astuzia nel senso deteriore di questo termine?

Ecco, per voi questa affermazione significa: difendetevi quando non avete la forza di affrontare ciò che sarebbe da affrontare.

 

E per il maestro, che cosa significa?

Il maestro è candido, semplice come una colomba perché in lui non vi sono secondi fini egoistici; ed è saggio, è accorto e astuto ma di una astuzia che non ha niente di egoistico, che non ha niente di umano: è un saper fare volto all'altruismo, è un giusto agire ed operare a fin di bene.

Questo è il maestro.

Quanto a voi, come i discepoli, non dovete come essi non dovevano sacrificarsi inutilmente, ma far sì che la loro vita e le loro opere avessero la migliore riuscita in senso benefico.

 

Una creatura può condurre un'esistenza volta al bene, ma ciò non basta: occorre che essa faccia il massimo che può fare, che la sua condotta dia il meglio, che le sue energie siano impiegate nel miglior modo. Per questo occorre essere accorti e saper fare, astuti nel senso buono e giusto, pur essendo nell'intimo candidi, cioè senza macchia, cioè senza egoismo.

 

In questo apparente paradosso è la giusta ed esatta definizione dell'evoluto, del maestro.

Oltre a tutto, il serpente è il simbolo dell'egoismo: l'anima della terra, l'anima del mondo. Dunque, essere attivi come pronto e attivo è sempre l'egoismo nell'uomo, come una delle molle preponderanti, se non la sola, che lo fa balzare e muovere. Ma in che modo dovete essere attivi e pronti?

 

Alla spinta dell'io, che ha costruito la società nella quale vivete e il mondo quale è oggi, se non succedesse un'altra spinta quando l'io sarà compreso, quando l'egoismo sarà superato, l'umanità cadrebbe in uno stato di apatia. Ma alla spinta dell'io, dell'egoismo, succederà la spinta dell'altruismo, la quale ugualmente condurrà avanti l'umanità, la renderà attiva: di un'attività, di un'azione che darà il meglio, che non conoscerà dispersione di energie, che non conoscerà errori, false valutazioni, ma che saprà vedere con chiarezza e con chiarezza dirigersi ed agire. 

Così voi dovete essere attivi e pronti.

 

A chi tendere la mano

 

Le nostre parole sono per tutti gli uomini. Ma solo a chi, insoddisfatto di ciò che la vita materiale può dargli, ricerca valori che non periscono nel trascorrere del tempo, noi parliamo veramente.

 

Voi che non siete del mondo, ma che incerti giacete preda di un intimo conflitto tra le esigenze della vita umana e l`insegnamento dei maestri, ascoltateci! Ciò che abbiamo da dirvi può fare di voi delle creature equilibrate, che sono nel giusto e nel vero, oppure può, a vostra insaputa, riportarvi a quella vita di sensazione che la maggior parte degli uomini oggi segue, in cui v'è ben poco che possa sfidare la polvere del tempo.

 

In ogni epoca i maestri hanno portato la loro parola, i loro insegnamenti hanno sempre rappresentato ideali di moralità per i popoli cui erano diretti: ideali tanto elevati che ancora oggi, dopo millenni, gli uomini non sono riusciti a farne loro norma di vita. Quale ridicola attuazione ne hanno fatta! Ciò che è stato detto per l'intimo essere di ciascuno è stato ridotto a vuota formalità, i lupi feroci si sono messi vestiti di pecore e di agnelli!

 

Che cosa occorre agli uomini oggi? E' necessario rinnovare l'insegnamento dei maestri, elevare gli ideali morali già tanto irraggiungibili?

Bisogna aiutare i singoli a comprendere ciò che da tempo è stato detto. Ma solo a chi sente questa necessità è possibile tendere una mano. Chi, pago dei piaceri del mondo, non ne sente il bisogno, non può operare un intimo rinnovamento spirituale.

 

Ma voi che intendete che la vita dello spirito non può ridursi a pregare per la salvezza della propria anima, a riservare un po' di tempo ad andare in qualche chiesa, spesso solo per chiedere a dio un po' di aiuto; voi che, pur comprendendo ciò, non riuscite a dedicare tutta la vostra vita al vostro prossimo, devolvendo a lui tutte le vostre sostanze, né avete tanta dedizione ed abnegazione da lasciarvi calpestare dall'altrui crudeltà e soffocare dall'altrui egoismo; voi, che cosa dovete fare?

 

Questo vostro percepire il richiamo dello spirito sarebbe dunque una beffa, un chiamarvi a posizioni irraggiungibili per la vostra stessa natura? Ecco perché vi parliamo, ed ecco l'insegnamento: conoscere se stessi, per essere nel giusto e nel vero.

Ma quale giusto e quale vero? Il giusto e il vero assoluti? 

Solo chi vive nell'Assoluto può essere in questa giustizia ed in questa verità. Dunque nel vostro giusto e nel vostro vero. Perciò occorre conoscersi.

E' necessario che conosciate i vostri limiti, quelli che vi tengono legati al mondo, e che siate volti agli ideali morali dei maestri che da esso, invece, vogliono affrancarvi. Conoscere voi stessi per sapere quanto siete del mondo e quanto dello spirito. E' da tale conoscenza che scaturisce il retto agire.

Agire rettamente per voi, significa non ristagnare nella vita di sensazione che già più non vi appaga, ma neppure illudervi di essere più di quanto in effetti siete nella vita spirituale.

 

L'uomo è un tutto unico; spirito e materia si fondono.

Siate consapevoli di quanto spirito e di quanta materia sono in voi. Così, difendetevi dai vostri simili se, dall'esame sincero di voi stessi, scoprite di non avere la forza di sopportare l'altrui offesa; opponetevi a chi vuol portarvi via la tunica, se veramente non avete la generosità di donare anche il mantello. Un atto di altruismo compiuto senza valutarne il peso e le conseguenze è un dono che fate senza sapere che cosa avete donato, è una cambiale che non sapete se potrete pagare. Questo significa conoscere i propri limiti.

 

Nessuno potrà mai addebitarvi le cose che non avreste potuto fare perché più grandi di voi: ma quelle piccole, che sono contenute nei vostri limiti, ispirate ai vostri ideali, quelle sì potrebbero bruciarvi se le avrete trascurate! 

Vivere spiritualmente significa essere nel proprio giusto e nel proprio vero; ed essere nella propria verità significa conoscere i propri limiti, in altre parole conoscere se stessi. Difendersi per non essere di peso agli altri, quando non si ha la forza di sopportare l'offesa, ma essere estremamente sinceri con se stessi per non sentirsi autorizzati da questo insegnamento a rinnegare gli ideali morali dei maestri.

 

E' sempre migliore un ateo dai nobili intenti che un sacerdote dalle false intenzioni.

Non sarà mai abbastanza deprecato chi tacita la voce della coscienza per ascoltare il richiamo dei desideri.

Allora a voi, che essendo fatti di materia e di spirito siete fra la materia e lo spirito, diciamo: "Conoscete voi stessi", ed in questa conoscenza, essendo nel vostro giusto e vero, cesseranno gli intimi conflitti; ed in questo silenzio interiore, caduto l'ultimo segreto dell'essere vostro, liberi alfine, trasformerete i vostri ideali morali in norme di vita.

 

L'esperienza dell'amore

 

Ponetevi una domanda: "Può darsi che la vita terrena di un individuo sia illusoria?"

Certo, quanto non è la Realtà assoluta, è l'illusione; e così, la vita di un individuo è cosparsa, in linea generale, di illusione.

Eppure, quante esperienze! E tutte reali, relativamente, e proficue per l'evoluzione individuale. Così, gli affetti familiari non sono amore assoluto ma conservano in sé - quando siano veramente tali, sentiti - un barlume di questa luce. E questo vale anche per le amicizie, gli affetti che possono sorgere improvvisi al solo vedersi e conoscersi. Tutto questo è il terreno favorevole dal quale un giorno sboccerà il vero amore: sono esperienze che, poste l'una accanto all'altra, conducono l'individuo ad amare nel vero senso della parola; sono esperienze costruttive, quando veramente ne abbiano i presupposti. Le esperienze dell'individuo di media evoluzione possono generalmente dividersi, in modo convenzionale, in due gruppi.

 

All'uno appartengono quelle in ordine alle quali l'individuo impara a dominare se stesso, impara a controllarsi, a superare varie passioni inerenti ai suoi veicoli inferiori. All'altro gruppo appartengono le esperienze costruttive nel vero senso del termine, e sono quelle che allargano la coscienza. Sovrana fra tutte queste è quella che dà all`individuo la natura di amare. 

 

L'amore ripeto, nella sua vera essenza, nella sua luce vera, nella sua apparizione finale, è della natura dell'Assoluto; ma prima di allora l'individuo passa attraverso varie fasi, così come la sua coscienza: da un chiuso egoismo ad un affetto verso quelli che gli sono vicini e che in qualche modo gli sono utili e necessari. Questo affetto, seppure avvolto da un profondo ed essenziale egoismo, ha tuttavia un aspetto, una parvenza di amore.

 

E andando oltre, da questo affetto interessato ad un primo affetto disinteressato che sorge per simpatia, per identità di vedute con una o più creature; ed oltre ancora, fino ad un affetto per ogni creatura, simpatica o non. 

A mano a mano che questo affetto sboccia sempre più naturalmente e sempre meno provocato da interesse o da simpatia, sempre di più la sua natura si sublima, si affina, procede verso quell'amore assoluto che è la perla, la meta dell'uomo evoluto. E quanti sono i traguardi, prima di giungere a quella meta!

 

Certo non possiamo dire che un selvaggio è un uomo evoluto; né possiamo dire che il santo è lo stesso selvaggio di molte incarnazioni prima; tuttavia tra la prima e l'ultima incarnazione in forma umana di un individuo vi è un filo che tutte le lega, e se non vi fosse stata la prima, evidentemente non vi sarebbe l'ultima. Se l'individuo non avesse percorso tutta questa teoria di incarnazioni con tutto quello che ne consegue, non avrebbe raggiunto la sua evoluzione individuale. Così, se non vi fossero gli affetti egoistici, familiari, umani -chiamateli come volete - non potrebbe esservi domani l'amore vero, quello che pur essendo tutt'altra cosa dagli affetti umani ed egoistici, tuttavia ebbe in quelli il suo fertile terreno.

 

Oltre le discriminazioni

 

A proposito di affetti umani, pensiamo alle discriminazioni che l'uomo è avvezzo a fare.

Avete mai pensato a voi stessi e a quante discriminazioni, volontariamente o involontariamente, siete usi fare? Oggi il problema è molto sentito e molto discusso. 

 

Ma il problema razziale non è che un aspetto dell'umana discriminazione.

Chi non pensa ai suoi simili catalogandoli in funzione di qualche sua personale, o sociale, metodologia discriminatoria?

Chi non pensa ai suoi simili classificandoli in belli e brutti, simpatici o meno, ricchi, poveri, facoltosi, bianchi o d'altro colore appartenenti ad un partito o ad una religione piuttosto che all'altra, aventi un titolo di studio o non, in qualche modo quindi classificandoli e operando una discriminazione?

 

Quale meraviglia può esserci nel vedere che altri operano queste discriminazioni, quando noi stessi commettiamo lo stesso errore, nostro malgrado perché non ci conosciamo? Dobbiamo comprendere noi stessi ed amare tutti, senza subordinare il nostro affetto ad alcunché, senza limitarlo ad un settore di quel quadro discriminatorio che siamo avvezzi ad alimentare ogni giorno con il nostro agire. 

Dobbiamo amare tutti e verso tutti egualmente muoverci senza essere limitati in questo movimento da nessuna preferenza e da nessun ostacolo che la nostra mentalità, avvezza a discriminare, può crearci.

 

Lo smarrimento attuale

 

Uno dei tanti scopi per i quali vi parliamo è quello di conciliare la scienza con la fede.

Oggi che l'uomo comincia a ragionare, abituato dalle esigenze della società a chiedersi i perché, a cercare le cause di tutto ciò che vede, oggi sembra che la religione, il misticismo vadano naufragando. Ma ciò è per colpa degli uomini, i quali non riescono a comprendere che la Realtà ha una veste e che questa veste, con il tempo, si logora e quindi occorre rinnovarla. 

Questa veste, infatti, non è che il tramite attraverso il quale l'uomo giunge alla Realtà, e come tramite deve essere capace di operare questo congiungimento. Quando non ne è più capace, cioè non collega più l'uomo alla Realtà, quando il linguaggio di questo tramite non è più compreso dall'uomo, occorre modificarlo.

 

Lo stesso Cristo parlava per parabole ai semplici ed usava invece un insegnamento ben più profondo per coloro che erano all'altezza di comprenderlo. Questo dimostra appunto che la veste della Realtà deve cambiare ed essere adattata al livello mentale e, per altro verso, al livello sociale degli uomini ai quali si fa conoscere.

 

Se in questo momento vi è smarrimento tra gli uomini che ricercano una spiegazione logica alla fede, noi vorremmo che questa spiegazione fosse alla portata di tutti. Non serve che essi sappiano da dove è venuta, chi è stato a portarla: ciò non ha alcuna importanza. Non si tratta di presentare delle credenziali, ma è importante che l'uomo ritorni ad una visione un po' più mistica della vita, ad una concezione più spirituale del mondo che lo circonda. Oggi è importante avere questa visione il più possibile logica, il più possibile accessibile alla mente, perché la spinta che l'uomo sente di volgersi all'ente supremo sia confortata dalla logica. E occorre che anche l'uomo che sente poco questa spinta, la ritrovi.

 

Un uomo che non ha delle aspirazioni superiori è uno che vive preda delle proprie sensazioni, preda delle cose più meschine e più inutili, se vogliamo, che hanno un fine in se stesse e non sono, invece, dei semi i quali germogliando saranno utili anche domani.

Non credendo ad una vita spirituale l'uomo ha ben poco in cui credere. Se ha un temperamento intellettuale potrà volgersi agli studi, ad argomenti che lo interessano, oppure potrà seguire forme di spettacolo, diversivi che possano occupare la sua mente. Ma se non ha un temperamento intellettuale, allora sarà tutto volto alle sensazioni e farà di queste sensazioni lo scopo della sua vita.

 

Vi sono altri, non molti, che si rifugiano nel loro lavoro e vivono per il lavoro. Anche questa, in fondo, è una forma di preghiera, di misticismo, nei casi più puri di devozione al lavoro, quando l'individuo ama il lavoro per il lavoro in se stesso e non per il guadagno che gli può arrecare. Anche questa, dicevo, è una forma di preghiera, è uno scopo di vita al di sopra degli altri deteriori e meschini di cui prima vi dicevo.

 

La via dell'azione

 

Esiste una via per raggiungere la Realtà, o di incamminarsi verso la Realtà, proprio agendo: è detta "la via dell'azione", una via superiore a quella dell'esperienza diretta, pur facendo parte dello stesso tipo. Colui che lavora per amore al lavoro ha il temperamento dell'azione, e seguire questo impulso è sempre cosa da lodare. Ma per coloro i quali non hanno questo impulso, che non sentono richiami mistici e quindi ricercano scopi del tutto materiali e privi di qualunque aspirazione superiore, vi è una sola prospettiva, ed è quella di diventare crudeli più di quanto lo siano per natura, per loro carattere.

 

Più l'individuo si sofferma su se stesso, più si concentra sui propri bisogni, le proprie necessità e aspirazioni di ordine più animale, e più l'individuo mette a fuoco il proprio egoismo, più è volto al raggiungimento di queste mete personali egoistiche. Ed allora, in questo intenso desiderio di raggiungere mete particolari personali, l'individuo scorda l'insegnamento di amore al prossimo del Cristo e diviene crudele, purché i suoi scopi siano raggiunti.

 

Voi che ascoltate le nostre parole spero che non corriate questo pericolo. E noi siamo ben lieti di risparmiarvi esperienze dolorose conseguenti a quella crudeltà. Riuniti attorno a noi formate un qualcosa che non va perduto, un qualcosa che esula dalle vostre persone, che si crea al di fuori di voi stessi: è una corrente di richiamo a problemi non riguardanti la vita di sensazione, di emozione, o la semplice vita, arida e fredda, dell'intelletto. 

E' una corrente che rimane a portata di chi, anche lievemente e involontariamente, la richiama. E' una sorta di "forma-pensiero", se così vogliamo dire, che rimane sospesa a mezz'aria ed è pronta a precipitarsi laddove un uomo, anche casualmente, volga l'attenzione ad un problema che riguardi lo spirito, il misticismo, la fede.

 

Questo processo è sconosciuto all'uomo. Egli crede che per cambiare le opinioni dei suoi simili sia importante la stampa, la divulgazione in una forma o nell'altra. Non intendo negare l'importanza di tutto questo; tutt'altro; ma vi è qualcosa che sta oltre ciò che potete vedere con gli occhi fisici, ed è questa corrente che si crea.

 

Il richiamo della corrente

 

Nella divulgazione di determinati concetti, di determinate idee, vi è questo richiamo della corrente. 

Cercherò di spiegarmi con un esempio. 

Supponiamo che un filosofo scriva un trattato dove esprime il proprio concetto della vita. Esso viene pubblicato e divulgato. Coloro che leggono, comprendono attraverso la lettura. Ma supponiamo che chi ha letto quel trattato ricordi una frase che lo ha particolarmente colpito, e supponiamo che nella conversazione con un'altra creatura, la quale non abbia letto il libro di cui si diceva, pronunci quella frase. Ecco che, se questa frase colpisce anche chi la ascolta, e se egli ripensa a questa frase, non catturerà soltanto il concetto più o meno stretto che questa frase contiene, ma capirà assai di più, avrà in sostanza in mano quello che nella psicometria viene chiamato "il testimonio" per captare la corrente captata dal filosofo.

 

Allo stesso modo è di tutto, e allo stesso modo è di queste comunicazioni. Abbiate allora questa consapevolezza: di creare qualcosa che permane; e in questa consapevolezza sentiate il dovere di far sì che questo qualcosa sia il più valido, il più buono possibile.

 

L'uomo-tipo

 

Esaminando gli avvenimenti del mondo potere chiedervi il perché di questo cadere di ogni ritegno, perché sembra che l'uomo abbia perduto ogni inibizione, e, con l'estrema facilità propria dell'incosciente, si abbandoni ormai ad ogni impulso.

 

Vero è che l'uomo di oggi ha maggiore libertà: cadono a poco a poco tutte quelle inibizioni, quei freni che gli erano necessari nei tempi passati. L'uomo demolisce in se stesso le stratificazioni, le infrastrutture della psiche che davano così largo margine al suo subcosciente. In tal modo, l'uomo di oggi è più vicino di quello di ieri ad un uomo-tipo che ha ben poco nel suo subcosciente, cioè in quella parte dell'intimo che sfugge alla diretta consapevolezza: e l'uomo-tipo (chiamiamolo così), che è poi l'uomo della civiltà futura, ha invece un'ampia consapevolezza perché conosce se stesso, e, conoscendo se stesso, non ha lati nascosti del suo carattere, nascosti di proposito o per ignoranza.

 

Così, a poco a poco, l'uomo si libera da certi aspetti che erano utili ieri ma che non lo sono più oggi; e, in questa maggiore consapevolezza, in questa caduta dei freni inibitori, può veramente sembrare che abbia perduto ogni senso di responsabilità, del dovere e dell'onore. Ma non è così. Sono semplicemente cadute le cose che l'uomo si imponeva di sentire. E queste cose sono destinate a cadere definitivamente.

 

Continua