Lo spirito e il mondo - Lo stadio dell'intelligenza - Duttili e comprensivi - Da poco e da vicino - Giusti e convinti - Il grande mondo interiore - La scienza della psiche - Gli errori della psicologia - Psicoanalisi di se stessi - Le rivelazioni dell'inconscio - Tutto sarà svelato - Esiste l'inconscio? - Meditare e comprendere - Oltre la psicoanalisi - Il periodo dello spirito santo - La resa dei conti - Non giudicare - Teoria e pratica dell'auto-conoscenza - La liberazione subito! - Macrocosmo e microcosmo - Spirito e materia - La vera non-violenza - Il dovere di agire - L'aiuto dall'alto - Come difendersi - Vivere per un'idea - Non uccidere - Nascere ogni giorno - Ognuno è responsabile del mondo - Ognuno è responsabile del mondo - Invito alla libertà - Come nasce l'egoismo - L'ideale più alto - La coscienza - Come evolve l'uomo - Il silenzio interiore - Oltre la coscienza - Oltre la ruota delle nascite - Il compito del super-uomo - La struttura uomo - La reincarnazione: perché? - La giusta visione di se stessi - Candidi e astuti - A chi tendere la mano - L'esperienza dell'amore - Oltre le discriminazioni - Lo smarrimento attuale - La via dell'azione - Il richiamo della corrente - L'uomo tipo - Lo spirito e il mondo
Voi siete chiamati e vi è detto: "Dovete
vivere una vita spirituale". Ma non comprendete bene, e ancora vi
chiedete: "Già conoscevamo l'insegnamento di altruismo, di amore al
prossimo, i doveri che abbiamo verso i nostri simili. Queste voci non fanno che
sottolineare gli ideali che già conoscevamo. Ma il conflitto rimane e, per
quanto la nostra mente sia volta a quegli ideali, il nostro corpo è nella
società, la nostra persona è ben catalogata, schedata nei registri degli
uomini". E noi vi diciamo ancora una volta: "Quelli
sono gli ideali morali che la coscienza deve avere, e quelli voi dovete
perseguire".
L'uomo deve conoscere se stesso, conoscere i
propri limiti, capire fino a che punto è del mondo e fino a che punto è dello
spirito. Questo significa vivere una vita spirituale. Se vi illudete di essere
tutti dello spirito è come se firmaste
E' inutile che abbiate un bellissimo programma,
che abbiate in animo di amare il prossimo e di porgere l'altra guancia a chi vi
percuote, quando poi, all'atto pratico, non avete la forza di sopportare le
offese. Conoscendo voi stessi, sapendo fino a che punto potete mettere in atto
l'insegnamento dell'altruismo, potete sapere dove dovete difendervi e dove,
invece, non ne avreste la forza; e sarebbe allora da stolti, da insensati,
lasciarsi trascinare da ciò che è più grande di voi, da ciò che vostro malgrado
distruggerebbe tutto quello che avete fatto e che potete fare.
Vivere spiritualmente significa essere sinceri
con se stessi e capire che questo difendersi deve essere un atto sincero. Questo insegnamento non deve essere preso come
una scusa per offendere gli altri. Vivere spiritualmente significa avere questa
sincerità, non mascherare la propria aggressività prendendo a prestito le
nostre parole. E vi diciamo questo per togliervi da un conflitto
controproducente, per avvicinarvi e portarvi alla serenità, sicuri che non
abuserete di quello che diciamo per giustificare le vostre azioni. Abbiamo
questa fiducia in voi. La verità vi renderà uomini liberi. Lo stadio
dell'intelligenza Per seguire questo insegnamento non occorre
un'intelligenza superiore; tuttavia l'intelligenza occorre. Questa può sembrare
un'ingiustizia, e si può dire: "Allora, questa dell'auto-conoscenza è una
via negata a coloro che non hanno l'intelligenza?" In un certo senso sì: come tutta l'evoluzione, a
partire da un certo stadio, è negata a coloro che non hanno il corpo mentale
sviluppato. In altre parole, un selvaggio non può calcare le orme di un santo,
in quanto ancora non ha i veicoli adatti.
L'incarnazione nei regni inferiori della natura
è necessaria proprio perché l'individuo deve farsi i veicoli, deve organizzare
il suo veicolo astrale e poi formare e organizzare il suo veicolo mentale: si
costruisce, è stato detto con molta efficacia, gli strumenti adatti per
evolvere. E se non vi sono questi Ecco perché, per seguire l'insegnamento del
"conosci te stesso", occorre una certa intelligenza, cioè occorre
avere il veicolo mentale abbastanza sviluppato. Se così non fosse, questo
veicolo avrebbe ben poco compito nell'evoluzione individuale. Duttili e comprensivi
Esistere significa essere in relazione; ma per
essere in relazione occorre veramente aprirsi ai propri simili. Che cosa può
significare "aprirsi"? Occorre essere estremamente duttili,
comprensivi. L'uomo è incessantemente impegnato a criticare
coloro con i quali viene a contatto, a valutarli, ed intesse relazioni solo con
persone che possono favorirlo, dargli un interesse, un tornaconto. Essere duttili significa superare questo esame
di ricerca del tornaconto, di ricerca di persone che possano in qualche modo
aiutare. Essere duttili e comprensivi significa abbandonare le proprie idee e
convinzioni per comprendere quelle dei propri fratelli; significa aprirsi a
loro non per condannarli, non per rimproverarli, ma per capire le ragioni che
li hanno spinti ad agire e consigliarli per il meglio. Tutto ciò implica una grande consapevolezza, un
non comune discernimento che solo chi ha profondamente studiato se stesso ed
analizzato se stesso può raggiungere. Solo chi può fare a meno dell'aiuto umano è
veramente in grado di aiutare i suoi simili; ed essendo la collettività fatta
di singoli, è opportuno che ciascuno di voi raggiunga questa forza interiore,
intima, senza la quale ben poco aiuto potrete dare ai vostri simili. Da poco e da vicino Il mondo interiore è vasto e il problema di
affrontarlo può essere complesso, ma se non sarà affrontato non potrà mai
essere risolto, ed occorre affrontarlo con semplicità. Come i problemi che
incontrate nella vita, e che possono sembrarvi complessi Quello che
dovete fare è la costante vigilanza di tutto ciò che si agita nell'intimo
vostro, costante consapevolezza di ciò che vi spinge ad agire. E voi dite: "L'io ha molte scappatoie, il
suo processo è sottilissimo e si maschera ai nostri occhi". Ma l'io siete
voi stessi, non è l'io di altre creature. E se voi comprendete questi processi,
voi avete compreso l'io. E se voi estirpate questo io, nessun'altra sua
attività, grossolana o sottile, occulta o appariscente, sarà in voi. Cercate di essere quanto più potete sinceri con
voi stessi, cercate di raggiungere questa sincerità. La vita poi vi mostrerà se ciò che avete scoperto sarà o non sarà la verità di voi stessi. Importante è che cominciate a comprendere il mondo che si agita in voi, anche in modo sbagliato, all'inizio - ciò è logico e naturale; importante è comprendere, senza soffermarvi sui risultati di un primo sommario esame dell'intimo vostro. Siate estremamente duttili con voi stessi, non fissatevi in
schemi rigidi, posti frettolosamente da un primo esame. Potete credere, per
esempio, di essere delle creature calme, per niente irose, e se vi convincete
che ciò corrisponde a verità non fate che porre altri limiti a quelli che non
conoscete; mentre ciascuno di voi sia convinto che, molte volte, non è in un
determinato modo solo perché non è posto nelle condizioni di esserlo. Non dovete insomma cristallizzarvi in una prima
sommaria immagine di voi stessi, del vostro essere interiore. Occorre ogni
giorno porre nuovamente in discussione il proprio intimo, con semplicità e
sincerità. Giusti e convinti
Essere al di fuori di ogni ingiustizia, di ogni
sfruttamento, non significa fare in modo che gli altri non vi sfruttino e non
vi usino ingiustizia, ma significa non sfruttare ed essere Si tratterà di una giustizia relativa a voi
stessi, certo, ma è importante che l'individuo trovi questo intimo sentire di
essere giusto e di non sfruttare nessuno. E' come conoscere se stessi: si deve
conoscere noi stessi per comprendere se in noi vi è questo desiderio di
sfruttare, se non vi è giustizia verso i nostri simili. Una volta sentito questo, è sentita
automaticamente la necessità di essere giusti, anche se inizialmente in modo
poco chiaro. Purché cominciate da qualche parte, e abbiate questa convinzione,
e siate intimamente convinti che occorre non illudersi, non sfruttare, essere
giusti. Questo è importante. Il grande mondo
interiore Ciascuno del proprio mondo crede di sapere
tutto, mentre è convinto di non sapere niente di quanto accade intorno a lui:
quest'ultima cosa è vera, ma quanto poco sa anche dell'intimo suo, di se
stesso! Ecco perché cerchiamo di spingervi a questa
indagine, cerchiamo di spostare la vostra attenzione a questo vastissimo mondo
interiore in cui si agita e si riflette il mondo che sta attorno a voi, in cui
prende corpo - sia pure a volte in immagini virtuali - quanto vi circonda e vi
accade.
Come è importante la scienza umana, così è
importante l'introspezione di noi stessi; perché se in noi non c'è ordine le
scoperte della scienza - che poi si traducono nell'intimo e che in ultima
analisi sono scoperte di questo intimo - non vanno a vantaggio del progresso,
dell'ordine sociale, dell'evoluzione dell'uomo. Se non vi è l'intimo
equilibrio, nell'uomo, ciò che la scienza può dare viene impiegato in modo
disordinato, squilibrato; ed ecco che alla confusione interiore succede, come
inevitabile conseguenza logica, la confusione nel mondo.
Sicché è di estrema importanza che ciascuno
generi l'ordine nell'intimo suo conoscendo se stesso; tenendo presente che
quanto percepisce, ciò di cui è consapevole, non è che la manifestazione della
parte inconsapevole dell'intimo suo. E attraverso questa profonda indagine, questo
profondo discernere, La scienza della
psiche E' importante comprendere l'intimo nostro; ma se
non abbiamo abbastanza costanza per introspezionarci, cominciamo perlomeno a
prendere dimestichezza con quelli che sono i processi della nostra psiche:
"le attività psichiche", come dice il linguaggio della vostra
scienza; "il mondo che si agita nell'intimo dell'uomo", come noi
diciamo con parole che vi sono più usuali e abituali. In fondo, questo fa un
po' parte del conoscere se stessi, anche se in questa esercitazione non siamo
parte direttamente in causa.
La scienza umana trae origine, nella sua forma
attuale, da un famoso aforisma: "La sapienza è figliola
dell'esperienza", croce e delizia della scienza stessa. Se prima di quando
si coniò, con quell'aforisma, un nuovo spirito di indagine, si chiamava
"scienza" un insieme di cognizioni che si conoscevano attraverso la
semplice ripetizione verbale, o addirittura leggendole sui pochi libri che allora
potevano esistere, senza per niente curarsi di controllarle con l'esperienza;
trovando poi tutte quelle falsità, quelle pastoie, quelle superstizioni e via
dicendo che ciascuno può benissimo andare a ricercare nei vecchi testi; dopo di
allora noi scienziati crediamo e riteniamo vero solo ciò che può essere
sperimentato.
Oggi non solo si sperimenta ciò che è
sperimentabile, ma ci si può anche permettere il lusso di formulare delle
teorie, sempre sulla base di esperienze; sulla base dei fenomeni che si sono
osservati, dall'insieme dei fenomeni che si sono potuti controllare, l'uomo
oggi può permettersi il lusso di formulare una teoria circa la spiegazione di
tali fenomeni. E' già qualcosa. Anche nel campo della psicologia avviene questo,
e forse ancora di più. Pochi anni fa pochi uomini hanno sentito la
necessità di porre attenzione alle manifestazioni psichiche degli individui. Naturalmente non potevano sperimentare su se
stessi, perché la cosa avrebbe perduto il sapore scientifico; ma hanno messo insieme
vari fenomeni psichici per trarne delle conclusioni. La sapienza è figliola dell'esperienza. Quali sono state le conclusioni? Prima di
ricapitolarle sommariamente, è bene sottolineare che noi vi abbiamo parlato
dell'uomo nella sua struttura intima nei termini più chiari possibili e vi
abbiamo dato quella che, in termini religiosi, si può chiamare rivelazione. Gli
psicologi, invece, hanno visto il problema nelle sue manifestazioni esteriori:
anche se si parla dell'intimo dell'uomo, infatti, si parla di effetti; sarebbe
come parlare di una macchina e delle funzioni che essa svolge. Mentre noi vi
abbiamo spiegato la costituzione di questa macchina e abbiamo detto che essa
produce un certo lavoro perché è costituita in un certo modo. Invece la
psicologia dice: si osserva che la macchina produce questo lavoro e se ne
deduce che possa compiere queste funzioni perché è costituita in questo modo;
ma non dà mai la dimostrazione, la certezza di come è costituita. Essa parte da
ciò che sta al di fuori per penetrare al di dentro dell'individuo, mentre noi
partiamo dal di dentro. Gli errori della
psicologia Quando erra la psicologia? Erra quando afferma
che una verità individuale possa avere valore collettivo: questa è una
contraddizione in termini. Quando si cerca di spiegare qualche forma patologica
della psiche umana enunciando un principio che abbia valore collettivo, comune,
generale, si sbaglia. Voi direte: perché? Perché l'intimo dell'uomo è un mondo,
che pure essendo analogo per tutti gli individui, pur essendo simile fra
individui di una stessa evoluzione, tuttavia non è identico. Facciamo un
esempio. Alla fine del secolo scorso, in tempi non molto distanti come
cronologia ma molto lontani come usi, abitudini e costumi, al sorgere della
psicologia, Freud pensò che tutto poteva essere spiegato con il sesso. Si è poi constatato che ciò non corrisponde a
verità; e via via che trascorrerà il tempo, apparirà che quella affermazione
era falsa e corrisponderà sempre meno alla realtà. Essa andava bene per una
data mentalità, per certi individui che avevano certe abitudini quando il sesso
era represso, viveva e vegetava nell'intimo di ognuno. Già oggi, che questa repressione avviene in
minor misura, si vede che il pensiero di Freud non corrisponde alla realtà
attuale, e ancora meno vi corrisponderà domani. Si è cominciato a vedere che, oltre al sesso,
esiste quella che abbiamo definito "espansione dell'io", il moto
ambizioso egoistico dell'individuo. Questo va bene oggi come andava bene ieri,
e andrà bene ancora domani, ma verrà giorno in cui non corrisponderà più alla
realtà del momento degli individui. E come questo differenziarsi avviene nel corso
dei tempi, allo stesso modo avviene tra individuo e individuo. Così, asserire
nell'esame di un caso che una qualche forma nevrotica abbia origine dal sesso o
dalla volontà di potenza, è una pretesa assurda. Anche il fatto che dei
nevrotici guariscano o siano guariti in seguito a cure psicologiche, non
dimostra affatto che la diagnosi fosse vera: la guarigione può avvenire per
molti altri fattori, non ultimo - ma direi fra i primi per importanza - la
fiducia nel medico anche se il medico sta seguendo una strada sbagliata. Psicoanalisi di se
stessi L'insegnamento del "conosci te stesso
" che vi abbiamo dato è psicologia per eccellenza, perché insegna a
ciascuno come psicoanalizzarsi, insegna a ciascuno come scoprire il proprio
mondo intimo, cosa che noi e soltanto noi possiamo fare.
Una forma nevrotica o un sogno possono essere spiegati, secondo le varie teorie psicologiche, risalendo a desideri sessuali inconsci, o alla cosiddetta volontà di potenza, o più semplicemente a moti e sentimenti inconsapevoli, o in altri modi ancora.
Qual è la spiegazione giusta?
Non possiamo cadere nello stesso errore della psicologia enunciando un
principio generale che vada bene per tutte le creature. Ciascuno di noi è un
mondo a sé. Dunque nessuno potrà dire qual è la spiegazione giusta: solo
l'individuo può saperlo, comprendendo, conoscendo se stesso. E non ha
importanza sapere se quello che riesce a capire di se stesso è la sua verità
intima: una costante consapevolezza deve essere esercitata dall'individuo in
modo che, attraverso l'esperienza e l'esercizio di tale consapevolezza, la verità
viene scoperta. Se vi fate un'immagine di voi stessi che non corrisponde alla
verità, l'esperienza poi vi dimostrerà la falsità di quella immagine.
Attraverso altri moti interiori, altre riflessioni e così via, verrà giorno che
comprenderete di aver visto la vera ragione che vi aveva spinto a
La psicologia insegna all'individuo a conoscere
se stesso, perché dice che alcune forme patologiche (essa si interessa solo di
queste) possono essere guarite aiutando il paziente a comprendere le ragioni
dei suoi disturbi psichici. Se noi ci paragoniamo a questi malati - perché, in
rapporto al massimamente evoluto, noi possiamo dire con tutta umiltà di essere
tutti malati - vediamo che il metodo è lo stesso: rendendoci consapevoli del
mondo che è l'intimo nostro, possiamo guarire dell'infermità che ci affligge e
che affligge il nostro prossimo - cosa che noi e soltanto noi possiamo fare. Le rivelazioni
dell'inconscio Parlando dell'intimo dell'uomo, pure avendo
detto che esso è un mondo immenso ci siamo fino ad oggi limitati a parlare dei
moti consapevoli; mentre per comprendere bene quanto sia vasto questo mondo,
per comprendere bene quanto sia importante conoscere se stessi, dobbiamo
parlare anche della parte inconscia che è in ciascuno di noi.
La parte inconscia è di natura intima ed è della
stessa natura delle attività a cui presiedono i vari veicoli: vi sono cioè
desideri inconsci - vedi il veicolo astrale; vi sono pensieri inconsci - vedi
veicolo mentale; e vi sono spinte di altruismo inconsce nel momento - vedi
coscienza.
Quando nell'ultima guerra vi furono quelle forme karmiche conosciute dall'umanità come "campi di sterminio", un triste spettacolo poteva vedere chi visitava questi luoghi. Oggi si ricorda il grande orrore e soprattutto la crudeltà di coloro che a questi campi erano preposti, e non parliamo di coloro che li avevano ideati! Ma in questi campi dove erano raccolte creature eterogenee, delle più disparate condizioni sociali, la cattiveria e l'egoismo non erano solamente di coloro che sorvegliavano, ma anche di quelle che erano le vittime. C'erano creature che fino ad allora
avevano condotto una vita morale, creature di buona famiglia come si usa dire,
con una moralità, una ossequienza alla religione e allo stato ineccepibili, le
quali poste in questo teatro degli orrori rivelavano a se stesse
Questo vuol dire che quella attività psichica si
è manifestata, è venuta in superficie in quelle condizioni favorevoli, esisteva
nell'intimo loro. Di contro, si sono avuti esempi di altruismo, slanci di
generosità e di abnegazione in creature che fino ad allora potevano aver
condotto un'esistenza che sembrava tutta dedita a loro stessi. E questo
significa che una natura inconscia buona, altruistica, sopita nell'intimo, si
era manifestata nelle condizioni ambientali adatte. Ecco perché vi dico: siate consapevoli di voi stessi, ovvero allargate la vostra consapevolezza. Esercitate la costante
consapevolezza perché essa può allargarsi, può abbracciare quella parte che in
voi si chiama inconscio, con un termine preso dalla psicologia. Non ha
importanza, ripeto, che voi riusciate ad avere un'immagine esatta, rispondente
alla vostra verità interiore. Proseguite continuamente in questo esame e la
verità di voi stessi verrà alla superficie. Sarà una vostra conquista. E nella conquista di questa verità individuale -
che poi corrisponde alla verità di voi stessi - la vostra conoscenza di voi
stessi si allargherà: ecco che voi sottoporrete voi stessi ad un trattamento di
psicoanalisi, di psicoterapia.
Rimanendo all'esempio dei "campi di
sterminio", è naturale trovare giustificazioni a certi modi di agire, in
quelle particolari condizioni. E voi sapete che non è condannabile il fiore che
ancora non è fiorito. Ma il problema non è di trovare delle attenuanti al modo
di agire nostro o di chiunque altro; bensì è quello di cercare di comprendere
come veramente siamo, chi veramente siamo! Certo, quando una
passione è superata, essa non può più
Tutto questo non deve scoraggiarvi, non deve
rattristarvi, perché se tutto fosse rose e fiori, nel mondo, ma queste rose e
fiori non fossero nell'intimo dell'umanità, i problemi non sarebbero
manifestati ma esisterebbero egualmente. Ecco perché Tutto sarà svelato
Abbiamo detto che l'individuo è un mondo: e può
darsi benissimo che il suo egoismo sia talmente radicato che non si manifesti.
Ma che cosa si tratta di scoprire nell'intimo nostro, in ultima analisi? Se
prendiamo esempio dalla psicologia, possiamo rispondere: "il sesso".
Ma è pur sempre espansione dell'io. Può presentarsi alla vostra indagine il sesso e
solo il sesso? Non può essere. Vi è sempre espansione dell'io. Ecco perché vi
parliamo dell'io, tralasciando le altre passioni - fra le quali potrebbe
esserci quella dovuta al sesso - perché in ultima analisi è sempre l'io che, in
questo come in ogni campo, vuol predominare, coronarsi di conquiste e via
dicendo.
Dunque, che cosa ha da scoprire veramente
l'individuo nel suo mondo nascosto, che possa rimanere nascosto e non
manifestarsi in nessuna circostanza della vita? Credo che dalle manifestazioni
che l'individuo può avere nel suo intimo, provocate dall'ambiente esteriore che
la vita di ogni giorno fornisce, l'individuo possa risalire ad una verità molto
ampia dell'intimo suo, tale che nessun lato oscuro possa rimanere tale. Sarà
questione di tempo, ma se egli eserciterà la costante consapevolezza riuscirà a
vedere una parte molto grande dell`intimo suo. D'altra parte qua non si tratta
di arrivare alla meta ultima. Basta, appunto, cominciare. Esiste l'inconscio? Se osserviamo l'uomo, vediamo che vi sono, nella
sfera delle sue attività psichiche, alcune attività consapevoli ed altre
inconsapevoli. Anche la psicologia ha fatto questa scoperta.
Finalmente ci siamo arrivati! Essa ha
schematizzato il mondo intimo dell'uomo secondo una convenzionale suddivisione
fatta in ordine alla natura delle varie attività: vi sarebbero dunque una sfera
superiore, una intermedia ed una inferiore definita
La scoperta più grande della psicologia è la
scoperta dell'inconscio, cioè di quella parte dell'attività interiore dell'uomo
che non cade sotto la sua consapevolezza. Qua le opinioni sono diverse: vi sono
taluni i quali dicono che parte dell'inconscio va a finire poi nel conscio,
fino alla consapevolezza, altri invece dicono che l'inconscio assolutamente
rimane inesplorato e dall'inconscio non affiora niente. Io vi domando: esiste
l'inconscio? Dobbiamo dire: per chi? Per il massimamente evoluto non esistono problemi di inconscio: l'inconscio non esiste. Allora, per
chi esiste questo contenuto di fattori psichici - pensieri, desideri,
riflessioni e così via - che non sono percepiti dall'individuo, non solo, ma
l'individuo mai li percepirà e mai crederà di averli nell'intimo suo? Essi
esistono per gli individui che sono ad un livello medio di evoluzione. Ma se ci
rifacciamo al concetto puro e semplice della psicologia, secondo il quale si
definisce inconscio ciò che mai verrà alla consapevolezza dell'individuo, esso
esiste o non esiste? No, non esiste. Ecco perché è importante andare oltre le parole e comprendere i concetti. Quando vi diciamo che con un semplice
processo di introspezione l'individuo può divenire consapevole dell'intimo suo,
noi demoliamo il concetto stesso di inconscio. Meditare e comprendere
Voi potete essere titubanti nell'ammettere che l'individuo possa comprendere tutto l'intimo suo; che tutto ciò che è rimosso dalla sua consapevolezza, sepolto nel più profondo come se si trattasse di cose morte, possa con una semplice introspezione essere riesumato e ricondotto alla consapevolezza. E Noi dobbiamo essere consapevoli di
ciò che vi è in noi, e se questo di cui possiamo venire a conoscenza non è
tutto quello che è nell'intimo nostro, ciò ripeto che non ha alcuna importanza
perché non c'è cosa che non venga alla luce. Un insegnamento simile è detto nei
vangeli e vale anche per l'intimo nostro. Se qualcosa è nel più profondo del nostro
intimo, verrà giorno in cui verrà in superficie.
Il problema non è quello di rendersi immediatamente conto di tutto quello che è nell'intimo nostro: il problema è quello di meditare sui propri moti interiori, prenderli in esame, comprendere le vere ragioni che ci hanno mossi ad agire ed esercitare questa costante consapevolezza continuamente, non eccessivamente preoccupati di appurare se l'immagine che ci siamo fatta di noi stessi sia quella vera. Fare l`esame con
estrema sincerità: il risultato sarà quello che sarà. E se non sarà il vero, se
non rappresenterà la realtà del nostro essere, ciò non ha importanza. Perché
colui che fa questo esame, di giorno in giorno disposto ad iniziarlo
nuovamente, di fronte alle nuove situazioni e ai nuovi urti con il mondo
esterno, e di riflesso ai nuovi movimenti dell'intimo suo, costui potrà capire
se quell'immagine che si è fatta di se stesso corrisponde alla sua intima
realtà; e se ha preso un abbaglio, come si usa dire, con tutta sincerità e
senza per questo dolersi si farà un'altra immagine di questo intimo suo.
Siccome l'intimo è un mondo ed è in continuo
movimento, non può esservi una sola immagine: occorre infatti tenere presente
che questo intimo è soggetto a mutazioni, in quanto ciascuno di noi evolve. Non
potrà mai essere un'immagine statica, l'immagine del nostro mondo interiore, la
realtà di noi stessi, perché questa realtà - anche se con molta lentezza -
tuttavia muta, migliora. Oltre la psicoanalisi
Chi si trova bene nel mondo - direte -, che non
ha problemi spirituali o pseudospirituali ed è contento del suo tenore di vita,
può darsi che abbia un moto simile all'introspezione? A parte che questo atteggiamento è
sostanzialmente diverso da quello che voi dovete tenere, dobbiamo osservare che
colui il quale, pur trovandosi bene nel mondo, riesce ad introspezionarsi, a
riconoscere i propri limiti, i propri difetti, è un essere destinato al
successo nella vita; chi riconosce i propri difetti, sia pure per seguire il
suo egoismo (ed ecco la differenza sostanziale fra voi e lui), conosce i limiti
del suo carattere non per superarli ma per appagare il proprio egoismo, è un
uomo destinato al successo.
Perché ha questa chiarezza di sé: sa come agire,
in che direzione muoversi, che cosa vuole, e non si illude. Mentre vi sono
creature che sono anch'esse del mondo, le quali pur volendo seguire il mondo
con i suoi sistemi di vita, si illudono, credono di essere in un modo mentre
sono in tutt'altro modo, e sono destinate alla disillusione, al fallimento.
Parlo naturalmente per sommi capi e di esempi tipici, per semplificare, solo
per farvi vedere l'importanza di conoscere se stessi, l'importanza
dell'introspezione anche in un campo che a voi dovrebbe essere estraneo.
Così, non vi è cosa nell'intimo dell'uomo che
rimanga nascosta, se quest'uomo esercita la costante consapevolezza di stesso. L'inconscio, inteso secondo la psicologia, non
esiste; perché non essendovi niente nell'intimo dell'uomo che possa rimanere
nascosto alla sua consapevolezza, decade con ciò il concetto di inconscio. Occorre esercitare la costante consapevolezza di
se stessi, ed esercitando questa costante consapevolezza tutto ciò che è in voi
verrà a questa consapevolezza. E, nella conoscenza dei propri limiti e di se stessi,
avverrà il superamento di questi limiti. Dunque gli psicoanalisti non sono per
coloro che esercitano la costante consapevolezza di se stessi. Il periodo dello
spirito santo C'è una verità vecchia come il tempo ma che, non
essendo adeguata alle limitazioni che l'uomo ha nei primi stadi della sua
evoluzione, è stata messa da parte. L'uomo l'ha conosciuta ma non compresa, e
per tanti secoli è stata un insieme di parole che non hanno significato niente
di preciso nell'intimo dell'uomo, non hanno suscitato in lui nessun riscontro
interiore.
Questa è la verità che parla del mondo intimo dell'uomo, ed è la verità che caratterizza tutta l'epoca che d'ora in poi vivrete. In effetti, il "periodo dello spirito santo" - come da taluno è stato chiamato - è il periodo in cui l'uomo sposterà la propria attenzione dal mondo intorno a lui per concentrarla nell'intimo suo. E alla luce di questo nuovo osservare tutto quanto accade acquista un altro significato, vero e reale perché è il significato che sta dietro ad ogni cosa, è la realtà delle cose stesse: è ciò che è, non ciò che appare. Questa verità, che caratterizzerà tutta l'epoca prossima, è finalmente
quella che può darci la chiave che apre alla società la realizzazione di opere
che, fino ad oggi, sono state a volte gli ideali di pochi e a volte le utopie
dei popoli.
Quando l'uomo avrà compreso che è importante
cambiare l'intimo suo, avrà anche compreso che, fino ad oggi, tutto quanto è
stato fatto - anche ciò che rappresenta il livello più elevato di una società,
come le opere umanitarie, le leggi assistenziali e via dicendo - non è, in
effetti, che una prigione, un cammino forzato che l'uomo si è voluto creare.
Egli scoprirà che, volgendo la propria attenzione all’intimo suo, cercando di
trovare in questo intimo ciò che da solo può supplire tutte le istituzioni
della società, egli avrà demolito queste prigioni, questi cammini forzosi.
Ben vengano certo gli accordi, le istituzioni
sociali, le leggi assistenziali e tutto quello che volete, ma venga soprattutto
quell`intimo sentire per cui ogni legge, ogni istituzione, ogni forma di
assistenza che richiami a un dovere dell'individuo, diviene inutile. Ben venga
questo intimo sentire dell'uomo che, da solo, è capace di portare la pace fra l'umanità,
è capace di cambiare totalmente la società senza bisogno di riforme o, peggio
ancora, di rivoluzioni. La resa dei conti Quanto fino ad oggi è stato detto dalle
religioni, dalle filosofie, acquista tutto un altro senso, perché questo è il
movimento della resa dei conti: è il momento in cui l'individuo deve
comprendere l'intimo suo: deve non più tenere a memoria degli insegnamenti,
militare nelle file di una religione, di un partito o di una scuola di
pensiero, ma deve scegliere e scrivere nell'intimo suo le verità con le quali
viene a contatto.
Fino ad oggi, quando un uomo diceva una verità egli era nella verità, dai suoi simili era creduto ed egli stesso si credeva nella verità. Fino ad oggi, l'uomo era giudicato dalle sue azioni. Oggi si
comincia a comprendere il valore delle intenzioni. Fino ad oggi era facile
dire: "Egli ha fatto un'opera di carità e quindi è un buon
individuo". Oggi, sapendo che quell'opera di carità può essere fatta per
un motivo egoistico, ecco che chi è abituato a giudicare ed incasellare
dall'apparenza non ha più la pietra di paragone per definire i suoi simili e può trovarsi smarrito. Meditate sul fatto che l'uomo può dire una o più
verità ma non essere nella verità. Non giudicare
Le religioni, le filosofie e le scienze possono
enunciare delle verità ma non insegnare lo spirito stesso della verità.
Vogliamo fare un esempio? Le crociate. La religione cristiana insegna
delle verità, ma nel momento in cui si dicevano necessarie le crociate, era
fuori dalla verità stessa. E tanti sarebbero gli esempi che si possono portare.
Abbiamo qui una nuova occasione per spingere la
vostra attenzione all'importanza del mondo intimo dell'uomo, all'importanza
dell'intenzione, del conoscere se stessi. E in questa riflessione vedrete come
ciò che fino ad oggi si riteneva essenziale, cioè l'azione esteriore, si
scolorisca e perda significato. Nello stesso tempo voi comprendete quanto
impossibile sia, allo stato attuale delle vostre possibilità, giudicare i vostri
simili. Teoria e pratica
dell'auto-conoscenza Del mondo intimo dell'uomo conoscete le
strutture, lo schema del suo funzionamento, del suo trasformarsi ed evolvere;
ma questa vostra conoscenza può dirsi teorica. Sapete per sommi capi come è
costituito l'uomo, ma non sapete come siete voi! Dunque la teoria deve essere
ritrovata nella pratica; ciò che si sa deve essere compreso; ciò di cui si ha
notizia deve essere verificato, sperimentato, assimilato.
Ma è proprio necessario sperimentare tutto di
voi stessi? Perché e come avviene la liberazione che tante volte abbiamo
ricordato? Che cosa significa "conoscere se stessi"? L'uomo sa di essere egoista, ma lo sa soltanto,
non ne è convinto; tanto è vero che è sempre pronto a giustificarsi, a trovare
delle attenuanti quando, dall'evidenza dei fatti, è costretto a riconoscere di
essersi comportato in modo egoistico; se non, addirittura, disconosce il suo
operato e anzi dice di avere agito in modo opposto, in modo altruistico. L'uomo sa di essere egoista ma non ne è
convinto. E come può convincersi?, come può scoprire la realtà del suo essere?
Perché conoscere se stessi significa conoscere la realtà del nostro essere, non
solo trovare l'egoismo che è in noi.
Trovare l'egoismo non è tutto. Nell'introspezione non dovete cercare e trovare
un'immagine di voi stessi prima di averla veramente scoperta. Conoscere se
stessi significa esaminarsi con tutta sincerità, senza cercare attenuanti né
aggravanti; significa, in tutta sincerità, esaminare ciò che è in noi: le
nostre intenzioni, ciò che ci spinge ad agire, a pensare, a parlare; e trarne
delle conclusioni dicendo: "Io penso così, agisco così, parlo così perché
sono così!". Questa constatazione
può non essere esatta, ma ciò non ha
Per "vigile e costante" non deve
intendersi una sorta di fissazione, deprecabile come ogni eccesso; per
"vigile o costante attenzione" si intende essere costantemente
consapevoli di ciò che si fa, si pensa, si sente, si desidera. L'introspezione
può essere fatta anche un'ora al giorno, o un tempo non definito: importante è
che niente sfugga all'esame di se stessi. Questo significa "costante e vigile consapevolezza".
Vi chiederete se è sufficiente questa costante e
vigile consapevolezza
Non possiamo dire, non possiamo precisare quando
avverrà tale scoperta. Tutto dipende da come e se viene fatto questo esame. Il
superamento di certe attività egoistiche dell'uomo, quindi il superamento
dell'egoismo, avviene quando quest'uomo, divenuto consapevole, ha compreso se
stesso. Una volta che l'egoismo è superato, l'uomo non
ha più bisogno di ricercarlo in altre sottili manifestazioni perché, essendo
superato, esso non si manifesterà in nessuna attività. "Costante e vigile consapevolezza di
sé" non significa prendere in esame situazioni, fatti che non state
vivendo nel momento. Ecco perché diciamo che la liberazione può avvenire anche
ora: perché non è condizionata all'esame di certe reazioni a fatti che potranno
accadervi. Se l'uomo, tale qual è adesso, e con le sue azioni del momento, si
rendesse conto attraverso queste azioni, veramente, del suo egoismo, egli lo
supererebbe. La liberazione subito!
L'individuo può raggiungere la sua liberazione
dall'egoismo anche subito, quando attraverso l'esame di un solo fatto,
attraverso l'introspezione di un solo episodio della sua vita quotidiana,
riesca a convincersi intimamente di essere egoista.
Al vostro punto di evoluzione, ripetiamo, se
riusciste a convincervi intimamente del vostro egoismo, voi avreste la
liberazione dall'egoismo stesso. Per "liberazione", in senso generico, intendiamo la liberazione dell'individuo da ogni e qualunque passione, da ogni qualunque desiderio: liberazione dalla ruota delle nascite e delle morti, dall'egoismo; quindi intendiamo un'evoluzione raggiunta che è quella del superuomo. In senso specifico, invece, non intendiamo la liberazione di tutto
l'individuo da uno stato interiore proprio dell'evoluzione umana per accedere
ad un'evoluzione oltre la umana; ma intendiamo unicamente la liberazione da una
passione, da un vizio, attraverso l'esame dell'intimo vostro; e questo in
sostanza non è che l'ultimo atto che precede l'evoluzione superumana. Macrocosmo e
microcosmo Noi vi parliamo di che cosa dovete e che cosa
potete fare. Cerchiamo di insegnarvi a prendere un frammento di quello che è
l'ordine cosmico e trasportarlo nel vostro microcosmo, per far sì che questo
microcosmo proceda come il grande cosmo in modo ordinato, armonioso, giusto e
vero. Perché questo è ciò che ogni individuo deve fare. E' veramente così
difficile da applicarsi, nella vita di ogni giorno, questo insegnamento?
Certo, coloro che si trovano bene nella società,
che ritengono giusto il modo di vivere di tante creature intente unicamente ad
attuare il loro egoistico interesse, non ci ascoltino perché non parliamo per
loro. Coloro che sono lieti di vivere senza preoccuparsi dei problemi che
possono affliggere i loro vicini, i loro fratelli, continuino pure la loro vita
così come è. Ma non parliamo neppure per i falliti, gli amareggiati, i delusi,
perché le nostre parole non debbono essere prese come un conforto, una gruccia
alla quale appoggiarsi per consolarsi delle molteplici disillusioni della vita.
Le nostre parole sono per coloro i quali sono
convinti - anche dopo averle discusse - che ciò che esse esprimono e vogliono
significare merita di essere attuato; sono convinti che il loro messaggio,
seppure non possa dare in poco tempo frutti visibili, è però l'unico capace di
portare ordine, coscienza fra gli uomini. Spirito e materia Quando ad una creatura, immersa nella sua vita
quotidiana ad accumulare ricchezze, venisse detto che un po' di questo denaro
deve essere dato ai suoi simili, se seguisse il consiglio vedrebbe per
conseguenza logica diminuire il suo gruzzolo e di questo se ne lamenterebbe. Quando
un maestro viene crocefisso non è così mortificato, non è che gli sia tolto
qualcosa a cui teneva.
Se noi diciamo: "Dovete superare
l'accumulare ricchezze", chi veramente e intimamente convinto donasse
tutto ai suoi fratelli non ci rimetterebbe niente, perché donerebbe qualcosa di
cui egli è consapevole che è privo di valore. E' chi non è Comprendete voi stessi, conoscetevi. Non
illudetevi di essere simili al Cristo o a tanti santi, quando poi non avete la
forza di vivere come essi vissero. Non illudetevi di essere migliori o più forti
di quello che siete.
Voi direte: "Ma siamo come vasi di vetro
fra tanti vasi di metallo. Se decidessimo di vivere in modo altruistico, certo
saremmo danneggiati, sfruttati". Questo è un modo di vedere egoistico, perché chi
vive in modo altruistico, e aiuta i suoi fratelli, niente ci rimette perché è
questo che desidera fare, questo è ciò cui aspira, questo rappresenta il suo
sentire. La constatazione di un danno deriva da una non convinzione, dal fare
una cosa della quale non si è convinti. Per questo continuiamo a dirvi:
"Conoscete voi stessi, sappiate quanta forza avete per vivere la realtà
che vi prospettiamo senza cadere, senza danneggiarvi. Ma la forza che avete,
impiegatela! Ma le cose che potete fare, fatele!" La vera non-violenza
Voi pensate che, in questo mondo di violenza,
chi cessa di essere violento patirà qualche ingiustizia. Ebbene, può darsi. Per questo vi diciamo: "Conoscete voi
stessi, sappiate se avete la forza di patire l'ingiustizia". E vi è un'altra verità, semplice e immensa, che
presuppone uno stato interiore di assoluta sincerità e purezza di intenzioni,
ed è questa: il vero non violento, colui che veramente avvicina i suoi simili
con animo amoroso, alieno da ogni e qualunque forma e intenzione di ferirlo in
ogni e qualunque modo, state tranquilli che non può subire alcuna violenza dai
suoi simili.
Se vi avvicinate ai vostri simili parlando di
non violenza, ma nell'intimo vostro questa violenza c'è ancora e si rivela da
una semplice parola, che anch'essa vi sfugge, allora può darsi benissimo che i
vostri simili rispondano a questa violenza. Se invece intimamente v'è la vera
convinzione e la vera intenzione Il dovere di agire Il primo insegnamento è: "Conoscete voi
stessi, sappiate quali sono le cose che potete fare e quelle che non potete
fare. Sappiatelo in tutta verità. E quello che potete fare, fatelo! Questo e il
vostro dovere". Forse taluno di voi può essere persuaso che
vogliamo convincervi a fare ciò che i maestri fanno. Non è così. Cominciate da
poco e da vicino, da ciò che in tutta sincerità riconoscete di poter fare. L'aiuto dall'alto
Parlare dell'aiuto che l'umanità riceve, parlare
di energie che discendono su questa umanità dall'alto, che significato può
avere? Quale aiuto può ricevere l'uomo? E ammesso che l'uomo possa essere
aiutato, quando queste energie sottili discendono su di lui come una benefica
rugiada?
L'uomo è continuamente aiutato. L'uomo ha
innumerevoli occasioni per comprendere. La verità gli è sempre vicina e le
occasioni per conoscerla non si contano: verità particolari, che servono per la
sua situazione del momento, e verità generali, verità assolute, che sono
l'esatta enunciazione della Realtà, di ciò che è. Sempre la Realtà è alla
portata dell'uomo. Dirò di più: l'uomo vive nella Realtà!
Ma allora, perché l'uomo è dedito alle
illusioni? Perché non comprende? Non comprende per sua natura o per sua
evoluzione. E molte altre volte, nei limiti della sua evoluzione, invece non
comprende per cattiva volontà.
Vi sono dunque due generi di incomprensione.
L'una è determinata dal fatto che l'individuo ha un certo sviluppo e quindi è
limitato e non può comprendere ciò che è fuori dei suoi limiti. L'altra
incomprensione è invece determinata dalla
Dal primo genere di incomprensione, o se volete
di ignoranza, l'uomo sarà riscattato. Egli è infatti chiamato a tutto
comprendere, a tutto conoscere. L'altro genere di incomprensione, invece, porta
un effetto in quanto è dovuto all'occasione di comprendere che l'uomo si lascia
sfuggire; e lasciando sfuggire questa possibilità, dovrà forzatamente
comprendere attraverso l'azione, l'esperienza diretta.
Dunque, quale aiuto può avere l'uomo? Le verità sia di ordine generale che particolare
sono alla sua portata. Per le prime, l'uomo non può che evolvere per
comprenderle; per le seconde, invece, è questione di buona volontà, di
applicazione, e l'aiuto che l'uomo può ricevere è marginale perché
nell'assimilazione, cioè nella trasposizione delle verità dalla mente alla
coscienza, nell'intima convinzione, l'uomo deve operare da solo.
Non si può trasfondere la saggezza, non si può travasare l'evoluzione, non è possibile far evolvere gli uomini con un colpo di bacchetta magica: ma ciascun individuo deve, da solo, assimilare, comprendere le verità che una mano amica, una mano desiderosa di portare aiuto, gli porge.
Dunque l'aiuto che l'uomo riceve è tanto, ma è un aiuto marginale, ripeto,
perché nessuno può fare per voi ciò che voi potete e dovete fare. In questo
senso, in questo ed unico senso, voi siete soli. Tanti sono gli aiuti che
ricevete, ma da soli dovete afferrare le occasioni, dovete assimilare la
verità, comprenderla. Non voglio, con queste espressioni, diminuire il
valore dell'aiuto in sé, ma voglio semplicemente sottolineare che l'uomo deve
adoperarsi, essere attivo, e non attendere che altri facciano ciò che lui deve
fare. Come difendersi
Non necessariamente il difendersi comporta un
offendere o danneggiare gli altri. Per voi che non avete la forza e la capacità di
sopportare tutto quanto può sopportare colui che ama il prossimo suo fino al
punto di annientarsi completamente nei suoi confronti;
Naturalmente la difesa di un individuo molto
evoluto è cosa tutt'affatto diversa dalla difesa di un uomo di media
evoluzione, e questo lo capite. Quando la vita di ogni giorno vi pone dei problemi, ecco che dovete, come sempre, meditare, conoscere voi stessi. Quando
nei rapporti con i vostri simili siete costretti a scontrarvi con loro, ecco
che dovete riflettere e meditare, e vedere se vi pare giusto che debba essere
fatto diversamente senza creare attriti, senza far soffrire e danneggiare, ma
nello stesso tempo senza porsi nella situazione di cui prima vi dicevo, che
rappresenta per voi un onere troppo grave da sopportare.
Fare del bene a una creatura, o ciò che si crede
bene, è una cosa encomiabile da ogni punto di vista; ma diventa divina, diventa
sublime solo quando chi la compie sa quello che fa, e soprattutto sa sopportare
di buon animo tutto quello che l'azione comporta sia come conseguenza immediata
che come conseguenza nel futuro.
Ciò significa che quando il sacrificio è
talmente forte da violentare voi stessi, da porvi in uno stato di insofferenza
o di annientamento di voi stessi; tale che l'azione buona quanto volete e bella
quanto volete non possa essere giustificata da tale annientamento; allora è
preferibile che l'individuo conosca se stesso, valuti le proprie forze e restringa
l'azione nei limiti di queste; giacché un solo aiuto, anche grande, non è mai
fattivo quanto tanti aiuti minori nei confronti dei propri simili. Vivere per un'idea
Quello che vi diciamo, come sempre, deve
esattamente corrispondere alle cose come stanno, e non deve essere invece preso
come scusa, come pretesto per non agire. Ecco perché è importantissimo per voi
conoscere voi stessi. In ogni caso, occorre essere nella verità e non
dire la verità o una verità; essere nella verità e dire la verità. Occorre
guardare nell'intimo nostro e con tutta sincerità agire secondo
Non ha importanza predicare o istituire una
nuova religione o una nuova filosofia: importante è stabilire un colloquio, un
contatto con chi ci è vicino, una comunione con quanti ci circondano. Questo
deve essere fatto.
Allo stesso modo di come, per cambiare la
società, è necessario cambiare il singolo, così non è importante predicare
nuovi principi, nuove religioni, nuove idee da additare agli uomini; ma è
importante far conoscere questi principi, queste idee a coloro che vi sono
vicini, parlando, portando una parola d'amore a chi vi è accanto. E' la stessa
azione che, per analogia, cambiando chi vi è accanto, cambia la società.
Chi volesse cambiare la società con nuove
istituzioni o con nuove filosofie o religioni, senza cambiare chi è vicino,
senza lavorare nei confronti di chi lo attornia, sarebbe un illuso, sarebbe una
creatura che sprecherebbe le sue energie e le sue azioni. Non uccidere Voi che siete tanto impressionati dall'omicidio
che ancora esiste fra gli uomini, quante volte in cuor vostro avete ucciso chi,
volontariamente o meno, vi dava fastidio! Fino a che in voi stessi vi sarà questa
intolleranza, l'assassinio esisterà fra gli uomini. Nascere ogni giorno
Quello che diciamo vi convince, e voi pensate
che, se un giorno vi convincesse un'altra verità, quella abbraccereste per
dimenticare questa. Ma è proprio questo che vi diciamo: dovete nascere ogni
giorno, ogni giorno porre in discussione quello che avete saputo per vedere se,
col mutare del tempo, dura e si conferma. Quello che dovete avere non è l'atteggiamento di
colui il quale attende che qualcosa di nuovo venga; il vostro non deve essere
cioè un atteggiamento passivo di attesa.
Ciò in cui credete - anche forse senza esserne
intimamente convinti -, ciò che credete debba essere preso come un ideale
morale da perseguire, deve essere una fede che equivalga ad un'intima
convinzione. Sarebbe troppo facile e comodo aderire semplicemente ad un'idea,
condividerla con la ragione, comprenderne la logica, darle la propria fiducia,
ma far sì che questa idea rimanesse estranea, avulsa dal proprio sentire, dalla
propria vita di ogni giorno. Siate sempre pronti a porre in discussione tutto
quello che vi diciamo; ma fino a che quello che vi diciamo vi torna logico,
fino a che lo ritenete un ideale morale da perseguire, perseguitelo! Questo è veramente ciò che dovete fare. Ognuno è responsabile
del mondo Vi sono ancora oggi taluni i quali ritengono che
un problema possa essere superato ignorandolo o, addirittura, distruggendo i
termini del problema stesso. Niente è più errato di un simile modo di
concepire. Infatti, il problema non tarderà ad imporsi nuovamente, ancora più
da vicino ed in modo meno elusivo. Così, è assurdo ritenere che la guerra venga da
un popolo e che, se questo popolo potesse essere cancellato dalla faccia della
terra, con lui si cancellerebbe ogni possibilità di guerra futura. La guerra è
nell'intimo di ogni uomo e da qui deve essere estirpata.
Voi non potete pensare di superare ignorando,
reprimendo. Occorre comprendere, occorre cercare, scavare nell'intimo vostro ed
in esso trovare la causa di tutto quanto accade nel mondo, perché ciascuno è
responsabile di quanto affligge l'umanità. Non avete mai analizzato i molteplici desideri
che sono nell'intimo vostro, non avete mai fatto caso a quanto tenete a
rispettare e che siano rispettare le vostre posizioni di privilegio nei
confronti degli altri: ebbene, anche questo porta e contribuisce a far sì che
nel mondo vi siano ancora i privilegi e vi sia chi da questi privilegi viene
oppresso. Non avete mai meditato su voi stessi per trovare
quanta ambizione sia in voi, quanto il vostro io sia desideroso di espandersi,
di primeggiare, di risultare migliore e di essere
Come togliere e mutare tutto questo? Forse
rovesciando questi oppressori? Forse con una rivoluzione che abolisca i
privilegi? Niente potrebbe essere più errato di questo,
perché nuovamente altre creature assurgeranno a posizioni di privilegio,
nuovamente altri cercheranno di sfruttare i loro simili. Solo quando l'individuo ha cessato di sfruttare
singolarmente, potrà veramente esservi nel mondo quella giustizia, quella
uguaglianza, quella fratellanza che dottrine vuote non di insegnamento, ma rese
vuote dagli uomini, cercano di instaurare nel mondo. Invito alla libertà Quello che vi diciamo non è un freddo sistema
filosofico: è invece frutto di un'esperienza vissuta, un'esperienza la quale è
tanto preziosa perché conduce l'individuo alla liberazione, all'intima
comprensione della vita. E con questa intima comprensione, con questa
conseguente liberazione, l'individuo vede compiersi lo scopo della propria
esistenza.
Parlate un nuovo linguaggio agli uomini ed essi
non vi comprenderanno; indicate loro una via diversa da quella che seguono e dà
loro un qualsiasi interesse, ed essi vi combatteranno. Ecco perché chi vuol
comprendere deve nascere ogni giorno, conoscere ma non essere legato, credere
ma essere pronto a dubitare di tutto. Chi si cristallizza in canoni di pensiero, chi
rimane legato al passato, necessariamente raffronta le nuove con le vecchie
convinzioni e condanna senza comprendere. Vede la realtà chi è assolutamente
libero. Questo è un invito alla libertà per la
comprensione a chi voglia intendere la saggezza del "Conosci te
stesso". Come nasce l'egoismo L'egoismo nasce dal senso di separatività, il
quale è una errata interpretazione del senso di individualità che la natura
stessa suggerisce all'individuo. Via via che la coscienza si costituisce,
subentrano nella vita interiore dell'individuo nuovi elementi, propri di questa
vita interiore, che ne sono la vera essenza, la vera sostanza, elementi che
giungono dall'intimo, dalla coscienza. Ma prima che sia superato, l'egoismo
deve essere pienamente compreso. E questo superamento avviene solo quando
l'individuo conosce se stesso. Comprendendo i limiti dell'egoismo, l'individuo
lo trascende: allora e soltanto allora. Comprendendo i limiti di se stesso,
l'individuo può porsi al di fuori di ciò che lo trascina ora in un senso e ora
nell'altro.
L`egoismo, l'espansione può avere manifestazioni
sottilissime, forme inusitate che hanno la parvenza di altruismo, di amore e di
aiuto al prossimo. Constatare questo può essere così avvilente, per l'individuo,
da abbatterlo e renderlo sfiduciato: può essere così avvilente da non farlo
credere più a niente, fino ad osservare i suoi simili con cinismo, vedendo
negli altri se stesso.
Questa forma così pessimistica di sfiducia - in
qualche caso incoraggiata e coltivata - non è certo fattiva per l'individuo. La
constatazione di essere peggiore di quanto aveva creduto fino a quel momento
non deve avvilirlo, intristirlo, non deve portarlo a non ascoltare più l'ideale
che la coscienza gli suggerisce, quale effetto di quello scoraggiamento; ma
deve anzi spingerlo a conoscersi a pieno, fin dove è possibile, fino in fondo,
per non essere più illuso da se stesso. L'ideale più alto Molto facilmente
avviene che chi segue un'organizzazione L'uomo deve conoscersi
tanto bene da comprendere che è quello che è, e comprendere come è.
In questa comprensione, in questo svelamento di
se stesso, egli non deve restare turbato e avvilito, perché ciò dimostrerebbe
ancora una volta quanto rammarico c'è in lui nel constatare di non essere al di
sopra della normalità.
Voi dovete seguire l'ideale più alto che la
coscienza vi suggerisce ma non con l'intento di migliorare la società nella L'intento non deve essere quello di farsi dei privilegi, in questa o
nell'altra vita: non quello di attendersi una qualche forma di ricompensa, di
premio per le proprie azioni; ma quello di vivere in modo giusto e retto
secondo un ideale di giustizia e di rettitudine che, se lo si vuol vedere
instaurato nel mondo, lo si deve in primo luogo instaurare nell'intimo nostro. La coscienza
Che cosa è la coscienza? Quale delle umane
attività, non solo azioni ma anche moti interiori, può essere sicuramente
definita come proveniente dalla coscienza? Tutto quello che spinge l'individuo
contro il suo egoistico interesse, in qualunque forma espansionistica dell'io,
in senso sia positivo che negativo, e che quindi non possa essere imputato a
paura, tutto questo proviene dalla coscienza. Non è possibile fare degli esempi poiché solo il
singolo, da se stesso, conoscendosi, può comprendere - dall'esame di una
qualunque azione - se essa nasce dalla sua coscienza o dal suo egoismo. Il "luogo"
della coscienza Dove ha sede la
coscienza? Per nostra comodità, abbiamo suddiviso
l'individuo secondo una convenzione, e, secondo questo schema, la coscienza
risiede oltre la mente. Ormai sapete che la mente è uno strumento, un
veicolo che polarizza nell'individuo il senso di separatività, e questo crea
l'egoismo, cioè il moto contrario alla coscienza. Ecco perché abbiamo detto che
la coscienza è oltre la mente. Che un moto appartenga o non alla coscienza solo
il singolo, conoscendo se stesso, potrà dirlo.
Guardando che cosa fanno gli altri, dobbiamo
sempre ricordare che non è possibile giudicarli dalle azioni poiché non
riusciamo a vedere la vera intenzione, che è nell'intimo loro, la vera ragione
che li spinge ad agire. Così, possiamo vedere una creatura dedita all'amore del
prossimo, all'annientamento Solo il singolo, comprendendo se stesso, può
scoprire la realtà di ciò che è, allo stadio di evoluzione nel quale si trova. Come evolve l'uomo
Varie filosofie possono insegnare vari sistemi
di meditazione, ma molto spesso questo diventa un processo dell'io, perché la
mente non può far sperimentare la Realtà. E tuttavia la mente è un veicolo
indispensabile a questa esperienza, così come lo è il veicolo astrale, perché
sono questi i veicoli che sviluppano la coscienza individuale, la quale a sua
volta è una porta aperta verso la Realtà.
Chi non ha costituita la propria coscienza non
sarà mai aperto alle esperienze del reale; chi non ha formata la sua coscienza
non potrà mai - neppure mediante l'intuizione - identificarsi nella Realtà
neppure in una forma momentanea.
La vita nel piano fisico, prima ancora che
l'individuo si incarni in forma umana, ha lo scopo di costituire il veicolo
astrale; il quale, una volta costituito (è più esatto dire: organizzato)
servirà ad organizzare il veicolo mentale; il quale a sua volta organizzandosi
e dando all'individuo una vita, o più vite, da uomo, servirà a costituire la
coscienza. E solo la coscienza può aprire l'individuo alla Realtà. Prima che la coscienza
sia in qualche modo costituita o formata, l'individuo neppure in forma
intuitiva, in forma momentanea, potrà assaporare l'esperienza del reale. Il silenzio interiore Vi chiederete quando, in un individuo la cui
coscienza sia costituita fino ad un certo punto, può avvenire anche
provvisoriamente una esperienza del reale. I movimenti interiori dell'individuo, del suo essere più profondo e più sottile, per non dire elevato, vengono alla superficie quando gli altri veicoli (fisico, astrale e mentale) tacciono. Così, dopo grandi moti interiori, dopo grandi tragedie intime, il genio concepisce l'opera d'arte. Così, dopo grandi travagli,
Così, se
la momentanea esperienza del reale può avvenire in uno stato accidentale di
quiete interiore, e questa esperienza è momentanea, affinché essa si ripeta e
divenga per quanto possibile duratura occorre che l'individuo instauri in se
stesso il silenzio interiore. In altre parole, conoscendo i propri limiti egli
supera tutti quei moti, tutte quelle lotte che sono nell'intimo suo e che
vengono da una vita interiore disordinata e incompresa.
Si può pensare che sia oltremodo bello, anzi
l'unica cosa veramente meritevole, lo sperimentare la Realtà; ma questo
sperimentare la Realtà non ha senso e non può avvenire se non si è passati per
quel passaggio forzato: ecco quanto è importante comprendere se stessi. Oltre la coscienza
E' certamente bello porsi come ideale quello di
raggiungere la Realtà, ma ciò è un divenire, se tale ideale non ha solide basi
nell'intimo nostro. E questo significa che l'individuo non può cercare la
Realtà al di fuori di se stesso. L'individuo deve meditare, deve conoscere se
stesso, perché solo attraverso questo passaggio dell'auto-conoscenza egli può
raggiungere quegli ideali morali e farne norma di vita: in altre parole egli
può, nell'intimo suo, far nascere quel silenzio interiore necessario alla
sperimentazione della Realtà.
Infine, la coscienza non è che un altro punto di
passaggio, un altro veicolo per far nascere qualcosa che sta oltre, che voi
conoscete come sé spirituale, come goccia o scintilla divina, e che sta oltre i
confini del cosmo. Noi siamo sempre esistiti, ma siamo esistiti
come dei semi, e attraverso la manifestazione di questo cosmo noi stiamo
nascendo. Questi semi germogliano e diventano piante. Oltre la ruota delle
nascite La coscienza, abbiamo detto, si costituisce. Il
costituirsi della coscienza inizia con la fase dell'evoluzione umana. A poco a poco, per l'individuo, vi è la
formazione dell'autocoscienza, la coscienza individuale. Ad essa succede un più
largo respiro, un allargarsi dell'orizzonte della comprensione e del sentire,
fino alla coscienza cosmica, fase dell'evoluzione nella quale l'individuo ama e
sente tutto quanto è nel cosmo, sente di essere uno con questo cosmo nel quale
è nato e nel quale ancora vive. Oltre è la coscienza assoluta,
l'identificazione con l'Assoluto.
Voi comprendete che oltre un certo stadio
dell'evoluzione umana, il veicolo della coscienza viene abbandonato. Anche
questo, seppure diverso dagli altri, non è che un veicolo dell'evoluzione
individuale ed è detto "coscienza" perché è il prototipo di un nuovo
mondo interiore, perché il suo costituirsi coincide, appunto, con lo schiudersi
nell'individuo di un nuovo mondo interiore, di un diverso sentire. E questo
mondo interiore continua, vieppiù vivido e intenso, oltre, quando il veicolo
della coscienza sarà divenuto inutile e sarà quindi abbandonato. Il compito del superuomo Si può chiedere, a questo punto: ma qual è il
compito di chi ha abbandonato il veicolo della coscienza, di colui che ha
lasciato la ruota delle nascite e delle morti? Moltissime sono le cose da fare
che l'amore al prossimo e il senso del dovere spingono l'individuo a fare. A
che valgono gli esempi? Lo stesso amore al prossimo può farvi intuire quali
siano le cose che possono essere fatte da colui che ha lasciato la ruota delle
nascite e delle morti per avere costituito, o formato, la coscienza individuale.
La struttura uomo
Vediamo come è costituito l'uomo. Il suo corpo fisico presiede a tutte le attività
meccaniche e permette la manifestazione dell'individuo sul piano fisico. Il La reincarnazione:
perché? Qual è lo scopo della
reincarnazione umana, della nascita dell'uomo in una serie di vite? Qual è lo
scopo della trasmigrazione dell'individuo in tanti corpi? Da prima vediamo l'individuo che si incarna in
veicoli appartenenti ai regni semplici della natura. E questo, lo sapete, ha lo
scopo unico e solo di costituire veicoli che gli permettano incarnazioni in
forme più complesse, atte a manifestare più alti gradi di evoluzione. Ed eccoci
all'uomo.
L'uomo è un essere
consapevole, e questa consapevolezza conduce alla coscienza; sino a che lo
stesso veicolo della coscienza verrà abbandonato. Ciò che rimane, oltre questo
abbandono della consapevolezza umana, della coscienza del santo, è l'esistere,
l'essere divino. Infatti, oltre la consapevolezza di voi uomini è la coscienza
dei santi.
La vostra consapevolezza deve allargare la
vostra coscienza tanto da fare, di voi uomini dei santi! Ma una volta raggiunta, questa santità non
basta. La coscienza, il veicolo che abbiamo chiamato "coscienza"
viene abbandonato, superato, e l'individuo conosce qualcosa per il quale non
esistono appellativi: è l'essere, è l'essenza, è la beatitudine, è l'esistenza:
è una consapevolezza, una coscienza talmente accesa, effusa, da sentire tutto
se stessi in comunione col tutto...
Prima di questo, nella fase di evoluzione umana,
l'uomo è quello che è, ed è identificabile non solo nel suo corpo fisico, non
solo nel suo corpo astrale, non solo nel suo corpo mentale, e nella sua
coscienza, ma in tutti questi uniti assieme. E se un giorno tutti questi
veicoli verranno abbandonati, ciò non vuol dire che nel vostro presente la
vostra realtà sia questa:
La vostra indagine introspettiva può essere tale
da far risalire la consapevolezza oltre i livelli più bassi (non bassi come
importanza spirituale), più vicini al piano fisico, e può condurvi alla radice
del vostro essere, il vero sé, la goccia, la scintilla divina. Ciò nondimeno la
vostra attuale realtà è quella che è: voi siete quello che siete in questo
momento presente.
Risalendo a ciò che sta oltre la coscienza voi
potete, per un istante, essere rapiti, e ciò che è in voi come appartenente
all'ora contingente potete considerarlo caduco, fatuo e provvisorio; ma ciò non
è esatto poiché voi, in questo vostro presente, siete una ben precisa realtà
adombrata dai vostri veicoli; e sono quelli stessi che un giorno vi condurranno
a trascendere la realtà di questo presente fino a giungere alla Realtà
assoluta. La giusta visione di
se stessi L'uomo cerca una sicurezza. Cerca, in tutto
quello che fa, di trovare un senso di sicurezza nel quale sentirsi protetto
dalle ansie che le ore a venire gli procurano. Ma il comprendere se stessi è
nemico di questa sicurezza. Se vi studiate intimamente, notate che in ogni
indagine si affacciano molte soluzioni; e voi siete impossibilitati a
riconoscere quella giusta, e non trovate la certezza di essere riusciti a
comprendere esattamente l'essere vostro. Vi sembra allora che l'indagine sia
inutile, che non porti ad alcun risultato. Ma non è così.
Voi dovete esaminare le vostre azioni,
comprenderle, scoprire tutte le cause che possono avervi spinto ad agire, e
tutte vagliarle, e continuare in questa indagine anche se non riuscite a
trovare la certezza e la verità di voi stessi. Questo non ha importanza.
Importante è che l'uomo studi se stesso, non cerchi la facile sicurezza
dell'essere suo, quella sicurezza e tranquillità che con tanta facilità lo
porta ad una cristallizzazione. Continuamente il suo essere interiore sia in
giusta tensione, il suo intimo continuamente lavori. Ogni giorno l'individuo deve porre se stesso in
discussione: non deve esserci azione che non sia da lui valutata, che non sia
ricercata alle origini, vista nelle cause che l'hanno mossa. E non
accontentatevi di una semplice spiegazione: abituatevi a trovarne più di una, anche
quella che il vostro amor proprio cerca di allontanare perché è la più triste. Non importa che abbiate una giusta visione di
voi stessi. Importante è che operiate un'indagine costante dell'intimo vostro.
E non essendo importante che riusciate a vedere la verità dell'intimo vostro,
quale è in realtà, abituatevi a vedere le ragioni che vi spingono ad agire non
in una sola direzione ma ad individuare due, tre motivi che vi hanno spinto.
Dando qualcosa ad un povero, per esempio, e
studiando nell`intimo vostro questa azione, potete trovare più soluzioni: farvi
belli agli occhi degli altri, oppure crearvi un posto in paradiso, oppure
seguire un giusto e naturale comandamento della coscienza. Ebbene, potete
essere indecisi su quale sia la vera fra queste, ed altre, ragioni, ma ciò non
ha importanza. Prendetele tutte come buone.
Ciò che dovete fare non è trovare la verità di
voi stessi per poi dire: "Io sono nel vero", ma dovete spingere voi
stessi fino a comprendervi. Dovete, per il momento, essere giustamente attivi e
giustamente meditativi. Candidi e astuti Che cosa significa l'insegnamento del Cristo che
dice: "Siate candidi come colombe ed astuti come serpenti"?
Chiediamoci: veramente il Cristo, che insegnava l'amore al prossimo, la verità,
lo slancio a braccia aperte verso tutti gli uomini, ha detto una simile frase?
E questa frase che senso può avere? Fu lui candido come colomba ed astuto come
serpente? A giudicare dalla sua fine tra gli uomini, non
parrebbe. Ma allora, questa frase è un controsenso? Vuol dire forse che
ciascuno di voi, o i maestri stessi, debbono giocare d'astuzia nel senso
deteriore di questo termine? Ecco, per voi questa affermazione significa:
difendetevi quando non avete la forza di affrontare ciò che sarebbe da
affrontare. E per il maestro, che
cosa significa? Il maestro è candido, semplice come una colomba
perché in lui non vi sono secondi fini egoistici; ed è saggio, è accorto e
astuto ma di una astuzia che non ha niente di egoistico, che non ha niente di
umano: è un saper fare volto all'altruismo, è un giusto agire ed operare a fin
di bene. Questo è il maestro. Quanto a voi, come i discepoli, non dovete come
essi non dovevano sacrificarsi inutilmente, ma far sì che la loro vita e le
loro opere avessero la migliore riuscita in senso benefico.
Una creatura può condurre un'esistenza volta al
bene, ma ciò non basta: occorre che essa faccia il massimo che può fare, che la
sua condotta dia il meglio, che le sue energie siano impiegate nel miglior
modo. Per questo occorre essere accorti e saper fare, astuti nel senso buono e
giusto, pur essendo nell'intimo candidi, cioè senza macchia, cioè senza
egoismo.
In questo apparente paradosso è la giusta ed
esatta definizione dell'evoluto, del maestro. Oltre a tutto, il serpente è il simbolo
dell'egoismo: l'anima della terra, l'anima del mondo. Dunque, essere attivi
come pronto e attivo è sempre l'egoismo nell'uomo, come una delle molle
preponderanti, se non la sola, che lo fa balzare e muovere. Ma in che modo dovete
essere attivi e pronti?
Alla spinta dell'io, che ha costruito la società nella quale vivete e il mondo quale è oggi, se non succedesse un'altra spinta quando l'io sarà compreso, quando l'egoismo sarà superato, l'umanità cadrebbe in uno stato di apatia. Ma alla spinta dell'io, dell'egoismo, succederà la spinta dell'altruismo, la quale ugualmente condurrà avanti l'umanità, la renderà attiva: di un'attività, di un'azione che darà il meglio, che non conoscerà dispersione di energie, che non conoscerà errori, false valutazioni, ma che saprà vedere con chiarezza e con chiarezza dirigersi ed agire. Così voi
dovete essere attivi e pronti. A chi tendere la mano
Le nostre parole sono per tutti gli uomini. Ma
solo a chi, insoddisfatto di ciò che la vita materiale può dargli, ricerca
valori che non periscono nel trascorrere del tempo, noi parliamo veramente. Voi che non siete del mondo, ma che incerti
giacete preda di un intimo conflitto tra le esigenze della vita umana e
l`insegnamento dei maestri, ascoltateci! Ciò che abbiamo da dirvi può fare di
voi delle creature equilibrate, che sono nel giusto e nel vero, oppure può, a
vostra insaputa, riportarvi a quella vita di sensazione che la maggior parte
degli uomini oggi segue, in cui v'è ben poco che possa sfidare la polvere del
tempo.
In ogni epoca i maestri hanno portato la loro
parola, i loro insegnamenti hanno sempre rappresentato ideali di moralità per i
popoli cui erano diretti: ideali tanto elevati che ancora oggi, dopo millenni,
gli uomini non sono riusciti a farne loro norma di vita. Quale ridicola
attuazione ne hanno fatta! Ciò che è stato detto per l'intimo essere di
ciascuno è stato ridotto a vuota formalità, i lupi feroci si sono messi vestiti
di pecore e di agnelli!
Che cosa occorre agli uomini oggi? E' necessario
rinnovare l'insegnamento dei maestri, elevare gli ideali morali già tanto
irraggiungibili? Bisogna aiutare i singoli a comprendere ciò che
da tempo è stato detto. Ma solo a chi sente questa necessità è possibile tendere
una mano. Chi, pago dei piaceri del mondo, non ne sente il bisogno, non può
operare un intimo rinnovamento spirituale.
Ma voi che intendete che la vita dello spirito
non può ridursi a pregare per la salvezza della propria anima, a riservare un
po' di tempo ad andare in qualche chiesa, spesso solo per chiedere a dio un po'
di aiuto; voi che, pur comprendendo ciò, non riuscite a dedicare tutta la
vostra vita al vostro prossimo, devolvendo a lui tutte le vostre sostanze, né
avete tanta dedizione ed abnegazione da lasciarvi calpestare dall'altrui
crudeltà e soffocare dall'altrui egoismo; voi, che cosa dovete fare?
Questo vostro percepire il richiamo dello
spirito sarebbe dunque una beffa, un chiamarvi a posizioni irraggiungibili per
la vostra stessa natura? Ecco perché vi parliamo, ed ecco l'insegnamento:
conoscere se stessi, per essere nel giusto e nel vero. Ma quale giusto e quale vero? Il giusto e il vero assoluti? Solo chi vive nell'Assoluto può essere in questa giustizia E' necessario che conosciate i vostri limiti,
quelli che vi tengono legati al mondo, e che siate volti agli ideali morali dei
maestri che da esso, invece, vogliono affrancarvi. Conoscere voi stessi per
sapere quanto siete del mondo e quanto dello spirito. E' da tale conoscenza che
scaturisce il retto agire. Agire rettamente per voi, significa non
ristagnare nella vita di sensazione che già più non vi appaga, ma neppure illudervi
di essere più di quanto in effetti siete nella vita spirituale.
L'uomo è un tutto unico; spirito e materia si
fondono. Siate consapevoli di quanto spirito e di quanta
materia sono in voi. Così, difendetevi dai vostri simili se, dall'esame sincero
di voi stessi, scoprite di non avere la forza di sopportare l'altrui offesa;
opponetevi a chi vuol portarvi via la tunica, se veramente non avete la
generosità di donare anche il mantello. Un atto di altruismo compiuto senza
valutarne il peso e le conseguenze è un dono che fate senza sapere che cosa
avete donato, è una cambiale che non sapete se potrete pagare. Questo significa
conoscere i propri limiti.
Nessuno potrà mai addebitarvi le cose che non
avreste potuto fare perché più grandi di voi: ma quelle piccole, che sono
contenute nei vostri limiti, ispirate ai vostri ideali, quelle sì potrebbero
bruciarvi se le avrete trascurate! Vivere spiritualmente significa essere nel
proprio giusto e nel proprio vero; ed essere nella propria verità significa
conoscere i propri limiti, in altre parole conoscere se stessi. Difendersi per
non essere di peso agli altri, quando non si ha la forza di sopportare
l'offesa, ma essere estremamente sinceri con se stessi per non sentirsi
autorizzati da questo insegnamento a rinnegare gli ideali morali dei maestri.
E' sempre migliore un
ateo dai nobili intenti che un sacerdote dalle false intenzioni. Non sarà mai abbastanza deprecato chi tacita la
voce della coscienza per ascoltare il richiamo dei desideri. Allora a voi, che essendo fatti di materia e di
spirito siete fra la materia e lo spirito, diciamo: "Conoscete voi
stessi", ed in questa conoscenza, essendo nel vostro giusto e vero,
cesseranno gli intimi conflitti; ed in questo silenzio interiore, L'esperienza
dell'amore Ponetevi una domanda: "Può darsi che la
vita terrena di un individuo sia illusoria?" Certo, quanto non è la Realtà assoluta, è
l'illusione; e così, la vita di un individuo è cosparsa, in linea generale, di
illusione. Eppure, quante esperienze! E tutte reali,
relativamente, e proficue per l'evoluzione individuale. Così, gli affetti
familiari non sono amore assoluto ma conservano in sé - quando siano veramente
tali, sentiti - un barlume di questa luce. E questo vale anche per le amicizie,
gli affetti che possono sorgere improvvisi al solo vedersi e conoscersi. Tutto
questo è il terreno favorevole dal quale un giorno sboccerà il vero amore: sono
esperienze che, poste l'una accanto all'altra, conducono l'individuo ad amare
nel vero senso della parola; sono esperienze costruttive, quando veramente ne
abbiano i presupposti. Le esperienze dell'individuo di media evoluzione possono
generalmente dividersi, in modo convenzionale, in due gruppi.
All'uno appartengono quelle in ordine alle quali l'individuo impara a dominare se stesso, impara a controllarsi, a superare varie passioni inerenti ai suoi veicoli inferiori. All'altro gruppo appartengono le esperienze costruttive nel vero senso del termine, e sono quelle che allargano la coscienza. Sovrana fra tutte queste è quella che dà all`individuo la natura di amare.
L'amore ripeto, nella sua vera essenza, nella
sua luce vera, nella sua apparizione finale, è della natura dell'Assoluto; ma
prima di allora l'individuo passa attraverso varie fasi, così come la sua
coscienza: da un chiuso egoismo ad un affetto verso quelli che gli sono vicini
e che in qualche modo gli sono utili e necessari. Questo affetto, seppure
avvolto da un profondo ed essenziale egoismo, ha tuttavia un aspetto, una
parvenza di amore.
E andando oltre, da questo affetto interessato ad un primo affetto disinteressato che sorge per simpatia, per identità di vedute con una o più creature; ed oltre ancora, fino ad un affetto per ogni creatura, simpatica o non. A mano a mano che
Certo non possiamo dire che un selvaggio è un
uomo evoluto; né possiamo dire che il santo è lo stesso selvaggio di molte
incarnazioni prima; tuttavia tra la prima e l'ultima incarnazione in forma
umana di un individuo vi è un filo che tutte le lega, e se non vi fosse stata
la prima, evidentemente non vi sarebbe l'ultima. Se l'individuo non avesse
percorso tutta questa teoria di incarnazioni con tutto quello che ne consegue,
non avrebbe raggiunto la sua evoluzione individuale. Così, se non vi fossero
gli affetti egoistici, familiari, umani -chiamateli come volete - non potrebbe
esservi domani l'amore vero, quello che pur essendo tutt'altra cosa dagli
affetti umani ed egoistici, tuttavia ebbe in quelli il suo fertile terreno. Oltre le
discriminazioni A proposito di affetti umani, pensiamo alle
discriminazioni che l'uomo è avvezzo a fare. Avete mai pensato a voi stessi e a quante discriminazioni, volontariamente o involontariamente, siete usi fare? Oggi il problema è molto sentito e molto discusso.
Ma il problema razziale non è che un
aspetto dell'umana discriminazione. Chi non pensa ai suoi simili catalogandoli in
funzione di qualche sua personale, o sociale, metodologia discriminatoria? Chi non pensa ai suoi simili classificandoli in
belli e brutti, simpatici o meno, ricchi, poveri, facoltosi, bianchi o d'altro
colore appartenenti ad un partito o ad una religione piuttosto che all'altra,
aventi un titolo di studio o non, in qualche modo quindi classificandoli e
operando una discriminazione?
Quale meraviglia può esserci nel vedere che
altri operano queste discriminazioni, quando noi stessi commettiamo lo stesso
errore, nostro malgrado perché non ci conosciamo? Dobbiamo comprendere noi
stessi ed amare tutti, senza subordinare Dobbiamo amare tutti e verso tutti egualmente
muoverci senza essere limitati in questo movimento da nessuna preferenza e da
nessun ostacolo che la nostra mentalità, avvezza a discriminare, può crearci. Lo smarrimento attuale
Uno dei tanti scopi per i quali vi parliamo è
quello di conciliare la scienza con la fede. Oggi che l'uomo comincia a ragionare, abituato dalle esigenze della società a chiedersi i perché, a cercare le cause di tutto ciò che vede, oggi sembra che la religione, il misticismo vadano naufragando. Ma ciò è per colpa degli uomini, i quali non riescono a comprendere che la Realtà ha una veste e che questa veste, con il tempo, si logora e quindi occorre rinnovarla. Questa veste, infatti, non è che il tramite attraverso il
quale l'uomo giunge alla Realtà, e come tramite deve essere capace di operare
questo congiungimento. Quando non ne è più capace, cioè non collega più l'uomo
alla Realtà, quando il linguaggio di questo tramite non è più compreso
dall'uomo, occorre modificarlo.
Lo stesso Cristo parlava per parabole ai
semplici ed usava invece un insegnamento ben più profondo per coloro che erano
all'altezza di comprenderlo. Questo dimostra appunto che la veste della Realtà
deve cambiare ed essere adattata al livello mentale e, per altro verso, al
livello sociale degli uomini ai quali si fa conoscere.
Se in questo momento
vi è smarrimento tra gli uomini che
Un uomo che non ha delle aspirazioni superiori è
uno che vive preda delle proprie sensazioni, preda delle cose più meschine e
più inutili, se vogliamo, che hanno un fine in se stesse e non sono, invece,
dei semi i quali germogliando saranno utili anche domani. Non credendo ad una vita spirituale l'uomo ha
ben poco in cui credere. Se ha un temperamento intellettuale potrà volgersi
agli studi, ad argomenti che lo interessano, oppure potrà seguire forme di
spettacolo, diversivi che possano occupare la sua mente. Ma se non ha un
temperamento intellettuale, allora sarà tutto volto alle sensazioni e farà di
queste sensazioni lo scopo della sua vita.
Vi sono altri, non molti, che si rifugiano nel
loro lavoro e vivono per il lavoro. Anche questa, in fondo, è una forma di
preghiera, di misticismo, nei casi più puri di devozione al lavoro, quando
l'individuo ama il lavoro per il lavoro in se stesso e non per il guadagno che
gli può arrecare. Anche questa, dicevo, è una forma di preghiera, è uno scopo
di vita al di sopra degli altri deteriori e meschini di cui prima vi dicevo. La via dell'azione
Esiste una via per raggiungere la Realtà, o di
incamminarsi verso la Realtà, proprio agendo: è detta "la via
dell'azione", una via superiore a quella dell'esperienza diretta, pur
facendo parte dello stesso tipo. Colui che lavora per amore al lavoro ha il
temperamento dell'azione, e seguire questo impulso è sempre cosa da lodare. Ma
per coloro i quali non hanno questo impulso, che non sentono richiami mistici e
quindi ricercano scopi del tutto materiali e privi di qualunque aspirazione
superiore, vi è una sola prospettiva, ed è quella di diventare crudeli più di
quanto lo siano per natura, per loro carattere.
Più l'individuo si sofferma su se stesso, più si
concentra sui propri bisogni, le proprie necessità e aspirazioni di ordine più
animale, e più l'individuo mette a fuoco il proprio egoismo, più è volto al
raggiungimento di queste mete personali
Voi che ascoltate le nostre parole spero che non corriate questo pericolo. E noi siamo ben lieti di risparmiarvi esperienze dolorose conseguenti a quella crudeltà. Riuniti attorno a noi formate un qualcosa che non va perduto, un qualcosa che esula dalle vostre persone, che si crea al di fuori di voi stessi: è una corrente di richiamo a problemi non riguardanti la vita di sensazione, di emozione, o la semplice vita, arida e fredda, dell'intelletto. E' una corrente che rimane a portata di chi, anche lievemente
e involontariamente, la richiama. E' una sorta di "forma-pensiero",
se così vogliamo dire, che rimane sospesa a mezz'aria ed è pronta a
precipitarsi laddove un uomo, anche casualmente, volga l'attenzione ad un
problema che riguardi lo spirito, il misticismo, la fede.
Questo processo è sconosciuto all'uomo. Egli
crede che per cambiare le opinioni dei suoi simili sia importante la stampa, la
divulgazione in una forma o nell'altra. Non intendo negare l'importanza di
tutto questo; tutt'altro; ma vi è qualcosa che sta oltre ciò che potete vedere
con gli occhi fisici, ed è questa corrente che si crea. Il richiamo della
corrente Nella divulgazione di determinati concetti, di determinate idee, vi è questo richiamo della corrente. Cercherò di spiegarmi con un esempio. Supponiamo che un filosofo scriva un trattato dove esprime il
proprio concetto della vita. Esso viene pubblicato e divulgato. Coloro che
leggono, comprendono attraverso la lettura. Ma supponiamo che chi ha letto quel
trattato ricordi una frase che lo ha particolarmente colpito, e supponiamo che
nella conversazione con un'altra creatura, la quale non abbia letto il libro di
cui si diceva, pronunci quella frase. Ecco che, se questa frase colpisce anche
chi la ascolta, e se egli ripensa a questa frase, non catturerà soltanto il
concetto più o meno stretto che questa frase contiene, ma capirà assai di più,
avrà in sostanza in mano quello che nella psicometria viene chiamato "il
testimonio" per captare la corrente captata dal filosofo. Allo stesso modo è di tutto, e allo stesso modo
è di queste comunicazioni. Abbiate allora questa consapevolezza: di creare
qualcosa che permane; e in questa consapevolezza sentiate il dovere di far sì
che questo qualcosa sia il più valido, il più buono possibile. L'uomo-tipo Esaminando gli avvenimenti del mondo potere
chiedervi il perché di questo cadere di ogni ritegno, perché sembra che l'uomo
abbia perduto ogni inibizione, e, con l'estrema facilità propria
dell'incosciente, si abbandoni ormai ad ogni impulso.
Vero è che l'uomo di oggi ha maggiore libertà:
cadono a poco a poco tutte quelle inibizioni, quei freni che gli erano
necessari nei tempi passati. L'uomo demolisce in se stesso le stratificazioni,
le infrastrutture della psiche che davano così largo margine al suo
subcosciente. In tal modo, l'uomo di oggi è più vicino di quello di ieri ad un
uomo-tipo che ha ben poco nel suo subcosciente, cioè in quella parte
dell'intimo che sfugge alla diretta consapevolezza: e l'uomo-tipo (chiamiamolo
così), che è poi l'uomo della civiltà futura, ha invece un'ampia consapevolezza
perché conosce se stesso, e, conoscendo se stesso, non ha lati nascosti del suo
carattere, nascosti di proposito o per ignoranza.
Così, a poco a poco, l'uomo si libera da certi
aspetti che erano utili ieri ma che non lo sono più oggi; e, in questa maggiore
consapevolezza, in questa caduta dei freni inibitori, può veramente sembrare
che abbia perduto ogni senso di responsabilità, del dovere e dell'onore. Ma non
è così. Sono semplicemente cadute le cose che l'uomo si imponeva di sentire. E
queste cose sono destinate a cadere definitivamente. |