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DALI: La verità come conquista del singolo - Il vero concetto di amore - Osservare e rinnovarsi - Rinnovamento e progresso -

Comprendere ma correggere chi erra - L'altruismo nella preghiera - Discepoli della verità - CLAUDIO: Conosci te stesso - L'io come limitazione -

Le discriminazioni - Superare i condizionamenti - La cristallizzazione del pensiero - Analisi del profondo - 

PARTE SECONDA

ENTITA' COMUNICANTI

E LORO MESSAGGI

 

Nel presentare le Guide spirituali che presiedono alle nostre riunioni, si deve anzitutto sottolineare come esse si manifestino con nomi, personalità e voci ben differenziati e tali da poter essere immediatamente riconosciute dai presenti, pur essendo Entità ormai svincolate dal piano mentale. Ma ci è stato reso noto che le Entità che si assumono la missione di comunicare con il piano fisico, si ricostruiscono il corpo mentale sì da avere la possibilità di formulare pensieri e comunicare con il medium. I nomi con i quali si sono fatte conoscere sono nomi fittizi, né mai ci hanno dato indicazioni delle loro esistenze trascorse.

La diversità dei «caratteri» assunti per comunicare con noi, sembra avere soprattutto lo scopo di far risaltare ancor meglio l'unitarietà di fondo dell'insegnamento, così come si può capire da queste parole di uno dei nostri interlocutori:

 

"Quelli di voi che già da tempo ci seguono, hanno notato come ciascuna delle entità che si presenta abbia un suo linguaggio, un suo modo di far conoscere le verità. Questo non perché ciascuno di noi veda in modo diverso dall'altro o perché vi siano in noi reminiscenze di ciò che abbiamo creduto nell'ultima incarnazione, ma perché cerchiamo di esporvi la realtà da diversi punti di vista, in modo che ciascuno di voi possa comprendere attingendo al linguaggio che gli è più congeniale... Non parliamo di tante verità, ma di una sola Verità, di una sola Realtà espressa in modo diverso. Ognuno prenda dove gli è più facile".

 

Dali

E' L'Entità Guida delle riunioni, che vengono da lui aperte e concluse. La sua manifestazione è spesso accompagnata da un intenso profumo di violette che compenetra tutto l'ambiente. I suoi compiti sono molteplici: oltre ad illuminarci su molti argomenti di ordine etico, stabilisce la data degli incontri, ne guida alcuni di carattere «affettivo», amorevolmente risponde a domande che possono essergli rivolte anche mediante il solo pensiero.

In casi particolari - poi - comunica, tramite il medium, messaggi scritti anche al di fuori delle riunioni. A Dali, infine, si devono particolari e rari colloqui, nel corso dei quali ciascuno dei presenti può parlare a lui da solo a solo.

Del suo insegnamento ci sembrano efficaci testimonianze i messaggi che abbiamo scelto tra i tanti che egli ci ha indirizzato.

 

La verità come conquista del singolo

Noi non abbiamo la pretesa di portarvi la verità, la verità è una conquista del singolo: nessuno può comprendere per voi. Gli uomini possono apprendere varie nozioni e trasfondere sui loro simili, ignari, il frutto delle loro conoscenze.

Chi è giunto alla verità, contrariamente a quanto si crede, non può trasfonderla negli altri. Può dare solamente delle indicazioni, ma non si debbono confondere le indicazioni con la verità, le parole con la comprensione. Così, non organizzatevi per diffondere la verità; la verità è, e basta. E non organizzatevi neppure per diffondere le indicazioni, se questo significa diffondere l'organizzazione. Ogni organizzazione finisce sempre con l'essere più importante delle idee che professa, così per non nuocere all'organizzazione si giunge a rinnegare i principi sui quali essa si è fondata. In verità vi dico che l'organizzazione è simile a colui che vuole sfamare gli affamati parlando loro di cibo. Non cristallizzatevi sulle parole, ma cercate di comprendere. Le parole e le indicazioni, per essere valide cioè per essere un valevole intermediario fra l'uomo e la verità - debbono mutare con i tempi e con i popoli; non debbono insegnarvi a cercare negli altri ciò che solo in voi stessi potete trovare.

Non debbono parlarvi dell'aldilà senza insegnarvi a comprendere l'al di qua.

Che senso può avere conoscere come si svolge la vita su altri piani di esistenza, o in altre dimensioni, quando non sapete vivere la vostra dimensione? E la vostra dimensione è il presente. Non debbono insegnarvi ad atteggiarvi a buoni, altruisti, mansueti, pacifici senza incitarvi a guardare in voi stessi, a mutare il vostro intimo. Non debbono insegnarvi a voler cambiare gli altri se prima non avete cambiato voi stessi. Non debbono insegnarvi un "divenire", ma esservi di ausilio per raggiungere un nuovo "essere". Solo a questo patto l'indicazione può essere utile.

 

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Il vero concetto di amore

« Chi ha dia a chi non ha! Giustizia! Ci vuole un mondo nuovo!».

Queste sono le esclamazioni di molti, particolarmente oggi in un momento così difficile. Allora si analizzano le possibilità di costruire questo nuovo mondo; chi vede la possibilità nella politica, chi nell'economia, e c'è perfino chi la vede nella guerra. Noi, invece, la vediamo nell'amore; l'amore solo può dare comprensione della quale oggi c'è tanto bisogno. Ma consideriamo quanto poco questo amore sia penetrato nel cuore degli uomini, di tutti gli uomini, anche di coloro che appartengono a quella religione nata sotto l'insegna dell'amore. Fino ad oggi l'amore è stata una parola che le labbra hanno ripetuto molte volte, ma che il cuore non ha conosciuto affatto. Da questo procede tanta incomprensione! C'è chi vorrebbe togliere a chi ha con tasse, insomma con la forza, con la violenza. Che vantaggio può avere questo? Lo sfruttatore rimarrà sempre uno sfruttatore, l'egoista un egoista e - rimanendo le cose in questo modo - si troveranno non uno, ma cento, mille modi di evadere le tasse, di continuare ad accumulare a danno degli altri. Le tasse non sono capaci di cambiare gli uomini, mentre sono proprio gli uomini che debbono essere cambiati. Tale miracolo solo l'amore può farlo; solo l'amore può far donare spontaneamente, con gioia.

I politici, gli economi sono degli opportunisti, possono fondare nuovi partiti e sistemi come tanti ve ne sono. E' l'uomo, il singolo che, rendendosi consapevole della gravità del momento, sente e pensa in un modo nuovo, un modo che fino ad oggi non è stato conosciuto che da pochi. Oggi, quando si ama una persona, si osserva quanto si è riamati e, se si è soli ad essere amati, si diviene esclusivisti nell'affetto, gelosi, egoisti. Io non parlo di questo amore, il quale è, come dice il filosofo, un egoismo a due. Io parlo di quell'amore che non è ragionato, ma sentito, che non si accresce quando porta profitto all'amante, che non si estingue quando arreca dolore. Quando respirate, voi prendete essenzialmente tutta l'atmosfera, perché essa è uguale, per essenza, sia in piccola sia in grande quantità. Così, figli, date l'essenza dell'amore puro, non preoccupandovi di quanta parte comprendono del vostro amore gli uomini. Siate come la rosa che dà a tutti il suo profumo, come il sole che splende sui giusti e sugli ingiusti. Possiate voi dare e ricevere l'essenza dell'amore puro.

 

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Osservare e rinnovarsi

Nello svolgersi del grande disegno universale, nel compiersi dell'evoluzione generale, vi è un naturale ritmo. Ogni individuo ha un suo ritmo di evoluzione. Tale ritmo singolare può essere diverso da quello generale in quanto è determinato dalla  condotta dell'individuo; colui che precede l'evoluzione della razza alla quale appartiene, ha trovato nell'intimo suo la sorgente di ogni vita. Felice è pure colui che cammina in armonia con lo svolgersi del disegno universale, con l'evolvere di ogni cosa. Questi non crea ostacoli al fluire della vita, si arrende ad essa. Vivere dunque, esaminare quanto vi circonda e cercare di comprendere la natura e la ragione dell'intimo impulso di se stessi; semplicità e libertà, non voluta resistenza, ma reale superamento. Quegli che frappone ostacoli al naturale evolversi di ogni cosa, crea attrito, crea dolore. Vivete fratelli, non create barriere fra voi e la vita, non restate ancorati allo scoglio che fu di salvezza ieri, perché oggi può essere motivo di ritardo. Anche la vita, che è mezzo di evoluzione, sarà abbandonata; ogni cosa, quando è inutile, muore ed essendo ormai priva di utilità non riuscita. Siate quindi nuovi ogni giorno, acciocché la vostra vita non sia inutile.

 

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Rinnovamento e progresso

Ben volentieri vi parliamo e da lungo tempo, costantemente, cerchiamo di rispondere alle vostre domande. Perché voi avete qualcosa da chiedere e l'uomo in genere cerca di sapere, di conoscere la verità? Se non vi fosse nell'uomo questo bisogno di ricercare la verità, se non vi fosse il desiderio di sapere, non vi sarebbe nessuna possibilità di miglioramento: l'uomo resterebbe quello che è nella più completa stasi. E' il desiderio di conoscere e, fra ciò che si conosce, di poter identificare la verità che conduce al progresso.

Nelle scienze naturali, nell'evoluzione della specie, è conosciuta una possibilità della vita: quella di adattamento all'ambiente. Senza questa non vi sarebbe certamente evoluzione e molto probabilmente la vita sarebbe un fenomeno raro e molto precario.

Ma le risorse di un organismo, semplice o complesso, entro certi limiti si mettono in moto quando l'ambiente viene mutato e l'organismo può sopravvivere a condizioni ambientali molto variate rispetto alle consuete. Potere dell'adattamento! La stessa costituzione organica muta per inserirsi in modo migliore nell'ambiente mutato. Ebbene, questo abituarsi del veicolo fisico, così provvidenziale, segue ed è regolato da una ben precisa legge che ha effetti anche negli altri veicoli dell'uomo. Questi effetti stemperano i primi entusiasmi e sembrano negativi. Le sensazioni ricercate e desiderate con intensità, nell'abitudine (adattamento) si scolorano e, a poco a poco, non rappresentano più quell'incentivo che spingeva.

Allo stesso modo avviene delle materie di studio, dell'attaccamento alle filosofie, degli amori giurati eterni.

Ma è la stessa legge che opera, spinge l'individuo a cercare, lo tiene attivo. Ciò che lo mutava è da lui stesso mutato nella ricerca del nuovo; in ultima analisi, nella ricerca del progresso.

Voi considerate nemico delle vostre istituzioni, della vostra società, colui che va contro corrente e nega ciò che comunemente si ammette. Ogni istituzione che dica di non aver più bisogno di alcuna cognizione, di possedere tutta la verità, è una istituzione destinata a perire, poiché è chiusa ad ogni progresso, ad ogni ulteriore arricchimento del suo patrimonio di sapere; non tiene conto che tutto evolve e si perfeziona e dicendo di sapere tutto si ferma, non cammina più col tempo ed è destinata a morire, ad essere superata.

Il Cristo mosse l'umanità da una stasi non già ripetendo  ciò che allora si sapeva, ma portando cose nuove. Egli fu per i suoi tempi una sorta di rivoluzionario, ma grazie a ciò che disse fu possibile all'umanità di allora avere un progresso.

Proprio grazie a coloro che con le loro idee vanno contro corrente è possibile ottenere un ulteriore progresso nella scienza e nella società. Se questa società, o la scienza, dicessero di non aver più niente da apprendere o da dire oltre a quello che rappresenta il loro patrimonio di cognizioni, in breve volger di tempo sarebbero destinate a perire.

Noi vi parliamo, ma non abbiamo la pretesa di dire che portiamo la verità del tutto, la verità nella sua interezza. Ciò che noi diciamo è un "insegnamento", ed è importante per voi che ci ascoltate, per altre creature che potranno venirne a conoscenza, ma le cose da sapersi sono moltissime.

Vi siete chiesti cosa deve fare l'uomo della strada di

fronte a tante scuole filosofiche, religiose, insegnamenti, predicatori se non essere imbarazzato: e come può fare a conoscere quale è la via giusta? Nell'intimo suo, egli prova il desiderio di sapere, ma di tutte quelle cose di cui egli può venire a conoscenza, qual è la verità? Abbandonando le proprie convinzioni che evidentemente non lo soddisfano, ecco che egli deve penetrare profondamente nell'insegnamento che gli viene dato. Deve vedere se questa verità che gli viene presentata spiega - in qualche modo - tutto quello che accade attorno a lui, e se lo spiega in modo logico, in modo convincente.

 

Noi non possiamo paragonarci ad alcuna religione, ma vi abbiamo parlato di quello che è attorno a voi, per spiegare il dolore, per spiegare l'incomprensione umana, per spiegare la miseria e via dicendo, contro la gioia, la ricchezza e la dissipazione; vi abbiamo parlato della realtà, delle leggi cosmiche, e vi abbiamo fornita una spiegazione generale, insomma è tutto un quadro completo che abbiamo cercato di darvi.

Se questo quadro non vi risulta finito, se vi sembra che altre cose ancora possano esistere (ed è giusto, figli), allora chiedete e noi vi diremo altre cose. Se - invece - vi sembra che questa verità, per il momento corrisponda a tutte le vostre aspettative, a tutti i vostri desideri di ricerca, noi vi diciamo di tenere presente che molte altre cose ancora restano da sapere, esistono tanti e tanti particolari che noi possiamo collocare perfettamente nei vari comparti di questo quadro senza contraddire il senso del disegno generale, anzi completandolo.

Ma se vi sembrasse che la verità da noi portata invece non corrispondesse a ciò che avviene attorno a voi, allora cercate altrove, poiché può darsi che il modo con cui noi vi parliamo non si confaccia alla vostra mente. Ciò non vuol dire che non vi sia un altro linguaggio più comprensibile a voi. Comunque sia, sempre ricordate che qualunque istituzione, filosofia, religione, o scienza che dicano di conoscere tutto e che nient'altro esista oltre quello che esse insegnano, sono istituzioni, religioni, filosofie destinate a perire. Ripeto, il progresso avviene proprio in virtù del desiderio innato nell'uomo di ricercare, di conoscere. Ed è proprio in virtù degli individui che per il loro gran desiderio di conoscere riescono a demolire le barriere delle cristallizzazioni ed aprire degli spiragli, attraverso ai quali altre verità vanno ad arricchire le verità possedute, che le istituzioni umane progrediscono per il progresso degli uomini.

 

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Comprendere ma correggere chi erra

Vogliamo ribadire il concetto di comprensione in modo che resti sufficientemente chiaro a tutti.

Più volte vi abbiamo detto: "Comprendete le creature", ed oggi lo ripetiamo; ma che cosa significa "comprendere"? Comprendere soprattutto significa amare, capire perché le creature agiscono, senza condannarle. L'equivoco può nascere da questo "non condannare", perché ciò per voi significa approvare, condividere. Non è così.

Quando osservare qualcuno che è andato contro le leggi, sia pure umane, non dovete considerarlo un reprobo, ma comprenderlo, cioè convenire che molto probabilmente anche voi, in circostanze eguali a quelle in cui si è trovato, potreste commettere lo stesso errore. Questo, però, non vuol dire condividere lo sbaglio, né dire a chi erra: "Fa' pure!".

Siccome comprensione è amore e chi ama cerea sempre il bene dell'amato, chi comprende deve consigliare ed aiutare per il meglio colui che è oggetto della sua comprensione.

L'uomo non vuole la responsabilità degli errori, perché questi non soddisfano l'ambizione del suo io, e quando ne commette uno cerca ogni scusa per dimostrare la sua non colpevolezza. Quanta fatica sprecata! Nessuno è colpevole, ma tutti dobbiamo imparare.

Fu domandato a Budda se fosse più vicino al Nirvana chi errasse senza saperlo o chi fosse consapevole dell'errore commesso; il Maestro rispose che è più vicino al Nirvana chi erra con consapevolezza, perché in questi v'è, per lo meno, la coscienza dell'errore. Ed è verissimo. L'errore, pur essendo cosa soggettiva, rimane tale che lo si commetta con consapevolezza o no.

E', quindi, cosa insensata dire non ha o non ho colpa. Così comprendere gli altri non significa scusare gli altrui errori, o illudersi che non ne abbiano; significa capire perché hanno errato ed aiutarli a non più errare; quando ve ne sia la necessità applicare quella che voi chiamate punizione, non animati da spirito vendicativo, me dalla convinzione che quel castigo insegnerà a non più errare.

Non fate come la società la quale, quando non riesce con le proprie istituzioni ad educare i suoi figli, li dà in mano al magistrato ed al secondino perché più non le ricordino la sua incapacità. Siate comprensivi con gli altri, come l'Altissimo lo è con voi; tanti e tanti sono i richiami per farci capire senza che dobbiate incorrere nell'esperienza diretta. E se poi questa comprensione, nonostante ciò, non sboccia, il dolore che provate non è evocato da un desiderio di castigo e di vendetta, ma dall'amore di chi vuole il vostro vero bene.

 

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L'altruismo nella preghiera

Vi è stato detto: "pregate". Ma che cosa è la preghiera? Quale è il valore della preghiera? Per l'uomo pregare significa formulare una petizione, spesse volte pro domo sua, come si usa dire, oppure parole su parole senza seguire il significato logico di quello che si dice. Ma credete voi che la Coscienza Assoluta abbia bisogno di essere informata per sapere? Credete voi che Dio abbia bisogno d'essere lodato dall'uomo?

Che cosa è allora la preghiera? Il Cristo, come Maestro, disse: "Pregate il Padre vostro che è nel segreto", cioè pregate quella fiamma divina che è in ciascun uomo; e lasciò una bellissima preghiera: "Il Padre nostro", la quale ha un profondo significato esoterico. In essa è detto: "Sia fatta la Tua volontà" e quando la preghiera pare che divenga una petizione, si dice: dacci, rimetti, liberaci, e non: dammi, rimettimi, liberami, perché non si deve mai pregare per se stessi, ma per tutta la famiglia umana. I vostri santi pregavano, ma non pregavano per se stessi. La più bella preghiera è l'azione ed è anche la più gradita, ma non l'azione saltuaria, non l'azione che potete fare in certe occasioni, quando entro di voi è certezza ed allora siete portati maggiormente a dare un piccolo aiuto al vostro prossimo, ma quella di tutti i giorni.

E' giusto dire: la preghiera fatta con fede è una pratica magica. L'uomo, chiedendo con fervore, si unisce al suo

S‚ superiore, lo Spirito, e trasforma questo suo chiedere in volere spirituale e in volontà; in tutto ciò è il segreto della grazia ricevuta. Credere che L'Ente Supremo favorisca chi Lo loda, piuttosto di chi Lo bestemmia, è assurdo. Cristo diceva "Domandate e vi sarà dato, tutto quello che chiederete in nome mio vi sarà concesso". Sì, diceva così il Maestro dei Maestri, ma non vi diceva questo perché chiediate per voi stessi. Chi fa della preghiera un atto d'egoismo fa della magia nera. La preghiera, come la intendete voi, distrugge la fiducia in voi stessi perché è molto più comodo per voi chiedere che una cosa vi sia concessa, piuttosto che faticare per ottenerla, piuttosto che fare un atto di coraggio. Quando pregate, pregate il Padre vostro che è nel segreto, dite: "Sia fatta la Tua Volontà e non la mia"; non domandate, perché la Coscienza Assoluta non ha bisogno di essere informata; in Lei domanda e risposta sono un'unica cosa: Coscienza di tutto: Quando pregate cercate di ricevere ciò che potete avere dal vostro S‚ superiore, lo Spirito; in esso è pace, in esso è forza per progredire, che non vi è concessa, ma che voi avete trovato entro voi stessi. Questa è la preghiera.

 

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Noi non veniamo per essere considerati dei maestri posti su degli altari ed adorati; avete già abbastanza feticci da adorare. Non veniamo per fare dei proseliti, dei seguaci di un'etichetta; se mai veniamo per distruggere tutto ciò, distruggere ciò che vi inibisce la comprensione; le suddivisioni razziali, morali, religiose, sociali e via dicendo, tutto quanto vi impedisce di avvicinare i vostri simili e comprenderli. Se le verità che conoscete vi impedissero di andare incontro a chi non la pensa come voi, voi non le avreste comprese e siete voi che dovete comprendere, nessuno può farlo al posto vostro.

 

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Discepoli della verità

Noi veniamo per agevolarvi la comprensione, non per essere un ostacolo di più. Vi parliamo di verità, ma le nostre parole rimangono aride, sterili se voi non le comprendete e per comprenderle dovete avere la volontà di capirle.

Noi non parliamo per tutti: parliamo per quelli che sono insoddisfatti di ciò che sanno. Chi non desidera approfondire ciò che conosce, chi è sereno nella concezione che ha della vita non tenga in nessun conto ciò che noi diciamo. Ma chi vuol capire, deve sacrificare una parte di se stesso per comprendere.

Ciò che ha aiutato nel cammino trascorso, non deve trasformarsi in un pesante fardello in quello ancora da compiere.

Quando parlo di cammino da compiere e di comprensione, non intendo riferirmi a nozioni da acquisire e ritenere con la memoria, nozioni che poi possono anche essere dimenticate, ma parlo di quella comprensione che è liberatrice, che non è un processo della mente, ma che dona un nuovo «sentire», un nuovo «essere» e perciò non può essere obliata. Una tale comprensione non si raggiunge facendosi discepoli di qualcuno in particolare, ma facendosi unicamente discepoli della verità, ovunque essa sia.

                   

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Oh, Altissimo Signore, poiché tutto, per una sublime legge di armonia, è attratto e si avvia verso l'ambiente adatto a lui, fa' che la nostra paura o la nostra ribellione non si oppongano al compimento di questo divino principio.

Fa' che mai ci sentiamo soli ove dovremo andare, ma che ognuno Ti senta vicino a sé  poiché Tu sei ovunque; fa' che la Tua volontà sia la nostra, che ogni nostro simile non sia un estraneo per noi, ma un fratello. Aiutaci ad amarlo come Tu l'ami.

 

Se alcuno di noi sarà provato, fa', o Altissimo, che egli abbracci il dolore comprendendone l'intimo significato, acciocché il suo cuore non si inaridisca. Fa' che nessuna cosa di questo mondo di illusioni ci leghi a sé ; che quella sicurezza, spesso cercata nelle creature e nelle cose, sia trovata nell'intimo nostro, poiché solo quella è reale e duratura; e quando amareggiati dalla delusione chiniamo la testa, fa' o Signore, che la vita ci apparisca quello che realmente è: il Tuo più grande dono!

Claudio

E' colui che ripropone il perenne insegnamento del "conosci te stesso", rendendolo attuale alla luce delle acquisizioni sostanzialmente condivise dalla cosiddetta psicologia del profondo: posto che, al livello medico di evoluzione - quello nostro attuale - il movente tipico dell'azione è ancora l'egoismo in tutta la mutevolezza delle sue esigenze e manifestazioni, Claudio esorta ad esercitare una continua disciplina su se stessi, al fine d'acquistare consapevolezza delle reali motivazioni ed intenzioni che determinano le nostre scelte.

Così facendo - e qui sta il punto centrale dell'insegnamento - ciascuno, in proporzione del grado di autoconsapevolezza che è capace di raggiungere, realizza la propria coscienza, superando quell'istinto di conservazione ed espansione del proprio "io" che è alla radice di ogni egoismo e quindi di tutti i contrasti che affliggono la condizione umana.

 

Conosci te stesso

Conoscere se stessi significa conoscere la vera realtà dell'essere nostro. Significa comprendere che cosa è in noi stessi che proviene dall'ambiente che ci circonda o dai nostri veicoli e che, pur facendo parte del nostro essere, non rivela la vera natura di esso. Conoscere se stessi significa operare una introspezione accurata, sincera, che metta a nudo quanto si agita in noi senza temere di apparire peggiori a noi stessi. Conoscere  se stessi significa scavare, giungere alla radice del nostro essere, al «sentire» reale. Significa comprendere se ciò che noi crediamo altruismo, amore, è veramente tale; significa riuscire a comprendere se quell'affetto che è in noi è dettato dalla nostra coscienza o se non è che una spinta sessuale sublimata.

Questo significa conoscere se stessi, avere la chiara visione della nostra natura senza cercare di nasconderla pensando di essere così migliori, senza cercare di soffocarla credendo di meritarsi, in questo sforzo, il Paradiso.

 

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L'io come limitazione

Ultimamente è stato sottoposto alla vostra attenzione il fatto che gran parte della sofferenza dell'uomo nasce dalla sua mente, o - meglio - dal modo errato di usare la mente.

Vorrei portarvi un esempio: abitualmente l'uomo non ha consapevolezza di una parte del suo fino a che questa non si ammali e non gli procuri dolore. Così è della mente: se arreca dolore all'uomo, ciò significa che non funziona armoniosamente. Vi è stato anche accennato il fatto che la mente può cessare di arrecare dolore all'uomo, e ciò accade quando finisce di creare e mantenere in vita l'io. La causa e l'oggetto della sofferenza è l'io, è l'io che soffre ed è l'illusione della separatività il soggetto della sofferenza; fino a che esiste persiste il dolore. Quanto più l'io è valorizzato, innalzato, sublimato, tanto più cresce la causa del soffrire. Fino a che esiste l'io, esiste corruzione, lotta, dolore; per capire la causa della sofferenza, consideriamo che cos'è l'io. L'uomo ha un corpo fisico con i suoi sensi, vista, udito, tatto, ecc. Ha poi un altro nucleo di sensazioni come l'irritabilità, l'ansietà e via dicendo. Ha ancora la possibilità di pensare, cioè interpretare personalmente la realtà ponendo in relazione gli uni con gli altri fatti e pensieri e sensazioni, traendone delle conclusioni.

Tutte queste cose, il corpo, le sensazioni, i pensieri, creano l'io. Non è che l'io pensi, se mai il contrario. L'io non trova riscontro, non ha una esistenza propria, contrariamente a quanto affermano gli studiosi della psiche, e poiché non trova riscontro nella struttura dell'individuo cerca di affermare la sua esistenza con l'accumulare, crescere, possedere. E' il desiderio di accrescersi che fa cercare la sicurezza della continuità, la certezza che non sarà annientato dalla vita e dalla morte. Così si fa più netto il senso di separatività, il pensiero si standardizza e viene eluso ogni cambiamento; il timore fa sì che l'uomo divenga la sua legge.

Il risultato di tutto ciò è dare importanza nel senso errato alla personalità, credere che occorra accumulare per essere felici. Si dà importanza al lavoro per ciò che questo può dare al singolo con oggetti, amicizie, qualità, mentre il lavoro dovrebbe essere visto in funzione della collettività. Si dovrebbe programmare per l'intera umanità, non per il beneficio di pochi. La mente è costantemente occupata per l'io; pensa se l'io possiede abbastanza, se avrà abbastanza onori e gloria, benessere. Così in questa visione della separatività ingannate voi stessi in molti modi. Ma quando cesserete di vivere in funzione dell'io, dal punto di vista dell'io, allora cesserà ogni conflitto, ogni desiderio di conseguimento. La mente sarà alfine libera e non causerà più dolore agli uomini.

 

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Le discriminazioni

Avete mai pensato a voi stessi ed a quante discriminazioni, volontariamente o involontariamente, siete usi fare?

Oggi il problema razziale non è che un aspetto dell'umana discriminazione. Chi non pensa ai suoi simili catalogandoli in funzione di qualche sua personale - o della società - metodologia discriminatoria? Chi non pensa ai suoi simili classificandoli in belli o brutti, simpatici o antipatici, intelligenti o no, ricchi, poveri, facoltosi, potenti, bianchi o di altro colore, appartenenti ad una religione o ad un partito piuttosto che all'altro, aventi un titolo di studio o no, in qualche modo quindi classificandoli e operando pertanto una discriminazione? Quale meraviglia può esservi nel vedere che altri fratelli addivengono a queste discriminazioni, quando noi stessi - nostro malgrado perché non ci conosciamo - commettiamo lo stesso errore? Dobbiamo comprendere noi stessi ed amare tutti, senza subordinare il nostro affetto ad alcunché , senza limitarlo ad un settore di quel quadro discriminatorio che siamo avvezzi ad alimentare ogni giorno con il nostro agire. Dobbiamo amare tutti e verso tutti egualmente muoverci, senza essere limitati in questo movimento da nessuna preferenza e da nessun ostacolo che la nostra mentalità, avvezza a discriminare, può crearci.

 

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Superare i condizionamenti

Generalmente si usa il termine "spiritualità" intendendo con ciò affermazioni fideistiche, dogma, e via dicendo. Se  «spiritualità» significa questo, noi non vi parliamo di cose  spirituali. Ciò che noi vi diciamo non ve lo diciamo perché lo crediate, ma perché lo "comprendiate", ed è assai diverso.

Molte religioni - direi tutte - impongono ai loro fedeli di credere ciecamente. Così nasce la moralità, quella moralità che è come una tradizione: è così perché è così, ma nessuno sa bene perché . Preferirei essere un gran peccatore piuttosto che seguire una moralità così ristretta e non compresa.

Sostengo che non esistono cose come "peccato", "bene" e "male"; esistono "comprensione" ed "ignoranza" e se comprendete siete chiamati a fare quello che dovete fare.

Allora la moralità, come tale, non esisterà più per voi, quella moralità che è una istituzione per l'uomo. La "comprensione" è la più alta forma di moralità e di spiritualità.

Queste affermazioni sembrano gettare al vento le distinzioni di bene e male su cui si fonda l'ordine della civiltà.

Per chi non ha compreso, tali distinzioni sono necessarie; tuttavia esse non portano ordine né civiltà. Se mirate a raggiungere la chiarezza, il rispetto, se mirate all'ordine, non affidatevi a distinzioni di bene e male imposte dall'esterno.

Affidatevi alla comprensione individuale. Quando non v’è chiarezza in voi, quando non v'è alcun fermo proposito  nella vostra esistenza, allora è necessario stimolarvi con la paura dell'inferno, l'aspirazione al cielo, la distinzione di bene e di male. Ma quando la "comprensione" vi illumina dall'intimo, condizionamenti esteriori non sono più necessari, quei condizionamenti che possono solo neutralizzare la vostra dannosità nei confronti degli altri, ma che per niente vi inseriscono nella corrente di rinnovamento totale, unica e sola capace di apportare il vero ordine e la vera chiarezza.

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La cristallizzazione del pensiero

Un grave pericolo corre l'individuo ed è il pericolo della cristallizzazione del suo pensiero. Quando l'individuo è riuscito a dare una spiegazione soddisfacente ai vari perché che lo assillano, egli corre realmente un pericolo perché generalmente si chiude ad ogni ulteriore comprensione. Egli forma una gabbia attorno al suo intimo, una gabbia che lo chiude a tutto quanto ancora v'è da conoscere e del quale ancora non si domanda il perché . Ma se il chiedersi spiegazione costituisce per l'individuo un incentivo alla sua comprensione, anche quando non si hanno pressanti domande, l'individuo deve restare aperto al comprendere. Per restare aperti e facilitati nella comprensione occorre nascere di nuovo ogni giorno.

Guardate la natura, imparate. Perché l'uomo abbandona i suoi veicoli e nasce nuovamente? Perché in questa opera di rinnovamento egli ha facilitata l'ulteriore comprensione, perché inizia nuovamente, quasi da tabula rasa, a ricostruire l'edificio del suo comprendere. Senza attendere la morte e la rinascita, siate nuovi ogni giorno. Non chiudetevi nella sicurezza di ciò che avete o che siete riusciti a capire; siate pronti ad abbandonare tutto pur di comprendere. Questo è importante. Siate pronti a demolire tutto, a tutto scartare quello che voi sapete, se ciò rappresenta un ostacolo ad un'ulteriore comprensione.

State lontani da ogni cristallizzazione; non crediate che voi e solo voi siate depositari della verità: nascete ogni giorno, ogni giorno tutto dimenticando quello che siete riusciti a capire, se ciò vi fa meglio intendere l'ulteriore tappa del comprendere.

 

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Analisi del profondo

L'uomo di oggi prende coscienza dello sfruttamento a cui è sottoposto da varie parti, non parlo solo del lavoro: la moglie, i figli, facendo leva sull'affetto familiare, esigono da lui più di quanto sia ragionevole chiedere. Il prete, paventando catastrofi in questo e nell'altro mondo, esige un voto politico che assicuri un regime favorevole alla religione e così via. La reazione della presa di coscienza di fronte a tutto questo, ed ai privilegi goduti da pochi, rafforza l'egoismo di ognuno. Si dice allora: "Io non voglio più essere sfruttato, io voglio godere i privilegi che gli altri godono". Così le parti si invertono, gli sfruttati diventano sfruttatori; la confusione e la licenza aumentano lo scontento di ognuno. Se l'operaio non ha la sua giusta paga, è suo sacrosanto diritto lottare per averla, ma il suo dovere è quello di amare e difendere il suo lavoro. 

D'altra parte non è ammissibile che le posizioni vantaggiose di pochi mortifichino la collettività, che per il guadagno di certi venga danneggiata l'economia generale. Ogni uomo, per quanti beni possegga, per quanta abilità e capacità abbia, non è che un uomo, cioè un operaio degno del suo salario e nulla di più. La società futura, se vorrà sopravvivere, non potrà fondarsi sul profitto e sull'egoismo, in ultima analisi. E' perciò necessario inserire l'individualismo nel collettivismo, nel senso di strettamente assolvere i propri compiti, ma lavorare per la collettività e non per profitto personale. Solo da una fusione dell'individualismo con il collettivismo potrà nascere una società nuova, fondata e costituita da individui nuovi.

E' chiaro che ognuno si attende che questo cambiamento avvenga imposto dall'alto, da chi governa, dai pubblici poteri, essendo ognuno convinto di non avere ruolo alcuno nella cosa pubblica. Noi affermiamo che ciascuno ha la sua responsabilità, ognuno contribuisce a creare l'ambiente nel quale vive, non foss'altro con le tacite acquiescenze. Ciò che noi diciamo è esattamente l'opposto di quello che si crede comunemente; nessuno è responsabile della vostra inettitudine. Se la società è ingiusta è perché voi non siete sensibilizzati al problema della giustizia e, a vostra volta, siete ingiusti. Come potete pensare di responsabilizzare gli altri di ci ciò che voi dovete fare e non fate? Quando osservate il triste spettacolo della corruzione e del facile arricchimento, voi rimpiangete di non essere nel giro, di non avere l'occasione di arricchire facilmente a vostra volta; così allo stesso modo, condannate il privilegio perché voi non siete privilegiati. Se non viene superata individualmente una concezione egoistica della vita, nessun problema che affligge l'umanità potrà essere durevolmente risolto.

Che cosa dovete fare, dunque? Per prima cosa convincervi che la felicità non sta nell'accumulare ricchezze o qualità o amicizie; liberarvi dal desiderio di sfruttare gli altri ed essere convinti che la sola ricchezza è quella che giace nelle profondità del proprio essere: ogni individuo è ricco solo di se stesso. E' sfruttare gli altri anche volerli convincere alle proprie idee per avere dei seguaci. Capisco la vostra facile obiezione, ma noi non vi parliamo per avere dei seguaci; noi pensiamo che possiate trarre un aiuto dalle nostre parole, ma se voi non credete e non seguite ciò che noi diciamo, non soffriamo. E' chiaro che alla base dell'esistenza di ognuno c'è l'egoismo e che l'egoismo non può essere sradicato ipso facto; così quello che vi chiediamo all'inizio è un comportamento più giusto nei confronti dei vostri simili, un'esistenza in cui le necessità siano ridotte all'essenziale, ben sapendo che questo non vi cambia, che questo ha valore solo nel confronto degli altri e della società in cui vivete, ma che vi lascia inalterati nell'intimo vostro. Tuttavia è necessario acciocché la libertà dei singoli non divenga licenza, l'egoismo individuale non si trasformi in crudeltà, prepotenza e tirannia.

Ma voi dovete superare l'"io" egoistico e personale che impronta ogni vostra azione, ogni vostro desiderio, ogni vostro pensiero. Ciò è possibile solo se si è convinti della necessità di un simile cambiamento; il discorso che noi facciamo ha valore per chi sa che la causa della confusione, di tutto ciò che non procede rettamente, non sta al di fuori di sé , ma sta nell'intimo di ognuno. Le nostre parole invece non servono a chi rinuncia alla società perché si pone nella posizione della volpe della favola di Esopo che rinuncia all'uva solo perché non vi può arrivare. Ma come è possibile superare l'"io" egoistico ed umano? Per secoli gli uomini, quando hanno pensato a questo problema sollecitati dalle grandi spiritualità, hanno creduto sufficiente comportarsi come

degli altruisti per cancellare il proprio egoismo, e non hanno pensato invece che cambiando l'atteggiamento esteriore, la natura interiore rimane immutata. E' perfettamente inutile che l'ambizioso si cosparga il capo di cenere, se non ha mutato la sua natura interiore: lo farà indubbiamente per meritarsi un posto preminente in una supposta vita spirituale.

L'unico modo per superare i propri limiti è quello di rendersi consapevoli di essi.

Vedete, lo scopo della vita dell'uomo potete chiamarlo come volete, ma - in sostanza - significa una cosa sola: superare una visione egoistica dell'esistenza. Nessun «sentire di coscienza» può essere raggiunto se non viene superato l'egoismo. Questo, in poche parole, lo scopo della vita dell'uomo. Allora, per raggiungere questo scopo, è necessario rendersi consapevoli dei limiti che stanno alla base di una concezione egoistica della propria esistenza: eseguire una sorta di auto-psico-analisi. Ciò può sembrare molto complesso perché , scoprendovi egoisti, voi pensate di cambiare la vostra natura cambiando un atteggiamento esteriore, tutto dando, distruggendo la vostra esistenza che fino ad allora avete costruito fondandola su quella visione della vita. Ma non è così, niente di tutto questo. Ed ecco dove la cosa, da complessa, si fa semplice perché richiede solo, e null'altro di più, che un po' di costanza. Voi dovete esaminare i vostri stati d'animo e quindi i vostri comportamenti; dovete ricercare la ragione dei vostri timori, della vostra incomprensione, dei vostri pensieri. Voi dovete fare, per le vostre azioni e per i vostri desideri, quello che fate nei confronti degli altri.

Io vedo con quanta solerzia voi cercate di indovinare le intenzioni altrui nei vostri confronti, specialmente. "Perché mi avrà fatto questa domanda? Per quale motivo avrà evitato di incontrarsi con me?». Dunque quello che c'è da fare voi lo sapete fare. Si tratta solo di spostare la vostra attenzione dagli altri a voi stessi, mantenendo nell'analisi un contegno distaccato e sincero. Alcuni sogliono giocare, delle partite a scacchi da soli, ponendosi ora da una parte ed ora dall'altra della scacchiera. Così voi, nell'analisi di voi stessi, dovete svolgere questo doppio ruolo dell'osservatore e della persona osservata, dimenticando - nell'osservare - che gli osservati siete voi stessi. Ma la fase più delicata dell'analisi, oltre il rendersi consapevoli, è di non cadere nella tentazione di comportarsi in modo opposto a come si scopre di essere.

Vediamo di fare un esempio: supponiamo che analizzando voi stessi, scopriate di essere degli arrivisti che non esitano a mettere in cattiva luce i propri colleghi pur di valorizzare se stessi. Da un certo punto di vista l'arrivismo non è un difetto, è un pregio perché rende attivo l'individuo e così lo rende creativo. Ma ciò che io affermo è che l'arrivismo è un portato dell'egoismo e l'egoismo limita l'individuo, lo fa schiavo e lo rende crudele. Se voi siete convinti e soddisfatti della vostra esistenza, se credete che la causa di ogni confusione risieda fuori di voi, allora l'arrivismo non è un difetto, è un pregio. Ma se fate parte del novero degli uomini che, pur potendo soddisfare ogni loro desiderio, si sentono inappagati, allora l'arrivismo è un difetto che deve essere troncato alla radice, e si giunge alla radice non comportandosi come dei non arrivisti, ma ponendosi fuori di quella concezione che vi conduce ad essere degli arrivisti, convincendovi - come prima ho detto - che la felicità non sta nell'accumulare cose che si crede possano arricchire il proprio "io".

Forse queste parole ricordano una concezione religiosa della vita; non fate l'errore di considerare l'uomo diviso in due parti: una spirituale ed una materiale e credere che quando la materiale gioisca la spirituale soffra e viceversa.

Quando l'uomo soffre è perché non ha compreso qualcosa, e se allora il suo spirito potesse, soffrirebbe.

Io ho cercato di riassumere in modo sintetico qual è l'analisi che voi dovete fare di voi stessi: non so se sono riuscito - in poche parole - a rendervi più chiaro quello che già sapevate; ma è verso coloro che qua seguono da poco che io mi rivolgo. Avete forse qualche domanda?

 

Domanda: Scusa, non ho capito bene cosa significa: «non comportatevi nella maniera opposta a quella che... «.

 Risposta: Come ho detto, l'insegnamento morale che l'uomo ha conosciuto, o per lo meno l'interpretazione dell'uomo, data alle parole dei Maestri, è stata sempre del tutto esteriore.

Si è mirato ad avere un modo di agire. Se l'uomo pensa ai cosiddetti Maestri, pensa che questi siano altruisti, che si comportino in un certo modo; ed allora crede che l'evoluzione di quei Maestri sia raggiungibile comportandosi in quella maniera. E non comprende, invece, che la cosiddetta evoluzione è un fatto di "sentire interiore", che non ha alcuna importanza - nei confronti di questo "sentire interiore ed individuale" - il mutare di un atteggiamento esteriore. Non è così, lo ripeto, figli. Voi dovete rendervi conto di ciò che si agita nell'intimo vostro: voi dovete superare una concezione della vita fondata sulla separatività.

Che cos'è in sostanza, una cura psico-analitica? Riportare nella sfera della consapevolezza dell'individuo quegli istinti che - per il fatto d'essere condannati dalla morale e dalla società - sono stati dall'individuo sepolti negli strati profondi del suo "«io" e, riportandoli alle sua consapevolezza, farglieli superare. Quello che io vi propongo è un analogo processo.

Voi dovete rendervi consapevoli di ciò che sta dentro di voi, dei limiti che sono alla base della concezione egoistica dell'esistenza. Al di là della tentazione di comportarvi in modo opposto a come scoprite di essere; al di là del bisogno, direi quasi, di condannare voi stessi: semplicemente rendendovi consapevoli, perché è questa consapevolezza che - per un processo naturale - vi affrancherà da quei limiti che sono alla base di ogni concezione egoistica, troncando così alla radice la causa di ogni dolore, di ogni incomprensione.

Pace a voi.

 Continua