T Z

Precedente Su

TAIGETE   (C1)
Figlia di Atlante e una delle tante amanti di Zeus col quale generò  Lacedemone.

TÀLASSA (C1)
personificazione del mare, a cui i naviganti facevano sacrifici prima di salpare.

TALIA   (C1)
I personaggi con questo nome erano diversi, fra i quali troviamo:
1) una delle Muse;
2) una delle Cariti;
3) una Ninfa compagna di Cirène;
4) la madre dei fratelli Palici.

TALO   (C1)
1) Era il gigante di ferro costruito da Efesto e da Zeus messo a guardia di Creta quando vi lasciò Europa.
2) Altro Talo fu un'apprendista di Dedalo. Fu ucciso dal maestro geloso perché l'allievo aveva inventato la sega ed il trapano.

TANTALO    (C1)
Figlio di Zeus e della titanessa Pluto la ricchezza, nacque in Lidia e governò a Sipilo. Sposo di Dione o di Eurianassa. Tantalo ebbe tre figli: Pelope, Niobe e Brotea. Tantalo invidiato per le proprie ricchezze non regnava soltanto in Lidia ma anche sulla Frigia, sul monte Ida, la piana di Troia e sull'isola di Lesbo. Ammesso alla mensa degli dèi e avendo ascoltato le loro conversazioni era divenuto immortale. Per contraccambiare l'ospitalità un giorno invitò gli dèi ad un banchetto nella sua capitale Sipilo, dove per onorare gli dèi intervenuti osò imbandire quanto di più caro aveva, il figlio Pelope tagliato a pezzi e fatto bollire. Il gesto fu interpretato con l'intenzione di mettere a prova l'onniscenza degli dèi e non con l'intenzione di onorare gli dèi con quanto aveva di più prezioso, ma ad ogni modo sia l'una che l'altra intenzione risultava essere una nefandezza, la prima perché metteva in dubbio le qualità degli dèi, la seconda per il sacrificio umano che gli dèi olimpi avevano ripudiato e sostituito con sacrifici di animali. Ritornando al banchetto gli dèi rifiutarono di assaggiare quel piatto, tranne Demetra che ancora sconvolta dal dolore per la perdita della figlia Persefone, distrattamente mangiò la carne di una spalla. Ermes andò nell'Ade a prendere Pelope, Rea ricompose i pezzetti e fece riemergere dal calderone il giovane più bello che mai, la spalla mangiata venne sostituita con una d'avorio. Il sacrificio di Pelope non fu l'unica empietà di Tantalo, infatti invitato alla mensa degli dèi egli avrebbe rubato nettare ed ambrosia per darla ai propri amici mortali ed avrebbe divulgato i segreti appresi dagli dèi. Per queste offese Tantalo venne relegato nel Tartaro dove tormentato dalla fame e dalla sete, legato ad un albero da frutto, immerso nell'acqua di una palude non riesce a berla perché appena si avvicina l'acqua si ritrae e ogni volta che cerca di raccogliere un frutto i rami si allontanano ed inoltre un enorme masso incombe sul suo capo minacciandolo di schiacciargli il cranio a ogni momento, facendolo così vivere in una condizione di perenne terrore.

TARASSIPPO  (C1)
demone che faceva imbizzarrire i cavalli nelle curve degli ippodromi.

TARGÈLIE  (C1)
festa che veniva celebrata il 6 e il 7 di targellione, forse in onore di Apollo, prima del raccolto. Un ateniese, scelto come capro espiatorio, veniva condotto in processione per le vie della città, percosso e poi cacciato. Il giorno dopo si offrivano al dio le primizie del raccolto.

TARTARO   (C1)
figlio dell'Etere e della Terra, padre dei Giganti dei tempi primordiali. I Greci chiamarono Tartaro il luogo sotterraneo in cui Zeus precipitò e imprigionò i Titani. Il nome indicò poi quella parte dell'Inferno in cui i malvagi subivano atroci tormenti, e anche, in generale, l'Inferno, o Ade, o Erebo Dall'unione di Tartaro con Gea nacque Tifone.

TAUMANTE   (C1)
Figlio di Gea e del Pònto. Padre di Iride e delle Arpie avute dalla sua unione con l'Oceanina Elettra.

TEA   (C1)
Figlia di Oceano e di Teti e madre di Elio, di Selene e di Eos (Il sole, la luna e l'aurora). Altra Tea fu la profetessa figlia di Chirone che sedotta da Eolo fu mutata da Poseidone nella cavalla Euippe per sottrarla alle ire del padre, nelle spoglie di cavalla partorì la puledra Melanippe.

TEBE   (C1)
Figlia di Asopo e di Metope e sposa di Zeto che per amore diede il nome della moglie alla città che fino a quel momento era chiamata Cadmea.

TELEFO    (C1)
Figlio di Eracle e di Auge, esposto da bambino fu nutrito da una cerva. Da adulto sposò Argiope. Si oppose al passaggio attraverso le sue terre dell'esercito greco, ma Achille lo ferì con la sua lancia, dal cui colpo non si poteva guarire se non per il contatto con la stessa. Dato che l'oracolo aveva predetto che Troia non poteva essere presa se Telefo non fosse stato in campo coi Greci, Ulisse fece un medicamento nel quale aveva mischiato un pò della ruggine raschiata dalla lancia di Achille e lo fece guarire e così diede dei validi consigli ai Greci.

TELEGONO   (C1)
Figlio di Ulisse e di Circe. Così come aveva vaticinato Tiresia fu parricida inconsapevolmente. Inviato da Circe alla ricerca di Ulisse per farsi da lui conoscere, approdò ad Itaca e per sfamare l'equipaggio della sua nave sfornita di viveri cominciò a devastare la campagna, provocando l'intervento di Ulisse che fu da lui ferito a morte. Ulisse morente ricordando la predizione di Tiresia si fece condurre davanti lo straniero e così ebbe la spiegazione del tragico evento. Atena accorsa inutilmente in aiuto del suo protetto non potè fare altro che confortarlo e convincerlo ad arrendersi ai voleri del Fato. Morto Ulisse, Atena volle che Telegono sposasse Penelope, dalla quale ebbe Itaco che fu fondatore di Preneste e di Tuscolo.

TELEMACO      (C1)
Figlio di Ulisse e di Penelope. Quando il padre partì per la guerra di  Troia, Telemaco era appena nato, poi, mentre Ulisse era tenuto lontano da Itaca dall'odio di Poseidone, tenne a bada i pretendenti della madre e si mise in viaggio per raccogliere notizie su di lui. Quando Ulisse rientrò in patria, fu al suo fianco nel cacciare gli arroganti pretendenti e pregò il padre perché risparmiasse la vita al cantore Femio e all'araldo Medonte.

TELESFORO    (C1)
Era il dio dei convalescenti, accompagnava Asclepio.

TEMI    (C1)
1) Figlia di Urano e di Gea, fu la prima moglie di Zeus col quale ebbe le    Ore e le Moire. Tra Temi ed Era, seconda moglie di Zeus stranamente esistevano rapporti molto cordiali. Temi non è la dea della Giustizia come erroneamente si crede, ma la dea delle leggi naturali e perciò vigila su quanto è lecito ed illecito, regola la convivenza fra gli dèi, fra i mortali e i due sessi. La Giustizia invece è rappresentata da una delle Ore, Dike (figlia di Temi).
2) Si chiamò Temi anche una Ninfa figlia di Ladone e madre di Evandro per volere di Ermes.

TEOFANE  (C1)
figlia del re di Tracia Bisalte, amata da Posidone che la rapì e la condusse nell'isola di Crumissa. Posidone aveva trasformato se stesso in un ariete e Teofane in una pecora; dalla loro unione nacque un ariete dal vello d'oro.

TERAMBO   (C1)
Figlio di Poseidone, per avere insultato delle Ninfe fu da loro mutato in scarafaggio.

TESEO   (C1)
Figlio di Egeo re di Atene e di Etra figlia di Pitteo re di Trezene. Per motivi a noi sconosciuti Pitteo volle che il matrimonio restasse segreto. Egeo non potendo rimanere a corte da Pitteo dovette ritornare ad Atene per curare gli affari dello stato, nel momento di partire disse ad Etra che il figlio che sarebbe nato doveva essere chiamato Teseo e quando avrebbe avuto la forza e l'età per andare a conoscere il padre doveva portarlo dinanzi all'enorme macigno sotto il quale Egeo aveva riposto la sua spada e i suoi sandali: il figlio avrebbe dovuto sollevare il macigno con le proprie forze e se fosse stato capace di tanto avrebbe dovuto prendere spada e sandali e andare dal padre ad Atene. Qualche tempo dopo nacque Teseo. Allevato a Trezene nella casa del nonno, aveva appena sette anni quando giunse Eracle che per presentarsi al re aveva tolto la pelle del leone Nemeo che l'eroe era solito indossare sopra la tunica. Teseo che stava giocando coi suoi coetanei entrò con essi in quella stanza: nel vedere la pelle del leone la scambiarono per un leone vivo e fuggirono spaventati, meno Teseo che impugnata una scure che si trovava là per caso si avventò contro la belva per ucciderla, ma quando fu vicino si accorse dell'equivoco e scoppiò a ridere. A sedici anni fu condotto dalla madre dinanzi al macigno sotto il quale il padre aveva riposto la spada e i sandali. Il giovane senza sforzo sollevò il macigno e presi sandali e spada li indossò e partì alla volta di Atene per andare a conoscere il padre Egeo. La strada che da Trezene portava ad Atene era infestata dai briganti e nei pressi di Epidauro s'imbattè nel terribile gigante Perifete che con una mazza di bronzo assaliva e uccideva i passanti per derubarli. Il brigante si slanciò contro Teseo per fargli fare la stessa fine, ma stavolta fu Perifete ad avere la peggio e caduto a terra morto Teseo gli levò la mazza di mano facendone la sua arma preferita. Più avanti si imbattè in un altro gigante, Sini che uccideva i passanti squartandoli con l'ausilio di due pini che piegava e legava quindi i malcapitati alle cime dei due alberi che riprendendo la posizione originaria squartavano il malcapitato. Teseo gli fece fare la stessa fine che egli riservava alle sue vittime. Oltre Megaride, Teseo nel passare per uno stretto sentiero di montagna che correva sul ciglio di un precipizio si imbattè con un'altro brigante, Scirone che fermava i viaggiatori li costringeva a lavargli i piedi e poi con un calcio li precipitava nel burrone. Anche a costui Teseo inflisse la stessa fine. Nelle vicinanze di Eleusi, Teseo dovette affrontare Procuste. Questi fermava i passanti e dopo averli derubati li faceva stendere su un letto e tagliava tutto quello che fuoriusciva dal letto se invece non arrivavano alla misura del letto legandoli con delle corde li stirava finché non arrivavano a toccare la sponda inferiore. Teseo vendicò tutti i malcapitati facendo fare a Procuste la fine che il bandito faceva fare alle sue vittime. Dopo queste imprese Teseo giunse ad Atene e si recò subito a corte facendosi annunciare come un ospite straniero. Sebbene fosse sera, Egeo lo ricevette e lo accolse benignamente e siccome il giovane gli riuscì simpatico ordinò per il giorno successivo un banchetto in suo onore. Medea che era moglie di Egeo convinse il vecchio re che il giovane era venuto per ucciderlo e così preparò una coppa di vino avvelenata e durante il banchetto Egeo porse al giovane la coppa avvelenata. Teseo presa la coppa in mano nell'alzarsi per fare il brindisi con la spada urtò il tavolo attirando così l'attenzione dei presenti sulla spada, Egeo riconobbe subito la spada e capì che Teseo era suo figlio, allora con una manata fece cadere la coppa fatale e abbracciò teneramente il figlio. Egeo riconosciuta così la malvagità della sposa la allontanò dalla reggia e dal paese. Teseo fu cinto della regalità del padre e il giovane si avvalse del potere per consolidare sul suo popolo il potere che con suo padre era diventato vacillante. Teseo libera Atene dal tributo che doveva pagare al re di Creta Minosse, mandando periodicamente sette giovanetti e sette fanciulle per essere dati in pasto al Minotauro: aiutato da Arianna, la bella figlia del re Minosse Teseo riesce a entrare nel Labirinto, uccide il mostro e porta in salvo gli ostaggi e Arianna, che promette di sposare. Invece nel viaggio di ritorno, abbandona la giovane dormiente nell'isola di Nasso. Dimentico di sostituire alla nave che lo porta la vela nera con una bianca lascia credere al padre Egeo che il figlio sia morto; il vecchio dalla disperazione gi getta nel mare che da allora porta il suo nome. Teseo fa una spedizione contro le Amazzoni e s'impadronisce di molte di queste donne col tradimento. Sposa poi una di esse, Antiope da cui ha un figlio, Ippolito. Morta Antiope, Teseo sposa Fedra la quale s'incapriccia di Ippolito; poiché questi la respinge, la perfida donna l'accusa presso il padre. Teseo maledice il figlio che per effetto di tale maledizione subisce una tragica fine; Fedra vinta dai rimorsi, si uccide. Fatta amicizia con Piritoo, re dei Lapiti, Teseo prende parte alla lite dei Lapiti coi Centauri. Accompagna poi Piritoo nell'Erebo, quando costui vi scende per rapire Persefone. L'impresa finisce male; Teseo viene poi liberato da Eracle e torna ad Atene. Il suo trono è occupato da un usurpatore, il suo popolo non lo vuole più. Triste si rifugia a Sciro, il re dell'isola, Licomede, lo uccide a tradimento. Dopo secoli le sue spoglie vengono riportate ad Atene e il popolo lo venera come l'eroe nazionale della stirpe ionica.

TESPIO   (C1)
Quando Eracle stava cacciando il leone Nemeo era ospite di re Tèspio, il povero re aveva cinquanta figlie molto irrequiete e temendo che potevano darsi ad amori sconvenienti decise di approfittare della presenza di Eracle per fargli fare un figlio ad ognuna. Gli offrì perciò la primogenita Procri come compagna di letto ed Eracle ben felice non disdegnò tanta ospitalità. Ma Tèspio ogni notte gli mandava una figlia diversa tranne l'ultima che volle serbare vergine. Un'altra versione dice che Eracle le possedette tutte in una notte.

TETI   (C1)
Due sono i personaggi col nome di Teti;
1) una è Tethys che fu sposa di Oceano e madre dei fiumi e delle Oceanine.
2) L'altra è Thetis (una oceanina) detta anche Tetide, figlia di Nereo e di Doride e perciò nipote di Tethys. Thetis accolse il piccolo Efesto quando fu gettato dalla madre dall'Olimpo. Thetis sposò Peleo e dalla loro unione nacque Achille, Efesto per sdebitarsi forgiò l'armatura del pelide.

THANATOS        (C1)
Personificazione della Morte, era figlio della Notte e fratello di Ipno (il Sonno).

TICHE   (C1)
Dea del destino aveva il potere di decidere la fortuna dei singoli e della collettività. I Romani la identificarono con la dea Fortuna.Ogni città aveva la propria dea Tiche figurata con una corona turrita in capo e con in mano dei simboli di buon augurio.

TIFONE    (C1)
personificazione del vento impetuoso del Sud, il mito è originario dell'Asia meridionale, da dove passò in Egitto e poi in Grecia. Gli Egizi lo chiamarono Set o Seteh. Per i Greci era un essere mostruoso dalle cento teste e dalla forza immane, chiamato anche Tifeo era figlio di Gea e di Ade. Unitosi con Echidna generò altri esseri mostruosi come lui i quali erano: il cane Cerbero, l'Idra di Lerna, Ladone e Ortro. Il mito di Tifone è molto complesso e ha numerose varianti di cui una, data da Omero, fa del mostro un Titano con 100 teste di serpente, vomitanti fuoco e fiamme e ciascuna con occhi di bragia (si tratta dunque di una personificazione dei fenomeni vulcanici). Per avere osato contendere a Zeus l'impero sul mondo, questo Tifone di Omero venne fulminato e poi sepolto sotto l'Etna, dove non cessò di agitarsi formidabilmente. Altro Tifeo fu il figlio che Era ebbe senza partecipazione maschile.

TIIA  o THYIE  (C1)
Figlia di Castalio o del fiume Celso, fu la prima sacerdotessa di Dioniso. Dalla sua unione con Apollo nacque Delfo che diede il suo nome alla città divenuta famosa per l'oracolo.

TINDAREO  (C1)
Eroe greco dalla incerta genealogia. Fu re di Sparta e marito di Leda amata da Zeus in forma di cigno. Cedette il suo trono a Menelao, sposo di Elena.

TIONÈO  (C1)
(dal greco Thyonaios),  epiteto di Dioniso (figlio di Tione).

TIRESIA   (C1)
Indovino tebano al quale vengono attribuite le più strane avventure. Un giorno mentre era sul monte Citerone gli capitò di vedere due serpi avvinghiate e uccidendo la femmina fu nello stesso punto mutato in donna e divenne una prostituta rinomata, sette anni dopo nello stesso punto gli capitò di uccidere il maschio di serpe e divenne nuovamente uomo. Dato che lui era stato sia uomo che donna, fu chiamato al cospetto di Era e di Zeus perché volevano sapere nell'amplesso amoroso chi godesse di più; e Tiresia sentenziò che fatte le parti del piacere amoroso pari a dieci, la donna ne riporta tre volte tre e l'uomo una sola. A questa sentenza Era si arrabbiò e tolse la vista a Tiresia, allora Zeus per compensarlo gli diede il dono della profezia e la capacità di capire il linguaggio degli uccelli. Anche dopo morto ottenne da Ade di conservare i suoi poteri e di potersene servire, infatti quando Ulisse scese nel Tartaro, l'ombra di Tiresia lo mise a conoscenza che Poseidone gli era ostile e che sarebbe riuscito ugualmente a giungere ad Itaca. Si dice anche che fu Artemide a togliergli la vista perché sorpresa da lui mentre si vestiva e che fu sempre Zeus a fargli dono del vaticinio.

TITANI   (C1)
I Titani erano delle divinità antichissime, tanto antiche che presso i Greci non avevano più culto, fatta eccezione per Elio e Crono. I Titani erano figli di Urano e di Gea, erano sei maschi e sei femmine i loro nomi sono: I maschi Coio, Crio, Crono, Giapeto, Iperione e Oceano;
le femmine Febe, Mnemosine, Teia, Temi, Teti e Rea.
Sposatisi tra di loro da Teia e Iperione nacquero: Elio, Selene ed Eos; da Febe e Coio nacquero: Apollo, Artemide ed Ecate;  da Rea e Crono nacquero: Demetra, Era, Estia, Ade, Poseidone e Zeus. A sua volta Crono fu spodestato da Zeus, causando così la rivolta dei Titani che il giovane dio mitigò con l'aiuto dei Ciclopi e dei Centimani. Come si può notare le geniture a volte sono molto contrastate.

TITONE (C1)
oTitònio, figlio di Laomedonte re di Troia; per la sua bellezza fu amato e rapito da Eos (l'Aurora), che ottenne da Zeus la sua immortalità, ma dimenticò di chiedere che rimanesse eternamente giovane e bello. Perciò Titone invecchiò, il suo corpo si disseccò, e per intercessione di Eos, rimasta a lui affezionata, gli dei lo mutarono in una cicala.

TIZIO       (C1)
gigante, figlio di Zeus e di Elara. Secondo una tradizione fu ucciso da Apollo e Artemide per aver tentato di violentare Latona. Nell'Ade fu condannato a rimanere immobile mentre due avvoltoi gli rodevano il fegato

TRITONE   (C1)
Figlio di Anfitrite e di Poseidone. Uomo nella parte superiore e pesce nella parte inferiore. Abitava i mari era un abile amatore ed era circondato dalle Nereidi, rivolse le sue attenzioni anche ad Ecate. Con la Buccina soffiandoci dentro poteva sollevare tempeste o placare le acque.

TRITTÒLEMO  (C1)
figlio di Celeo, re di Eleusie, allevato da Demetra, per riconoscenza verso Celeo che l'aveva ospitata nella sua casa quando, durante il suo pellegrinaggio alla ricerca della figlia Persefone, si era presentata sotto l'aspetto d'una povera vecchia. Per ricompensarlo, la dea insegnò a Trittolemo le pratiche dell'agricoltura, affidandogli l'incarico di diffondere nel mondo questo insegnamento.

TROIA        (C1)
Città della Troade, chiamata propriamente Ilio dai Greci, teatro della  decennale guerra. Secondo la leggenda sarebbe stata fondata da Troe, nipote di Dardano e padre di Ilo. Le sue mura sarebbero state costruite da Apollo e da  Poseidone come espiazione per il tentativo di rovesciare Zeus. La rocca di Troia aveva il nome di Pergamo. Negli ultimi decenni del secolo scorso Heinrich Schliemann eseguì scavi là dove riteneva dovessero trovarsi i resti dell'antica Troia e in uno degli strati archeologici rinvenuti credette di poter identificare le rovine della città descritta da Omero. Nuovi scavi furono successivamente eseguiti da altri archeologi (soprattutto da Dorpfel), i quali, pur con alcune varianti, confermarono la tesi di Schliemann. Gli studiosi ritengono ormai concordemente che la Troia omerica sia veramente esistita e abbia raggiunto un notevole grado di civiltà, e che il conflitto coi popoli greco asiatici fu certo determinato da rivalità economico-commerciali.

TROIANE (LE)   (C1)
tragedia di Euripide che rappresenta una ferma e dura condanna della guerra attraverso la narrazione delle sofferenze patite dalle nobili troiane dopo l'assedio della città.

TROILO  (C1)
l'ultimo dei cinquanta figli di Priamo. Era destino che Troia non fosse presa finché Troilo vivesse, ma egli, temerariamente, volle combattere con Achille, che lo uccise; poco dopo la città fu presa dai Greci.

XÈNIA
termine con cui venivano definiti i doni che si scambiavano gli ospiti greci e romani.

ULISSE   (C1)
Il vero nome di questo eroe era Odisseo, nome dal significato formidabile  datogli dal nonno. Ulisse che significa Lo zoppo in riferimento alla  ferita riportata alla coscia in una battuta di caccia, fu l'epiteto che i  romani preferirono usare per questo personaggio. Figlio di Anticlea e di  Laerte, da parte materna Ulisse è nipote di Ermes. Secondo una leggenda, diversa da quella omerica, Ulisse, dopo l'uccisione dei Proci, avrebbe lasciato il regno a Telemaco e si sarebbe esiliato nelle selve dell'isola, per sfuggire alla profezia dell'oracolo secondo la quale sarebbe morto per mano di un suo figlio; Ulisse infatti voleva evitare che Telemaco si macchiasse d'un delitto tanto atroce. Ma ( al Fato non si sfugge) la profezia, secondo questa leggenda, si sarebbe avverata ugualmente, poiché Ulisse sarebbe stato ucciso da Telegono, figlio suo e di Circe, che non aveva riconosciuto in lui il padre. Non stiamo a dilungarci  nelle imprese di questo eroe in quanto largamente note e studiate a scuola  nella famosa Odissea.

URÀNIA (C1)
1) una delle nove Muse: quella dell'Astronomia e della Poesia didascalica, figlia di Zeus e di Mnemosine. Secondo altri mitografi essa sarebbe invece figlia di Urano e di Gea.
2) epiteto di Afrodite, come dea dell'amore puro celestiale, opposta ad Afrodite Pandemia, dea dell'amore materiale, volgare.

URANO   (C1)
Figlio e sposo di Gea, padre dei Titani, dei Ciclopi e degli Ecatonchiri. Il figlio Crono per spodestarlo si armò di una falce e nascostosi evirò Urano mentre stava per accoppiarsi con Gea; dal sangue uscito Gea concepì le Erinni, i Giganti e le Ninfe Melie, mentre dai genitali caduti in mare nacque Afrodite.

VELLO D'ORO
Era la pelle dell'ariete nato da Teofane e da Poseidone, donato poi da Ermes a Nefele, moglie di Atamante e madre di Frisso e di Elle. Quando per gli intrighi di Ino i due ragazzi dovettero essere sacrificati, la madre li fece fuggire in groppa al sacro animale; durante il viaggio Elle cadde e morì nel mare che da allora ne porta il nome (Ellesponto), ma Frisso giunse in Asia Minore dove sacrificò il montone a Zeus. Il vello, che arrecava ricchezza e potenza a chi lo possedeva, fu donato a Eeto re di Colchide, e appeso a una quercia del bosco sacro di Ares, sorvegliato notte e giorno da un dragone. Proprio per riportare in Grecia questo prezioso cimelio fu organizzata la spedizione di Giasone e degli Argonauti.

VÈNTI   (C1-C2)
Figli di Urano e di Gea, erano sotto il dominio di Eolo loro re. Il loro regno era ubicato a Lipari dove Eolo teneva i Vènti racchiusi in una caverna, dopo che avevano arrecato grandi danni alla Sicilia staccandola dal continente.

ZACORI   (C1)
Erano molto simili ai nostri sagrestani. Il loro compito era quello di curare la manutenzione, la pulizia e la custodia dei templi. In seguito divennero aiuto-sacerdoti con manzioni di ispettori ed economi dei templi. A questa carica potevano accedere anche le donne.

ZEFIRO     (C1)
Il Vento occidentale, figlio del titano Astreo e di Eos. Accolse Afrodite alla sua nascita e la portò prima a Citera, poi a Cipro, e fu lo unico vento lasciato libero da Eolo perché spingesse la nave di Ulisse verso Itaca. Rapì Flora, che lo rese padre di Carpos, dio dei frutti. Provocò per gelosia la morte del fanciullo Giacinto che gli preferiva Apollo. A volte viene definito come il padre dei cavalli immortali di Achille e sposo dell'arpia Podarge.

ZÈTO  (C1)
figlio di Zeus e di Antiope, gemello di Anfione, che simboleggia la forza fisica. Vendicò la madre dai torti subiti da Lico e da Dirce, costruì le mura di Tebe.

ZEUS   (C1)
In tutta la tradizione letteraria greca, e successivamente nel mondo latino  dove assunse il nome di Giove, Zeus appare come il più importante e potente  tra gli immortali, colui al quale tutti devono obbedienza. Per sua volontà  il bene e il male era distribuito tra gli uomini che Prometeo aveva creato  col fango, ma anche Zeus era sottoposto al Fato. La sua sede naturale era la vetta del monte Olimpo; armato del tuono e del  fulmine il Tuonante o il Saettatore, Zeus poteva scatenare la tempesta scuotendo il proprio scudo, e al suo intervento diretto furono attribuiti, almeno fino all'età classica, molti fenomeni naturali. Gli era sacra la quercia e attraverso lo stormire delle sue fronde egli si  manifestava nel santuario oracolare di Dodona. Altro suo oracolo era il  boschetto di Olimpia chiamato Altis. Figlio del titano Crono e di Rea, Zeus apparteneva alla seconda generazione divina. Crono, messo in guardia da un oracolo che uno dei suoi figli lo avrebbe spodestato, divorava la sua prole man mano che veniva al mondo, ma Rea, dopo avergli dato in pasto Poseidone, Ade, Estia, Demetra ed Era, quando doveva mettere alla luce Zeus, si rivolse a Urano e Gea perché lo aiutassero a salvare la vita del nascituro. Gli antichi dei trasferirono perciò Rea a Lictos, nell'isola di Creta, dove la madre partorì il bambino divino nel segreto di una grotta del monte Ida. Dopo la nascita di Zeus, Rea trasse in inganno Crono presentandogli una grossa pietra avvolta in un panno, che egli inghiottì convinto di essersi liberato di un altro possibile rivale. La ninfa (o la capra) Amaltea allevò il futuro re degli dei col latte, mentre la ninfa Melissa lo nutriva col miele. In ottemperanza allo oracolo, raggiunta l'età adulta, Zeus volle impadronirsi del potere detenuto da Crono. Su consiglio di Gea o di Metide, fece ingerire al padre una droga che lo obbligò a vomitare i figli che aveva inghiottito, e primo fra tutti il sasso che gli era stato presentato al suo posto. Tale macigno venne successivamente posto dallo stesso Zeus a Delfi dove divenne oggetto di venerazione come omphalos, ombelico o centro della terra e del mondo. Appoggiato dai fratelli e dalle sorelle riportati in vita, Zeus spodestò Crono, quindi combatté i Titani; dopo la vittoria ebbe in sorte il cielo, mentre ai fratelli Poseidone e Ade andarono rispettivamente il mare e il regno dei morti; la terra rimase dominio comune. Dopo aver domato la rivolta dei Giganti che avevano attaccato il cielo, come ultima prova e per ottenere il dominio assoluto sul mondo, Zeus affrontò in una lotta grandiosa il mostro Tifone. Dio provvidenziale, cosciente della propria responsabilità, Zeus non si lasciava trasportare dai propri capricci come gli altri dei dell'Olimpo, a meno che non si trattasse di capricci amorosi. Dalle sue unioni divine nacquero dei e dee che sedettero nel gran consesso degli Olimpi; i suoi amori con donne mortali generarono altri dei o stirpi di eroi. La prima delle spose di Zeus in ordine di tempo fu Metide, quindi venne Temi. Quest'ultimo matrimonio ha un evidente valore simbolico perché generò l'Ordine eterno e la Legge. Una tradizione vuole Zeus unito a Dione che gli avrebbe partorito Afrodite. Le unioni divine continuano con Ermione, Demetra, Mnemosine e Latona.  Soltanto a questo punto si pose il matrimonio sacro di Zeus con la  sorella Era, la sposa ufficiale. Anche le passeggere unioni di Zeus con donne mortali furono innumerevoli. Tra i figli avuti, i più famosi, a parte Eracle e Dioniso che vennero accolti tra gli Olimpi, furono gli eroi Tantalo e Perseo. Non vi era regione del mondo ellenico che non si vantasse di avere come eponimo un figlio nato dagli amori di Zeus: i Lacedemoni si dicevano discendenti del dio e della ninfa Taigete; gli Argivi si riconoscevano in Argo, i Cretesi vantavano la loro origine dai figli di Europa. Allo stesso modo i grandi protagonisti delle leggende e molti degli eroi si ricollegavano a lui: è il caso di Menelao che discendeva da Tantalo, o di Achille discendente di Eaco. Il padrone del mondo spesso sceglieva a capriccio le sue amanti e le prendeva con grande malizia e furbizia, cambiando aspetto o forma, lasciando poi le sue vittime esposte alla vendetta della gelosa e oltraggiata moglie Era. E' quanto accadde alla tenera Io, a Callisto, o a Europa; accadde anche a Semele che pure gli concepì il divino Dioniso. Altre volte, nella volontà di Zeus di dare figli a donne mortali, i poeti e i mitografi hanno voluto ricercare un atto provvidenziale: Leda che egli fecondò sotto forma di cigno, doveva partorire Elena affinché provocasse un conflitto sanguinoso che facesse diminuire la popolazione troppo numerosa della Grecia e dell'Asia; dall'inganno perpetrato nei riguardi di Alcmena nascerà Eracle, l'eroe destinato a liberare il mondo dai mostri. L'iconografia ci presenta il dio in vari atteggiamenti: nudo mentre scaglia la folgore; tranquillo mentre impugna la folgore e si appoggia allo scettro; eretto col corpo parzialmente avvolto nelle vesti; seduto, impugnante con la destra lo scettro sormontato da un'aquila e recante con la sinistra protesa una Nike.