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Molto tempo fa, nel
solstizio d'inverno, il Sole si trovava nella costellazione del
Capricorno e, nelle zone lungo il tropico meridionale, raggiungeva a
mezzodì il punto visuale più alto nel cielo (zenit): per questo il
tropico venne chiamato "del Capricorno". Oggi invece, per
effetto della precessione, il solstizio inizia quando il Sole è nel
Sagittario.
La stella alfa capricornii, corrispondente al muso, è chiamata anche
Algedi o Giedi, nome che deriva dall'arabo al-jadi, "il
capretto". Delta capricornii si chiama anche Deneb Algedi,
"coda di capretto" in arabo.
Questa costellazione venne introdotta per la prima volta dai
Babilonesi e Sumeri circa 4 millenni fa e rappresenta una strana
creatura dalla testa, zampe anteriori e busto di capra, e la coda di
pesce.
Per i Greci si trattava di Pan, il dio della campagna. Originariamente
egli aveva tutte le quattro zampe di capra e si dilettava a dar la
caccia alle donne ed a sonnecchiare. Il suo urlo era tanto forte da
spaventare la gente ed è per questo che è stata coniata la parola
"panico". Un giorno tentò di acchiappare una ninfa, ma
questa si trasformò in un gruppo di canne che al soffiare del vento
emettevano un suono talmente delizioso che il dio, riunendone alcune
di diversa lunghezza, formò la celebre siringa, o zampogna di Pan. Ci
sono tre interpretazioni sulla mutazione del suo aspetto: secondo
Eratostene aiutò gli dei nella lotta contro i Titani, soffiando su
una conchiglia e quindi mettendoli in fuga. A causa della conchiglia
la sua parte posteriore si sarebbe tramutata in coda di pesce. Secondo
Igino, invece, la mutazione sarebbe dovuta al fatto che il dio lanciò
contro i nemici dei crostacei, ma ciò risulta poco convincente.
Secondo un'altra interpretazione, Pan aiutò una seconda volta gli dei
quando Gea (la Madre Terra) mandò contro di loro il mostro Tefeo: il
dio in un primo momento consigliò gli altri dei di mutarsi in animali
per ingannarlo. Lui stesso si rifugiò in un fiume e trasformò la sua
parte posteriore in pesce. Zeus lo affrontò ma ci lasciò i nervi
delle gambe, che gli furono restituiti proprio da Pan ed Ermete: il
sommo dio dunque poté riprendere la lotta e riuscì a folgorare il
mostro, che venne poi imprigionato nel Monte Etna, le cui eruzioni
erano considerate i suoi respiri. Zeus in memoria dei suoi aiuti
immortalò Pan nel cielo.
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