>

La Chiesa Nel Rinascimento

Donato Bramante

 

Bramante e Leonardo a Milano

 

1   INTRODUZIONE

 

 

Bramante Pseudonimo di Donato di Pascuccio d'Antonio (Monte Asdrualdo, Pesaro 1444 - Roma 1514), architetto italiano, considerato, insieme a Michelangelo e a Raffaello, una delle maggiori personalità artistiche del Rinascimento italiano. Coniugando gli ideali formali dell'antichità classica con quelli dell'arte cristiana, attinse a una monumentalità che aprì la strada al più elaborato stile barocco del secolo seguente.

 

2

 

LA FORMAZIONE E LE OPERE MILANESI

 

 

Bramante compì la sua formazione artistica come pittore, probabilmente presso la corte dei Montefeltro a Urbino. I primi lavori di cui si abbia notizia lo vedono tuttavia attivo in Lombardia, a Bergamo e a Milano: riscossero successo i suoi affreschi di Filosofi, eseguiti nel 1477 nel Palazzo del Podestà di Bergamo. A Milano, dove giunse intorno al 1482 (o forse prima, secondo alcuni critici), iniziò a lavorare come architetto, occupandosi del progetto per la chiesa di Santa Maria presso San Satiro (1482-83 ca.). Straordinaria fu in questo edificio la sua soluzione per l'abside, che non poteva essere realizzata secondo i canoni tradizionali per mancanza di spazio oltre la parete di fondo: Bramante la rappresentò allora pittoricamente, dipingendo una falsa prospettiva che suggerisce la profondità spaziale. Con questo espediente, che gli permise di non rinunciare allo schema rinascimentale della chiesa a pianta centrale (sancito dalla formulazione teorica e dall'opera dell'Alberti), dimostrò un uso della prospettiva più evoluto rispetto a quello espresso, ad esempio, da Brunelleschi, e vicino piuttosto alla maestria di Andrea Mantegna, i cui affreschi nella Camera degli Sposi di Palazzo Ducale, a Mantova, sarebbero stati oggetto di un attento studio da parte del giovane Bramante. Architetto di Ludovico il Moro negli anni di Leonardo, diede il suo contributo in città e nel ducato per numerose opere, elaborando tra l'altro i progetti per i chiostri e la canonica per Sant'Ambrogio e per il tiburio del Duomo a Milano, per il castello di Vigevano e la piazza adiacente, per il Duomo di Pavia. Risale al 1490 la tavola Cristo alla colonna (Pinacoteca di Brera, Milano), nella quale l'artista marchigiano elabora in modo personale i canoni rinascimentali della rappresentazione della figura umana, giungendo a una straordinaria resa plastica, che influenzerà la pittura delle generazioni seguenti.

Per la tribuna di Santa Maria delle Grazie (1492-1495 ca.), Bramante coniugò i principi del Rinascimento fiorentino con la rimeditazione di elementi tipici dell'arte lombarda romanica e paleocristiana (come piante poligonali e decorazioni in cotto), realizzando quella "divina geometria" alla quale pittori, matematici e filosofi rinascimentali tendevano, rifacendosi agli insegnamenti di Platone e di Pitagora.

 

 

3

 

GLI ANNI ROMANI

 

 

Dopo la conquista francese del ducato e la cacciata di Ludovico il Moro, nel 1499, Bramante lasciò Milano per stabilirsi a Roma, dove, fino alla morte, lavorò quasi esclusivamente per il papa Giulio II. A contatto con le splendide testimonianze dell'antichità classica, il carattere decorativo del suo stile andò smorzandosi a favore di una più spiccata monumentalità. Il primo grande progetto romano, il tempietto di San Pietro in Montorio (1502), è un santuario circolare sormontato da una cupola, ispirato al tempio romano della Sibilla, a Tivoli; privo di decorazioni esterne, è una delle massime espressioni dello stile rinascimentale, nel quale gli ideali latini di severitas ("austerità") e dignitas ("decoro") sono applicati e interpretati con grande eleganza e raffinatezza formale. Significativamente Palladio, nei suoi Quattro libri dell'architettura (1570), citò questo edificio quale unico esempio di architettura "moderna" degna di stare a fianco dei templi dell'antichità.

I due progetti più importanti del Bramante a Roma, che segnarono gli anni di maggiore creatività, furono quelli (non realizzati) per la riedificazione della Basilica di San Pietro e per il collegamento tra i Palazzi Vaticani e la residenza estiva del papa, sulla collina del Belvedere. Il disegno di San Pietro prevedeva un grande edificio a pianta quadrata absidata sormontato da una cupola centrale, con quattro cupole più piccole e quattro torri; i piedritti e gli archi che avrebbero dovuto sostenere la cupola furono eretti, ma, prima che la struttura fosse completata, il progetto fu radicalmente alterato da Michelangelo e da Carlo Maderno: fu quest'ultimo a completare la Basilica nella forma attuale, a pianta rettangolare.

Per i Palazzi Vaticani era prevista l'aggiunta di tre corti su tre livelli, collegate da ampie scalinate e culminanti in un'esedra. Notevoli per l'innovativa disposizione assiale e per la meravigliosa ampiezza, i giardini non furono tuttavia realizzati secondo il progetto bramantesco, per l'introduzione di un corpo di fabbrica trasversale che ne alterò completamente proporzioni ed effetto scenografico.

 

 

"Bramante, Donato"Microsoft® Encarta® Enciclopedia Online 2002
 http://encarta.msn.it © 1997-2001 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.