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Alfa Romeo

 

Cosa dire di questa ditta che per decenni ha insegnato a tutti, ma proprio tutti, a costruire automobili. Certo le finiture ed il comfort di marcia non sono mai stati punti di vanto della casa del Biscione… ma quando si parla di prestazioni e comportamento su strada, poche auto riuscivano a tenere il passo segnato dalla ditta del Portello.

I casi particolari di vetture eccezionali prodotte dall’Alfa Romeo sono innumerevoli, quindi l’biettivo di questa pagina è far conoscere alcuni modelli che di più mi stanno a cuore.

Per incominciare una breve storia.

Azienda produttrice di automobili, le cui origini risalgono alla Società Italiana Automobili Darracq, fondata a Roma nel 1906, per la costruzione di autovetture a basso costo. In seguito gli stabilimenti costruiti a Milano, nell'area del Portello, passarono nelle mani di un gruppo italiano, costituito in prevalenza da appassionati automobilisti, con il nome di Alfa Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, e poi, nel 1915, nelle mani dell'Accomandita Ing. Nicola Romeo e Co.

Nel 1933 divenne proprietà dell'IRI, che nel 1938 iniziò la costruzione dello stabilimento di Pomigliano d'Arco a Napoli.

Nel 1944, su pressioni delle autorità tedesche, si unì in un Consorzio con l'Isotta Fraschini per la costruzione di alcune parti del motore Junkers. Nel 1948 l'azienda passò sotto la direzione di Finmeccanica, modificando da quel momento la sua produzione: non più autocarri e motori marini, ma auto in serie di media e grossa cilindrata. Bisogna aspettare però fino agli anni Cinquanta per assistere alla ripresa dell'azienda, con la costruzione di un nuovo stabilimento ad Arese, nel 1960. Negli stessi anni la società decise di avviare una nuova fabbrica a Pomigliano, per la produzione di vetture di fascia inferiore. L'Alfasud – questo il nome del nuovo stabilimento – si trovò subito in serie difficoltà finanziarie, anche a causa dello scarso successo del modello prodotto.

La crisi energetica e le lotte operaie e sindacali che caratterizzarono gli anni Settanta hanno inciso profondamente sulla società, conducendola nel 1978 ad avviare un progetto di ristrutturazione, che prevedeva una joint venture con la giapponese Nissan. Il programma di rilancio però non diede i risultati sperati, e nel 1986 l'azienda venne ceduta alla FIAT, che la fuse con la Lancia nel nuovo gruppo automobilistico "Alfa Lancia S.p.A.", divenuto operativo nel 1987.

Attualmente il marchio Alfa Romeo è di proprità di Fiat Auto S.P.A.

Un po' di storia sportiva: oltre ad innumerevoli vittorie nella mitica Mille Miglia prima della seconda guerra mondiale con le storiche 1750 (nome poi ripreso da una famosa e bellissima berlina da rapina di fine anni '60), l'Alfa Romeo si è aggiudicata le prime due edizioni del campionato mondiale di Formula 1 nel '50 e nel '51. Nel 1950 vinse Nino Farina (parente del famoso carroziere) sulla tipo 158 "alfetta" (anche il nome di questa vittoriosa macchina fu ripreso negli anni '70 per un'altra storica berlina da rapinatore). In questo campionato del mondo le auto della scuderia del Portello vinsero TUTTE e 11 le gare disputate. L'anno successivo vinse Fangio su tipo 159 ("alfetta" anche questa) con ponte De Dion posteriore (vedere la sezione Alfa 90 per chiarimenti circa questa sospensione prodigiosa) e motore 1500 cc 8 cilindri in linea con compressore Roots bi-stadio e 425 cavalli di bontà. Il 1500 più potente mai costruito fino all'avvento dei turbo in Formula 1.

Nel 1977 L'Alfa Romeo vinse il doppio titolo piloti (con Arturo Merzario) e costruttori del campionato mondiale sport prototipi con la 33 (anche questo nome è stato rirpreso per la gloriosa erede dell'AlfaSud) dotata di motore 12 cilindri boxer. Nel 1975 aveva già vinto il titolo costruttori. E' storia più recente la vittoria nel 1996 del DTM con la 155 V6 che, per fortuna, di quest'auto aveva solo il nome. Motore longitudinale, trazione integrale con 3 differenziali a controllo elettronico e un motore potenetissimo le hanno permesso di sbaragliare la concorrenza tedesca.

Una piccola precisazione: gli epiteti "da rapina" o simili usati precedentemente non sono e non vogliono essere offensivi nei confronti delle auto a loro abbinati, anzi!

Adesso passiamo alle auto, quelle vere e belle!