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"Un gatto nero! Tocca
ferro!" "Un gatto nero: porta sfortuna!" e così via. Quante
volte abbiamo
sentito frasi del genere? E quante volte ci siamo arrabbiati?
Tantissime, immagino. Il mito del gatto nero che porta sfortuna
è duro a morire, ed è talmente radicato nella nostra cultura che
non ci si chiede neppure più perchè sia così.
Ma come mai un normale micio dal mantello color della notte
porta con sé questa carica di mistero? Come spesso accade con i
gatti anche questa leggenda affonda le proprie radici in un
tempo lontano, il tempo dell'antico Egitto. Per gli Egizi molti
animali avevano profonde valenze religiose. Il gatto era
associato,
tra l'altro, al culto di Iside, la dea che aveva il proprio
regno nella notte. La notte è il tempo del riposo, della vita
animale che si sveglia e agisce di nascosto, dei boschi
che vivono di mille movimenti furtivi e silenziosi.
Di notte gli uomini
sognano e i boschi respirano, le donne raccontano storie ai loro
bambini per farli addormentare, la luna sorge e le stelle
brillano rendendo il cielo denso di magiche luci. E' un mondo
misterioso e segreto, legato al femminile e alle divinità madri.
E' il mondo di Iside, come lo sarà poi di Artemide, Diana
cacciatrice, per i
Greci e i Romani: miti talmente simili da confluire l'uno
nell'altro, perché in fondo si tratta di storie senza tempo.
Il gatto, e soprattutto quello nero, è l'animale più adatto ad
affiancare la dea della notte. Nero, silenzioso e furtivo si
muove nell'oscurità, caccia abilmente, ha occhi che brillano e,
come la dea notturna, veglia mentre altri dormono. E' sacro, ed
è il prediletto di un culto che è sempre più diffuso soprattutto
nelle zone rurali, dove le leggi della natura, l'alternanza di
veglia e sonno e il ciclo delle stagioni
hanno tanta importanza per la vita dell'uomo.
Con l'avvento del cristianesimo, però, qualcosa cambia. I culti
pagani devono essere cancellati e se non è possibile estirparli
vanno assimilati. Molti antichi dei divengono
demoni, creature
maligne da combattere, Iside per prima. E il gatto nero suo
alleato segue lo stesso destino, non più sacro ma diabolico,
maligno, pericoloso. E menagramo! Altrove si ritiene invece che
fare del bene a un gatto nero serva a impedire che il demone in
lui possa offendersi e a propiziarselo:
in questo caso porta fortuna. Nasce così nei paesi anglosassoni
l'immagine positiva del gatto nero.
Nel medioevo i gatti neri (tutti i gatti in realtà, ma quello
nero ancor di più, viste le sue pericolose "alleanze")
venivano bruciati assieme alle streghe. Secondo il mito, però,
basta che il micio abbia anche solo pochi peli bianchi per non
essere considerato
davvero diabolico,
insomma per salvarsi. Ma noi che sappiamo che si tratta solo di
un mito vediamo nelle nostre panterine creature splendide e
cariche di amore. Per noi non porteranno mai sfortuna, ma solo
pensieri di cieli stellati sotto i quali sognare!
Gatto
nero day
Ecco la rivincita dei
gatti neri. Sin dal Medioevo questi poveri micini sono stati
discriminati proprio a causa del colore del loro manto: venivano
addirittura considerati come gli animali di diavoli e streghe ed
è stato calcolato che ogni anno se ne uccidono più di 60mila!!
Ma a partire dal 17 novembre 2007 (data non scelta a caso,
ovviamente) i micini neri potranno godere di una giornata
dedicata tutta a loro: il 17 novembre, infatti, sarà il “gatto
nero day“.
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