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La
chiesa, di architettura gotica, secondo il canonico Spano, probabilmente
esisteva già quando nel 1554 la ricca e pia matrona cagliaritana
Gerolama Rams fece costruire il monastero adiacente e vi si ritirò
con altre cinque compagne secondo la regola di S. Chiara.
In origine sopra
la porta d'ingresso si poteva ammirare una bella tavola dell'Immacolata
che ora viene conservata all'interno.
Il portale d'ingresso, con grande arco a sesto acuto, è sormontato
dallo stemma della famiglia Brondo che aveva il patronato della chiesa.
L'interno, cui si
accede attraverso un atrio con volta a botte, è costituito da una
sola navata divisa, da un arco, in due campate con volta a crociera e
da un presbiterio (capilla mayor) rialzato e coperto con volta stellare;
dalla navata si aprono le cappelle laterali, tre per lato, a pianta rettangolare,
ricoperte anch'esse con volta stellare.
La chiesa si presenta ricca di altari e di marmi con un pulpito anch'esso
di marmo.
L'altare maggiore
è per una metà di marmo e per l'altra di legno dorato; al
centro, nella parte superiore, vi si trova una tela, probabilmente di
pittore romano, raffigurante la Purissima. Altre due tele molto interessanti
sono quelle rappresentanti la Madonna di Monsterrat e la Madonna del Rosario.
Secondo le antiche cronache, nel giorno dell'Immacolata la chiesa veniva
addobbata riccamente di damasco, e veniva portato in processione, dal
Capitolo Metropolitano, un simulacro dell'Immacolata considerato miracoloso.
Secondo la tradizione, questo simulacro fu trovato fuori dal monastero
nel 1573 senza che nessuno sapesse chi lo avesse collocato.
Interessanti erano gli abiti e gli ori con i quali veniva vestita, ma
molto curiosa era l'usanza di mettere ai piedi della statua, oltre a una
moltitudine di fiori, anche della frutta. Ai piedi di essa vi si trovava
anche una mezza luna d'oro.
Sempre dalle cronache
del tempo sappiamo che durante l'assedio francese del 1793 le monache
furono costrette, dall'arcivescovo Melano, a lasciare il monastero.
Nel 1799 il monastero fu visitato dalla regina Maria Clotilde, moglie
di Carlo Emmanuele IV e due mesi dopo vi tornò con il Re e altre
Dame.
La chiesa, fino alla chiusura per restauro, ospitava un simulacro della
Vergine delle Grazie che veniva portato in processione fino alla Cattedrale.
Oggi il monastero attiguo in parte costituisce il convento delle suore
della Sacra Famiglia e in parte ospita le aule della Scuola Media "G.
Manno".
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