UNA STRADA E UN PONTE La piccola stazione delle origini era stata intanto sostituita con un'altra ben pił grande e comoda, destinata a durare fino a che la guerra non la distrusse.
Negli anni Venti sorse per i residenti stabili l'imponente "Palazzo dei Ferrovieri", con annessi Dopolavoro e la Provvida, spaccio di "generi diversi" riservato ai privilegiati "addetti ai lavori". E altre case sorsero lungo l'unica strada sterrata per i residenti temporanei, meno belle e pił costose. A due, massimo tre piani, erano dotate di carenti servizi igienici, prive di riscaldamento, con caminetti a legna e carbone per cucinare, che - raccontano i superstiti - se ti scaldavano il petto ti lasciavano gelate le spalle. E gli inverni erano crudi: il grande fiume portava umiditą e fitte nebbie, mentre d'estate dispensava afa e zanzare. Ma a poco a poco arrivavano le stufe di ghisa, veniva creata la rete fognaria, asfaltata la strada che col traffico pressoché inesistente era aperta ai giochi di bambini e ragazzi, mentre le donne nella bella stagione vi sedevano presso gli scalini a sferruzzare e chiacchierare; strada a cui arrivavano i prati lą dove la fila delle case si interrompeva. La chiesa ebbe sede stabile in due stanzoni al pianterreno di un caseggiato privato, ex-bettola e ex-"sala da ballo". Unico distintivo, una croce di legno che si illuminava solo in occasione della festa del Patrono (Sant'Antonio da Padova, mentre titolari della parrocchia erano i santi Giuseppe e Marco) e una campanella, "ereditata" da un macellaio (Cinelli) che se ne serviva per chiamare a raccolta gli abitanti, quando due volte alla settimana scendeva da un vicino paese Penna in Teverina) a vendere la carne. Poco distante, sempre in un caseggiato privato, fu aperta la scuola, che dapprima semplice pluriclasse, infoltendosi la popolazione si scisse presto in classi singole. Di fronte, attraversata la strada, al bivio delle due linee ferroviarie per Ancona e Firenze, c'era un ponte cavalcavia che permetteva l'accesso alla piana del fiume, con qualche casa a filo dei binari. Ponte, si racconta, dove venivano portati i bambini a respirare il fumo delle locomotive a vapore per curare tutte le tossi, pertosse compresa. Altre "deviazioni" alla strada principale, quella su cui affacciava la scuola, che dopo una piccola salita prendeva il nome di via Fiume e subito dopo la curva quello di via Zara per costituire insieme un "quartiere" dal pomposo quanto immeritato nome di "cittą-giardino". Dall'altro capo della strada, verso sud e in direzione di Gallese, un altro piccolo agglomerato di case dal nome altrettanto pomposo di Monteverde o anche Pozzo delle Cornacchie (volatili per la veritą mai visti a memoria d'uomo) e poco oltre la contrada Baucche, detta Barca di San Francesco, con altro valico sul fiume, costituito questa volta da un vero barcone che traghettava sull'altra riva uomini, animali e mezzi, ancorato mediante una specie di carrucola a una fune di metallo tesa sul fiume tra due robusti pali.
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