SVAGHI Così la borgata, ormai definitivamente Orte Scalo, prosperava. Per raggiungere il capoluogo c'erano in origine, sul piazzale della stazione, carrozze, brek a sette posti, landò e calessi padronali. Era subentrato uno sconquassato automezzo e infine comparve una decente corriera. Botteghe e bottegucce, osterie e trattorie si moltiplicarono, gli alberghi diventarono quattro, nacquero una fabbrica di laterizi, una fabbrichetta di birra, ghiaccio e gazzose, un'altra di dolciumi, un'eccellente falegnameria, un pastificio, una tipografia... Al generale relativo benessere non corrispondevano però grosse possibilità di svago. Ma le esigenze allora erano quanto mai modeste e gli uomini si accontentavano delle tradizionali bocce, delle partire a "ruzzolone" e di quelle a carte o a biliardo al Dopolavoro o ai "caffè" (non ancora "bar"). Come alternativa arrivò la radio, "lusso" riservato dapprima a pochissimi privilegiati, quindi "adottata" nei locali pubblici, dove si potevano seguire in contemporanea avvenimenti, concerti e soprattutto le amatissime partite nazionali di calcio. Per i bambini ogni stagione aveva i suoi giochi, primo fra tutti quello del pallone (perlopiù strapazzato e sgonfio), poi la bicicletta, il cerchio, le palline, le figurine. Giocattoli pochi e di solito molto modesti. Per tutti - le donne in prima fila - c'era il piccolo cinema domenicale del Dopolavoro, con i film muti rallegrati da una fitta serie di comiche. Locale presto surclassato dal Cinema-teatro Primavera, appositamente costruito con tanto di loggione. Fu lì che si poté assistere ai primi film sonori, mentre saltuariamente ospitava compagnie di giro che venivano a rappresentare commedie, drammoni, operette e perfino opere, puntualmente strapazzate da pochi orchestrali e cantanti di quart'ordine. Ma erano pur sempre un avvenimento. Durante l'estate il grande diversivo era costituito dal fiume. E se i giovani privilegiavano le spiaggette sotto il ponte di ferro, ai pic-nic (che allora si chiamavano semplicemente "merende") era sacra la piana coltivata a orti, dove il fiume, raggiungibile attraverso viottoli sabbiosi, faceva un'ampia curva e offriva comode radure ricche di vegetazione per mangiare, scherzare, ridere, e per gli ardimentosi, fare il bagno. Era questa, per i più, l'unica "villeggiatura" possibile... una volta la settimana. Intanto, anche se a piccoli passi, la borgata progrediva. La popolazione aumentava. Davanti al mitico palazzo dei ferrovieri s'innalzava ora il grande Molino Centrale; dietro, un altro palazzo per i ferrovieri era sorto, più piccolo ma più moderno; accanto fu costruito un bell'edificio scolastico e davanti al Dopolavoro fu aperta una quasi elegante pista da ballo all'aperto, mentre oltre il ponte di ferro trovava finalmente collocazione l'agognato campo sportivo... E su tutto ormai svettava la nuova grande chiesa, voluta e realizzata dall'infaticabile e da tutti amato e stimato - anche dai non credenti - parroco Padre Geremia.
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