LA CHIESA

Anche in questo caso è d'obbligo il solito "passo indietro".

A una nuova grande chiesa Padre Geremia pensava da anni. La "spinta"gli venne dal nuovo Vescovo, Mons. Santino Margaria, eletta figura di prelato, che al suo arrivo nel 1931, in una sosta  allo Scalo, alla folla accorsa ad acclamarlo promise :"So che desiderate una nuova chiesa: ne siete degni. L'avrete".

Era il tanto atteso Vescovo che la Provvidenza, nella quale Padre Geremia non cessò mai di confidare, metteva sulla sua strada. Spalleggiato dal Vescovo, con la collaborazione di un Comitato appositamente costituito, diede inizio all'ambizioso progetto. E l'intera borgata - compresi coloro che se ne erano allontanati ma senza dimenticarla - si schierò al suo fianco.

Nell'Ottobre dello stesso anno fu acquistato il terreno, tremila metri quadrati. Il 13 giugno successivo, festa del Patrono, fu posta la prima pietra e esposto il progetto: in stile gotico, la nuova chiesa apparve enorme, e da capogiro la spesa prevista. Padre Geremia gliel'avrebbe fatta?

Il 13 giugno 1933 la messa in onore del Patrono fu celebrata tra le fondamenta e le impalcature dell'enorme costruzione. Quattro anni dopo, completata nelle sue strutture essenziali, la chiesa diventò funzionante. Ma poiché Padre Geremia la "sua" chiesa la voleva bella oltre che grande, occorsero ancora alcuni anni per vestirla di marmi, e arricchirla di altre statue, dipinti, affreschi e vetrate istoriate; e infine, di un monumentale organo.

Ormai alle spalle le fatiche, i dubbi, le angosce per gli enormi debiti necessariamente contratti, nel '40 la chiesa poteva considerarsi un sogno realizzato. In che modo tanto denaro fosse affluito, forse neppure Padre Geremia sarebbe stato in grado di dirlo con precisione. Di certo avrebbe potuto assicurare (con malcelato orgoglio) che fino all'ultima lira egli l'aveva spesa per la "sua" chiesa.