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ovvero i libri che leggo, via via che li leggo, perchè, come e dove, più che recensioni, briciole, perchè un libro è sempre un'avventura e ciascuno di loro merita un pensiero e un ricordo.
Non sono abbastanza colta da considerarmi un'intellettuale, ma i libri sono davvero importanti per me. A volte ho fantasticato di essere rinchiusa, in un'orrida segreta o in un'angusta caverna, oppure in una prigione dorata, ed ho sempre pensato ... non sarebbe poi così terribile se mi fosse concessa la mia dose giornaliera di libri da leggere... Ricordate la "Schachnovelle" di Stefan Zweig? Un libro può diventare veramente qualcosa di indispensabile, un oggetto da cui dipende la propria sopravvivenza e salute mentale.
Sono una lettrice onnivora, anche se non vorace. Leggo e rileggo. A volte ricomincio da capo. E' come se volessi spremere il libro di tutto quello che può darmi, se temessi di lasciare qualcosa di inesplorato in mezzo alle sue pagine. E di ogni libro cerco sempre di arrivare fino all'ultima pagina, perchè credo che non si possa conoscere e soprattutto giudicare un libro senza averlo letto fino in fondo.
Forse noterete come gran parte dei libri citati qui sotto li ho "trovati in casa" o "nella biblioteca di famiglia" oppure ancora "in uno sgabuzzino in casa dei miei genitori" ... Un po' di espressioni diverse per dire la stessa cosa, che è poi molto semplice. L' amore per i libri l'ho ereditato da mio padre; e se lui mi ha lasciato ormai da un po' di anni, non mi ha lasciato sola, ma in compagnia di migliaia di volumi collezionati durante un'intera vita di appassionato, che non smettono, e non smetteranno mai di stuzzicare il mio interesse e suscitare il mio entusiasmo.
Gunther Grass - Il tamburo di latta -
Un libro crudele, spietato, un'opera grande, forse, ma di un'amarezza senza speranza ...
Avevo visto il film omonimo in Germania vent'anni fa; non capivo granchè il
tedesco e la scena che più mi è rimasta impressa è naturalmente il celebre
episodio, con cui il romanzo si apre, del fuggiasco che si nasconde sotto le
ampie gonne della
contadina, dove, si dice, goda di lei lasciandola gravida. Ma non è vero. Oskar
è
assai esplicito, nel suo racconto, nel negare che sua madre fosse veramente
stata concepita in un campo di patate, che fu soltanto il luogo di inizio
di quell'amore fra il fuggiasco e la nonna contadina, famosa
per le sue meravigliose quattro gonne.
Non è una favola questo romanzo, anche
se a volte sembra che vorrebbe esserlo, che finga di esserlo, ingannando nel
suo gioco cinico il lettore. E la ricchezza degli avvenimenti, l'esplosione
della fantasia narrativa trascina in un vortice senza speranza, perchè
crescere, progredire, non è bello, anzi è peccaminoso, anzi è criminale.
Lungi dal formulare un giudizio, la mia è solo una sensazione di pelle, il
timido giudizio di chi legge per provare emozioni: quello che manca,
totalmente, in questo libro è la poesia. E forse il cinismo
letterario è una rispettabile forma artistica, però la poesia salva la vita ...
Pino Cacucci - Tina -
... Chi era veramente Tina Modotti forse, e giustamente, non lo sapremo mai perchè ... la meravigliosa Tina non conobbe vergogna di vecchiaia, morì a 46 anni scivolando con leggerezza nell'enigma e nella leggenda .
La vita di Tina Modotti fu così intricata, ricca e misteriosa da stuzzicare l'ingegno di qualsiasi aspirante biografo o narratore. Forse fra qualche secolo, se ancora ce ne sarà l'interesse, qualcuno riuscirà a romanzarla in modo da renderle pienamente giustizia. Oggi, quando ancora gli avvenimenti che l'hanno segnata bruciano nelle coscienze e infiammano polemiche, il biografo non può che vestire i panni del cronista, senza penetrarne il segreto. Così Pino Cacucci, forse per scelta, per ritegno, o forse più semplicemente per ignoranza, assai poco ci dice di Tina; spesso si limita ad enunciare gli avvenimenti della sua vita, cercando di vivacizzarli con qualche improbabile tentativo di drammatizzazione. Ma ciò che veramente gli interessa è utilizzare l'esempio della vita di questa donna per una vibrante denuncia contro la dittatura di Stalin, e le sue regole inumane, che oppressero e frantumarono non solo un popolo, ma coscienze e speranze del mondo intero. Questo messaggio Cacucci, discepolo di George Orwell, vuole soprattutto trasmettere con questo libro, comunque da leggere, comunque interessante e consigliabile. Anche se un libro che parli veramente di Tina, come donna e come persona, forse non potrà mai essere scritto.
Giorgio (Vladimir) Scerbanenko - La Milano Nera -
Un personaggio originale per la sua epoca, Duca Lamberti, medico per studio e scelta, ma investigatore per nascita e destino, vanta al suo attivo moltissimi tentativi di imitazione...
Ho sentito parlare di questo autore da Lucarelli alla radio e mi sono
curiosamente ricordata di avere, proprio nella mia biblioteca, per chi sa qual
caso o
combinazione, un grosso volume piuttosto malandato rifasciato con una carta
marroncina, che non avevo mai letto... Ho trovato l'introduzione accattivante,
un'appassionata e anche disperata autobiografia dell'autore. I romanzi brevi
contenuti in questa raccolta (*) sono uno spaccato netto e impietoso della
società italiana degli anni '60, le storie sono sincere e originali, perchè
rimangono ben collocate nel genere, senza fronzoli nè cadute di stile. Attuali
nell'impianto scenico, avvincenti e ben costruite, rivelano solo a tratti il
gusto dell'epoca, i suoi limiti, e cioè un certa arretratezza culturale,
testimoniata per esempio dall'odio quasi razzista nei confronti degli
omosessuali.
(*)"Venere privata", "Traditori di tutti", "I ragazzi del massacro" e "I
milanesi ammazzano il sabato".
Philip Dick - Do Androids Dream of Electric Sheep -
Da questo libro il celebratissimo Blade runner ... ma c'è molto di più
Nessuna traccia nel film cult che si è ispirato a questo libro degli animali meccanici, presenza opprimente e fondamentale nel racconto originale. Nè degli animali veri divenuti status symbol e oscuro oggetto di desiderio. E nessuna traccia nel libro che ha ispirato il film cult di un para-umanità degli androidi, di una loro supposta peculiare sensibilità e memoria. Mai come in questo caso, il film e il libro parlano due lingue diverse, perchè diverso e inconciliabile è il messaggio che vogliono mediare. Gli androidi del libro ingannano bene, ingannano fino in fondo ...
Stephen King - The Green Mile -
... Questo romanzo si svolge in un corridoio, l'ultimo miglio, che lungo un miglio naturalmente non è. Un corridoio con il pavimento di linoleum verde, un corridoio che è l'anticamera dell'inferno ...
Ho deciso di leggere questo libro prima di andare a vedere il celebre film omonimo perchè appartengo a quella categoria di persone che non permetterebbero mai a un film, comunque bello, di rovinarmi l'emozione di leggere una storia. Le storie di SK sono quasi sempre degne di attenzione, perchè sapientemente orchestrate, anche se la mia natura scettica rimane abbastanza fredda di fronte all'intervento del soprannaturale, sia esso magia bianca (come in questo libro) o nera. Pubblicato a puntate per una specie di sfida, all'ingombrante ombra di Charles Dickens (che l'autore si schernisce con falsa modestia di potersi permettere di imitare), è, come alcuni romanzi di King, un po' lento nello sviluppo, tanto da sprecare alcune delle brillanti idee di cui è costellato.
Herman Hesse - Knulp -
Storia di un vagabondo
Knulp è un vagabondo romantico che ricorda un poco il santo bevitore di Roth,
ma di quest'ultimo è molto più fortunato. Innanzitutto non beve, Knulp, è
pulito e chiaro, ha dei ricordi dolci e tristi di donne che hanno incrociato la
sua vita. Il suo grande capolavoro è la conversazione con Dio. Un Dio che lo
ascolta e gli parla, e che, compassionevolmente, lo assolve
non solo dai suoi improbabili e lievissimi peccati, ma sopratutto dal dubbio e
dal rimpianto di non aver fatto abbastanza per godere e far tesoro
dell'insostituibile dono della vita
La grande poesia, la magia di
Herman Hesse non è così facile come l'ardore dell'adolescenza ci faceva
credere. Certo Herman Hesse è, e rimarrà, uno scrittore caro ai giovani, quasi
indispensabile per imparare a pensare, ma la sua grande arte sta anche nel
fatto che con la
maturità se ne colgono sfumature ed emozioni insospettate, e tutte le sue parobole ci appaiono più vicine, e anche più vere.
Doris Lessing - Il quinto figlio -
Quanto è disponibile la nostra società occidentale, nella sua forma più casalinga, ad accettare il diverso? Doris Lessing non ha dubbi: nessuna tolleranza, accettazione, comprensione. Niente.
Non ho una grande passione per Doris Lessing, scrittrice in grado di suscitare ora smodati entusiasmi ora critiche velenose; accanto a chi l'adora, ho conosciuto chi l'aveva familiarmente soprannominata Boring Lessing e non so se dargli torto... Ultima rampolla di una delle più fulgide tradizioni di narrativa, cioè la magnifica narrativa inglese di cui la sottoscritta è un'amante esagerata, Doris forse non ne è l'erede più degna, con il suo stile casalingo, a tratti pericolosamente superficiale. Proprio per questo mi incuriosiva vedere come riesce a cimentarsi con la storia che comincia con una gravidanza ricca di analogie con Rosemary's Baby di Polanski... Ma questa volta il soprannaturale non c'entra niente, si tratta solo di un trito interrogativo sociologico. Ma neppure gli animali, i tanto bistrattati, torturati e vituperati animali, in realtà subiscono un giudizio e un trattamento più impietoso...
Boris Pasternak - L'infanzia di Zenja Ljuvers e altri racconti -
Il grande autore di 'Il dottor Zivago' ... avrà ancora qualcosa da dirci? Sono dispersi nell'aria gelata i fumi della rivoluzione, ora il mondo davvero poco assomiglia a quello che Juri sognava, abitava, immaginava ...
Se mi aspettavo una narrazione, una storia, dovrò rassegnarmi alla delusione ... Perchè questa vuol essere soprattutto poesia e, a tratti, avvince veramente come solo la poesia sa fare. E se tuttavia a volte invece stanca e diviene sfuggente e insondabile, e insensata, forse è solo colpa della traduzione, chissà... Non mi resta che suggerire alcune, memorabili, citazioni.
La vita che aveva cessato di essere una poetica inezia cominciava ad evolversi in un rigida favola nera man mano che diventava prosa e si trasformava in fatto.
... la viuzza solitaria era illuminata come si illuminano gli avvenimenti nel sogno: in una maniera cioè molto violenta e molto silenziosa come il sole inforcati gli occhiali si mettesse a cercare in un ranuncolo.
William H.Prescott -
Storia della conquista del Messico
-
compendio a cura di C. Harvey Gardiner
Tutta questa vicenda ha più l'aria di una favola che di storia! di una leggenda romanzesca , di un racconto da Mille e una Notte! (pag.356)
Un'epopea storica, e insieme fantastica, perchè le leggende non sono altro che
realtà trascorse, e nella narrazione trasfigurate ... Bisogna conoscerla, la
storia del Messico, anche attraverso queste fonti. Bisogna conoscerla, la
storia dell'America e della fatale divisione dei popoli nativi che generò la
loro disfatta e rovina. Persino la Corona (di Spagna), come afferma Prescott e
come secondo lui testimonia "ampiamente la legislazione coloniale, si trovò
sempre in conflitto con lo spirito avido e mercenario dei colonialisti".
I rozzi e impietosi tentativi di Cortés di convincere Montezuma ad abbandonare
i suoi dei e abbracciare l'unica vera fede, precoci e maldestri anche a detta
del prete che lo accompagnava, sono una precisa testimonianza non solo della
cattiva volontà, ma soprattutto dell'incapacità a concepire la diversità. Gli
dei di Montezuma erano idoli sanguinari che esigevano sacrifici umani cruenti.
Il Dio di Cortès non esigeva tali sacrifici, ma ugualmente i suoi adepti glieli
tributavano, trucidando con l'inganno e senza pietà i suoi nemici. Mai i due si
rivolsero l'uno all'altro come esponenti della stessa razza animale.
Ora il nostro gelido giudizio di figli della democrazia, di cittadini liberi in
paesi in cui la schiavitù pare scomparsa, si cala come la lama di una scure sui
ricordi storici di massacri e ladrocini. Ma la storia si ripete ... e si
ripeterà ancora.
Regine Pernoud - Le femme au temps des cathédrales -
nec domina, nec ancilla, sed socia (Vincent de Beauvais, sec. XII)
La donna è sempre stata quella perpetua 'minorenne' che fu nel secolo XIX? E'
sempre stata segregata dalla vita politica come nella Francia del Re Sole?
Partendo da queste domande (retoriche?), Regine Pernoud mi ha accompagnato in un fantastico viaggio alla riscoperta della storia medievale.
Per niente oscuro il Medioevo per la donna, che godette di un periodo di felice
considerazione e libertà nei secoli dal IX al XIII, durante gli anni dell'
"amor cortese"... cioè nell'epoca in cui all'uomo "forte" viene chiesto di
mettere la sua forza al servizio dei deboli, un precetto unico nel suo genere
in tutta la storia della civiltà ... nell'epoca in cui alle fanciulle veniva
ancora riconosciuto il diritto all'istruzione, la stessa o quasi impartita ai
loro fratelli ... nell'epoca in cui invenzioni semplici ed essenziali come il
mulino, il caminetto, il giogo per i cavalli, i vetri per le finestre, gli
specchi e il sapone solido, rivoluzionarono l'esistenza quotidiana ...
quest'epoca, largamente sconosciuta, che l'autrice ama e con grazie e arguzia
mi racconta...
Jane Austen - L'abbazia di Northanger -
Catherine a Henry : - Voi mi capite? Ma certo, io non sono capace di parlare
tanto bene da non farmi comprendere.
- Henry a Catherine: - Brava! Ecco,
un'eccellente satira del linguaggio moderno -
E sarebbe difficile dargli torto, anche se sono passati 200 anni.
Forse non molti dei miei tre o quattro lettori saranno d'accordo (e penso
soprattutto ai lettori di sesso maschile), ma per me Jane Austen è uno dei
piaceri della vita e si divide questo onore quasi alla pari con Robert L.
Stevenson. Interprete di squisita intelligenza di una classe media inglese
certamente all'avanguardia in quanto a libertà dei costumi, anche in questo
piccolo libro, la cui esilissima trama potrebbe far sorridere i grandi
narratori di storie, la misteriosa Jane (e non è enigmatico il suo sguardo in
tralice nel familiare ritratto di Cassandra?) regala quelle sue pillole di
saggezza da salotto, che assomigliano al bisbiglio di una bambina cresciuta
troppo in fretta.
Una bambina che ha imparato benissimo a parlare senza farsi capire, ma non le
va giù di essere obbligata a comportarsi in modo così stupido.