A dare un’idea della mole di tali problemi,
basterà accennare a quello della mano d’opera. Si è dovuta, infatti,
addestrare a nuovi metodi di lavoro (adeguati a razionali criteri di intensa
meccanizzazione dei servizi) una rilevantissima massa di maestranze reclutandola
da elementi che, spesso, erano del tutto nuovi ad ogni lavorazione mineraria.
Intimamente connesso a quello delle
maestranze, era il problema degli alloggi.
La soluzione del problema degli alloggi per i
minatori della Sardegna, ha trovato tangibile espressione nel nuovo Comune
fascista di Carbonia.
La località nella quale è sorto il nuovo
Comune carbonifero sardo è stata scelta nelle immediate vicinanze dei numerosi
pozzi, costituenti le miniere Sirai, Schisorgiu, Tana, Nuraxeddu e Serbariu.
Essa era delimitata ad Ovest dalla Via Nazionale Iglesias – Porto botte, a sud
dalla strada congiungente questa al Comune di Serbariu, ad Est ed a Nord dalla
linea delle Serre Lurdagu e Narboni su Fredi.
In un primo tempo la città sarebbe dovuta
sorgere sul monte Sirai, forse per lasciare libero l’attuale territorio
occupato e sfruttare al meglio le risorse carbonifere. Ma poi venne scelta la
zona definitiva tenendo conto delle sue caratteristiche.
In quella zona il terreno discende, con dolce
declivio, verso la miniera di Serbariu e si apre con ampia vista verso la piana
sottostante ed il non lontano Tirreno, offrendo notevoli risorse panoramiche per
le numerose e belle visuali.
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