APPUNTI STORICI SU SAN NICETA di DON NICETA SINDACO
|
Il nome Niceta significa vincitore, perché deriva dal verbo
greco "nicao". Il Menologio Sirlentiano fa questo elogio del nostro
martire: " Commemorazione di San Niceta Martire, il quale, nato
sotto l'impero di Costantino Magno, e educato nella Regione dei Goti,
al di là del Danubio, nell'odierna Romania, non comunicava con i
barbari, ma, educato nella fede dal santo vescovo Teofilo, faceva
comunità con uomini pii, che adoravano il vero Dio. Incarcerato dal re
Atanarico per la fede cattolica, fu sottoposto a molti tormenti e in
fine morì arso vivo". Il Menologio basiliano compendia gli atti di San Niceta così: Il combattimento (certamen) del Grande Martire Niceta. Niceta fu un eccellente (praeclarus) martire di Cristo, al tempo dell'imperatore Costantino, di nazionalità gotica, fiorente in mezzo al suo popolo per nobiltà e ricchezze, istruito nella fede da Teofilo, vescovo religiosissimo (piissimo) della Gozia. Quando tutta la gente dei Goti fu divisa in due fazioni e l'una e l'altra si elesse un principe, uno dei due principi volò dall'imperatore romano, il quale dopo aver fatto una spedizione contro il tiranno della fazione contraria (Atanarico) e dopo aver riportato una insigne vittoria e assoggettato i Goti, da quel tempo il genere dei cristiani si moltiplicò tra i Goti. Il primo di questi fu Niceta, che apertamente (ex summa libertate) annunciava la fede al popolo. Ma quando l'imperatore romano se ne andò, i Goti infedeli, accesi da furore, suscitata contro i cristiani la persecuzione, tormentarono chi in un modo, chi in un altro; Niceta invece lo condannarono al fuoco, dopo averlo tormentato con molti supplizi. Simeone Metafratte (X secolo) nel vol. V degli "Acta
sanctorum septembris" pagg. 40-43, aggiunge alle notizie dei
menologi Sirlentiano e basiliano, i rapporti indiretti di Niceta col
vescovo goto Ulfila, considerato successore di Teofilo, e quelli di
intima amicizia con Mariano di Cilicia (nell'odierna Turchia), dando poi
la relazione della traslazione delle sue reliquie nella città di
Mopsuestia, e del culto, che esse ebbero colà dapprima privato, quindi
pubblico e solenne. Il prof. Giuseppe Gabrieli, illustre cittadino di Melendugno,
Bibliotecario della R. Accademia del Lincei, in occasione del giubileo
sacerdotale di suo zio D. Luigi Gabrieli, Arciprete di Calimera,
pubblicò nel 1912 , alcuni appunti su "San Brizio e San
Niceta". 1) Della STORIA ECCLESIASTICA di Socrate (439), adattandola alla biografia di S. Niceta, specialmente quando illustra i rapporti diretti o indiretti di Niceta con i Vescovi Teofilo e Ulfila; quest'ultimo ariano. Si preoccupa di dimostrare che S. Niceta non era ariano. 2) Da una sincera tradizione locale (Apseudès paràdosis) fedelmente
conservata quale eredità e successione da padre a figli, la quale
narrava come Mariano fu guidato da una stella sul luogo del martirio e a
riconoscere il corpo bruciato dell'amico Niceta tra i tanti martiri, di
notte. 3) Terza fonte: "TA OIKEIAKA' SUMBO'LAIA" di Mariano " di felicissima memoria, conservati fino adesso". Cioè: "DOMESTICI (Familiari o privati) PATTI" (strumenti, documenti o segni) che attestano e confermano la cronologia della storia ecclesiastica di Socrate. P. Delahaye congettura trattarsi di "un breve ragguaglio o processo verbale, una semplice attestazione datata dell'identità del corpo del Santo, il cui testo era stato forse conservato in un'iscrizione". L'anonimo autore degli "Atti di San Niceta" (di cui P. Delehaye) dopo aver narrato la deposizione delle sante reliquie, " dalla casa di colui che le aveva messe in salvo (Mariano) al tempio erettogli alle porte di Mopsuestia" aggiunge: " tòte tòn antìkeira toù leipsànou toù aghìou pìstei cratèsantes" cioè " allora si tennero, trattennero, per fiducia (nella sua miracolosa protezione) il pollice del Santo". Chi fece ciò? I familiari o i parenti di Mariano, perché, sembra, fosse morto. Il prof. Gabrieli a pag. 19 vede in quei PATTI DOMESTICI un piccolo scritto lasciato da Mariano in memoria del Santo suo amico, con la data del trasporto delle venerate spoglie, dalla Dacia in Cilicia e conservato insieme con la suddetta reliquia (di cui era una autenticazione), dagli eredi di Mariano; i quali forse vi aggiunsero la data della traslazione nella basilica dedicata al Santo Martire. La data è il 15 settembre, che perciò non è il giorno del martirio ma della deposizione delle sacre reliquie nella basilica di Mopsuestia come esplicitamente dichiara l'anonimo mopsuestiano. Le notizie personali biografiche riportate dal documento anonimo sono
esigue, vaghe e generali. Continua: TEOFILOU ton ieròn tes didascalìas aperusàmenos remàton, ossia : bevve alle sacre correnti della sacra dottrina di Teofilo. Il Metafraste quindi mette in evidenza l'ortodossia di Niceta, poiché numerosi erano i Goti ariani. Pochi i particolari del martirio riportati dal
manoscritto: "dopo averlo spezzato (rottane con verghe le membra)
trascinato e pesto, lo gettarono nel fuoco". L'anonimo agiografo conclude: " I miracolo del Santo Martire Niceta, molti e diversi, convien lasciarli che li narrino quelli stessi che li hanno ricevuti. Chi infatti è più eloquente degli infermi risanati? Quanto al presente martirio, esso è opera di verità, non abbellimento di loquela" |