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IL VANGELO DELLA DOMENICA
Il commento al vangelo domenicale si ferma alla domenica di Pentecoste. Riprenderà, come al solito, nel prossimo mese di settembre.
Buone vacanze a tutti.
Donato Calabrese
PENTECOSTE
( Atti 2,1-11)
In questa domenica la Comunità cristiana è chiamata a celebrare la Festa della Pentecoste. Era anticamente una celebrazione agricola: la festa della mietitura, nella quale venivano offerte le primizie dei prodotti dei campi. Un giorno molto sentito nel mondo ebraico, anche perché la festa era accompagnata da particolari manifestazioni di gioia.
Col tempo andò ad assumere particolarmente il significato di Festa della rinnovazione dell'Alleanza. Ed è stato proprio questo significato, che ricorda l'Alleanza sul Sinai, ad ispirare il brano che stiamo per ascoltare. La Gerusalemme cosmopolita fa da sfondo alla Pentecoste cristiana dello Spirito.
Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: <<Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio>>.
Due cose colpiscono la nostra attenzione con la lettura di questo brano: la prima è rappresentata dai continui riferimenti all'esperienza del Sinai, da parte del Popolo di Israele, ma soprattutto da parte di Mosè. Non a caso, come abbiamo detto prima, la festa di Pentecoste ricorda la rinnovazione dell'Allenza stipulata da Dio con il suo popolo sul monte Sinai: il vento, il fuoco, la terra che trema, sono immagini che ricorrono nella manifestazione di Dio a Mosè.
La seconda realtà è più vicina a noi, anche se è collegata alla prima. E' la novità di questo immenso Popolo di Dio. Non più il popolo di Israele celebra l'Alleanza con Dio, ma il Popolo cristiano: "Parti, Medi, Elamiti". Un popolo che nasce dalla potenza creatrice e rigeneratrice dello Spirito Santo ed è composto dagli abitanti di tutta la terra, al di là di ogni barriera di lingua e di razza. Un Nuovo Popolo che ha stipulato una Nuova Alleanza, quella non sancita con sangue di montoni ma sul sangue stesso di Cristo, con la sua immolazione sul Calvario.
La festa della Pentecoste è quindi la inaugurazione ufficiale del nuovo Patto di Dio con il suo popolo, poiché, come dice San Paolo nella lettera agli Ebrei:
<<io stipulerò con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un'alleanza nuova; non come l'alleanza che feci con i loro padri, nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dalla terra d'Egitto; poiché essi non son rimasti fedeli alla mia alleanza, anch'io non ebbi più cura di loro, dice il Signore. E questa è l'alleanza che io stipulerò con la casa d'Israele dopo quei giorni, dice il Signore: porrò le mie leggi nella loro mente e le imprimerò nei loro cuori; sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Dicendo però alleanza nuova, Dio ha dichiarato antiquata la prima; ora, ciò che diventa antico e invecchia, è prossimo a sparire. (Ebrei 8,8-13).
A differenza, però, dell'Antica Alleanza, con la Pentecoste cristiana non viene promulgata nessuna legge, ma viene effuso lo Spirito Santo, che è la Nuova Legge del cristiano: dal di dentro, dall'interno di ogni cuore, egli, nella dolcezza e nell'amore, opera indirizzando al bene e infondendo la forza per attuarlo. Ecco perché Dio, per mano dell’apostolo delle genti, ripetendo ciò che già aveva anticipato col profeta Ezechiele, così parla: << porrò le mie leggi nella loro mente e le imprimerò nei loro cuori; sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo>>(Eb. 8,10; 10,16).
La grande rivoluzione di amore apportata dalla festa della Pentecoste cristiana, che supera abbondantemente quella ebraica, è evidenziata proprio dal fatto che Dio non è più presente nel suo popolo mediante una Legge data su tavole di pietra, ma per mezzo lo Spirito del Figlio Suo, vale a dire con tutto sé stesso.
Il commento al Vangelo della Domenica è svolto da Donato Calabrese , responsabile del Programma religioso "Vivere la Speranza", irradiato su TVSette Benevento e curatore dello spazio biblico "Incontro con la Parola" della stessa trasmissione |
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