Parrocchia S.Giovanni  Battista

                                                                   Casale POPOLO  (in dialetto Popal)   

                     "Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni"

 

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a  C. POPOLO

 
   
 
 

 

 
 
 
 
  Al Popal 'd'na vota

di Giuseppe Deandrea "Batistin"

Da chi n'drera

di Guido "Fidrigun"

 

 

 

 

 

 
   

     

 Previsioni in Piemonte

     

Casale Popolo | — I verbali delle visite pastorali rappresentano una fonte preziosa, in alcuni casi unica e insostituibile, per la conoscenza precisa e capillare del territorio diocesano. Sono effettuate regolarmente a luoghi e persone della diocesi, secondo il dettato del Concilio di Trento che ne prescriveva l’obbligo canonico da parte del vescovo.

Oltre ad offrire importanti informazioni storico-artistiche, spesso arricchite da un elenco di oggetti e arredi destinati al culto (altari, quadri, reliquie), questi documenti offrono uno spaccato significativo della realtà demografica, sociale ed economica dei centri visitati.
E’ il caso della comunità parrocchiale dell’antica borgata di Rabeto, oggi raccolta intorno alla chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista a Casale Popolo.
Una di queste visite pastorali, effettuata nell’ottobre 1893 da mons. Paolo Maria Barone, ci offre qualche ulteriore contributo di conoscenza sull’istituzione della chiesa parrocchiale.

“Il santo titolare della parrocchia è San Giovanni Battista Precursore. Se ne celebra la festa il 24 giugno, cantandovi messa solenne al mattino per tempo attesta l’urgenza del taglio delle messi, ed i vespri seguiti dalla benedizione verso sera. La chiesa è stata costrutta negli anni 1602-1603, nel qual anno 1603 è stata eretta in parrocchia da mons. Tullio Carretti li 12 settembre, staccandone i popolani dalla cattedrale di Casale, con riserva al capitolo della nomina del parroco, mediante l’offerta di una candela da una libra da presentarsi dal parroco (o da chi per esso) ogni anno nel giorno di S. Evasio 12 novembre infra missarum solemnia, in signum submissionis (dopo la messa solenne, in segno di sottomissione, ndr); e lire 1,50 per le illuminarie”.

Così si legge nella relazione del rettore don Paolo Minazzi di Occimiano, coadiuvato dal viceparroco don Carlo Vanni di Morano, appena ordinato sacerdote e presente per “voto manifesto della Reggenza interprete del desiderio della popolazione” che se ne assumeva in parte l’onere “perché provvedesse la seconda messa festiva con preghiere”.

E poco il parroco così descriveva la sua comunità: “Il numero delle anime secondo che risulta dalla brutta copia di stato d’anime compilata da me in questo stesso anno risulta di 3550; quello delle famiglie: 900. Il distretto della parrocchia è di 2 miglia e mezzo. Comprende quattro cantoni oltre le cascine disperse. Nel cantone Chiesa compreso la cascina Nuova dinanzi alla cappelletta di S. Lorenzo fino a quella chiamata Brigna vi sono anime 690; in quello del Corno 630, ed avvi una chiesuola; in quello del Castello 530 ed avvi una cappelletta; in quello dei Grassi 450. Nel gruppo di cascine Mazzarino e Cavallino 260; nelle cascine disperse qua e colà compreso il gruppo d’anime accanto al ponte di Casale 990”.

Tuttavia, nonostante il numero elevato di parrocchiani, don Minazzi lamentava la scarsa presenza alle funzioni religiose degli uomini che “nei giorni di domenica sono costretti in gran parte ad andare al mattino a Casale, sia per ritirare il denaro guadagnato nella passata settimana, sia per trovare lavoro per la successiva, e sia anche per provvedersi quello di cui abbisognano. Quindi è che da una parte considerevole sente la parola di Dio nella parrocchia e l’altra a Casale. Alla sera però all’istruzione il numero è maggiore, benché in buon numero vadano alle vicine osterie anche in tempo della parola di Dio sotto pretesto (come difatti in parte è vero) che in chiesa non vi è posto in commodo a sedersi”.

A ottobre l’arcivescovo di Leopoli
Appuntamento davanti alla chiesa parrocchiale di Casale Popolo. Entriamo in chiesa dove ci raggiunge un maglietta rossa un indaffarato parroco don Taddeo Rapala (sta dando gli ultimi ritocchi all’area sportiva esterna). Don Taddeo è nato in Polonia, diocesi di Tarnuf, studi a Roma, poi servizio religioso alla congregazione di S. Michele, a Santhia, all’Addolorata e a Popolo dal 2006, facente funzione a Balzola. Il parroco dice messa una volta al mese in polacco con il console di Milano e quello onorario di Torino, vi partecipano una sessantina di persone delle comunità di Ovada, Novi, Casale e Vignale. Vediamo subito in una cappella laterale un medaglione appena realizzato da Luca Pagella effigiante la pesca miracolosa. D’Andria dice che secondo lui in quel dipinto “Cristo parla in dialetto”, il parroco aggiunge che è un quadro vocazionale. Saliamo una ripida scala con accesso al museo, ammiriamo un palio realizzato dal non dimenticato Idro Grignolio per il Palio dei Cantoni (non siamo a Siena ma era un evento molto sentito). Il Museo è ricavato in un salone alto e luminoso, spiccano su un tavolo fratino grandi messali, alle pareti reliquiari, carte gloria e pianete, in una vetrina altri reliquiari, ostensori, due navicelle per l’incenso e un altarino ligneo dorato.

Proseguiamo la visita in casa parrocchiale per l’ordinato archivio e per riprodurre foto del parroco con il Pontefice Giovanni Paolo II incontrato più volte, ad esempio alla nunziatura Varsavia durante una visita papale come chierico di servizio e a Roma, concelebrante nella cappella privata a fianco degli appartamenti pontifici. Il centro sportivo in fase di completamento: a fianco del campo di calcio sono stati realizzati quelli di beach volley, due di calcetto e rifatto quello di basket, a settembre si inaugura quello da tennis.

All’aperitivo un importante annuncio: domenica 7 ottobre visita ufficiale dell’arcivescovo di Leopoli e presidente dei vescovi ucraini monsignor Mieczyslaw Mokrzycki (nella foto) che è stato secondo segretario di Papa Woytila e per due anni anche del pontefice attuale. Sarà già a Popolo sabato 6 in visita privata e in suo onore si terrà un concerto della cantante lirica popolese Isabella Giorcelli con la Filarmonica di Vinovo.

Ricerche Storiche su C. POPOLO

Il territorio di Popolo, alla sinistra del Po, è situato in una zona nei cui dintorni alcuni ritrovamenti archeologici ci riportano sino al periodo preistorico e protostorico. Ritrovamenti di una certa intensità, risalenti al Paleolitico, si sono avuti in più parti del territorio. 

In epoca pre-romana poi, nella zona di Popolo, erano stanziate popolazioni celto-galliche. Lo testimoniano i toponimi Rigomagus (Trino)di origine chiaramente gallica, il cui significato è "campo"  e Carbantia (Balzola) il cui nome deriva dal  termine gallico per indicare il "carro". Nell'Intinerario Burdigalense questra strada è cosi segnata: Civita Taurini M.X, Torino, "Mutatio ad Decimum" XII, nei pressi di Settimo, "Mansio Quadratis" XI Chivasso, "Mutatio Ceste" VIII, tra Crescentino e Fontaneto, "Mansio Rigomano" X, Trino vecchio, "Mutatio ad Medias" XIII, metà strada (Balzola - Popolo), ecc. .  La strada  da Rigomano giungeva alla Mutatio ad Cottias( Cozzo) passava per la Mutatio ad Medias. Tale località è da identificare, con molta probabilità a Casale POPOLO. Lo testimoniano i ritrovamenti archeologici effettuati nel Cantone Cavallino e nella adiacente regione Venturina.

Il sepolcreto regione Cavallino, posto a sud dell'abitato, rivolto verso il fiume Po, in posizione sopraelevata e che costituirono le naturali sponde del fiume oggi spostatosi verso la collina. Numerosi e copiosi i ritrovamenti effettuati nel campo a breve profondità ed in punti disparati e altri messe alla luce nel letto della roggia antistante. Tombe caratteristiche scavate a pozzetto, si rinvenne in mezzo a grossa terra nera un grande ossario in cotto contenente ossa calcificate, poco distante, oggetti vari di bellezza femminile: un lacrimatoio in vetro, una coppa in vetro azzurro, alcuni aghi incrinali, due orecchini in vetro azzurro artisticamente modellati, un lumicino i terracotta  con la scritta in rilievo Comunis, alcuni grani di collana in cotto fusaioli.  Successivi ritrovamenti si rinvennero nella stessa zona : un'anfora contenente ossa e, vicino ad essa un frammento di pugnale, una coppa in terracotta, un lacrimatoio in vetro ed alcuni cocci di anfore, due vasetti in vetro, una moneta di bronzo sulla quale la classica sigla romana S.C. (Senatus Consultus), un'anfora, un mattone rosso con la scritta "Terti" de monete con figure in rilievo, un vasetto in vetro ed una fibula in bronzo. Nella quinta e sesta, poste entrambe nel letto della roggia, anfore contenenti ossa e detriti di legna carbonizzati. Regione Venturina. Situata a breve distanza dal campo Cavallino. Si scopre un tratto di strada lastricato con grosse pietre e lastroni di terracotta rossa  

Nonostante questi ritrovamenti, non si può testimoniare l'esistenza di un insediamento, comunque l'origine di questo sobborgo con datazioni certe viene citato nel 600 viene citata la " Selva Cornea" nel racconto della vita di Sant'Evasio. 

E', probabilmente, in base ad informazioni che il parroco G. M. Bersani, sul libro Entrate - Uscite della Chiesa 1787, scriveva "questa parrocchiale di Popolo dalle cognizioni che ho potuto avere, anticamente chiamavasi "Borgo Orriano".

Certamente, a quel'epoca, la zona alla sinistra del fiume doveva essere abiata da non molte famiglie rurali; le attività erano legate al disboscamento della Selva ed alla coltivazione; il territorio era peobabilmente in parte paludoso, per il corso non stabilizzato del Po. Le comunicazioni con l'altra riva avvenivano mediante in barcone ancorato con una carrucola ad in cavo che portava da una riva all'altra persone e carri.

Dal 400 al 900 il territorio di Popolo fu toccato dalle varie invasioni e scorrerie di popolazioni barbariche. Nel 401 Alarico e i suoi Visigoti saccheggiarono tutta la Valle Padana e pongono l'assedio ad Asti. Verso la fine del 405 tocca a Radagaiso con i Goti effettuare scorrerie in questi territori. Nel 489 entra in Italia Teodorico, re degli Ostrogoti; la loro presenza è segnalata dallo storico Cassiodoro. Verso la fine del 400 si hanno le scorrerie dei Burgundi, Rugi, Eruli. Nel 558-569 si ha l'invasione dei Longobardi. E' durante l'assedio di Pavia (569-572) che le nostre terre furono invase dalle fare (gruppi di occupazione) e dagli arimanni (milizie poste a presidio di punti chiave come città, passaggi sui fiumi, ecc) che vi giunsero attraverso la Lomellina.

Ponte sul Po, (a Cavallino) magnifica costruzione il cui tavolato poggiava su forti tronchi piantati nel letto del fiume. Non era molto alto sull'acqua e non aveva ripari esterni. Non era molto largo e passava solo un carro in una sola direzione: due carri non si sarebbero potuti incrociare. Ed era fatto in tre tronconi: la parte centrale era un pratica un ponte levatoio che per mezzo di catene e due argani poteva essere alzato per consentire al centro del fiume il passaggio di barconi con carichi alti. Al di là, sulla sinistra, si era creata un vasta spianata col disboscamento per la costruzione di un vasto ricetto fortificato da una alta appuntita palizzata. Nell'interno si notavano alcuni grossi fabbricati in tronchi di quercia, protetti da una massiccia torre con bertesca, sulla quale sventolava la bandiera bianca, crociata di rosso. Oltrepassato il ricetto, lungo la stretta sinuosa strada che si addentrava nella Selva Cornea, lo stesso sentiero si biforcava, dirigendosi sia verso la Braida di Matasco terra dei Cavalieri dell'Ospedale sia a valle verso la Strada Vercellese. Ma appena oltrepassata la prima cortina di alberi si notava che era sorto un grande villaggio con varie case di legno col tetto di paglia. Le case erano poste intorno ad una strada che si incrociava. Su un sentiero all'inizio delle prime case e che si dirigeva verso sinistra, a fianco del limitare del massiccio verde della foresta, era posto un asse sul quale una mano aveva disegnato di nero un cavallino: indicava la strada verso il vasto recinto nel quale trovavano posto i cavalli. Forse da ciò è rimasto il nome della località Cavallino.  Le case del Borghetto crescente dovevano trasferirsi un giorno o l'altro tutti gli abitanti di Casale di S. Evasio, volenti o nolenti: questo era l'intendimento dei Vercellesi e dei Milanesi. Un pò più a valle vi era un vasto prato delimitato a settentrione da centenari alti alberi di pioppo, le cui vette cuspidate parevano toccare i cirri che si addensavano nel cielo( la zona ha ancora oggi mantenuto il nome di Praione). Cavallino e Corno forse sono stati  i primi insediamenti abitativi alla sinistra del fiume PO .

 Dal 1800 in poi la storia di Popolo si identifica  con quella di Casale, ma alcuni avvenimenti sono ancora da citare. Nel 1849, dopo la sconfitta dei Piemontesi a Novara, Popolo dovette subire le angherie degli Austriaci che requisirono viveri, foraggio, case, letti, biancheria e altro. Nel 1859, Garibaldi, con i suoi Cacciatori delle Alpi, tende un'imboscata agli Austriaci nella zona del Corno. La trappola non ebbe esito positivo e gli Austriaci poterono ritirarsi.       

di  Federico Cappello  (Popolese).

 

 

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Ultimo aggiornamento: 16-09-12