Sommario. I
cosacchi non costituiscono un
gruppo etnico; oggi sono in prevalenza slavi russi, ma anticamente
erano tartari
della steppa (vedi Kazakistan). Guerrieri valorosi, discendono dai
soldati
utilizzati nei secoli XV-XVII dal governo centrale per difendere i
confini
dalle minacce tartare. La cavalleria cosacca fu in prevalenza avversa
ai
bolscevichi e continuò a combatterli fino al 1928, ma in seguito
si
integrò nell’Armata Rossa distinguendosi come reparto d’élite;
negli anni della rivoluzione i vari gruppi avevano cercato, di
costituire repubbliche indipendenti. Tutte ebbero breve vita.
Attualmente i cosacchi sono oltre tre milioni, molti sono contadini,
altri servono nell’esercito. Pur aspirando all’autonomia, mai hanno
raggiunto l’unità nazionale essendo sparpagliati in varie zone
della Russia.
Kazac'i Voiska, dal 1932
Bandiera adottata nel
1932 per tutti i cosacchi di tutte le stirpi e riconosciuta come
nazionale nel 1951 dal governo cosacco in esilio. La sequenza dei
colori non è assoluta (comunemente giallo-azzurro-rosso, ma
anche azzurro-rosso-giallo). I colori sono
in relazione ai tartari (azzurro), ai russi (rosso) e ai calmucchi
(giallo).
Sommario. I
cosacchi del Don, erano uno dei gruppi più importanti insieme a
quello del Kuban, costituito da soldati del Don, calmucchi e
contadini russi. Nel 1917 costituirono una repubblica indipendente in
funzione antibolscevica, situata
presso il fiume omonimo tra la Calmucchia, il Kuban e il mar d’Azov,
corrispondente grossomodo all'attuale regione di Rostov
e nota col singolare appellativo di “Onnipotente Armata del Don”. Ma
nel 1920 la repubblica fu riassorbita dall’Armata Rossa.
Onnipotente Armata del Don, Vsevelikoe Voisko Donskoe,
1918-1920
Bandiera nazionale
adottata il 17 maggio 1918
e confermata dalla costituzione del 15 settembre successivo. La
bandiera
scomparve quando lo stato (che si era costituito nel dicembre del
1917),
dopo aver appoggiato la causa dei "bianchi", nel febbraio 1920 dovette
cedere
all'offensiva sovietica. I tre colori, che rappresentavano i tartari, i
calmucchi
e i russi, furono in seguito riadottati (in differente sequenza) per
rappresentare
tutti i cosacchi e oggi sono presenti sulla bandiera della regione di Rostov.
Onnipotente Armata del Don, Vsevelikoe Voisko Donskoe,
1918-1920
Bandiera della marina da
guerra adottata il 31
ottobre 1918 e abbandonata nel 1920. Derivata dall'insegna della Russia
zarista.
Al centro lo scudo rotondo tratto dall'emblema della repubblica, con un
cervo
delle steppe trafitto da una freccia, nero in campo celeste. Tale
raffigurazione
risaliva agli inizi del XVIII secolo.
Sommario. Una
libera repubblica cosacca sorse a mezzo del XVI secolo nel territorio
intorno all’odierna città di Zaporožje, in Ucraina, sul Nipro, o
Dnepr. Era la cosiddetta Zaporožskaija Seč (lett. “accampamento
fortificato oltre le rapide”). La completa indipendenza degli Zaporogi,
o cosacchi del Nipro, fu per oltre due secoli garantita dallo zar in
cambio dell’appoggio contro la Polonia; il loro spirito ribelle indusse
però la zarina Caterina II a
esautorare l'atamano (1764), a distruggere la Seč (1775)
e a disperdere i cosacchi
trasferendoli
nel Kuban. Oggi il territorio della Seč è suddiviso tra
le province ucraine di Zaporogia
e di Dnipropetrovsk.
Repubblica dei Cosacchi Zapòrogi o del Nipro, Zaporožskaija
Seč, sec. XVIII
Bandiera nazionale degli
zaporogi o cosacchi del Nipro (Dnepr), in uso nel XVIII secolo non
oltre il 1775, allorché la Zaporožskaija Seč, che era il
loro stato, fu distrutto dalla zarina Caterina II.
Sommario. Verso
la fine del XVIII secolo un gruppo di cosacchi del Nipro
costituì una comunità nella regione che prende il nome
dal fiume Kuban, affacciata sulla costa nord-orientale del mar Nero,
ove erano stati deportati dalla zarina
Caterina II. Di loro si persero le tracce verso la metà del XIX
secolo, ma uno stato cosacco del Kuban riebbe l’autogoverno nel 1917 e
si mantenne indipendente dal 1918 al 1920, prima di soccombere
all’Armata
Rossa. Inoltre nel 1918, sempre nella stessa regione, nei pressi di
Novorossijsk, nell’attuale territorio di Krasnodar, fu proclamata da
elementi eterogenei (socialisti, cosacchi del Kuban e vecchi
rivoluzionari) la cosiddetta Repubblica Verde, anch’essa disciolta nel
1920.
Cosacchi del Mar Nero, Ciornomor, c.
1792-c. 1860
Bandiera dei ciornomorskoi,
i cosacchi
del mar Nero, risalente probabilmente al 1792 e durata fino al 1860
circa,
allorché si perdono le tracce del gruppo, in parte trasferito
più
a oriente nel bacino del fiume Terek.
Stato Libero dei Cosacchi del Kuban, Kuban'skoi Kazac'i,
1918-1920
Bandiera nazionale
adottata il 5 dicembre 1918 dallo stato cosacco del Kuban (dichiaratosi
indipendente già
il 15 febbraio) e confermata dalla costituzione dell'8 novembre 1919.
Sventolò per l'ultima volta il 18 aprile 1920, quando i
sovietici
completarono l'occupazione della regione. La larga striscia centrale
color
lampone, che riprendeva la precedente bandiera anche se in
tonalità
differente, rappresentava la popolazione cosacca, mentre le strisce blu
e verde ricordavano rispettivamente le minoranze russa e circassa. La
bandiera è stata ripresa dal territorio di Krasnodar nel 1990.
Repubblica del Mar Nero, Repubblica Verde,
Ciornomorskaija Respublika, Zelenaija Respublika, 1918-1920
Bandiera della
repubblica proclamata il 23 agosto 1918 da elementi eterogenei
(socialisti, cosacchi del Kuban e del Mar Nero, vecchi rivoluzionari)
nel territorio di Novorossijsk e disciolta il 27 marzo 1920,
allorché i bolscevichi entrarono nel paese.
Sommario.
Originatisi dall’armata cosacca del mar Nero al tempo dello zar
Alessandro II (1855-1881), i cosacchi del Terek si erano stanziati
più a est, sul fiume Terek, che
scorre ai piedi del Caucaso tra Cecenia e Daghestan per gettarsi nel
Caspio. Anche il loro stato sorto durante la rivoluzione, scomparve nel
1920 all’incombere dell’Armata Rossa.
Cosacchi del Terek, Terskoi Kazac'i, c. 1918-1920
Bandiera nazionale dei
cosacchi stanziati sul Terek, in uso nel periodo della rivoluzione (c.
1918-1920). I tre colori rappresentavano i cosacchi (il nero), i
mussulmani della Cecenia e del Daghestan (verde) e i russi (rosso).
Sommario. I
cosacchi arrivarono ad Astrahan, nel delta del Volga, nella seconda
metà del XVI secolo e raggiunsero la massima potenza alla fine
del XVI secolo. Anch'essi, in un breve arco di tempo prima del 1920,
costituirono uno stato indipendente.
Cosacchi di Astrahan, Astrahanskoi Kazac'i c. 1918-1920
Bandiera nazionale dei
cosacchi del delta del Volga,
adottata per il governo autonomo controrivoluzionario (c. 1918-c.
1920).
I colori non avevano probabilmente un particolare significato, essendo
ripresi
dalle insegne della formazione militare cosacca costituita localmente
nel
1817.
Sommario. Piccoli
gruppi di cosacchi stanziati lungo il fiume Ural avevano costituito
intorno al 1918 repubbliche autonome (Ural, Orenburg), che si
appoggiavano al governo indipendente della
Siberia. Dopo la caduta di quest'ultimo ripararono verso oriente,
subendo
perdite gravissime.
Cosacchi dell'Ural, Ural'skoi Kazac'i,
c. 1918/1919
Bandiera in uso intorno
al 1918/19 presso i cosacchi controrivoluzionari dell'Ural, riparati in
Iran in seguito alla caduta del governo della Siberia a cui
rispondevano. I colori risalivano al 1775 ed erano quelli della
formazione militare.
Repubblica Cosacca di Orenburg, Orenburgskoi Kazac'i, c. 1918
Bandiera nazionale e da
combattimento in uso intorno
al 1918. Almeno a Orenburg non fu più visibile oltre il 1918
perché in tale data la città era già capitale
della
repubblica sovietica dei Kirghisi (poi Kazakistan). I colori azzurro
e violetto erano di antica tradizione essendo quelli di una formazione
militare costituita nel 1755.