Sommario. Il
Baroda, uno dei cinque regni indipendenti sotto protettorato, di
popolazione non maratta ma fondato dal maratto Pilaji Gaikwar nel 1730,
estendeva un tempo la sua giurisdizione a tutto il Kathiawar, alla
testa di una confederazione, a sua volta federata ad altri stati
maratti. Sotto i britannici fu ridotto a territori frammentati presso
il golfo di Cambay nel Gujarat; questa regione, che oltre al Baroda
comprendeva un gran numero di piccoli principati, attualmente
costituisce uno stato dell’unione indiana e si estende dai confini col
Pakistan fino ad un centinaio di chilometri a sud di Surat,
comprendendo la già citata penisola del Kathiawar delimitata dai
golfi del Kutch e di Cambay.
Regno di Baroda, Regno Gaikwar, Vadodara, c. 1730-1949
Bandiera di stato in uso
dalla fondazione (c.
1730) alla soppressione (1949) del regno. Era una bhagwa zenda
uguale
a quella originale della Confederazione Maratta di cui il Baroda aveva
fatto parte, vale a dire un drappo in proporzioni 1/1, con accentuato
intaglio a coda di rondine. Lo stendardo
del principe (da c. il 1875),
dello stesso colore, era invece rettangolare con simbolo al centro.
Regno di Baroda, Regno Gaikwar, Vadodara, 1921-1949
Bandiera mercantile
concessa il 2 agosto 1921, entrata nell'uso effettivo verso il 1930 e
soppressa nel 1949. Anche Baroda, come altri undici stati affacciati
sul mare Arabico fu dotato di una propria Red Ensign
dall'Ammiragliato britannico. Al battente, entro un
piccolo riquadro, sotto il nome dello stato, figurava un cavaliere
maratto
sormontato da una scimitarra, tratto dallo stemma del Gaikwar.
Sommario. Nel
cuore dell’India, cioè nel territorio corrispondente a grandi
linee all’odierno Madhya Pradesh, esistevano stati fiorenti che, prima
di essere conquistati dai britannici fra il 1802 e il 1818, furono
contesi all’impero Mogol dai maratti, come testimoniano le bandiere
arancioni non rare in questa regione. A ovest dell’Oudh, nella parte
più settentrionale del Madhya Pradesh si estendeva il regno
di Gwalior, dal territorio assai frammentato, compreso tra Ujjain,
l’antica
capitale, e la città di Gwalior. Assoggettato dall’impero Mogol
nel
1526, fu in seguito governato da prìncipi maratti e reso di
nuovo indipendente
sotto
la dinastia Scindhia; nel 1817 arrivarono i britannici che ne fecero
uno
dei cinque regni indipendenti sotto protettorato.
Regno degli Scindhia, sec. XVIII/XIX
Bandiera riportata su
una carta del 1840 circa (Desjardins) che avrebbe sventolato sul regno
di Gwalior tra il XVIII e
il XIX secolo quando i maratti Scindhia regnavano a Ujjain, la prima
capitale.
Regno degli Scindhia, 1713-1818
Bandiera da guerra in
uso dal 1713 fino al 1818, anno successivo all'occupazione britannica.
Come tutti i prìncipi maratti, anche gli Scindhia portarono la
bandiera arancione (zafferano). Per l'esercito di Gwalior era pulita e
tagliata a
coda di rondine; come stendardo
reale
(vedi) o bandiera di stato mostrava
anche dei simboli.
Regno di Gwalior, (1726)-1948
La bandiera di stato di
Gwalior
era la bhagwa zenda arancione dei maratti che si distingueva
perché attraversata da una
larga striscia diagonale rossa con un sole radioso e antropomorfo in
mezzo a due cobra. Le tre figure richiamavano la leggenda secondo cui
uno dei precursori della dinastia Scindhia, ancora bambino, fu protetto
dai brucianti raggi solari dalle spire di un cobra. Notizie sicure di
questa bandiera si hanno fin dal 1908, ma gli emblemi
risalivano al 1726 e comparivano sugli stendardi
reali e su altre
bandiere delle quali non si conosce l'esatto disegno.
Un'altra versione della bandiera di stato, in uso probabilmente a
partire da circa il 1910, era rossa, quadrata, con l'intero stemma di
stato.
Quest'ultimo era lo stesso del 1877 ma con le modifiche apportate una
trentina di anni più tardi: scudo arancio con cobra d'oro e capo
azzurro con crescente d'oro in mezzo a due torri pure d'oro. Supporti
due
lupi; in cimiero, un cobra rosso. Cartiglio arancio con motto in
lettere arabe rosse Ali jah, "rango elevato".
Bibliografia
J.D.
McMeekin, Arms and Flags of the Indian Princely States, 2, sez 3, 1990
- Riv. Marittima, Suppl., 6, 1998 - Archivio CISV, scheda 53/4 bis e
53/17