ETIOPIA
© Roberto Breschi
Sommario. L’origine dello stato etiope si perde nella notte dei tempi. Menelik I, personaggio tra storia e leggenda, figlio di re Salomone e della mitica regina di Saba ne sarebbe stato il primo sovrano. Baluardo africano del cristianesimo, l'Etiopia subì ripetute minaccie dei mussulmani. Nel XIX secolo, dopo un lungo periodo di anarchia con il potere in mano ai grandi feudatari, il paese ritrovò finalmente l'unità , prima con Teodoro II (1852), che sconfisse i vari ras, e quindi coll'imperatore Giovanni IV sotto cui, nel 1875, si unirono i due stati principali, il Tigré e lo Scioa. L’indipendenza, a più riprese minacciata, riuscì a salvarsi dai pressanti appetiti delle potenze colonialiste europee, le quali finirono per riconoscere l’impero etiopico come stato sovrano con pari diritti. Ciò nonostante, nel 1936 l’Italia occupò l’Etiopia e la aggregò ai suoi possedimenti dell’Africa Orientale. In seguito alle vicende della seconda guerra mondiale, nel 1941 il negus negast Hailé Selassié recuperò il trono. Nel 1974-75 una rivolta militare pose fine all’impero e proclamò la repubblica. I colori della bandiera dell’Etiopia furono eletti dagli africani a simbolo di riscatto, perché rappresentavano, nel loro insieme, un popolo per secoli mai assoggettato.


Impero d'Etiopia, Abissinia,
Ityopiya, Yeityopiya Nigusa Negast Mengist, c. 1875 -1881



Prima bandiera nota con precisione dell'impero d'Etiopia (un tempo chiamato anche Abissinia, forse dall'arabo abd-as-salib = "[terra dei] servi della croce"), della quale si conserva ancora un esemplare. Fu introdotta probabilmente sotto l'influenza europea, essendo il concetto di bandiera estraneo alla tradizione locale. Risalirebbe al 1875 allorché Giovanni IV unificò il paese unendo il suo regno, il Tigré, con quello di Menelik, ras dello Scioa. Potrebbe essere definita bandiera di stato o, più correttamente, stendardo imperiale. Dal 1881 risulta scomparsa forse perché il porpora, il bianco e l'ametista erano colori di origine tigrina e non rappresentativi del sovrano dello Scioa. L’emblema centrale, dal disegno alquanto rudimentale, rappresenta il leone di Giuda (l’imperatore era considerato discendente di quella biblica tribù, la stessa di Gesù), sostenente con la destra un’asta con la croce cristiana ornata di nastri.


Impero d'Etiopia, Yeityopiya Negasa Negast Mengist, 1881-1936 e 1941-1975
Repubblica d'Etiopia, Yeityopiya Ripeblik, 1975-1996



1881-1889/1897


1897-1936, 1941-1987 e 1991-1996


1987-1991
Tra il 1881 e il 1889 era in uso in Etiopia un vessillo formato da tre pennoni separati rosso, giallo e verde, con il rosso in alto. Ritenuto talvolta dagli europei come "bandiera nazionale" era tuttavia ancora espressione del sovrano e del tutto estraneo alla popolazione locale. Dal 1889, anno della morte di Giovanni IV e dell'incoronazione del successore Menelik II, l'uso del vessillo si fa più rado, proprio perché considerato segno distintivo del sovrano scomparso. Ma il 6 ottobre 1897 avviene un fatto decisivo: i tre pennoni fino ad allora distinti vengono uniti in un unico drappo e la sequenza dei colori invertita, anche se almeno fino al 1904 si continuerà a vedere sporadicamente il vessillo dai tre pennoni. La disposizione dei colori sarà stabilmente fissata addirittura solo verso il 1914. Il tricolore pulito ebbe un impiego limitato fino all’annessione all’Italia (9 maggio 1936), quando fu abolito. Fu ripreso come bandiera nazionale il 5 maggio 1941 e reso valido anche come insegna mercantile dal 1952. Confermato a partire dal gennaio 1975 dai vari governi repubblicani. Dal 28 maggio 1991 al 6 febbraio 1996 fu anche bandiera di stato. Proporzioni 2/3, tranne che dal 1987 al 1991 (prop. 1/2). Ai tre colori sono stati attribuiti svariati significati, religiosi, naturalistici, oltre a quelli politici e ideologici di circostanza; in realtà il loro simbolismo originario resta oscuro. Di certo, poiché rappresentavano un popolo mai soggetto per secoli allo straniero, i colori furono eletti dagli africani a simbolo di libertà; e quando nel 1957 la Costa d’Oro fu, col nome di Ghana, la prima colonia a diventare indipendente, li pose sulla sua nuova bandiera.


Impero d'Etiopia, Ityopiya, Yeityopiya Nigusa Negast Mengist, 1941 (1914)-1975



Introdotta e definita ufficialmente come bandiera di stato il 5 maggio 1941. Fin dal 1914 era spesso impropriamente riportata come bandiera nazionale, in luogo di quella pulita. Modificata nel disegno dell’emblema nel gennaio 1975, dopo la deposizione di Hailé Selassié e in vista della proclamazione della repubblica. Il leone di Giuda, coronato, d'aspetto fiero e dignitoso, regge con la zampa anteriore destra la croce astile ornata di un nastro dai colori della bandiera. È rivolto al battente ed è leggermente debordante sulla striscia verde.


Impero d'Etiopia, Ityopiya, Yeityopiya Nigusa Negast Mengist, 1949-1975












   
Bandiera da guerra in uso dal 1949 al 1975. Proporzioni circa 3/5 (ufficiali 53/95). Si identificava con lo stendardo reale. Il leone di Giuda era presente solo sul recto del drappo ed era posto all'interno del collare dell'Ordine del Sigillo di Salomone, dal disegno alquanto stilizzato. Altre quattro decorazioni (stelle di Salomone o di David) erano poste nei cantoni. Sul verso, entro lo stesso collare, c'era la figura di san Giorgio che uccide il drago, in ricordo del leggendario fondatore dell'impero Angabo, padre della regina di Saba e uccisore di draghi. La scritta in caratteri amhara sul recto della bandiera significa "Il Leone vittorioso della tribù di Giuda". Anche sul verso, ma non sempre, figurava una scritta "Grande Stella d'Onore". Non si sa se, anche prima del 1949, lo stendardo reale fosse usato come bandiera di guerra.


Impero d'Etiopia, Ityopiya, Yeityopiya Nigusa Negast Mengist, c. 1962-1975



Bandiera della marina da guerra adottata verso il 1962. Nel gennaio del 1975 (v. più avanti) subì le stesse modifiche della bandiera di stato relativamente al leone. Proporzioni 2/3. Drappo blu con la bandiera di stato nel cantone, secondo l'uso britannico.


Repubblica di Etiopia, Ityopiya, Yeityopiya Manguist, 1975

Bandiera di stato, introdotta nel gennaio 1975, prima ancora della proclamazione della repubblica (21 marzo); sostituita il 12 settembre 1975. Proporzioni 2/3. Le modifiche apportate all’emblema centrale riflettevano il nuovo orientamento dello stato portato dalla rivoluzione repubblicana. Furono così eliminati i simboli dei poteri della monarchia e della chiesa: la corona sulla testa del leone (non più “di Giuda”, ma “d’Etiopia”) e la croce, sostituita da una lancia.

 


Sempre a gennaio del 1975 fu modificata anche la bandiera da guerra. La nuova differiva da quella di stato solo per il verso, ove fu mantenuta la figura di san Giorgio, come sul corrispondente vessillo imperiale. Furono invece cancellati la scritta, il collare e le stelle di Salomone. Poco dopo tuttavia fu abolita ogni distinzione dalla bandiera di stato.


Repubblica d'Etiopia, Ityopiya, Yeityopiya Manguist, 1975






Nel gennaio 1975 la bandiera blu della marina da guerra subì come quella di stato lo stesso ritocco della figura del leone, non più "di Giuda" ma "di Etiopia". L'insegna fu comunque ben presto abolita: dopo una breve apparizione con il tricolore pulito nel cantone non si hanno più notizie certe della sua esistenza.


Repubblica Socialista d'Etiopia, Hebrasabawit Yeityopiya, 1975-1987





Bandiera di stato adottata il 12 settembre 1975 e modificata il 17 settembre 1987, quando fu adottato un nuovo stemma. Proporzioni 3/5. Il complicato emblema posto sul tricolore era zeppo di simboli. Al centro un sole con 14 raggi, tanti quanti le regioni; sovrapposti ad esso, una ruota dentata e un aratro, per l’industria e l’agricoltura. L’aratro era legato da una corda che disegnava una “U”, corrispondente alla “ha” aramaica che simboleggiava l’istruzione. In basso c’era il leone d’Etiopia sopra uno scudo con armi incrociate. Intorno, rami di piante locali e, in alto, la scritta in aramaico “Governo Militare Provvisorio dell’Etiopia Socialista” (Yahebresabawit Yeityopiya Gizeyawi Wottadderawi Manguist).


Repubblica Democratica Popolare d'Etiopia,
Yeityopiya Hizbawi Demokrasiyawi Ripeblik, 1987-1991





Bandiera di stato adottata con la nuova costituzione del 12 settembre 1987 e soppressa il 28 maggio 1991, in seguito alla caduta del regime di Menghistu. Proporzioni 1/2. Il nuovo emblema aveva molti elementi in comune col precedente: il sole radiante (di 39 raggi anziché 14), la ruota dentata, lo scudo e il leone d’Etiopia (solo la testa). La novità di maggior interesse era un particolare della millenaria stele di Axum, simbolo della storia e della tradizione nazionale. In alto il nuovo nome completo dello stato.


Repubblica Democratica Federale d'Etiopia,
Ityopiya, Yeityopiya Federalawi Demokrasiyawi Ripeblik, dal 1996

Bandiera nazionale e di stato, adottata il 6 febbraio 1996. Sostituisce in tutti gli impieghi la bandiera pulita; tuttavia quest’ultima è ancora diffusa a causa della relativa difficoltà e il costo della fabbricazione del nuovo drappo. Proporzioni 1/2. La stella dell’emblema centrale, formata da distinti segmenti che si ricompongono armoniosamente, vuol rappresentare la comune volontà della nazione, dei popoli e delle religioni dell’Etiopia di costituire uno stato unito.



ALTRE BANDIERE

Stendardi imperiali
Bandiere di varia attribuzione
Stati regionali e città autonome
Bandiera della capitale

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AUSSA

Bibliografia
Flag Bull., 117, 1986 e 170, 1996 - Embl. et pavillons, 13, 1988 - Flagmaster, 83, 1996 - Archivio CISV, scheda 121


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AUSSA
© Roberto Breschi
Sommario. Il sultanato di Aussa, con popolazione di etnia afar, si formò nel XVI secolo. Si mantenne a lungo indipendente, e arrivò a comprendere un territorio relativamente vasto (l’Harar, parte dell’Eritrea e l’odierno stato di Gibuti). Pur assoggettato dall’Etiopia nel 1895 e ridotto da varie invasioni, il sultanato restò virtualmente autonomo fino al 1944, quando fu cancellato.


Sultanato di Aussa, fino a c. 1944



Bandiera adottata in epoca imprecisata e durata fino al 1944, quando il sultanato fu cancellato. Anche se di popolazione non araba (etnia afar), il sultanato portò la caratteristica bandiera rossa degli stati costieri della regione.


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Bibliografia
Archivio CISV, scheda 121/16