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Criteri per operare - Norme, informazione, incentivi
Certamente una funzione importate rivestono le norme che gli enti locali
devono emanare per regolamentare la materia.
Per disposizioni regionali gli insediamenti che rivestono interesse
storico-ambientale devono essere classificati in una specifica categoria
e soggetti a pianificazione particolareggiata, susseguente all’approvazione
dello strumento generale.
La lungaggine delle procedure porta come conseguenze da un lato l’eccessivo
rinvio nel tempo della formazione dei piani particolareggiati, dall’altro
la tendenza a classificare i vecchi borghi in categorie con normativa
meno restrittiva., con evidenti conseguenze negative per la loro integrità.
In tal modo si accentua da parte dei cittadini l’avversione nei
confronti delle regole e si perpetua il disordine edilizio.
Eppure non sarebbe difficile ovviare a tali inconvenienti – come
lo dimostrano esperienze già realizzate - procedendo nella pianificazione
in modo più snello e diretto, per esempio con l’introdurre
già nello strumento generale, per le zone di conservazione (le
cosiddette “zone A”) una normativa che stabilisca per ogni
singolo edificio il grado di trasformabilità consentito e detti
prescrizioni sul modo di operare.
Tuttavia l’esperienza degli anni passati ci insegna che ben poco
si può ottenere fino a tanto che non si crei una diffusa convinzione
del comune interesse di salvaguardare la fisionomia dei borghi storici
che deriva dall’apprezzamento e, vorrei dire, dall’amore
che noi nutriamo verso di essi. Ciò soltanto induce ad una loro
più attenta conoscenza e conseguentemente ad un modo di operare
in “simpatia” con lo spirito del luogo.
L’importanza della scuola, fino dai primi gradi, per formare una
tale consapevolezza, è essenziale, come lo sono tutti gli altri
mezzi di comunicazione e divulgazione.
La nostra Regione ha perso un’ottima occasione per diffondere
la conoscenza del patrimonio edilizio tradizionale friulano e per divulgare
opportunamente, dopo il terremoto del 1976, esempi realizzati di corretto
recupero strutturale e funzionale degli edifici classificati in base
all’art.8 della legge regionale n.30/77. Assolutamente nulla in
questo senso è stato fatto.
Bisogna tuttavia riconoscere che, quand’anche le condizioni succitate
(normativa adeguata e divulgazione) si verificassero, non per tutti
esiste la possibilità economica di intraprendere lavori di recupero
che, per le particolari situazioni locali e per le caratteristiche intrinseche
degli edifici, risultano particolarmente onerosi.
Si impone allora la necessità di destinare sufficienti risorse
pubbliche per agevolare tali operazioni, sotto le diverse forme di contributi,
agevolazioni creditizie e fiscali. A dire il vero negli anni passati
si sono susseguite leggi e leggine finalizzate al recupero dell’edilizia
“rurale” ma la loro efficacia si è dimostrata ben
scarsa per l’esiguità e frammentarietà dei finanziamenti
.
Sarebbe forse il caso di copiare la legislazione in materia dei nostri
vicini a nord, dove l’accesso alle agevolazioni è assicurato
per tutti gli interventi di miglioramento urbano nelle aree definite
“di protezione”, quelle per intendersi che la nostra legislazione
definisce “zone A”.
Bisogna pur dire che l’impegno della conservazione dello “spirito
del luogo” si scontra non di rado con problemi che appaiono insormontabili
: se è relativamente facile all’interno di una comunità
vitale orientare l’opinione pubblica a costruire in un certo modo
o a rimediare a precedenti impropri interventi “di facciata”,
non è altrettanto semplice ottenere la demolizione anche parziale
di consistenti strutture conflittuali con il carattere del luogo, realizzate
in tempi recenti.
E’ troppo azzardato augurarsi che in futuro la sensibilità
pubblica verso questi aspetti dell’ambiente costruito abbia raggiunto
un livello tale da considerare intollerabile la presenza di certe palesi
dissonanze e ne esiga “a furor di popolo” l’eliminazione?
Altro caso problematico è quello delle borgate di montagna abbandonate,
dove non sussiste più alcuna ragionevole speranza di vitalità
economica, nemmeno in campo turistico. La loro sopravvivenza dovrà
essere unicamente legata al loro ruolo di insediamenti-museo?
Sono interrogativi che mi pongo e propongo alla vostra riflessione.
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