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GIOVEDI' 11
NOVEMBRE 2004 - ORE 21.00 Saranno presenti:
Chi e perché ha voluto proteggere nazisti e fascisti colpevoli delle mille stragi che hanno insanguinato l'Italia fra il 1943 e il 1945? Quindici, forse ventimila italiani innocenti, per lo più donne, vecchi e bambini, sono stati ferocemente massacrati, ma la gran maggioranza dei carnefici ha potuto tranquillamente farla franca. Oggi si pubblicizza la triste storia del sangue dei vinti, ma nessuno ha finora reso giustizia al sangue delle vittime delle stragi nascoste nell'Armadio della vergogna.Leggi le recensioni. Franco Giustolisi, giornalista, è inviato speciale dal 1960, prima per Il Giorno, poi per la Rai (Tv7), quindi per l’Espresso con cui collabora ancora oggi. Insieme a Pier Vittorio Buffa è autore di Al di là di quelle mura (Rizzoli, 1984) e di Mara, Renato e io (Mondadori, 1988). Insieme ad altri è coautore di Tra storia e memoria (Carocci, 2003). Dal 1996 conduce la sua battaglia per far luce sull’Armadio della vergogna. In questi anni è stato uno dei più attivi promotori delle diverse iniziative a favore della costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi nazifasciste. Per questo motivo, il 12 dicembre del 2001 gli è stata conferita la cittadinanza onoraria di Stazzema. Costantino Di Sante. Nato a Teramo, è ricercatore presso l’Università degli studi di Teramo e fa parte del direttivo dell’Istituto provinciale per la storia del movimento di liberazione delle Marche. Ha pubblicato L’internamento civile nell’ascolano e nel campo di concentramento di Servigliano 1940-1944 (1998) e I campi di concentramento in Italia. Dall’internamento alla deportazione (2001). Ha curato diverse esposizioni storico-documentarie, tra cui nel 2000 la mostra I campi di concentramento in Abruzzo 1940-1944. Attualmente sta lavorando a un libro sui profughi civili in Italia dopo il secondo dopoguerra, mentre è di imminente pubblicazione, presso l'editore veronese Ombre corte, I generali dimenticati. I mancati processi per i crimini Italiani in Jugoslavia. *** VENERDI' 19
NOVEMBRE 2004 - ORE 21.00 Saranno presenti:
Sono circa mezzo milione le vittime Rom della persecuzione razziale nazista. Sottoposti a sterilizzazione coatta e ad esperimenti eugenetici, costretti nei campi di sosta forzata, trucidati dalle squadre d'azione nelle steppe dell'est, deportati nei campi di concentramento, anche i Rom giunsero ad Auschwitz-Birkenau, il luogo appositamente individuato per portare a termine la soluzione finale della “questione zingara”. Il lager di sterminio polacco fu punto di convergenza e d'incontro per ebrei e rom, unici popoli destinati all'annientamento totale perché considerati geneticamente inferiori. Da qui l'analisi storica riannoda i fili di un racconto passato sotto silenzio per più di cinquant'anni tramite un percorso che prende il via dai contributi relativi alla Shoah per individuare un evidente parallelismo tra i due eventi storici. Shoah e genocidio dei Rom divengono complementari tra loro, tasselli di un unico mosaico capaci d'illuminarsi a Vicenda per restituire all'indagine storica una visione d'insieme di quello che fu un crimine compiuto contro l'umanità intera. Luca Bravi si è laureato in Scienze dell'Educazione discutendo una tesi in Storia Contemporanea sul genocidio dei Rom sotto il regime nazista. La tesi ha ricevuto il PremioMiriam Novitch 2001, istituito dalla Fondazione Istituto Andrea Devoto e dalla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi diFirenze. La ricerca relativa alle tematiche sviluppate nella tesi è proseguita ed ha permesso la presente pubblicazione. Attualmente lavora presso la Fondazione Opera Santa Rita di Prato. *** GIOVEDI' 25
NOVEMBRE 2004 - ORE 21.00 Saranno presenti:
Deliberatamente esclusi dalla cultura della memoria, trattati come criminali e pervertiti, agli omosessuali che lasciarono i campi nel 1945 non è stata riconosciuta la dignità di "sopravvissuti". Essi hanno unicamente sopravvissuto. La ricerca storica e la cultura della memoria hanno taciuto per decenni la violenta repressione che i regimi nazista e fascista operarono, con modalità e intensità diverse, nei confronti degli omosessuali, contribuendo al silenzio sulle vittime e i sopravvissuti. Gli interventi e i materiali raccolti in questo libro intendono rompere questo silenzio colpevole. Gli autori: Carlo Saletti, RŸdiger Lautmann, Dario Petrosino, Gianfranco Goretti, Giovanni Battista Novello Paglianti, Klaus MŸller, Andreas Sternweiler. Il Circolo Pink, la cui dizione per esteso è "Centro di Iniziativa e Cultura Gay, Lesbica, Bisessuale e Transgender", è attivo a Verona dal 1985, avendo raccolto l’eredità dell’allora "Arcigay 302.0". Il circolo opera per un riconoscimento giuridico e sociale delle pari opportunità per le persone con diverso orientamento affettivo e sessuale, svolge attività di prevenzione nei confronti dell’hiv e delle malattie sessualmente trasmissibili, organizza attività ludiche e ricreative ed ha una linea di counselling telefonico. Nell’ottica della memoria dei cosiddetti "olocausti dimenticati", da diversi anni documenta la persecuzione degli omosessuali durante il nazifascismo. Questa attività è svolta soprattutto da Giulio Russo e Gianni Zardini, che nel 1998 hanno ideato e condotto per la Regione Veneto una campagna di prevenzione dell’Hiv e delle malattie sessuali trasmissibili rivolta a omo-bisessuali. Gianni Zardini ha corealizzato due mostre fotografiche sulla visibilità gay e lesbica ("Visibilità cercasi. Per un mondo più gentile", 1994; "Una visibilità tira l’altra", 1996) e due manifestazioni glbt nazionali a Verona ("Alziamo la testa", 1995; "La cittadinanza va scritta", 2001). Giulio Russo ha organizzato a Verona, nel 1999, il seminario "Le Ragioni di un silenzio. La persecuzione degli omosessuali durante il nazifascismo". CORRIERE DELLA SERA 13-07-2002:
Gay e zingari: gli altri Olocausti - di Frediano Sessi. *** MERCOLEDI' 1
DICEMBRE 2004 - ORE 21.00 Saranno presenti:
Il genocidio degli Armeni, il primo del secolo è avvenuto novant'anni fa in Turchia con lo scopo di "liberarla" dalla presenza armena: è la prima pulizia etnica di un secolo che ha chiuso il millennio con altre "pulizie" orride. In questo suo primo romanzo, Antonia Arslan attinge alle memorie familiari per raccontare la tragedia di un popolo "mite e fantasticante", gli armeni, e la struggente nostalgia per la patria e una felicità perduta. ANTONIA ARSLAN, laureata in archeologia, è stata professoressa di Letteratura italiana moderna e contemporanea all'università di Padova. È autrice di saggi pionieristici sulla narrativa popolare e d'appendice (Dame, droga e galline. Il romanzo popolare italiano fra Ottocento e Novecento) e sulla "galassia sommersa" delle scrittrici italiane (Dame, galline e regine. La scrittura femminile italiana fra '800 e '900). Attraverso l'opera del grande poeta Daniel Varujan — del quale ha tradotto (con Chiara Haiganush Megighian e Alfred Hemmat Siraky) le raccolte II Canto del Pane e Mari di grano — ha riscoperto la sua profonda e inespressa identità armena. Ha curato un libretto divulgativo sul genocidio (Metz Yeghèrn. Il genocidio degli Armeni, di Claude Mutafian) e una raccolta di testimonianze di sopravvissuti rifugiatisi in Italia (Hushèr. La memoria. Voci italiane di sopravvissuti armeni). Infine, ha scritto il suo primo romanzo, La Masseria delle Allodole, perché non ha potuto farne a meno. Quei personaggi, quelle persone dal destino incompiuto, erano lì, e l'hanno chiamata. Hanno voluto essere ascoltati. Giovedì 2 dicembre, Antonia Arslan incontrerà al mattino i ragazzi delle Scuole Medie e, nel pomeriggio, gli iscritti all'Università Popolare di Nogara "Libera...mente". IL
POPOLO ARMENO "Non
furono... Si ringraziano per la collaborazione:
Al termine della rassegna verrà rilasciato un attestato di partecipazione valido ai fini del riconoscimento del credito formativo. Per informazioni:
Selezione di alcuni articoli riguardanti la rassegna (in formato ):
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